E’ stato pubblicato e presentato il “Rapporto civico sulla Salute 2022. I diritti dei cittadini ed il federalismo in Sanità”, di Cittadinanzattiva.
Cittadinanzattiva ha presentato con una diretta Zoom lo scorso 5 maggio il suo ultimo rapporto sulla Salute per il 2022.
Rapporto civico Salute
Il Rapporto di quest’anno si presenta in una veste nuova, diversa da quelle degli anni passati.
Infatti vengono fornite due analisi sulla Sanità vista dai cittadini.
Una segue le 13.748 segnalazioni che sono arrivate a Cittadinanzattiva ed al tribunale del malato, in tutto il 2021.
La seconda cerca di analizzare da un punto di vista civico il federalismo sanitario. Questo per cercare di descrivere le organizzazioni e amministrazioni a livello regionale, e la loro capacità di fornire risposte ai cittadini.
Risultati del Rapporto
I risultati non sono certo confortanti!
Quasi due anni di attesa per una mammografia, un anno per una ecografia o una TAC.
Lo stesso anche per quanto riguarda la chirurgia. Un anno per una intervento ortopedico per esempio!
E così nel 2021 più di un cittadino su dieci è stato costretto al rinunciare alle cure.
E purtroppo anche gli screening oncologici sono coinvolti. In ritardo su oltre la metà delle Regioni.
Cittadinanzattiva
Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, ha così commentato l’attuale situazione.
“Durante la pandemia abbiamo fatto i conti con una assistenza sanitaria che, depauperata di risorse umane ed economiche, si è dovuta concentrare sull’emergenza, costringendo nel contempo le persone a “rinunciare” a programmi di prevenzione e di accesso alle cure ordinarie. Ancora oggi abbiamo la necessità di recuperare milioni di prestazioni e i cittadini devono essere messi nella condizione di tornare a curarsi”. “Allo stesso tempo la pandemia ha evidenziato anche alcune priorità di intervento, prima fra tutte quella relativa alla riorganizzazione dell’assistenza territoriale, oggetto di riforma con il PNRR e di acceso dibattito. Tuttavia, occorrerà una lettura attenta dei contesti territoriali, individuando percorsi e non solo luoghi che favoriscano servizi più accessibili e prossimi ai cittadini, puntando molto sulla domiciliarità come luogo privilegiato delle cure, per avere maggiore attenzione alla qualità della vita. La carenza di servizi, la distanza dai luoghi di cura, tipica di alcune aree del paese, come pure la complessità delle aree urbane e metropolitane impongono un’innovazione dei modelli organizzativi sanitari territoriali”.
Conclusioni
Il problema delle liste di attesa non riesce a trovare una fine! Servono sinergie e collaborazione da parte delle istituzioni, del SSN, e delle iniziative della sanità privata.
Per saperne di più
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