La pandemia ha generato un grande cambiamento digitale nel 2020, dando il via a un effetto domino di entusiasmo, per cui i consumatori si sentono meno diffidenti nei confronti della tecnologia.
Italiani: più interesse e fiducia per la telemedicina, la televisita e più in generale per la tecnologia applicata a salute e benessere
Crescono interesse e fiducia degli italiani, che si dichiarano sempre più favorevoli alla telemedicina.
È quello che rivela un’indagine commissionata da VMware, che ha coinvolto oltre 6000 cittadini in 5 Paesi: Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Spagna.
Ne emerge che il 45% degli italiani è disposto a sostituire i consulti medici di routine con appuntamenti virtuali a distanza (il 44% a livello europeo). Il 73% pensa che le tecnologie digitali contribuiranno alla riduzione del Covid-19, mentre il 57% ripone fiducia nella chirurgia a distanza.
Un "entusiasmo digitale" impensabile prima della pandemia
Oggi l’83% degli italiani si identifica come “digitalmente curioso” o “esploratore digitale”, “con una crescente fiducia nel potere della tecnologia di avere un effetto positivo sulla salute e il benessere delle persone”.
E questo non solo per quanto riguarda i giovani, ma anche tra i 45-54enni.
Questo atteggiamento si traduce in fiducia nella chirurgia a distanza e nell’intelligenza artificiale applicata alla medicina. Ma anche in una minore diffidenza riguardo alla privacy e alla protezione dei dati personali.
La televisita è accettata, anzi, spesso preferita all'idea di trovarsi a lungo in sale d'attesa con altri pazienti
La telemedicina è un’alternativa ormai “sdoganata” per i pazienti italiani: televisita, monitoraggio a distanza dei dati sanitari e dispositivi “wearable” (indossabili) sono considerati utili per salvaguardare la salute delle persone più vulnerabili e dei malati cronici.
Ma questo è vero in realtà soltanto se si usano applicazioni, esperienze e standard adeguati.
Una televisita non è una videochiamata
Una televisita infatti non è una semplice videochiamata e presenta dei requisiti clinico-organizzativi che vanno rispettati, anche se avviene a distanza.
È indispensabile infatti mantenere inalterato il processo clinico-organizzativo delle visite in presenza, per non frammentare le informazioni del paziente su piattaforme diverse.
Inoltre, è necessario che il sistema preveda una modalità sicura e protetta di scambio di informazioni e di documenti tra medico e paziente, anche al di fuori del momento del videocollegamento. La piattaforma di comunicazione non può essere dunque un semplice videotelefono, ma deve rappresentare un ambiente unitario, completo e protetto.
Infine, è necessario garantire una lettura veritiera degli esiti di eventuali esami e indagini diagnostiche. Per questo, non solo il sistema deve integrare un visualizzatore di immagini Dicom (lo standard che definisce i criteri per la comunicazione, la visualizzazione, l’archiviazione e la stampa di informazioni di tipo biomedico): quelle, per intendersi, generate da radiografia, TAC, risonanza magnetica, ecografia. Ma tale visualizzatore deve essere certificato come dispositivo medico e mantenere la misurabilità dei dati biomedici indipendentemente dai diversi dispositivi usati.
Questo è tanto più vero soprattutto nel caso in cui la piattaforma sia usata non solo per la televisita medico-paziente, ma anche per il teleconsulto tra medici (tra specialisti o tra medico generico e specialista).
Per approfondire
Leggi di più sull’indagine VMware, sui requisiti per la telemedicina, sulle norme sulla privacy e il GDPR applicati alle televisite
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