Per evitare le lunghe liste d’attesa in Irlanda, l’attore Dermot O’Neill ha sfruttato la direttiva 24/2011/UE.

La direttiva 24/2011/UE, emanata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea, ha lo scopo di facilitare l’accesso a servizi sanitari di alta qualità per i cittadini dell’UE in tutti gli Stati membri. Questa normativa permette ai pazienti di ricevere cure mediche in un altro paese dell’Unione e di ottenere il rimborso delle spese sanitarie, secondo le condizioni previste dal proprio sistema sanitario nazionale

La propensione degli anglosassoni a sfruttare le cure mediche transfrontaliere

I cittadini anglosassoni, particolarmente quelli dell’Irlanda e del Regno Unito, hanno dimostrato una spiccata propensione a sfruttare questa opportunità per ridurre i tempi di attesa e accedere a trattamenti medici di alta qualità all’estero.

Questo atteggiamento pragmatico si riflette nella crescente tendenza a rivolgersi a cliniche e ospedali in altri paesi dell’UE per interventi chirurgici e cure specialistiche, sfruttando i vantaggi offerti dalla direttiva.

Un esempio di questo fenomeno è la storia di Dermot O’Neill, star di Mrs. Brown’s Boys, che ha deciso di sottoporsi a un intervento all’anca in Spagna per evitare le lunghe liste d’attesa in Irlanda.

Dermot O'Neill si rivolge all'estero per un intervento all'anca

Dermot O’Neill, star di Mrs. Brown’s Boys, ha parlato apertamente della possibilità di sottoporsi a un intervento chirurgico all’anca all’estero, dopo essersi stancato delle lunghe liste d’attesa in Irlanda.

Intervento in Spagna

Il popolare attore, che interpreta il nonno nella pluripremiata serie comica, è stato sottoposto all’intervento con l’aiuto di Healthcare Abroad in un ospedale di Denia, vicino a Benidorm, evitando così un lungo periodo in lista d’attesa in Irlanda.

Esperienza positiva

Parlando del suo intervento chirurgico che gli ha cambiato la vita, Dermot ha detto: “Il loro servizio è 12 su 10 e tutti coloro che aspettano con dolore un intervento chirurgico dovrebbero collaborare con Healthcare Abroad per il trattamento.

Voglio che tutti sappiano di non essere nervosi per andare avanti e chiamarli perché non ve ne pentirete.”

Diffidenza iniziale

Il 71enne dublinese ha ammesso di aver inizialmente pensato che la compagnia fosse una truffa quando gli è stata proposta per la prima volta, ma il suo amico Willie Redmond lo ha convinto a iscriversi. “Quando ho sentito parlare per la prima volta di Healthcare Abroad, ho pensato che dovesse trattarsi di una truffa, ma ho chiamato il mio amico Wille Redmond che aveva già subito con loro un’operazione riuscita.

Con il suo appoggio ho pensato perché non chiamarli e sono così felice di averlo fatto.”

Condivisione dell'esperienza

Willie è venuto nello stesso momento per farsi operare al ginocchio, quindi è stato bello condividere insieme qualche risata curativa. “Credimi quando dico che tutto, durante l’intero processo, è stato brillante.”

Healthcare Abroad

Healthcare Abroad è un’agenzia logistica sanitaria irlandese che aiuta le persone a evitare i lunghi tempi di attesa per le cure in Irlanda, permettendo loro di ricevere cure all’avanguardia nei paesi dell’UE ai sensi della direttiva UE sull’assistenza sanitaria transfrontaliera.

L’agenzia mette in contatto i pazienti irlandesi con i migliori consulenti in 85 ospedali privati ​​in Spagna, Portogallo e Paesi Bassi.

A seconda della procedura, la maggior parte o tutti i costi vengono rimborsati completamente entro tre o quattro mesi.

Costi e rimborsi

La star della sitcom ha aggiunto: “Fin da quella prima telefonata hanno aiutato a coordinare tutto.

I costi dell’intervento sono rimborsabili e tutto ciò che devi coprire è il volo e il soggiorno in hotel.

La maggior parte delle cooperative di credito lavorerà con te per i fondi nel caso avessi bisogno di seguire questa strada.”

Cura completa

“Il team di Healthcare Abroad si è preso cura di me e di Chicki così bene dal momento in cui siamo atterrati fino al nostro ritorno a casa, e non possiamo dire abbastanza cose positive dell’intera esperienza.

Grazie a Healthcare Abroad ora posso godermi di nuovo la vita con la mia famiglia, lavorare senza dolori e magari riportare il mio handicap nel golf allo stato in cui era.”

L'intervento

“Tutto è andato liscio all’ospedale HCB di Denia, dove sono stato operato da un uomo adorabile, il dottor Henkel.

La fisioterapia post-operatoria in ospedale è stata splendida.

Usano la tecnologia per avviare il processo di guarigione praticamente senza dolore e tu sei in piedi e in movimento prima che tu te ne accorga.”

Difficoltà passate

Dermot aveva precedentemente raccontato di come la produzione di Mrs Brown’s Boys abbia dovuto montare una tenda a lato del palco perché non poteva più salire le scale fino al suo camerino.

“Hanno dovuto montare una piccola tenda nel backstage di tutti gli ultimi spettacoli dal vivo della signora Brown per farmi cambiare, perché non potevo salire le scale per raggiungere i camerini.

Quindi ogni notte stavo nella mia piccola tenda in attesa di partire.

Cause dei problemi all'anca

Dermot ha individuato i suoi problemi all’anca nel lavoro che svolgeva prima di unirsi alla squadra dei Mrs. Brown’s Boys.

Ha detto: “Ho lavorato come lavavetri per 20 anni prima di fare la signora Brown.

Un sacco le scale da salire.

Pulivo tutte le finestre di Temple Bar quando lì non c’erano altro che autobus.

Al Meyer ricostruito il naso a un bambino con stampa 3D

I medici dell’Irccs hanno lavorato a fianco degli ingegneri di T3Ddy per “copiare” il naso del gemello. Gli hanno ricostruito il naso progettandolo con l’ausilio della stampa 3D, “copiando” quello del fratellino gemello per ottenere un risultato quanto più possibile naturale.

Il caso clinico

È la storia di un bambino di 5 anni, operato con successo dal team di chirurghi dell’AOU Meyer Irccs, guidato dal dottor Flavio Facchini, specialista in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva.

Nato prematuro alla 28esima settimana di gravidanza, il piccolo era privo della piramide nasale a seguito di una complicanza perinatale: di fatto il suo volto risultava senza nasino, con solo due buchini per respirare.

I genitori si sono rivolti al Meyer per iniziare la ricostruzione il prima possibile, per evitare al bambino la grande sofferenza emotiva e le difficoltà sociali a cui sarebbe andato incontro senza un intervento tempestivo.

Tecnologie utilizzate

Utilizzando le moderne tecnologie di scansione 3D è stato possibile acquisire la geometria del volto del gemello.

La forma del naso è stata utilizzata per progettare e stampare strumenti di ausilio al chirurgo: grazie alla tecnologia 3D sono state stampate delle “sagome” che – proprio come fossero delle dime di taglio – sono servite per prelevare frammenti di cartilagine costale del bambino con altissima precisione, rendendo l’intervento il meno invasivo possibile.

Questi frammenti sono stati assemblati, un po’ come le tessere di un puzzle, per costruire l’impalcatura ossea e cartilaginea della piramide nasale, successivamente ricoperta con lembi cutanei prelevati dalla fronte e dal tessuto mucoso del piccolo.

Maschera trasparente e risultati dell’intervento

Non solo: sempre utilizzando le immagini 3D del volto del fratello, è stata realizzata anche una maschera trasparente sterile in 3D, che durante l’intervento ha consentito di verificare la perfetta corrispondenza delle dimensioni.

Il primo intervento è durato oltre 7 ore, seguito da un secondo di rifinitura: entrambi sono riusciti perfettamente, il piccolo sta bene, è già a casa ed è tornato all’asilo.

Testimonianza della famiglia

Racconta la mamma: “Fin dal primo contatto avuto con il dottor Facchini e il suo team abbiamo avuto la percezione di poterci affidare totalmente al Meyer: abbiamo trovato una disponibilità ed un’umanità incredibili, ci hanno accompagnati all’intervento con incontri periodici, affiancandoci e rispondendo a tutte le nostre domande.

È andato tutto benissimo, questo incontro con il Meyer ha restituito al nostro bambino sicurezza in se stesso e la speranza di una vita normale, come quella del suo gemello: guardandosi adesso dice ‘Ora sono davvero come il mio fratellino e i miei compagni!’”.

Collaborazione e innovazione

Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione tra i chirurghi del Meyer e T3Ddy (www.t3ddy.org), il laboratorio sostenuto dalla Fondazione Meyer, coordinato dalla professoressa Monica Carfagni per l’Unifi e dall’ing. Kathleen McGreevy per il Meyer, dedicato proprio all’introduzione di tecnologie 3D innovative nella pratica clinica.

In sala, insieme al dottor Facchini, c’era la chirurga pediatrica Alessandra Martin, oltre ad anestesisti e infermieri, questi ultimi formati con un corso ad hoc in preparazione agli interventi di questo tipo.

Preparazione Pre-Operatoria

In fase pre-operatoria, ingegneri e medici hanno lavorato fianco a fianco: partendo dalla scansione 3D, gli ingegneri di T3Ddy, guidati dal prof. Yary Volpe, hanno ottimizzato il design della ricostruzione per adattarlo perfettamente alla conformazione specifica del paziente, identica a quella del gemello.

Eseguendo una replica stampata in 3D del volto, è stato possibile simulare l’intero intervento due volte prima dell’esecuzione reale in sala operatoria.

Fonte:

Un farmaco per la rigenerazione dei denti

Un’iniezione per ripristinare i denti a chi li ha persi o non li ha mai avuti. Questa è la promessa di Toregem Biopharma, una start-up giapponese nata quattro anni fa dall’Università di Kyoto, che sta sviluppando un farmaco anticorpale definito come “il primo al mondo per la ricrescita dei denti”.

Sperimentazione clinica al via

Un farmaco per far ricrescere i denti: la sperimentazione clinica inizierà a settembre 2024 e durerà fino ad agosto 2025.

La terapia funziona disattivando una proteina chiamata Usag-1, che inibisce la crescita dei denti.

Nella fase 1 dei test sull’uomo, il farmaco verrà somministrato per via endovenosa a trenta adulti sani di età compresa tra 30 e 64 anni.

Il requisito per l’arruolamento è la mancanza di almeno un dente posteriore.

Fasi successive e target giovani

Una volta confermata la sicurezza del farmaco, si passerà alla fase successiva, con la somministrazione a bambini di età compresa tra 2 e 7 anni ai quali mancano almeno quattro denti dalla nascita.

La carenza congenita di denti interessa circa l’1% della popolazione, mentre circa lo 0,1% soffre di oligodontia, una condizione che comporta l’assenza di 6 o più denti.

I ricercatori sperano di poter far crescere i denti non solo nelle persone con patologie congenite, ma anche in coloro che li hanno persi a causa di carie o lesioni.

Il Team di ricerca

Il medicinale è stato sviluppato grazie agli studi di Katsu Takahashi, del dipartimento di chirurgia orale e maxillo-facciale della Kyoto University.

Takahashi, co-fondatore di Toregem e direttore del dipartimento di odontoiatria e chirurgia orale del Kitano Hospital di Osaka, dichiara: “Vogliamo fare qualcosa per aiutare coloro che soffrono di perdita o assenza di denti.

Sebbene finora non sia disponibile una cura permanente, crediamo che le aspettative delle persone in questo senso siano elevate”.

Esperienza personale della Presidente Kiso

La presidente di Toregem Biopharma, Honoka Kiso, ha condiviso un’esperienza personale sul sito dell’azienda: “Quando ero alle scuole superiori ho perso due denti a causa di una patologia dell’osso mandibolare e ho subito un intervento chirurgico.

Quell’esperienza mi ha spinto a diventare dentista e, durante l’università, mi sono sottoposta a un impianto dentale“.

“Volevo studiare la causa della mia malattia – ha aggiunto Kiso – e capire come rigenerare i denti persi, così ho frequentato la scuola di specializzazione nel 2008 e ho partecipato alle ricerche del dottor Takahashi.

Durante gli studi preclinici, osservando i topi modello di carenza dentale, ai quali il farmaco sperimentale era stato somministrato, ho visto crescere i denti.

Successivamente, l’efficacia è stata confermata nei cani e ora si passerà all’uomo.”

Obiettivi futuri

Voglio assolutamente arrivare a offrire ai pazienti questa terapia“, afferma Kiso.

Un farmaco che “fa crescere i denti con una singola iniezione, in sicurezza”.

Una svolta per la vitiligine, approvato nuovo farmaco

L’approvazione dell’AIFA del primo trattamento per la vitiligine segna un traguardo significativo. Con oltre 330 mila persone colpite solo in Italia, la vitiligine è una sfida medica e sociale. Il nuovo farmaco promette di migliorare la vita dei pazienti.

Approvata la rimborsabilità del primo trattamento per la vitiligine

L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha recentemente approvato la rimborsabilità del primo e unico principio attivo in grado di agire sul meccanismo alla base della vitiligine, una malattia autoimmune della pelle.

Questo farmaco permette la repigmentazione della pelle sia sul viso che sul corpo, fornendo una nuova speranza a oltre 330 mila persone in Italia colpite da questa condizione.

Impatto sociale, psicologico ed emotivo della vitiligine

La vitiligine, caratterizzata da macchie bianche evidenti sulla pelle, non solo influisce sulla salute fisica ma anche sulla qualità della vita dei pazienti.

In Italia, oltre alla visibilità delle macchie, la malattia si associa spesso ad altre problematiche come le malattie tiroidee, le malattie infiammatorie croniche intestinali, il diabete e l’alopecia areata.

Questo rende l’approvazione di un trattamento specifico un importante passo avanti nella gestione della vitiligine.

Il ruolo della molecola Ruxolitinib 15 mg/g

La molecola Ruxolitinib 15 mg/g, commercializzata con il nome di Opzelura, appartiene alla categoria dei JAK inibitori, già utilizzati con successo in oncologia e in diverse malattie dermatologiche.

Gli studi clinici di fase III hanno dimostrato la sua efficacia e sicurezza nel migliorare la repigmentazione della pelle nei pazienti affetti da vitiligine non segmentale, a partire dai 12 anni di età.

Prescrizione e distribuzione del farmaco

Il farmaco, prodotto da Incyte, è soggetto a prescrizione medica limitativa e sarà disponibile per l’acquisto solo attraverso prescrizioni emesse da centri ospedalieri o specialisti dermatologi.

È il primo trattamento approvato nell’Unione Europea che consente la repigmentazione in pazienti idonei con vitiligine non segmentale, la forma più comune della malattia.

Efficacia e sicurezza della crema Ruxolitinib

Gli studi clinici hanno evidenziato che la crema Ruxolitinib è efficace nel raggiungere gli obiettivi di repigmentazione della pelle, con risultati significativamente superiori rispetto alle terapie non medicate.

La sua tollerabilità è stata confermata, con il principale evento avverso riportato come una reazione acneica.

Rivoluzione nel panorama dei trattamenti per la vitiligine

Prima dell’arrivo di Ruxolitinib, i trattamenti disponibili per la vitiligine erano limitati e non sempre soddisfacenti, con frequenti eventi avversi.

Questo nuovo approccio terapeutico offre ai pazienti un beneficio clinico significativo e duraturo, promettendo di migliorare notevolmente la loro qualità di vita.

Impatto emotivo e sociale della disponibilità di un trattamento specifico

L’approvazione di un trattamento specifico per la vitiligine rappresenta una svolta fondamentale per migliaia di pazienti e le loro famiglie.

Fornire loro una prospettiva di cura concreta può ridurre l’ansia e la depressione associate alla malattia, offrendo loro una nuova speranza e un senso di fiducia nel futuro.

Fonte:

UE approva la prima insulina settimanale per il trattamento del diabete negli adulti

La Commissione Europea ha recentemente approvato Awiqli, la prima insulina settimanale al mondo, per il trattamento del diabete negli adulti. Questa innovazione, sviluppata da Novo Nordisk, promette di rivoluzionare la gestione della malattia diabetica, migliorando la qualità della vita dei pazienti e offrendo vantaggi ambientali significativi.

Autorizzazione della Commissione Europea

La Commissione Europea (CE) ha concesso l’autorizzazione per l’insulina settimanale, Awiqli di Novo Nordisk, la prima al mondo indicata per il trattamento del diabete negli adulti.

“Il farmaco – spiega una nota – è progettato per coprire il fabbisogno di insulina basale per un’intera settimana con una singola iniezione sottocutanea ed è stato approvato per gli adulti con diabete mellito”.

Novo Nordisk ha inoltre ricevuto le approvazioni normative per Awiqli in Svizzera e Canada per il trattamento sia del diabete di tipo 1 che del diabete di tipo 2 negli adulti.

Impatto della terapia insulinica quotidiana

Oggi la terapia insulinica prevede che il paziente si somministri l’insulina almeno una volta al giorno, con un impatto che va dalla gestione della terapia stessa alla sfera sociale, lavorativa e psicologica della persona e delle loro famiglie.

Questo è legato in particolare alla necessità di dover monitorare e gestire la malattia quotidianamente e di dover programmare l’intera giornata in base a questo.

Il numero di iniezioni può rappresentare un ostacolo importante in termini di qualità di vita e di aderenza alla terapia: i dati mostrano che il 50% delle persone con diabete, che necessitano di terapia insulinica, ritardano di oltre due anni l’inizio del trattamento, con ripercussioni sulla gestione della malattia e delle sue complicanze.

Efficacia clinica dell’insulina settimanale

Negli studi clinici di fase 3, l’insulina settimanale ha permesso una riduzione della glicemia (misurata come variazione dell’HbA1c) rispetto all’insulina basale giornaliera, favorendo il controllo glicemico nelle persone con diabete di tipo 2.

Vantaggi ambientali e sociali

“Le malattie croniche non trasmissibili sono collegate agli stili di vita e al contesto in cui si vive, con un impatto anche sulla qualità delle relazioni sociali.

L’ambiente è ormai considerato a tutti gli effetti un determinante di salute soprattutto quando si parla di cronicità – continua la nota.

Anche in quest’ottica, una terapia che passa da una somministrazione giornaliera ad una settimanale, con un considerevole risparmio del numero di penne utilizzate, offre una risposta concreta in tema di sostenibilità ambientale, favorendo la riduzione delle emissioni di CO2”.

Rigenerazione del midollo spinale: un’innovazione italiana con staminali ed elettrodi flessibili

Numerosi team nel mondo stanno cercando di rigenerare il midollo spinale dopo traumi o incidenti. Un settore in cui l’Italia gioca un ruolo importante con un nuovo dispositivo che utilizza mini-scosse di un elettrodo innovativo e cellule staminali. Questo progetto europeo coinvolge molte giovani ricercatrici e potrebbe rivoluzionare il trattamento delle lesioni spinali.

Lavori in corso

Di che si tratta? Parliamo di una struttura elettrificata biocompatibile e flessibile (detta scaffold) per trattare le lesioni del midollo spinale.

Il dispositivo si basa sul trapianto di cellule staminali e la rigenerazione del tessuto lesionato grazie a impulsi elettrici che favoriscono la trasformazione in neuroni.

Gli scienziati di Riseup, un progetto europeo guidato da Enea, lavorano con partner italiani, spagnoli e francesi. Il gruppo è caratterizzato da una significativa partecipazione di giovani ricercatrici.

“Attualmente – precisa Claudia Consales, coordinatrice del progetto e ricercatrice Enea – non esistono cure efficaci per le lesioni al midollo spinale che causano paralisi e disabilità permanenti.

Tuttavia, la ricerca sulle cellule staminali ha aperto nuove prospettive ed è in continuo sviluppo”.

Il dispositivo

Lo scaffold elettrificato si adatta alla curvatura del midollo spinale grazie a un metallo poroso che mantiene la conducibilità elettrica anche quando è piegato o deformato.

“Questa nuova tecnologia – spiega Consales – potrebbe rivoluzionare il settore delle apparecchiature biomedicali.

La flessibilità e la capacità di rilasciare correnti di diversa intensità e durata rendono questo dispositivo adatto a trattamenti di patologie neurologiche, controllo del dolore e monitoraggio dei segnali bioelettrici del corpo”.

Prospettive future

Attualmente lo scaffold è in fase di test su staminali coltivate in vitro e in un modello in vivo di lesione del midollo spinale. “Gli esperimenti, basati su un approccio multidisciplinare, stanno dando risultati preliminari incoraggianti”, conclude Consales.

La ricerca è avanzata e la speranza è che questi studi portino a soluzioni concrete per migliorare la vita delle persone con lesioni spinali.

Vaccino contro l’HIV, la nuova speranza

Da quando è stato identificato per la prima volta nel 1983, l’HIV ha contagiato più di 85 milioni di persone, causando circa 40 milioni di morti in tutto il mondo. Nonostante i farmaci profilattici pre-esposizione (Prep) possano ridurre significativamente il rischio di contrarre l’HIV, la loro efficacia dipende dall’assunzione quotidiana. Questo rende la ricerca di un vaccino duraturo una priorità assoluta per i ricercatori, che da decenni inseguono questo obiettivo senza successo.

Un nuovo sviluppo promettente

Recentemente, un vaccino sperimentale sviluppato alla Duke University ha mostrato risultati promettenti.

In uno studio clinico del 2019, il vaccino è riuscito a innescare la produzione di anticorpi neutralizzanti in un piccolo gruppo di partecipanti.

I risultati, pubblicati il 17 maggio sulla rivista scientifica Cell, sono stati definiti tra i più importanti nel campo dei vaccini contro l’HIV da Glenda Gray, presidente del South African Medical Research Council.

Il percorso verso il vaccino

Un team dello Scripps Research e dell’International AIDS Vaccine Initiative (IAVI) aveva dimostrato in precedenza la possibilità di stimolare le cellule necessarie a produrre rari anticorpi neutralizzanti.

Lo studio della Duke University rappresenta un ulteriore passo avanti, anche se ancora a livelli bassi, nel percorso verso la creazione di questi anticorpi.

Gray ha commentato che questa scoperta scientifica offre una grande speranza per sviluppare un regime vaccinale che indirizzi la risposta immunitaria verso una protezione efficace.

Il funzionamento dei vaccini

I vaccini funzionano addestrando il sistema immunitario a riconoscere un virus o un altro agente patogeno introducendo un elemento simile, stimolando i linfociti B a produrre anticorpi.

Quando una persona viene esposta al virus vero e proprio, questi anticorpi permettono al sistema immunitario di riconoscerlo e attaccarlo prontamente.

Le sfide specifiche dell'HIV

A differenza del rapido sviluppo del vaccino contro il Covid-19, la creazione di un vaccino contro l’HIV è più complessa a causa della natura unica del virus.

L’HIV muta rapidamente, superando le difese immunitarie, e si integra nel genoma umano pochi giorni dopo l’esposizione, nascondendosi al sistema immunitario.

Inoltre, alcune parti del virus somigliano alle nostre cellule, complicando ulteriormente la produzione di anticorpi specifici.

Il nuovo vaccino sperimentale

I ricercatori hanno concentrato i loro sforzi sugli anticorpi neutralizzanti, capaci di riconoscere e bloccare diverse versioni del virus.

Esistono due tipi principali di HIV, ciascuno con diversi ceppi, e un vaccino efficace dovrebbe riuscire a colpire la maggior parte di questi ceppi.

Haynes ha spiegato che alcune persone infette da HIV generano anticorpi neutralizzanti, ma questo processo richiede anni e non sempre produce anticorpi sufficienti.

Risultati dello studio

Haynes e il suo team hanno cercato di accelerare questo processo utilizzando un vaccino con molecole sintetiche che imitano una parte stabile della membrana esterna dell’HIV chiamata Mper.

Lo studio ha coinvolto 20 partecipanti sani; 15 hanno ricevuto due delle quattro dosi previste e cinque hanno ricevuto tre dosi.

Sebbene la sperimentazione sia stata interrotta a causa di una reazione allergica in un partecipante, i ricercatori hanno identificato un additivo nel vaccino come probabile causa, che sarà eliminato nei test futuri.

Prospettive future

Nonostante i progressi significativi, rimangono diverse sfide da affrontare.

Un vaccino efficace dovrebbe generare livelli di anticorpi significativamente più alti ed essere somministrabile in una sola dose.

Haynes ha dichiarato che il prossimo passo sarà progettare un vaccino con almeno tre componenti rivolte a diverse regioni dell’HIV, con l’obiettivo di stimolare una risposta immunitaria più robusta e duratura.

Fonte:

Innovazioni nei trapianti di fegato: AOU Pisana riconosciuta a livello internazionale

L’Unità operativa di Chirurgia epatica e del trapianto di fegato della AOU Pisana ha recentemente partecipato a due dei principali congressi internazionali sul trapianto epatico. Durante questi eventi, è stata presentata l’esperienza dell’unità nell’utilizzo della perfusione normotermica regionale combinata con la perfusione ex-situ per fegati provenienti da donatori DCD (Donation after Cardiac Death) anziani. Questa esperienza sarà fondamentale nella stesura delle nuove linee guida sull’argomento.

I Tempi di accertamento di morte cardiaca in Italia

Davide Ghinolfi, direttore facente funzione dell’Unità operativa, spiega: “La particolarità della nostra esperienza è che i tempi per l’accertamento di morte cardiaca in Italia sono di 20 minuti, quattro volte superiori agli altri Paesi.

Questo, in teoria, espone gli organi prima del prelievo a un rischio maggiore di danno ischemico.

I nostri donatori hanno inoltre un’età media molto superiore a quella degli altri Paesi, e quindi la combinazione dei tempi di ischemia con l’età rende questi organi più rischiosi dal punto di vista dei risultati”.

Tecnologie innovative per la perfusione del fegato

Ghinolfi prosegue: “Nella nostra esperienza abbiamo utilizzato una combinazione di tecnologie che permette la perfusione del fegato sia nel donatore che fuori dal corpo una volta prelevato.

Queste tecnologie ci hanno permesso di ottenere risultati assolutamente sovrapponibili a quelli di altri Paesi, dove l’ischemia è di soli 5 minuti e l’età media dei donatori è di poco superiore ai 40 anni.

Si tratta di un piccolo miracolo tecnologico che ci ha permesso fino ad ora di trapiantare 16 pazienti con ottimi risultati”.

Presentazioni ai congressi internazionali

Il lavoro dell’Unità operativa è stato presentato al congresso della ESOT (European Society for Organ Transplantation) a Madrid da Giovanni Tincani e al congresso della ILTS (International Liver Transplant Society) a Houston, USA, da Daniele Pezzati.

Riconoscimento e collaborazioni internazionali

A testimonianza del riconoscimento internazionale, Ghinolfi è stato invitato a tenere una lettura sull’utilizzo della perfusione regionale normotermica nei donatori da morte cardiaca e sulla perfusione d’organo ex-situ sia a Madrid che a Houston, davanti ai massimi esperti mondiali del settore.

Inoltre, è stato nominato dalla ESOT responsabile del gruppo di lavoro che redigerà le linee guida sull’argomento.

Progetti futuri e collaborazioni

Ghinolfi conclude: “Nei prossimi mesi saremo impegnati nella stesura di ulteriori studi e linee guida sull’argomento in collaborazione con i principali centri trapianto di fegato del mondo.

Tutto questo è frutto di un lavoro di squadra svolto quotidianamente da tutta l’equipe medica, infermieristica, tecnica e di supporto, che permette di garantire ai pazienti i più moderni standard in campo trapiantologico epatico.

Un ringraziamento particolare va anche all’OTT (Organizzazione Toscana Trapianti), che assicura un sistema di donazione ai vertici mondiali per numero e qualità”.

Med-Gemini: Il futuro dell’intelligenza artificiale nella sanità

Sviluppato da Google, questo sistema multimodale di intelligenza artificiale combina la potenza di Google Brain e DeepMind per rivoluzionare la pratica clinica. Integrando dati da testo, immagini, audio e video, Med-Gemini offre un supporto decisionale avanzato, migliorando l’accuratezza diagnostica e la qualità delle cure.

Med-Gemini e il ragionamento “Multimodale”

Med-Gemini rappresenta una fusione di Google Brain e DeepMind, creando un’IA in grado di analizzare, sintetizzare e comprendere una vasta gamma di informazioni, tra cui testo, immagini, audio e video.

Questo approccio “multimodale” riflette il complesso processo decisionale dei medici, che integrano dati provenienti da diverse fonti per giungere a una diagnosi accurata e a un piano di trattamento efficace.

Al servizio dei medici: accuratezza ed esempi pratici

In uno studio condotto da Google, Med-Gemini è stato valutato su diversi parametri clinici, dimostrando prestazioni all’avanguardia in numerosi benchmark.

Ad esempio, su un popolare benchmark di domande mediche (MedQA), Med-Gemini ha raggiunto un’accuratezza del 91,1%, superando i modelli precedenti con un ampio margine.

Un esempio concreto dell’applicazione di Med-Gemini è la sua capacità di analizzare una radiografia del torace e generare un referto radiologico dettagliato.

Attraverso un dialogo interattivo con il medico, Med-Gemini fornisce informazioni precise e utili per la valutazione del paziente.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale nella medicina del futuro

L’introduzione dell’IA nella pratica clinica solleva importanti questioni etiche e pratiche.

Mentre i clinici guardano con favore all’introduzione di strumenti AI per migliorare l’efficienza e la precisione delle cure, è essenziale garantire un equilibrio tra l’uso della tecnologia e l’attenzione al rapporto clinico-paziente.

Modelli linguistici multimodali

I modelli linguistici multimodali come Med-Gemini rappresentano una nuova era di possibilità per la sanità e la medicina.

Con la capacità di integrare dati provenienti da diverse fonti e fornire analisi dettagliate e accurate, questi sistemi possono accelerare le scoperte biomediche e migliorare la qualità delle cure.

Tuttavia, è importante affrontare le sfide legate all’affidabilità e alla sicurezza dei sistemi AI, garantendo che il loro utilizzo sia etico e responsabile.

Con una corretta implementazione e integrazione, l’IA può diventare un prezioso alleato nella lotta contro le malattie e nel miglioramento della salute globale.

Conclusioni

Mentre guardiamo al futuro della medicina digitale, è fondamentale mantenere un approccio bilanciato e responsabile all’adozione dell’IA.

L’integrazione di strumenti AI come Med-Gemini può offrire enormi vantaggi per i pazienti e i professionisti della sanità, ma deve essere guidata da principi etici e orientata verso il miglioramento del benessere umano.

Con una collaborazione tra tecnologia e medicina basata sul valore, possiamo sperare in un futuro in cui l’IA diventa un motore di progresso e innovazione nel settore sanitario.

Come ottenere il rimborso del SSN per liste d’attesa sospese: leggi e procedure

Ormai da tanti anni la piaga drammatica delle liste d’attesa troppo lunghe affligge irrimediabilmente il nostro sistema sanitario, costringendo tanti pazienti affetti anche da malattie molto gravi a rivolgersi alla sanità privata per poter effettuare interventi chirurgici ed esami diagnostici.

Il diritto del paziente secondo la legge del 1998

Pochi sanno però che la legge va incontro al cittadino nel caso di mancata osservanza dei tempi massimi previsti per le aziende sanitarie per effettuare una prestazione.

Infatti, nei casi di tempi d’attesa troppo lunghi o di impossibilità di prenotazione, il decreto legislativo 124 del 29 aprile 1998 prevede che il malato possa rivolgersi al privato chiedendo successivamente al SSN il rimborso delle spese effettuate.

Come richiedere il rimborso delle spese

Questo è ciò che dovrebbe sempre accadere quando l’utente si sente rispondere dal Cup che la data per effettuare un esame è molto distante da quella a cui il paziente avrebbe diritto per la patologia di cui si soffre o quando addirittura le liste d’attesa risultano bloccate.

Come ha avuto modo di spiegare recentemente la Federconsumatori, l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero professionale intramoenia e avrà sempre diritto al rimborso delle spese sostenute.

Per poter richiedere il rimborso occorre, secondo quanto previsto dalla normativa in vigore, inviare una apposita richiesta indirizzata al Direttore Generale dell’Azienda di riferimento.

Come presentare la richiesta al Servizio Sanitario Nazionale

Nella richiesta, l’utente dovrà comunicare al Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Territoriale (AST) che provvederà a richiedere ed effettuare la prestazione in regime di attività libero professionale per poi ottenere il rimborso delle spese sostenute, escluso il costo del ticket che in ogni caso l’utente avrebbe dovuto pagare anche se la prestazione fosse stata eseguita a carico del SSN.

In questo modo il costo dell’attività della libera professione intramoenia sarà a carico dell’azienda sanitaria di appartenenza.

La direttiva 2011/24/UE e il diritto alla mobilità sanitaria

È importante sottolineare che i pazienti hanno anche la possibilità di sfruttare la direttiva 2011/24/UE, recepita dall’Italia con il Decreto Legislativo n. 38 del 4 marzo 2014, che garantisce il diritto alla mobilità sanitaria all’interno dell’Unione Europea.

Questo permette ai cittadini di ricevere cure mediche in un altro Stato membro e di ottenere il rimborso delle spese sostenute, secondo le regole del paese di residenza.

Come funziona la direttiva 2011/24/UE

La direttiva consente ai pazienti di accedere a cure mediche in un altro Stato membro dell’UE, anche se non è strettamente necessario per motivi di salute immediati. Il paziente può richiedere il rimborso delle spese sostenute per il trattamento ricevuto all’estero, fino all’importo che sarebbe stato coperto dal sistema sanitario nazionale del proprio paese.

Vantaggi della direttiva

Questo approccio offre ai pazienti una maggiore flessibilità nell’accesso alle cure mediche, riducendo i tempi di attesa e consentendo loro di scegliere il luogo e il momento più adatti per ricevere trattamenti specifici.

Leggi e tutela della salute dei cittadini

Le leggi in questione sono state approvate in ossequio ai dettami costituzionali che prevedono l’esercizio del diritto e della tutela della salute dei cittadini.

L’articolo 32 prevede infatti che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.