Studio clinico per un vaccino terapeutico contro l’HIV al San Raffaele di Milano

Al San Raffaele di Milano parte lo studio clinico per testare un nuovo vaccino terapeutico contro l’HIV. Un passo avanti nella ricerca.

Un approccio innovativo di Tomas Hanke

Il Jenner Institute dell’Università di Oxford, guidato da Tomas Hanke, ha sviluppato un vaccino terapeutico per l’HIV.

Sebbene non in grado di prevenire l’infezione, il vaccino denominato HIVconsvX si propone di controllare l’infezione in modo efficace.

Dopo risultati incoraggianti ottenuti in precedenti test su volontari non infetti da HIV, il vaccino sarà ora sperimentato in Italia presso l’Irccs Ospedale San Raffaele.

Un'emergenza persistente

Con 85,6 milioni di persone nel mondo e 160.000 solo in Italia che vivono con l’HIV, la necessità di nuove cure, inclusi i vaccini, è ancora una priorità.

Nel 2022, sono stati diagnosticati circa 2000 nuovi casi di infezione da HIV in Italia.

Il team di ricerca milanese, guidato da Gabriella Scarlatti, ha avviato uno studio clinico per valutare la sicurezza e la risposta immune del nuovo vaccino HIVconsvX.

Trattamenti attuali

Attualmente, i farmaci antiretrovirali riescono a bloccare la replicazione del virus e rendere la sua presenza nel sangue non rilevabile, garantendo un’aspettativa di vita sovrapponibile a quella della popolazione generale.

Tuttavia, questi trattamenti devono essere seguiti per tutta la vita e la loro interruzione può portare a una ricomparsa del virus in poche settimane.

La ricerca di alternative, come il vaccino terapeutico, diventa cruciale.

Le due fasi del Trial

Lo studio clinico presso l’Ospedale San Raffaele coinvolge 33 volontari con HIV-1 positivi, che hanno mantenuto la stabilità dell’infezione attraverso terapia antiretrovirale per almeno 2 anni.

La fase I prevede uno studio randomizzato per valutare la sicurezza del vaccino, seguito da uno studio sulla risposta immune nella fase successiva.

Il vaccino HIVconsvX mira a coprire una vasta gamma di varianti dell’HIV-1.

La sfida della ricerca e la collaborazione internazionale

L’eradicazione dell’HIV è difficile a causa della sua variabilità, ma il vaccino terapeutico potrebbe rappresentare un passo avanti nel controllo a lungo termine dell’infezione.

Il progetto HIV-CORE007 è parte dell’European Aids Vaccine Initiative 2020 (Eavi2020) e ha ricevuto finanziamenti anche dal Ministero della Salute.

La collaborazione internazionale e la progettazione dell’immunogeno da parte di Tomas Hanke testimoniano gli sforzi globali nella ricerca di una soluzione efficace contro l’HIV.

Conclusioni e prospettive

Il vaccino terapeutico rappresenta una speranza tangibile per il controllo duraturo dell’HIV.

Gabriella Scarlatti e il suo team credono che questa ricerca possa offrire opportunità preziose per migliorare la gestione clinica a lungo termine delle persone con HIV, specialmente in aree dove l’accesso continuo ai farmaci è un problema.

La lotta contro l’HIV continua, ma con nuove scoperte e approcci innovativi, si aprono nuove possibilità per migliorare il benessere e la qualità di vita delle persone colpite dall’infezione.

Innovazioni oftalmologiche: ecco i farmaci del futuro

Le ultime frontiere dell’oculistica: inibitori C5 per la maculopatia, terapie long-acting, lenti innovative e realtà virtuale in sala operatoria.

Inibitori del complemento C5 per trattare la maculopatia atrofica

La maculopatia, con le sue forme ‘secca’ ed ‘umida’, rappresenta una seria minaccia per la vista, in particolare per la popolazione occidentale.

Il professor Stanislao Rizzo, Direttore del Dipartimento di Oculistica di Fondazione Policlinico Agostino Gemelli IRCCS e Ordinario di Oculistica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sottolinea che queste malattie sono la causa più frequente di ipovisione e disabilità visiva dopo i 50 anni.

La maculopatia atrofica, una forma legata all’età, colpisce circa 1 milione di italiani.

Fino a pochi mesi fa, non c’erano trattamenti disponibili, ma recentemente sono stati introdotti farmaci negli Stati Uniti che agiscono contro questa forma di maculopatia.

Questi inibitori del complemento C5, come pegcetacoplan e avacincaptad pegol, hanno dimostrato di rallentare l’evoluzione della malattia nel 30% dei pazienti, segnando un significativo progresso.

Nuove terapie intravitreali per la maculopatia 'Umida'

Le terapie intravitreali sono efficaci contro le forme ‘umide’ della maculopatia, ma la necessità di iniezioni mensili in sala operatoria rappresenta una sfida.

Tuttavia, nuovi trattamenti intravitreali, come il farmaco Faricimab, un anticorpo bispecifico contro il VEGF e l’angiopoietina-2, e una nuova formulazione di Aflibercept, stanno emergendo.

Inoltre, la sperimentazione di uno speciale ‘serbatoio’ ricaricabile impiantato sulla parete dell’occhio, che rilascia gradualmente il farmaco anti-VEGF, potrebbe consentire intervalli di trattamento più lunghi, fino a un anno.

La prospettiva di una terapia genica per insegnare alle cellule della retina a produrre autonomamente farmaci anti-angiogenici rappresenta un’altra promettente direzione di ricerca.

Sfide e innovazioni nella gestione della miopia

La miopia, un’emergenza a livello mondiale che colpisce 2,6 miliardi di persone, è al centro dell’attenzione.

Con il previsto aumento del 50% della popolazione mondiale miope, il rischio di distacco della retina è in aumento.

Recenti studi hanno dimostrato l’efficacia di colliri a bassissima concentrazione di atropina e lenti a defocalizzazione periferica nel rallentare la progressione della miopia.

Nuove terapie, come lenti a contatto a defocalizzazione periferica, sono attese nel prossimo futuro.

Realtà virtuale in sala operatoria e progressi in chirurgia oculistica

Un altro aspetto affrontato al congresso è l’integrazione del metaverso e della realtà virtuale in chirurgia oculistica.

La simulazione in realtà virtuale sta diventando un elemento chiave nella formazione dei giovani oculisti, offrendo un ambiente sicuro per praticare interventi delicati.

L’utilizzo di microscopi digitali che proiettano immagini 3D in sala operatoria, insieme all’adozione di nuovi strumenti e tecniche, contribuisce a migliorare i risultati nei pazienti.

Terapia genica in oculistica

La terapia genica sta guadagnando terreno nella cura di malattie rare, come la retinite pigmentosa.

Studi e trial clinici sono in corso per trattare forme specifiche, e in futuro, la terapia genica potrebbe estendersi a patologie più comuni, come la maculopatia ‘umida’ e la retinopatia diabetica.

Le aziende farmaceutiche stanno investendo considerevolmente in questa promettente area di ricerca.

Innovazioni live e chirurgia oculistica

Il congresso ha ospitato interventi live dal Gemelli e da Gemelli Isola, durante i quali chirurghi provenienti da diverse parti del mondo hanno presentato nuove tecniche operatorie e strumenti avanzati, inclusi microscopi completamente digitali.

Questi progressi mirano a ottenere risultati sempre migliori nei pazienti, segnando ulteriori sviluppi nell’ambito della chirurgia oculistica.

Primo Impianto di Elettrodi Intracerebrali per Bambino con Epilessia Farmaco-Resistente

La U.O.C. Neurochirurgia dell’Istituto pediatrico Gaslini ha realizzato il primo impianto di elettrodi intracerebrali secondo la metodologia stereotassica, conosciuta come Stereo-EEG. Questo intervento pionieristico è stato eseguito su un bambino di nove anni affetto da epilessia focale farmaco-resistente.

Nuova tecnica di chirurgia dell'epilessia

Recentemente, presso l’IRCCS Giannina Gaslini, è stata introdotta una nuova tecnica nell’ambito della chirurgia dell’epilessia.

Questi interventi sono mirati a migliorare le condizioni dei pazienti che soffrono di crisi epilettiche “focali“, ossia crisi la cui origine si ipotizza essere localizzata in una specifica regione cerebrale e che sono poco o per nulla sensibili alla terapia medica tradizionale.

Ruolo fondamentale dell'intervento complesso

Il professor Lino Nobili, responsabile U.O.C. Neuropsichiatria dell’IRCCS Gaslini, spiega che l’intervento è estremamente complesso ma fondamentale per pazienti che non rispondono alla terapia farmacologica tradizionale.

L’obiettivo è ottenere indicazioni precise per la prosecuzione dell’iter terapeutico, altrimenti non individuabili.

Successo del trattamento

Gianluca Piatelli, responsabile della U.O.C. Neurochirurgia dell’Istituto pediatrico ligure, aggiunge che grazie all’innovativo impianto, è stato possibile registrare l’origine delle crisi e guarire il bambino.

In alcuni casi, gli elettrodi vengono utilizzati per la coagulazione di piccole porzioni di tessuto cerebrale, realizzando lesioni limitate e precise che possono portare alla soppressione degli episodi critici.

Collaborazione multidisciplinare

Il risultato è il frutto della stretta collaborazione tra diverse specialità dell’ospedale, introducendo l’Istituto come Centro di Terzo Livello internazionale e aprendo nuove frontiere nella ricerca sull’epilessia.

L’intervento multidisciplinare coinvolge un’equipe di esperti altamente preparati, compresi neurochirurghi, neurofisiologi, neuropsichiatri, neurologi, neuroradiologi, tecnici di neurofisiopatologia, neurorianimatori, infermieri e anestesisti del Gaslini.

Stereo-EEG

La Stereo-EEG è una tecnica complessa di diagnosi che mira a localizzare la zona epilettogena, l’area cerebrale da cui originano le crisi focali.

Consiste nell’introdurre elettrodi attraverso la teca cranica nelle potenziali aree di origine delle crisi.

A differenza di tecniche meno accurate, permette di registrare direttamente le modificazioni dell’attività elettrica cerebrale alla fonte.

Procedura post-impianto

Dopo l’impianto, il paziente viene svegliato per iniziare la fase di monitoraggio clinico e neurofisiologico che può protrarsi per alcuni giorni.

Gli elettrodi vengono collegati a un elettrocefalografo per una registrazione diretta dell’attività cerebrale, facilitando l’individuazione del problema.

Lotta all'epilessia

In Italia, circa 500.000 pazienti, tra adulti e bambini, soffrono di epilessia per cui un intervento chirurgico curativo sarebbe ipotizzabile ma di difficile individuazione.

Il programma di chirurgia dell’epilessia presso l’IRCCS Gaslini è attivo dal primo decennio del 2000, grazie alla collaborazione tra la Neurochirurgia e la Neuropsichiatria.

Il Futuro della chirurgia dell'epilessia

Il dottor Alessandro Consales, neurochirurgo specializzato in chirurgia dell’epilessia dell’UOC Neurochirurgia, sottolinea che l’innovativo intervento rappresenta un passo in avanti per l’Istituto, allineandosi alle ultime novità della chirurgia di precisione.

Fonte:

Recupero neurologico con i robot End-Effector (EE)

I robot End-Effector, noti anche come robot EE, costituiscono una meraviglia della robotica moderna e della tecnologia riabilitativa, rivoluzionando il panorama del recupero neurologico. Queste sofisticate macchine rappresentano un balzo in avanti nell’approccio alla riabilitazione, offrendo una gamma di benefici profondi a pazienti affetti da lesioni o disturbi neurologici.

Meccanismo dei Robot End-Effector

I robot EE operano manipolando direttamente le estremità degli arti del paziente, concentrando la loro azione sulla parte distale dell’arto.

A differenza degli esoscheletri, questi robot sono dotati di avanzati sensori e motori che non solo guidano ma adattano dinamicamente i movimenti del paziente.

Il loro circuito di controllo sofisticato consente al robot di rilevare la forza esercitata dal paziente e rispondere in tempo reale.

Questa adattabilità permette sessioni terapeutiche altamente personalizzate, in cui il robot può assistere, resistere o guidare il paziente in base alle sue esigenze e ai progressi specifici.

Applicazioni in Neuroriabilitazione

  1. Riabilitazione degli Arti Superiori: I robot EE sono particolarmente efficaci nella riabilitazione di mani e braccia, contribuendo a migliorare l’ampiezza di movimento, la forza e la coordinazione attraverso esercizi mirati.
  2. Riabilitazione degli Arti Inferiori: In caso di disabilità agli arti inferiori, questi robot assistono pazienti in esercizi di deambulazione e in piedi, svolgendo un ruolo significativo nell’allenamento dell’andatura e aiutando i pazienti a reimparare a camminare.
  3. Sviluppo delle Capacità Motorie Fini: Per i pazienti che lottano con le capacità motorie fini, i robot EE sono impiegati in esercizi che richiedono precisione, come raccogliere oggetti, scrivere o abbottonare una camicia.
  4. Riabilitazione Cognitiva: Alcuni robot EE integrano esercizi cognitivi, aggiungendo un elemento cruciale alla terapia e contribuendo al recupero delle funzioni motorie e cognitive.

Benefici nel recupero Neurologico

  1. Maggiore Intensità e Ripetizione: Uno dei principali vantaggi offerti da questi robot è la possibilità di consentire allenamenti ripetitivi ad alta intensità, essenziali per la neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di riorganizzarsi e formare nuove connessioni neurali.
  2. Terapia Personalizzata: L’adattabilità dei robot EE garantisce che ogni paziente riceva una terapia personalizzata in base alle sue capacità e ai suoi progressi attuali, migliorando notevolmente l’efficacia complessiva della riabilitazione.
  3. Maggiore Motivazione: Molti robot EE integrano tecnologie come la realtà virtuale o interfacce simili a giochi, rendendo il processo di riabilitazione più coinvolgente e motivante per i pazienti.
  4. Monitoraggio Obiettivo dei Progressi: La capacità di questi robot di registrare e analizzare i dati fornisce ai terapisti informazioni preziose sui progressi del paziente e sull’efficacia della terapia, consentendo una gestione più precisa e informata del percorso di recupero.
  5. Sicurezza e Supporto: I robot EE creano un ambiente sicuro in cui i pazienti possono praticare i movimenti senza il rischio di lesioni, un aspetto fondamentale soprattutto nelle fasi iniziali del recupero.

Conclusioni

I robot End-Effector rappresentano un progresso significativo nella neuroriabilitazione, offrendo terapie personalizzate, intensive e coinvolgenti.

Queste macchine avanzate sono una fonte di speranza per i pazienti desiderosi di riconquistare indipendenza e qualità di vita dopo disturbi neurologici.

Con la continua evoluzione della tecnologia, le potenziali applicazioni e i vantaggi dei robot EE nel recupero neurologico sono destinati a espandersi, aprendo una nuova era nella terapia riabilitativa.

Fonte:

Mike Hershkovitz    CEO e proprietario @ BDM-Pro

Rigenerazione della vista pediatrica al Meyer con la genetica oculare

Il Meyer, ospedale pediatrico di eccellenza, offre un servizio di alta specialità attraverso il suo ambulatorio integrato di genetica oculare. Questo servizio è dedicato a oltre 900 bambini affetti da malattie rare degli occhi, fornendo un supporto multidisciplinare con la collaborazione di genetisti ed oculisti.

Malattie trattate

L’ambulatorio si occupa di bambini con malattie ereditarie rare o ultra-rare che coinvolgono gli occhi, come le distrofie retiniche, la cataratta congenita, il glaucoma congenito e giovanile, e le forme associate a malattie metaboliche.

I pazienti provengono da tutta Italia, rendendo cruciale la possibilità di concentrare le visite in un’unica seduta.

Il percorso diagnostico

Il percorso inizia con la diagnosi, coinvolgendo un approccio completo che comprende valutazioni genetiche e oculari. Il team di medici genetisti, guidato dalla dottoressa Sara Bargiacchi e coordinato dalla professoressa Angela Peron, si occupa della valutazione genetica.

Contestualmente, gli oculisti e ortottisti dell’Oftalmologia pediatrica del Meyer, sotto la guida del dottor Roberto Caputo e del dottor Giacomo Bacci, iniziano l’indagine oculistica.

Esami genetici e strumentali

Al termine della valutazione congiunta, se necessario, vengono proposti esami genetici specifici eseguiti dai biologi genetisti del laboratorio della SOC Genetica Medica del Meyer.

In casi particolarmente complessi, si possono programmare esami strumentali avanzati con l’uso di tecnologie come l’SD-OCT ad alta risoluzione.

Trattamento e consulti internazionali

Completata la parte diagnostica, i pazienti vengono seguiti nel percorso terapeutico con la consulenza delle diverse professionalità dell’ambulatorio.

Nei casi più complessi, si attivano consulti internazionali con esperti di rara patologia.

Un caso esemplare riguarda un paziente con maculopatia di Best, trattato tempestivamente grazie alla collaborazione con esperti internazionali.

Rete internazionale

L’ambulatorio è parte di un consorzio scientifico, con Careggi come capofila.

Questo consorzio unico coinvolge adulti e bambini, con strutture specializzate come Careggi e il Meyer, inserendosi nella rete internazionale Ern-Eye dedicata alle malattie oculari rare.

Il Meyer, con il coordinatore dell’ambulatorio dottor Giacomo Bacci, partecipa attivamente a progetti di ricerca e collaborazioni clinico-scientifiche all’interno di questa prestigiosa rete europea.

Fonte:

European Medical Tourism (EMT) 2023 a Chianciano Terme

L’EMT 2023 si è rivelato un evento unico a livello internazionale, fungendo da punto di incontro tra domanda e offerta nel settore del turismo medicale e termale sanitario.

La chiara vocazione di Chianciano Terme in questo ambito risale a oltre un secolo fa, rendendo la città un luogo emblematico per questo tipo di eventi.

Luoghi e partecipanti

L’evento si è svolto presso il Parco Fucoli di Chianciano Terme, il PalaMontepaschi e il nuovo edificio Meet @Chianciano.

Le oltre 100 postazioni espositive all’interno del PalaMontepaschi hanno attirato l’attenzione di più di 150 buyer internazionali.

Durante i pomeriggi del 16 e del 17 novembre, sono stati organizzati incontri business-to-business con l’obiettivo di facilitare contratti di incoming e outgoing.

Partecipazione internazionale

Rappresentanti provenienti dagli Stati Uniti, dall’Asia, dall’Africa e dall’Europa, con particolare attenzione alle regioni settentrionali e orientali, si sono riuniti a Chianciano Terme.

Numerosi paesi stranieri hanno partecipato come acquirenti ed espositori, coprendo una vasta gamma di settori sanitari, tra cui tutte le specializzazioni della chirurgia maggiore, l’oncologia, la riabilitazione, la chirurgia estetica, le cure termali e gli stili di vita.

È stato notevole l’interesse suscitato dal coinvolgimento attivo del circuito nazionale delle parafarmacie, le quali, in risposta alle richieste della propria clientela, hanno progressivamente assunto un ruolo di crescente centralità nella gestione delle richieste di cure mirate.

Programma di convegni

Il ricco programma di 20 workshop e masterclass, guidati da figure di riconosciuto prestigio a livello internazionale, ha esaminato lo stato dell’arte, le trasformazioni e le tendenze del settore, con particolare attenzione alle nuove frontiere del turismo sanitario, come l’intelligenza artificiale e il metaverso.

Le presentazioni di gruppi internazionali, quali Humanitas (Italia), Quironsalud (Spagna), Ars Biomedica (Italia), Regina Maria (Romania), Memorial Hospitals Group (Turchia), insieme alle relazioni di esperti di spicco come Ilan Geva e Christina de Moraes dagli Stati Uniti, Anna Weegen dalla Germania, Sandeep Sharma dagli Emirati Arabi Uniti, Reza Jamili dall’Iran e Prem Jagyasi dall’India, hanno caratterizzato i momenti salienti dell’evento.

Serata di gala

La serata del 16 novembre si è aperta con un buffet che ha offerto i prodotti tipici della Valdichiana e della Val d’Orcia, in collaborazione con Toscana Promozione, sottolineando l’importanza del territorio anche dal punto di vista enogastronomico.

Il momento clou dell’evento è stato rappresentato dalla consegna degli Award 2023 nelle 23 categorie valutate dalla giuria internazionale composta da 12 esperti del settore.

Crescita del Turismo Medico in Italia

I flussi di turismo medico coinvolgono numerose nazioni e continenti, evolvendosi costantemente in sintonia con le dinamiche economiche e geopolitiche globali.

Anche in Italia, questo settore sta attraversando una fase di continua crescita, posizionando il paese come un potenziale hub per cure mediche di alta qualità, attraendo pazienti provenienti da tutta Europa e oltre. 

All’interno di questo contesto, il sistema sanitario italiano, supportato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ha sempre garantito un’assistenza generalizzata finanziata attraverso risorse provenienti dalla fiscalità generale. Per la chiara vocazione sociale dell’assistenza sanitaria, il turismo medico è stato a lungo sottovalutato, con un’eccessiva focalizzazione sulle strutture nazionali.

Le sfide emergenti, come le lunghe liste d’attesa accentuate dalla recente pandemia, stanno rendendo praticamente impossibile per i cittadini accedere alle cure in tempi ragionevoli, una situazione che non si discosta da quanto sperimentato in altri paesi. Di conseguenza, sempre più individui stanno considerando l’opzione di rivolgersi alla sanità privata, sia in Italia che all’estero, dove i costi potrebbero essere più accessibili.

La presenza significativa dei principali gruppi ospedalieri privati all’EMT 2023, tra cui Humanitas, Gruppo Villa Maria, Gruppo Garofalo, Gruppo Guarnieri, Gruppo Giomi, riflette la crescente consapevolezza di questa tendenza.

È interessante notare anche la presenza di chirurghi specialisti alla ricerca di soluzioni per le liste d’attesa bloccate in Italia per i loro pazienti, optando per interventi all’estero e sfruttando la poco conosciuta Direttiva Europea 24/2011/UE “Concernente l’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera”. Questa direttiva apre nuove opportunità per coloro che cercano cure mediche tempestive e accessibili in qualsiasi stato dell’Unione Europea.

Organizzazione e prospettive

La nostra società, SEF Surgical European Facilitator Srl, desidera esprimere la propria gratitudine all’organizzatore, BookingsMed Italia, membro di World Fine Selections con oltre vent’anni di esperienza nel turismo termale sanitario e medicale internazionale.

Ci sentiamo onorati di aver fatto parte della giuria degli Award e riconosciamo l’eccellente organizzazione dell’evento e delle attività circostanti.

L’atmosfera amichevole ed informale, sapientemente creata da BookingsMed Italia, ha favorito l’interazione tra i partecipanti provenienti da diverse parti del mondo.

Questo contesto ha agevolato lo scambio di esperienze e ha generato nuove collaborazioni che avranno un impatto significativo sulla semplificazione dell’accesso alle cure per i pazienti.

Come si suol dire, “davanti a un buon bicchiere di vino o durante un bagno nella piscina termale è più facile costruire un rapporto”.

Innovazione nella Chirurgia dei Tumori Cerebrali a Careggi

Il trattamento di tumori cerebrali rappresenta ancora oggi una sfida significativa a causa delle limitate possibilità di asportazione chirurgica radicale. Tuttavia, un nuovo approccio sta emergendo presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria fiorentina, dove l’equipe della Struttura Organizzativa Dipartimentale Neurochirurgia sta sperimentando con successo il microscopio confocale intra-operatorio.

Il microscopio confocale intra-operatorio

Questo strumento innovativo consente l’analisi del tessuto patologico durante l’intervento neurochirurgico, attraverso l’applicazione di una sofisticata sonda delle dimensioni di una penna, evitando la necessità di rimuovere il tessuto.

L’immagine digitale risultante viene visualizzata in tempo reale sia in sala operatoria che nel laboratorio, consentendo una collaborazione remota tra chirurgo e patologo.

Collaborazione interdisciplinare

La professoressa Daniela Massi, direttrice della Struttura Organizzativa Dipartimentale Istologia Patologica e Diagnostica Molecolare di Careggi, sottolinea come questa tecnologia permetta una collaborazione interdisciplinare senza precedenti tra chirurghi e patologi.

Ciò porta a un notevole miglioramento nell’accuratezza diagnostica e terapeutica, raggiungendo livelli precedentemente inimmaginabili.

Vantaggi della nuova tecnica

Il professor Alessandro Della Puppa, guida dell’equipe, enfatizza come questa tecnica rivoluzioni positivamente la neurochirurgia.

Elimina i potenziali rischi legati all’asportazione chirurgica cerebrale, consentendo al chirurgo di eseguire un esame bioptico del tessuto senza rimuoverlo.

Ciò non solo riduce i tempi di analisi intra-operatoria ma permette anche un numero virtualmente illimitato di esami, contrariamente alla limitazione usuale a uno.

Prospettive future e validazione della tecnica

La prospettiva futura con l’utilizzo del microscopio confocale è quella di migliorare ulteriormente l’asportazione chirurgica, identificando con precisione i margini del tumore in collaborazione con il patologo.

Attualmente, il team sta dedicando sforzi alla validazione della tecnica, esaminando ulteriori evidenze scientifiche per consolidarne l’efficacia.

Careggi come punto di avanguardia

Attualmente, Careggi si distingue come uno dei pochi centri nel mondo e l’unico ospedale pubblico in Italia a beneficiare di questa tecnologia innovativa.

La sua adozione rappresenta un significativo passo avanti nella neurochirurgia, aprendo nuove prospettive per il trattamento dei tumori cerebrali.

Tecnica XLIF per la cura del mal di schiena cronico

La Neurochirurgia di Sassari ha recentemente utilizzato con successo una nuova tecnica mininvasiva per trattare la patologia degenerativa della colonna vertebrale. Effettuato su un paziente di 65 anni, l’intervento prevedeva l’inserimento di una protesi discale in titanio. Il paziente è stato dimesso dopo soli 3 giorni, senza alcun dolore residuo.

La tecnica XLIF

È un acronimo quasi impronunciabile, XLIF, ma per il paziente suona come approccio chirurgico mininvasivo per la cura del mal di schiena cronico.

Si tratta di una nuova tecnica che consente la sostituzione del disco intervertebrale mediante approccio cosiddetto “laterale estremo” (eXtreme Lateral Interbody Fusion, appunto XLIF).

L'applicazione pratica

Nei giorni scorsi è stata usata, per la prima volta, dall’équipe di Neurochirurgia dell’Aou di Sassari che ha operato un paziente di 65 anni il quale, dopo tre giorni di degenza, ha fatto rientro a casa senza mal di schiena.

Gli specialisti sottolineano i vantaggi della XLIF, riducendo il periodo post-operatorio e le perdite ematiche.

Approfondimento sulla tecnica XLIF

«Si tratta di una chirurgia vertebrale all’avanguardia – afferma la neurochirurga Maria Antonietta Chessa – che mette la nostra struttura al pari delle altre del resto della penisola, una tecnica mininvasiva introdotta di recente che può essere utilizzata per il trattamento della patologia degenerativa della colonna vertebrale».

La procedura coinvolge l’accesso laterale estremo alla colonna vertebrale e l’inserimento di una protesi discale in titanio.

Descrizione della procedura e selezione dei pazienti

Il paziente, in anestesia generale, viene posizionato su un fianco, sopra il lettino operatorio.

Con una piccola incisione sul fianco, il neurochirurgo accede alla colonna vertebrale, con minimo trauma dei tessuti.

È importante selezionare pazienti con specifiche caratteristiche, come l’assenza di interventi addominali precedenti e una posizione bassa della cresta iliaca.

Monitoraggio e strumentazione utilizzata

Un intervento che viene realizzato grazie a un monitoraggio neurofisiologico real-time, con l’impiego di un apparecchio radiologico, arco a C o amplificatore di brillanza, che consente di posizionare la protesi vicino ai dischi intervertebrali.

Benefici della tecnica

Innegabili i benefici per il paziente derivanti dalla nuova tecnica mininvasiva.

I neurochirurghi sottolineano tempi più rapidi per la stabilizzazione della colonna, un periodo post-operatorio più breve, perdite ematiche irrilevanti e un minor dolore post-operatorio rispetto agli interventi invasivi tradizionali.

L'Équipe di neurochirurgia

Nella sala operatoria, al terzo piano del Santissima Annunziata, l’intervento è stato realizzato dall’équipe di Neurochirurgia, con la presenza di professionisti esperti in collaborazione con un esperto dall’Ospedale Molinette di Torino.

L’approccio multidisciplinare coinvolge anche il personale di Anestesia del Santissima Annunziata e i tecnici di Radiologia.

Fonte:

Tumore dell’ovaio, l’IA prevede le risposte alla terapia

Sviluppato un Tool basato sull’Intelligenza Artificiale, denominato IRON, per la predizione del successo della terapia nei tumori ovarici

IRON, precisione nell'80% dei casi

Recentemente è stato sviluppato un tool innovativo basato sull’intelligenza artificiale, noto come IRON (Integrated Radiogenomics for Ovarian Neoadjuvant therapy), capace di predire l‘efficacia della terapia nell’80% delle pazienti affette da tumori ovarici.

La riduzione volumetrica delle lesioni tumorali è stata valutata con un’accuratezza dell’80%, superando notevolmente i metodi attualmente impiegati in ambito clinico.

Studio coordinato dalla Prof.ssa Evis Sala e Università di Cambridge

Lo studio è stato coordinato dalla Professoressa Evis Sala, Ordinario di Diagnostica per immagini e radioterapia presso la Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e Direttrice del Centro Avanzato di Radiologia, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS. La ricerca è stata portata avanti in collaborazione con l’Università di Cambridge.

Elevato impatto e difficoltà diagnostiche

Il tumore dell’ovaio colpisce annualmente oltre cinquemila donne in Italia, unite alle oltre trentamila in trattamento terapeutico.

La diagnosi spesso avviene quando la malattia è già in uno stadio avanzato, poiché nelle fasi precoci non manifesta sintomi specifici.

Il carcinoma ovarico sieroso di alto grado, responsabile del 70-80% dei tumori ovarici, è particolarmente aggressivo e mostra resistenza ai trattamenti chemioterapici.

Attualmente, la previsione della risposta alle terapie è possibile solo con un’accuratezza massima del 50%.

Limiti dei biomarcatori clinici

Per questa forma tumorale, caratterizzata da elevata eterogeneità, sono noti pochi biomarcatori clinicamente utilizzabili.

Ciò ha motivato lo sviluppo di un tool basato sull’intelligenza artificiale per predire l’efficacia della chemioterapia.

Lo Studio: Dati e Analisi

Lo studio ha coinvolto 134 pazienti con tumore ovarico di alto grado, suddivisi in due set di dati indipendenti.

L’analisi comprendeva dati clinici, biomarcatori nel sangue come CA-125 e DNA tumorale circolante, nonché caratteristiche quantitative dedotte dalle immagini della TAC.

Risultati e Correlazioni

Le localizzazioni omentali e pelviche/ovariche rappresentavano la maggior parte del carico di malattia.

Le risposte alla terapia neoadiuvante variavano significativamente tra queste localizzazioni.

Sono state identificate correlazioni tra mutazioni tumorali, marcatori come CA-125, carico complessivo della malattia e risposta alla terapia.

Sottogruppi e Analisi avanzata delle Immagini

L’analisi avanzata delle immagini TAC ha identificato sei sottogruppi di pazienti con caratteristiche biologiche e cliniche distinte, rilevanti per la risposta alla terapia.

Tutte queste informazioni sono state utilizzate come dati di input per gli algoritmi di intelligenza artificiale che compongono il tool IRON.

Prospettive future

Il tool IRON si propone come un’innovativa risorsa clinica, affrontando la necessità di identificare precocemente le pazienti non responsive alla terapia neoadiuvante.

La Professoressa Sala sottolinea il potenziale utilizzo del tool anche in future ricerche cliniche in collaborazione con il Professor Giovanni Scambia, Ordinario di Ginecologia e ostetricia presso l’Università Cattolica e Direttore Scientifico della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.

Riabilitazione post ictus, il tempo è prezioso.

Quando si parla di ictus il tempo è prezioso, non solo per quanto riguarda l’assistenza del paziente nella fase di emergenza, cioè durante e subito dopo l’evento, ma anche per l’inizio della terapia riabilitativa.

Una minaccia globale

La World Stroke Organisation segnala che più di 12 milioni di persone nel mondo sono colpite da ictus ogni anno.

Questo improvviso disturbo, il cui nome deriva dal latino e significa “colpo”, è causato dal mancato apporto di sangue in una specifica area del cervello, con conseguente perdita o deterioramento delle funzioni cognitive o motorie ad essa legate.

In Italia, l’ictus è la principale causa di invalidità e la seconda causa di morte, superata solo dalle malattie cardiovascolari.

Prevenzione e limitazione delle conseguenze

Gli esperti sostengono che è possibile fare molto sia in termini di prevenzione che di limitazione delle conseguenze una volta che l’ictus si è verificato.

La tempestività nell’assistenza durante l’emergenza e l’avvio precoce della terapia riabilitativa sono fondamentali.

Secondo Alessandro Giustini, direttore della Scuola Europea di Robotica in Neuroriabilitazione, iniziare precocemente gli interventi di riabilitazione è cruciale per ottenere risultati migliori.

Quando iniziare la riabilitazione

Il tempo è essenziale quando si tratta di ictus, non solo durante l’emergenza ma anche nell’avvio della terapia riabilitativa.

Gli interventi devono essere adeguati alle condizioni del paziente e valutati in collaborazione con il neurologo o neurochirurgo responsabile.

La riabilitazione dovrebbe cominciare già nelle fasi iniziali del trattamento farmacologico o subito dopo la rianimazione, specialmente in casi gravi o complessi.

Le attività riabilitative mirano a prevenire l’aggravamento dei danni, ridurne la gravità e preparare il terreno per trattamenti più intensivi successivi.

Attenzione ai deficit cognitivi

Il tipo di intervento riabilitativo dipende dalle sedi anatomiche e funzionali colpite.

Può riguardare la paralisi di un arto, problemi di postura, deambulazione o deficit cognitivi.

Questi ultimi non coinvolgono solo il linguaggio ma anche la consapevolezza del paziente e la sua capacità di comprendere gli esercizi proposti.

Affrontare tempestivamente questi aspetti è essenziale, poiché durante la riabilitazione motoria possono emergere deficit cognitivi non evidenti durante la degenza.

Il ruolo cruciale dell'infermiere

Un team multidisciplinare di specialisti, tra cui fisioterapisti, logopedisti e infermieri, monitora costantemente il paziente.

L’infermiere svolge un ruolo chiave nell’assistenza quotidiana, segnalando eventuali problematiche da monitorare.

Possibilità di recupero

Il recupero delle funzioni cognitive e motorie dipende in parte dall’entità del danno causato dall’ictus.

Tuttavia, l’inizio tempestivo della terapia riabilitativa può favorire un recupero significativo.

Il coinvolgimento attivo del paziente, lo stimolo funzionale ed emozionale possono superare le aspettative basate solo sulle valutazioni anatomiche.

Integrazione con la terapia robotica

La neuroriabilitazione robotica offre strumenti di supporto, come macchinari per il recupero motorio e strumenti di realtà virtuale per stimolare specifiche funzioni cognitive o comunicative.

Questi strumenti possono essere utilizzati anche a domicilio, consentendo risultati precedentemente inaccessibili.

La motivazione, guidata dagli specialisti e misurata attraverso punteggi, è fondamentale per il successo della riabilitazione.

In sintesi, l’ictus rappresenta una sfida globale, ma l’approccio tempestivo e olistico alla riabilitazione offre speranza per un recupero significativo.

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