Rigenerazione del midollo spinale: un’innovazione italiana con staminali ed elettrodi flessibili

Numerosi team nel mondo stanno cercando di rigenerare il midollo spinale dopo traumi o incidenti. Un settore in cui l’Italia gioca un ruolo importante con un nuovo dispositivo che utilizza mini-scosse di un elettrodo innovativo e cellule staminali. Questo progetto europeo coinvolge molte giovani ricercatrici e potrebbe rivoluzionare il trattamento delle lesioni spinali.

Lavori in corso

Di che si tratta? Parliamo di una struttura elettrificata biocompatibile e flessibile (detta scaffold) per trattare le lesioni del midollo spinale.

Il dispositivo si basa sul trapianto di cellule staminali e la rigenerazione del tessuto lesionato grazie a impulsi elettrici che favoriscono la trasformazione in neuroni.

Gli scienziati di Riseup, un progetto europeo guidato da Enea, lavorano con partner italiani, spagnoli e francesi. Il gruppo è caratterizzato da una significativa partecipazione di giovani ricercatrici.

“Attualmente – precisa Claudia Consales, coordinatrice del progetto e ricercatrice Enea – non esistono cure efficaci per le lesioni al midollo spinale che causano paralisi e disabilità permanenti.

Tuttavia, la ricerca sulle cellule staminali ha aperto nuove prospettive ed è in continuo sviluppo”.

Il dispositivo

Lo scaffold elettrificato si adatta alla curvatura del midollo spinale grazie a un metallo poroso che mantiene la conducibilità elettrica anche quando è piegato o deformato.

“Questa nuova tecnologia – spiega Consales – potrebbe rivoluzionare il settore delle apparecchiature biomedicali.

La flessibilità e la capacità di rilasciare correnti di diversa intensità e durata rendono questo dispositivo adatto a trattamenti di patologie neurologiche, controllo del dolore e monitoraggio dei segnali bioelettrici del corpo”.

Prospettive future

Attualmente lo scaffold è in fase di test su staminali coltivate in vitro e in un modello in vivo di lesione del midollo spinale. “Gli esperimenti, basati su un approccio multidisciplinare, stanno dando risultati preliminari incoraggianti”, conclude Consales.

La ricerca è avanzata e la speranza è che questi studi portino a soluzioni concrete per migliorare la vita delle persone con lesioni spinali.

Vaccino contro l’HIV, la nuova speranza

Da quando è stato identificato per la prima volta nel 1983, l’HIV ha contagiato più di 85 milioni di persone, causando circa 40 milioni di morti in tutto il mondo. Nonostante i farmaci profilattici pre-esposizione (Prep) possano ridurre significativamente il rischio di contrarre l’HIV, la loro efficacia dipende dall’assunzione quotidiana. Questo rende la ricerca di un vaccino duraturo una priorità assoluta per i ricercatori, che da decenni inseguono questo obiettivo senza successo.

Un nuovo sviluppo promettente

Recentemente, un vaccino sperimentale sviluppato alla Duke University ha mostrato risultati promettenti.

In uno studio clinico del 2019, il vaccino è riuscito a innescare la produzione di anticorpi neutralizzanti in un piccolo gruppo di partecipanti.

I risultati, pubblicati il 17 maggio sulla rivista scientifica Cell, sono stati definiti tra i più importanti nel campo dei vaccini contro l’HIV da Glenda Gray, presidente del South African Medical Research Council.

Il percorso verso il vaccino

Un team dello Scripps Research e dell’International AIDS Vaccine Initiative (IAVI) aveva dimostrato in precedenza la possibilità di stimolare le cellule necessarie a produrre rari anticorpi neutralizzanti.

Lo studio della Duke University rappresenta un ulteriore passo avanti, anche se ancora a livelli bassi, nel percorso verso la creazione di questi anticorpi.

Gray ha commentato che questa scoperta scientifica offre una grande speranza per sviluppare un regime vaccinale che indirizzi la risposta immunitaria verso una protezione efficace.

Il funzionamento dei vaccini

I vaccini funzionano addestrando il sistema immunitario a riconoscere un virus o un altro agente patogeno introducendo un elemento simile, stimolando i linfociti B a produrre anticorpi.

Quando una persona viene esposta al virus vero e proprio, questi anticorpi permettono al sistema immunitario di riconoscerlo e attaccarlo prontamente.

Le sfide specifiche dell'HIV

A differenza del rapido sviluppo del vaccino contro il Covid-19, la creazione di un vaccino contro l’HIV è più complessa a causa della natura unica del virus.

L’HIV muta rapidamente, superando le difese immunitarie, e si integra nel genoma umano pochi giorni dopo l’esposizione, nascondendosi al sistema immunitario.

Inoltre, alcune parti del virus somigliano alle nostre cellule, complicando ulteriormente la produzione di anticorpi specifici.

Il nuovo vaccino sperimentale

I ricercatori hanno concentrato i loro sforzi sugli anticorpi neutralizzanti, capaci di riconoscere e bloccare diverse versioni del virus.

Esistono due tipi principali di HIV, ciascuno con diversi ceppi, e un vaccino efficace dovrebbe riuscire a colpire la maggior parte di questi ceppi.

Haynes ha spiegato che alcune persone infette da HIV generano anticorpi neutralizzanti, ma questo processo richiede anni e non sempre produce anticorpi sufficienti.

Risultati dello studio

Haynes e il suo team hanno cercato di accelerare questo processo utilizzando un vaccino con molecole sintetiche che imitano una parte stabile della membrana esterna dell’HIV chiamata Mper.

Lo studio ha coinvolto 20 partecipanti sani; 15 hanno ricevuto due delle quattro dosi previste e cinque hanno ricevuto tre dosi.

Sebbene la sperimentazione sia stata interrotta a causa di una reazione allergica in un partecipante, i ricercatori hanno identificato un additivo nel vaccino come probabile causa, che sarà eliminato nei test futuri.

Prospettive future

Nonostante i progressi significativi, rimangono diverse sfide da affrontare.

Un vaccino efficace dovrebbe generare livelli di anticorpi significativamente più alti ed essere somministrabile in una sola dose.

Haynes ha dichiarato che il prossimo passo sarà progettare un vaccino con almeno tre componenti rivolte a diverse regioni dell’HIV, con l’obiettivo di stimolare una risposta immunitaria più robusta e duratura.

Fonte:

Innovazioni nei trapianti di fegato: AOU Pisana riconosciuta a livello internazionale

L’Unità operativa di Chirurgia epatica e del trapianto di fegato della AOU Pisana ha recentemente partecipato a due dei principali congressi internazionali sul trapianto epatico. Durante questi eventi, è stata presentata l’esperienza dell’unità nell’utilizzo della perfusione normotermica regionale combinata con la perfusione ex-situ per fegati provenienti da donatori DCD (Donation after Cardiac Death) anziani. Questa esperienza sarà fondamentale nella stesura delle nuove linee guida sull’argomento.

I Tempi di accertamento di morte cardiaca in Italia

Davide Ghinolfi, direttore facente funzione dell’Unità operativa, spiega: “La particolarità della nostra esperienza è che i tempi per l’accertamento di morte cardiaca in Italia sono di 20 minuti, quattro volte superiori agli altri Paesi.

Questo, in teoria, espone gli organi prima del prelievo a un rischio maggiore di danno ischemico.

I nostri donatori hanno inoltre un’età media molto superiore a quella degli altri Paesi, e quindi la combinazione dei tempi di ischemia con l’età rende questi organi più rischiosi dal punto di vista dei risultati”.

Tecnologie innovative per la perfusione del fegato

Ghinolfi prosegue: “Nella nostra esperienza abbiamo utilizzato una combinazione di tecnologie che permette la perfusione del fegato sia nel donatore che fuori dal corpo una volta prelevato.

Queste tecnologie ci hanno permesso di ottenere risultati assolutamente sovrapponibili a quelli di altri Paesi, dove l’ischemia è di soli 5 minuti e l’età media dei donatori è di poco superiore ai 40 anni.

Si tratta di un piccolo miracolo tecnologico che ci ha permesso fino ad ora di trapiantare 16 pazienti con ottimi risultati”.

Presentazioni ai congressi internazionali

Il lavoro dell’Unità operativa è stato presentato al congresso della ESOT (European Society for Organ Transplantation) a Madrid da Giovanni Tincani e al congresso della ILTS (International Liver Transplant Society) a Houston, USA, da Daniele Pezzati.

Riconoscimento e collaborazioni internazionali

A testimonianza del riconoscimento internazionale, Ghinolfi è stato invitato a tenere una lettura sull’utilizzo della perfusione regionale normotermica nei donatori da morte cardiaca e sulla perfusione d’organo ex-situ sia a Madrid che a Houston, davanti ai massimi esperti mondiali del settore.

Inoltre, è stato nominato dalla ESOT responsabile del gruppo di lavoro che redigerà le linee guida sull’argomento.

Progetti futuri e collaborazioni

Ghinolfi conclude: “Nei prossimi mesi saremo impegnati nella stesura di ulteriori studi e linee guida sull’argomento in collaborazione con i principali centri trapianto di fegato del mondo.

Tutto questo è frutto di un lavoro di squadra svolto quotidianamente da tutta l’equipe medica, infermieristica, tecnica e di supporto, che permette di garantire ai pazienti i più moderni standard in campo trapiantologico epatico.

Un ringraziamento particolare va anche all’OTT (Organizzazione Toscana Trapianti), che assicura un sistema di donazione ai vertici mondiali per numero e qualità”.

Med-Gemini: Il futuro dell’intelligenza artificiale nella sanità

Sviluppato da Google, questo sistema multimodale di intelligenza artificiale combina la potenza di Google Brain e DeepMind per rivoluzionare la pratica clinica. Integrando dati da testo, immagini, audio e video, Med-Gemini offre un supporto decisionale avanzato, migliorando l’accuratezza diagnostica e la qualità delle cure.

Med-Gemini e il ragionamento “Multimodale”

Med-Gemini rappresenta una fusione di Google Brain e DeepMind, creando un’IA in grado di analizzare, sintetizzare e comprendere una vasta gamma di informazioni, tra cui testo, immagini, audio e video.

Questo approccio “multimodale” riflette il complesso processo decisionale dei medici, che integrano dati provenienti da diverse fonti per giungere a una diagnosi accurata e a un piano di trattamento efficace.

Al servizio dei medici: accuratezza ed esempi pratici

In uno studio condotto da Google, Med-Gemini è stato valutato su diversi parametri clinici, dimostrando prestazioni all’avanguardia in numerosi benchmark.

Ad esempio, su un popolare benchmark di domande mediche (MedQA), Med-Gemini ha raggiunto un’accuratezza del 91,1%, superando i modelli precedenti con un ampio margine.

Un esempio concreto dell’applicazione di Med-Gemini è la sua capacità di analizzare una radiografia del torace e generare un referto radiologico dettagliato.

Attraverso un dialogo interattivo con il medico, Med-Gemini fornisce informazioni precise e utili per la valutazione del paziente.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale nella medicina del futuro

L’introduzione dell’IA nella pratica clinica solleva importanti questioni etiche e pratiche.

Mentre i clinici guardano con favore all’introduzione di strumenti AI per migliorare l’efficienza e la precisione delle cure, è essenziale garantire un equilibrio tra l’uso della tecnologia e l’attenzione al rapporto clinico-paziente.

Modelli linguistici multimodali

I modelli linguistici multimodali come Med-Gemini rappresentano una nuova era di possibilità per la sanità e la medicina.

Con la capacità di integrare dati provenienti da diverse fonti e fornire analisi dettagliate e accurate, questi sistemi possono accelerare le scoperte biomediche e migliorare la qualità delle cure.

Tuttavia, è importante affrontare le sfide legate all’affidabilità e alla sicurezza dei sistemi AI, garantendo che il loro utilizzo sia etico e responsabile.

Con una corretta implementazione e integrazione, l’IA può diventare un prezioso alleato nella lotta contro le malattie e nel miglioramento della salute globale.

Conclusioni

Mentre guardiamo al futuro della medicina digitale, è fondamentale mantenere un approccio bilanciato e responsabile all’adozione dell’IA.

L’integrazione di strumenti AI come Med-Gemini può offrire enormi vantaggi per i pazienti e i professionisti della sanità, ma deve essere guidata da principi etici e orientata verso il miglioramento del benessere umano.

Con una collaborazione tra tecnologia e medicina basata sul valore, possiamo sperare in un futuro in cui l’IA diventa un motore di progresso e innovazione nel settore sanitario.

Come ottenere il rimborso del SSN per liste d’attesa sospese: leggi e procedure

Ormai da tanti anni la piaga drammatica delle liste d’attesa troppo lunghe affligge irrimediabilmente il nostro sistema sanitario, costringendo tanti pazienti affetti anche da malattie molto gravi a rivolgersi alla sanità privata per poter effettuare interventi chirurgici ed esami diagnostici.

Il diritto del paziente secondo la legge del 1998

Pochi sanno però che la legge va incontro al cittadino nel caso di mancata osservanza dei tempi massimi previsti per le aziende sanitarie per effettuare una prestazione.

Infatti, nei casi di tempi d’attesa troppo lunghi o di impossibilità di prenotazione, il decreto legislativo 124 del 29 aprile 1998 prevede che il malato possa rivolgersi al privato chiedendo successivamente al SSN il rimborso delle spese effettuate.

Come richiedere il rimborso delle spese

Questo è ciò che dovrebbe sempre accadere quando l’utente si sente rispondere dal Cup che la data per effettuare un esame è molto distante da quella a cui il paziente avrebbe diritto per la patologia di cui si soffre o quando addirittura le liste d’attesa risultano bloccate.

Come ha avuto modo di spiegare recentemente la Federconsumatori, l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero professionale intramoenia e avrà sempre diritto al rimborso delle spese sostenute.

Per poter richiedere il rimborso occorre, secondo quanto previsto dalla normativa in vigore, inviare una apposita richiesta indirizzata al Direttore Generale dell’Azienda di riferimento.

Come presentare la richiesta al Servizio Sanitario Nazionale

Nella richiesta, l’utente dovrà comunicare al Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Territoriale (AST) che provvederà a richiedere ed effettuare la prestazione in regime di attività libero professionale per poi ottenere il rimborso delle spese sostenute, escluso il costo del ticket che in ogni caso l’utente avrebbe dovuto pagare anche se la prestazione fosse stata eseguita a carico del SSN.

In questo modo il costo dell’attività della libera professione intramoenia sarà a carico dell’azienda sanitaria di appartenenza.

La direttiva 2011/24/UE e il diritto alla mobilità sanitaria

È importante sottolineare che i pazienti hanno anche la possibilità di sfruttare la direttiva 2011/24/UE, recepita dall’Italia con il Decreto Legislativo n. 38 del 4 marzo 2014, che garantisce il diritto alla mobilità sanitaria all’interno dell’Unione Europea.

Questo permette ai cittadini di ricevere cure mediche in un altro Stato membro e di ottenere il rimborso delle spese sostenute, secondo le regole del paese di residenza.

Come funziona la direttiva 2011/24/UE

La direttiva consente ai pazienti di accedere a cure mediche in un altro Stato membro dell’UE, anche se non è strettamente necessario per motivi di salute immediati. Il paziente può richiedere il rimborso delle spese sostenute per il trattamento ricevuto all’estero, fino all’importo che sarebbe stato coperto dal sistema sanitario nazionale del proprio paese.

Vantaggi della direttiva

Questo approccio offre ai pazienti una maggiore flessibilità nell’accesso alle cure mediche, riducendo i tempi di attesa e consentendo loro di scegliere il luogo e il momento più adatti per ricevere trattamenti specifici.

Leggi e tutela della salute dei cittadini

Le leggi in questione sono state approvate in ossequio ai dettami costituzionali che prevedono l’esercizio del diritto e della tutela della salute dei cittadini.

L’articolo 32 prevede infatti che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Il futuro digitale dell’ortopedia: Persona IQ e l’evoluzione della cura post-operatoria

Persona IQ, l’impianto di ginocchio intelligente dotato di tecnologia avanzata, sviluppato da Canary Medical e Zimmer Biomet, monitora il recupero dei pazienti dopo un intervento di sostituzione del ginocchio. Questa innovazione non solo ottimizza la cura post-operatoria, ma riduce anche notevolmente i costi, aprendo nuove possibilità nel settore ortopedico.

Innovazione nella cura personalizzata

Il futuro digitale dell’ortopedia promette di avanzare la cura personalizzata del paziente, riducendo significativamente la spesa sanitaria.

Secondo Bill Hunter, MD, Presidente e CEO di Canary Medical, la collaborazione continua con Zimmer Biomet per lo sviluppo di Persona IQ, l’impianto di ginocchio intelligente, potrebbe rivoluzionare il settore.

La nuova frontiera dell'ortopedia

Persona IQ, l’impianto di ginocchio intelligente sviluppato da Canary Medical in collaborazione con Zimmer Biomet, sta aprendo nuove possibilità nella cura post-operatoria.

Dotato di una tecnologia avanzata di sensori, acquisisce dati cinematici durante il recupero dei pazienti da un intervento di sostituzione del ginocchio.

La recente autorizzazione FDA 510(k) di una versione di Persona IQ con uno stelo “tozzo” da 35 mm conferma il suo potenziale nel migliorare la pratica ortopedica.

Riduzione dei costi attraverso la tecnologia degli impianti intelligenti

Per evidenziare l’impatto in termini di risparmio sui costi della tecnologia degli impianti intelligenti, il dottor Hunter ha fornito un esempio concreto.

Un chirurgo specializzato in protesi articolari nelle zone rurali dell’Indiana, eseguendo 1.000 sostituzioni del ginocchio all’anno, ha adottato un approccio “virtuale-prima” sfruttando Persona IQ.

Un nuovo approccio alla cura post-operatoria

Invece di numerose visite postoperatorie di persona, il chirurgo in questione ha implementato un approccio innovativo.

Dopo due settimane dall’intervento chirurgico, i pazienti vengono visitati per la rimozione delle graffette nel sito dell’incisione e per una valutazione approfondita. Successivamente, il monitoraggio del recupero avviene da remoto, grazie alla tecnologia degli impianti intelligenti.

Monitoraggio remoto: Un cambiamento di paradigma nella cura ortopedica

Il monitoraggio remoto ha rivoluzionato la pratica ortopedica, aumentando significativamente i tassi di follow-up dei pazienti.

Il chirurgo dell’Indiana, che in passato perdeva i contatti con la metà dei suoi pazienti, ora monitora oltre il 90% dei suoi casi da remoto.

Intervento tempestivo grazie alla tecnologia

La tecnologia degli impianti intelligenti consente ai team sanitari di identificare tempestivamente potenziali problemi durante il recupero dei pazienti.

Ad esempio, Persona IQ può rilevare rapidamente eventuali deterioramenti nell’ampiezza di movimento del ginocchio dopo l’intervento chirurgico.

Ciò consente al chirurgo di intervenire prontamente, adattando i regimi di terapia fisica o effettuando altri interventi per garantire che il recupero del paziente proceda correttamente.

Fonte:

Innovazione in chirurgia urologica:”super robot chirurgico” al Niguarda di Milano

Lo scopo della ricerca sanitaria, semplice e ambizioso allo stesso tempo, è quello di inventare nuove terapie e metodi di diagnosi, così come tecniche per interventi sempre più efficaci e a misura di paziente.

Il "super robot chirurgico" single-port all'Ospedale Niguarda

L’Ospedale Niguarda di Milano è all’avanguardia nell’adozione di tecnologie innovative per la chirurgia.

Recentemente, è entrato in funzione un “super robot chirurgico” single-port chiamato da Vinci SP.

Questo robot è stato introdotto per mettere in atto una tecnica operatoria rivoluzionaria inventata da Aldo Bocciardi, direttore del Dipartimento Chirurgico Polispecialistico di Niguarda.

Il primo intervento e i piani futuri

Il primo paziente su cui il nuovo robot è stato impiegato è un uomo di circa 60 anni affetto da un tumore maligno alla prostata.

Sono già in programma due ulteriori interventi.

Questo segna un importante passo avanti nella chirurgia oncologica mini-invasiva dell’ospedale.

L'Ospedale Niguarda come centro di eccellenza

L’Ospedale Niguarda di Milano è un centro di riferimento per la chirurgia oncologica mini-invasiva.

Nel solo 2023, sono stati effettuati quasi 2000 interventi, di cui circa 500 in chirurgia robotica, principalmente per tumori alla prostata, al rene e alla vescica.

L’Ospedale Niguarda è tra i primi in Italia a poter utilizzare il nuovo robot single-port, offrendo ai pazienti le tecnologie più avanzate nel campo della chirurgia.

La tecnica innovativa di Aldo Bocciardi

La tecnica inventata da Aldo Bocciardi consiste nell’asportare la prostata passando attraverso una via anatomica più diretta e meno dannosa.

Finora, gli urologi avevano sfruttato lo spazio tra la vescica e il pube, un metodo efficace ma che poteva causare incontinenza urinaria nel paziente.

La nuova tecnica, sviluppata a Niguarda, sfrutta invece lo spazio tra la vescica e il retto, riducendo il rischio di incontinenza urinaria e migliorando la qualità di vita del paziente.

I benefici della nuova tecnica

Questa nuova tecnica chirurgica riduce notevolmente gli effetti collaterali e migliora ulteriormente la qualità di vita del paziente.

Inoltre, l’operazione è più rapida, riduce il dolore post-operatorio e riduce il rischio di incontinenza urinaria.

Grazie alla singola incisione necessaria, anziché le consuete sei, si riduce anche il trauma chirurgico per il paziente.

L'attività chirurgica e robotica di Niguarda

L’attività chirurgica e robotica di Niguarda per il trattamento delle patologie urologiche si completa con ulteriori 1.500 interventi all’anno effettuati in endoscopia, principalmente per tumori vescicali, calcolosi urinaria e ipertrofia prostatica, ma anche per patologie più rare.

La presenza di tecnologie all’avanguardia e di un team altamente qualificato rende l’Ospedale Niguarda un punto di riferimento per la chirurgia urologica avanzata.

Il presente della chirurgia a Niguarda

La chirurgia tradizionale è ormai riservata soltanto a situazioni estreme, con meno di 20 casi all’anno.

L’ospedale è in grado di eseguire interventi complessi, come l’asportazione di un tumore del rene di quasi 3 kg, con tecniche robotiche avanzate che permettono al paziente una ripresa rapida e una riduzione degli effetti collaterali.

Grazie alle tecnologie all’avanguardia e all’esperienza del suo team medico, l’Ospedale Niguarda offre ai pazienti il massimo livello di cura e qualità di vita.

Preservare la fertilità, il Social Freezing tra Italia, Spagna e Francia

Il social freezing, pratica che consente alle donne di conservare la propria fertilità congelando gli ovuli, ha radici antiche e una crescente diffusione in Italia. Questo fenomeno è caratterizzato da motivazioni, progressi scientifici e sfide legate all’accesso e ai costi della procedura. 

La storia e l'evoluzione del Social Freezing

La pratica del social freezing, ossia il congelamento degli ovuli per preservare la propria fertilità, ha radici antiche, risalenti addirittura agli studi di Lazzaro Spallanzani, considerato il “papà” della crioconservazione riproduttiva. È interessante notare che queste radici hanno anche un’origine italiana.

Antonino Guglielmino, socio fondatore della Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU), ha sottolineato come Spallanzani abbia osservato gli effetti della neve sugli spermatozoi animali, gettando le basi per ciò che sarebbe diventato il social freezing.

Il trend in Italia e le motivazioni delle donne

Nel 2020, in Italia, sono nati 11.305 bambini grazie alla procreazione medicalmente assistita (PMA), e sempre più donne scelgono di congelare i propri ovuli.

Contrariamente alla PMA, dove le richieste provengono principalmente da coppie, nel social freezing sono soprattutto le donne a fare richiesta di questa pratica.

La motivazione principale è la volontà di preservare la propria fertilità mentre si concentrano sulla carriera, in attesa di trovare il partner con cui costruire una famiglia.

Progressi scientifici e consapevolezza sociale

Negli ultimi anni, il trend del social freezing è in costante crescita, grazie anche ai progressi scientifici nel campo della crioconservazione.

In passato, il congelamento degli ovuli avveniva attraverso un processo lento, che comportava rischi legati alla formazione di cristalli di ghiaccio dannosi per l’ovocita.

Oggi, grazie alla vitrificazione, un processo più rapido e sicuro, è possibile conservare gli ovuli senza danneggiarli, permettendo di preservare la loro integrità biologica.

Limiti di età e valutazione della fertilità

Se da una parte la pratica del social freezing offre alle donne la possibilità di preservare la propria fertilità, dall’altra è importante considerare alcuni limiti.

Come nel caso della donazione di gameti femminili, anche nel social freezing è opportuno stabilire un limite di età.

Dopo i 35 anni, infatti, diventa difficile ottenere una quantità adeguata di ovuli e le possibilità di successo del trattamento diminuiscono.

Prima di sottoporsi al congelamento degli ovuli, è importante che la donna venga valutata per verificare la sua idoneità al trattamento.

Esistono strumenti, come l’AMH (ormone antimulleriano), che permettono di valutare la fertilità e la funzionalità ovarica.

Una pratica ancora costosa e non coperta dal sistema sanitario

Attualmente, in Italia, il social freezing è accessibile solo a chi può permettersi di sostenere i costi elevati della procedura, che si aggirano tra i 4.000 e i 5.000 euro.

Questi costi includono principalmente l’acquisto dei farmaci necessari per stimolare l’ovaio e produrre più ovuli.

Non esistono programmi o finanziamenti pubblici che supportino il social freezing, rendendo questa pratica accessibile solo a una parte della popolazione.

Le differenze tra Italia, Francia e Spagna

L’Italia è uno dei pochi Paesi europei dove il social freezing non è regolamentato e non è coperto dal sistema sanitario nazionale.

In Francia, invece, è stata approvata una legge che rende gratuito il social freezing per tutte le donne tra i 29 e i 37 anni.

Questa decisione ha portato a un aumento significativo delle richieste di congelamento degli ovuli.

In Spagna, la pratica del social freezing è diffusa da anni e le donne possono accedere facilmente al trattamento sia per motivi medici che non medici.

Il futuro del Social Freezing in Italia

Mentre in altri Paesi europei il social freezing sta diventando sempre più accessibile, in Italia resta ancora un servizio disponibile solo per chi può permettersi di sostenerne i costi elevati.

È necessario che il nostro Paese si doti di una regolamentazione in materia, che permetta di rendere questa pratica accessibile a tutte le donne che ne abbiano bisogno.

Solo così il social freezing potrà diventare un vero e proprio ammortizzatore sociale, permettendo alle donne di preservare la propria fertilità senza dover affrontare costi proibitivi.

Omceo Milano pronto a ricorrere al Tar contro il Decreto sull’appropriatezza

Il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, critica il decreto sull’appropriatezza del Ministero della Salute. Il decreto rischia di aumentare il carico burocratico dei medici e di esporli a errori a causa della complessità dei codici specifici. Rossi non esclude un ricorso legale contro il provvedimento.

Il parere dell'Ordine dei Medici di Milano

Il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, esprime preoccupazione riguardo al decreto sull’appropriatezza in fase di elaborazione da parte del Ministero della Salute.

Rossi avverte che questo decreto potrebbe non solo aumentare il carico burocratico dei medici, ma anche esporli a errori a causa della complessità dei codici specifici.

La storia dell'appropriatezza prescrittiva

Rossi ricorda che il concetto di appropriatezza prescrittiva è discusso da decenni e già negli anni Novanta è diventato oggetto di approfondimento universitario.

Sottolinea che i medici del Servizio Sanitario Nazionale, sia di base che specialisti, sono già molto familiari con queste regole.

Contesta quindi l’idea che i medici debbano ancora “familiarizzare” con tale logica.

Il decreto Lorenzin e la sua sostituzione

Il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano fa un parallelo con il decreto sull’appropriatezza predisposto nel 2016 dal Ministro Beatrice Lorenzin.

Questo decreto, secondo Rossi, aveva un approccio esclusivamente economico, presentava molte carenze e non era stato condiviso con gli Ordini dei Medici o le associazioni di categoria.

Tuttavia, Rossi ricorda che il decreto Lorenzin venne successivamente sostituito dal decreto sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), il quale corresse le mancanze del precedente, ottenendo il consenso degli Ordini dei Medici.

Il problema delle liste d'attesa

Rossi critica l’idea che un decreto possa ridurre le liste d’attesa attraverso la regolamentazione delle prescrizioni mediche.

Afferma che questa è una contraddizione di termini e sottolinea che l’obiettivo principale sembra essere sempre di natura economica.

Inoltre, Rossi evidenzia che il decreto proposto aumenterebbe notevolmente il carico burocratico dei medici, aumentando così il rischio di errori dovuti alla complessità dei codici specifici.

Appropriatezza prescrittiva e educazione sanitaria

Il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano ritiene che il problema delle liste d’attesa sia principalmente legato a una questione educativa.

Sostiene che è necessario educare i cittadini sull’uso corretto del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e accettare le indicazioni dei medici riguardo alla necessità di determinati esami.

Rossi sottolinea l’importanza di proteggere i medici dalle azioni legali ingiustificate e di includere l’educazione sanitaria dei cittadini su questo punto.

Cellule staminali mesenchimali, una promessa per tendiniti e artrosi

Le infiltrazioni con cellule staminali mesenchimali rappresentano una delle strategie promettenti nell’ambito dell’ortobiologia, il campo dei trattamenti non invasivi che sfruttano il potere rigenerativo delle cellule del corpo per affrontare disturbi ortopedici come tendiniti e artrosi lievi. Tuttavia, secondo gli esperti della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT), questa terapia rimane ancora oggetto di studio.

Ruolo delle staminali mesenchimali in ortopedia

Le staminali mesenchimali sono un tipo speciale di cellule staminali che possono essere estratte dal midollo osseo o dal grasso sottocutaneo.

Queste cellule sono interessanti per la loro capacità rigenerativa, in quanto possono differenziarsi in diversi tipi cellulari, come fibroblasti, osteoblasti, condrociti o cellule muscolari.

Tuttavia, il loro potenziale in ortopedia riguarda principalmente le loro capacità di azione indiretta.

Effetto paracrino delle staminali mesenchimali

Le staminali mesenchimali rilasciano sostanze che possono istruire le cellule circostanti del tessuto bersaglio, attivando così un’azione rigenerativa.

Ad esempio, se utilizzate contro le lesioni della cartilagine, stimolano i condrociti e le staminali residenti della cartilagine, promuovendo la rigenerazione del tessuto danneggiato.

Procedura di iniezione delle staminali mesenchimali

La procedura prevede la raccolta di un numero limitato di staminali, solitamente dal grasso sottocutaneo del paziente.

Queste cellule vengono quindi lavorate e iniettate nei siti di interesse.

Finora, l’efficacia di questa terapia è stata dimostrata soprattutto nel trattamento di disturbi tendinei, come quelli che colpiscono la cuffia dei rotatori della spalla.

Tuttavia, sono in corso studi sperimentali anche per il trattamento dei primi stadi di artrosi al ginocchio, all’anca e alla spalla.

È importante notare che, sebbene alcuni pazienti sembrino trarre beneficio da questo trattamento, mancano dati incontrovertibili sull’efficacia di questa terapia rispetto ad altre pratiche ortobiologiche più consolidate, come l’utilizzo di acido ialuronico o plasma arricchito di piastrine.

Limiti e considerazioni

Anche quando l’efficacia delle staminali mesenchimali è stata dimostrata, ci sono diversi fattori che limitano la loro applicazione pratica.

Ad esempio, per utilizzare le cellule mesenchimali prelevate dal grasso sottocutaneo, è necessario eseguire un intervento aggiuntivo sul paziente, il che potrebbe non essere possibile per tutti i pazienti.

Inoltre, questa terapia non è adatta a tutte le lesioni della cuffia dei rotatori, ma viene utilizzata principalmente nei casi di interventi di revisione, dove i tessuti tendono a rompersi nuovamente dopo l’operazione.

Utilizzo delle staminali mesenchimali contro l'artrosi

Nel caso dell’artrosi, l’impiego delle staminali mesenchimali è riservato principalmente ai casi lievi in pazienti giovani, al fine di ritardare eventuali interventi chirurgici.

Tuttavia, questa procedura è ancora in fase di valutazione e richiede ulteriori prove di efficacia.

È importante considerare che, oltre alle iniezioni articolari, modifiche dello stile di vita come la riduzione del peso e l’esercizio fisico possono portare benefici significativi, come evidenziato dalle recenti linee guida per l’artrosi del ginocchio pubblicate sul Journal of Orthopaedics and Traumatology.

Fonte: