Liste d'attesa in aumento. Con le nuove misure anti-Covid, sarà possibile recuperare i ritardi nella sanità accumulati nei mesi di chiusura?
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L’emergenza Covid sembra per il momento alle nostre spalle, ma ha lasciato strascichi pesanti sulle attività del Servizio Sanitario Nazionale.
Nei mesi scorsi tutte le regioni d’Italia sono state costrette a riorganizzare le attività sanitarie, concentrando le proprie energie nella battaglia al virus e togliendole ai ricoveri non urgenti, in ogni categoria diagnostica, e ora le liste d’attesa sono in aumento. Ora che il picco dell’epidemia sembra superato infatti, si delinea il problema di come recuperare tutte le visite di routine mancate, a cui ovviamente si aggiungeranno quelle previste per i prossimi mesi. Si prevedono dunque liste d’attesa in aumento.
Un recente rapporto della società di ricerche Nomisma ha stimato per esempio che durante il lockdown è stato rimandato il 75% dei ricoveri per interventi chirurgici programmabili (escludendo i ricoveri con diagnosi di tipo oncologico, che hanno continuato a svolgersi regolarmente).
In totale, sono circa 410mila i ricoveri per interventi chirurgici da riprogrammare, con una forte incidenza dei 135.700 interventi relativi a malattie e disturbi del sistema muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo (il 79% del totale).
Il blocco degli interventi chirurgici programmabili avrà un significativo impatto sulle liste d’attesa: dove l’attesa media si aggirava intorno ai 20 giorni, si potrà arrivare fino a quattro mesi, mentre per un impianto di protesi all’anca il tempo raddoppierà, superando i dodici mesi d’attesa.
Possibile recuperare questi ritardi? Difficile, dato che le nuove misure di prevenzione anti-Covid comportano inevitabilmente una riduzione della capienza delle strutture e della quantità delle prestazioni erogabili, sia per quanto riguarda le attività ambulatoriali (visite e prelievi), sia per quanto riguarda interventi e ricoveri. Liste d'attesa in aumento, dunque
Crescerà probabilmente il peso della sanità privata, che già copriva il 40-45% delle visite ambulatoriali e dei ricoveri di routine, ma anche nelle strutture private la capienza sarà ridotta rispetto a prima, a causa delle misure post Covid. Inoltre, è presumibile che si riduca anche il ricorso alla mobilità interregionale, a causa del persistente timore del contagio, accentuato nel caso di condizioni di salute precarie, e delle criticità legate agli spostamenti (prime fra tutti la disponibilità e i costi dei biglietti aerei).
Milena Gabanelli, in Dataroom, descrive questo meccanismo come un treno in ritardo: i passeggeri in attesa si sono accumulati, ma il numero di carrozze è sempre quello di prima e in più i posti a sedere sono ridotti della metà!
La Regione Toscana per esempio (Decreto regionale n. 8390 del 05/06/20) prevede che la ripresa dell’operatività degli ospedali non supererà il 70% rispetto ai livelli precedenti.
Distanziamento tra i letti, reparti riservati Covid, misure igieniche straordinarie tra una prestazione e la successiva, tempi di degenza allungati a causa dei tamponi Covid da effettuare prima e dopo il ricovero: secondo molti ci vorranno due-tre anni per tornare ai tempi di attesa pre-Covid o tentare di migliorarli.
Il Centro di ricerca in economia e management in Sanità (Crems) dell’Università Carlo Cattaneo ha stimato che quest’anno sarà possibile garantire il 54% in meno di visite cardiologiche, il 50% in meno di viste dermatologiche e così via fino a un -23% per le visite oculistiche, con riduzioni di oltre il 30% per quasi tutti tipi di prestazione.
Secondo il Crems, con la sua proiezione nell’immediato futuro, da qui a dicembre sono a rischio ben 51 milioni di prestazioni sanitarie, fra esami diagnostici, analisi e visite.
Gli italiani rinunceranno a curarsi?
Già prima del Covid, le liste d’attesa troppo lunghe erano motivo di rinuncia alle cure nel 51,7% dei casi [fonte: Rapporto PIT Salute 2019]. Questo dato rischia di peggiorare e le liste d’attesa sono in aumento.
Intanto, già si assiste a un aumento della mortalità per malattie cardiovascolari: molti temono di andare in ospedale e sono più portati a sottovalutare i sintomi.
Per approfondire
- Dataroom - Corriere della Sera
- Il Post
- M.C Perrelli Branca, P. Piccioni, Riprogrammazione degli interventi chirurgici, liste d’attesa e mobilità sanitaria: il Covid spingerà gli italiani a curarsi vicino casa? Nomisma, maggio 2020
Waiting lists keep on growing, even though lockdown has arrived at the end. Covid emergency seems to become weaker, but the consequences left on the NHS are really strong!
All regional and national hospitals in Italy had to reschedule their activities in the last 3 months, and more than 75% of non-urgent treatments were postponed.
Totally, in Italy, there are 410k surgical treatments to be rescheduled, 79% of which are surgical treatments related to skeletal muscles and connective tissue diseases and disorders.
That is what waiting lists are getting longer.
Can we recover these delays? It will be difficult, due also to the new anti-Covid prevention measures.
Will Italians give up treatment? Even before Covid emergency, a too long waiting list was the reason to give up treatment in 51.7%. This is likely to increase.
Meanwhile, there is already an increase in mortality for cardiovascular disease: people fear to go to hospital due to contagion and are more likely to underestimate the symptoms.