Quando si parla di mobilità sanitaria si intende il diritto dei pazienti di spostarsi dalla propria zona di residenza per beneficiare di servizi sanitari più adeguati ai propri bisogni.
I motivi degli spostamenti
I cittadini alla ricerca delle migliori terapie, tese al soddisfacimento dei propri bisogni, hanno il diritto di rivolgersi a qualsiasi struttura ospedaliera.
I motivi che spingono i pazienti a recarsi fuori dai propri confini residenziali possono essere svariati.
La fiducia verso determinate strutture sanitarie, la maggiore informazione su determinate cure o su nuovi farmaci, le lunghe liste di attesa, sono solo alcune delle ragioni che influenzano su questa scelta.
In particolare, emergono tre motivi principali che influenzano la decisione. La maggiore qualità dei livelli di prestazione, una logistica più efficace che permette di ridurre i ritardi e disagi, la necessità di prestazioni assenti nella zona in cui si vive .
D’altra parte, tale fenomeno può essere inquadrato come un normale effetto della globalizzazione e dell’evoluzione dei sistemi d’informazione dei soggetti.
Tipologie di mobilità sanitaria
Qualunque sia il motivo, il fine della mobilità è quello di garantire ai soggetti richiedenti un’assistenza sanitaria qualitativamente elevata, ma anche efficace dal punto di vista economico.
Con flusso migratorio per ragioni di salute si possono intendere tre diverse tipologie di mobilità.
È, infatti, possibile individuare la mobilità regionale, che implica lo spostamento all’interno della propria regione di appartenenza.
La mobilità interregionale, invece, prevede di uscire dalla propria regione di residenza alla ricerca di un sistema sanitario migliore in un’altra regione.
Infine, con mobilità internazionale, si intende lo spostamento dei pazienti verso un altro Stato a causa dell’assenza di determinate cure, o alla ricerca di un sistema sanitario più all’avanguardia, o tempi di attesa minori.
Mobilita sanitaria europea
Questo fenomeno, molto discusso in politica, viene disciplinato dalla Direttiva 2011/24/Ue del Parlamento europeo. Con la Direttiva, vengono fissate le regole affinché i cittadini europei possano usufruire di cure e terapie senza confini territoriali.
La citata direttiva nasce dall’esigenza di soddisfare il principio di armonizzazione tra gli Stati membri dell’Unione europea, affinché si applichi un quadro unitario di garanzie e tutele negli specifici sistemi sanitari nazionali.
I soggetti hanno diritto a usufruire di trattamenti medici in un Stato membro dell’Ue, richiedendo un rimborso al Servizio sanitario nazionale del paese di residenza.
Si parla, in questo caso, di un rimborso pari al costo in essere nella propria zona di appartenenza.
Cosa si intende per mobilità sanitaria attiva e passiva
Da un punto di vista amministrativo-finanziario, la mobilità sanitaria può essere distinta in attiva e passiva.
Con mobilità attiva si intende l’entrata di fondi da destinare ai costi necessari a garantire ai pazienti di altre regioni o Paesi le migliori prestazioni in ambito terapeutico e curativo.
Al contrario, la mobilità passiva implica l’invio di fondi ad altre regioni o Paesi, al fine di compensare i costi dei servizi messi in atto per i pazienti in uscita dal proprio territorio.
Un’analisi dei dati relativi a questi due indicatori fornisce un’idea generale del livello di Servizio Sanitario Regionale.
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