Dalla Lum un algoritmo innovativo per l’analisi dei costi delle prestazioni sanitarie

L’algoritmo, frutto di un’indagine condotta dal 2017 in Puglia, mira a ottimizzare il sistema sanitario nazionale e richiede una revisione delle tariffe per garantire equità e sostenibilità.

Metodologia per determinare il costo della prestazione sanitaria

Un team di ricercatori della Libera Università Mediterranea ‘Giuseppe De Gennaro’, guidato da Francesco Albergo, ha sviluppato un algoritmo innovativo per analizzare il costo delle prestazioni sanitarie.

Questo strumento è stato presentato durante un evento presso l’Auditorium del Ministero della Salute, alla presenza di figure istituzionali di rilievo nel settore sanitario.

Indagine sulle tariffe attuali

L’algoritmo è il risultato di un’indagine condotta dal 2017 su circa 50 patologie in quattro Aziende Sanitarie Locali e due Policlinici della Puglia.

Dai risultati emersi è evidente che le tariffe attualmente in vigore non sono equilibrate.

Equilibrio economico e tariffe sanitarie

Le aziende sanitarie sono consapevoli dell’importanza di mantenere un equilibrio economico.

L’algoritmo si propone di lavorare sui minuti di assistenza, dalla fase pre-ricovero all’intervento stesso, al fine di stabilire tariffe più adeguate e sostenibili.

Importanza dell'algoritmo per la programmazione sanitaria

Il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, ha sottolineato l’importanza del nuovo algoritmo come strumento per una corretta programmazione e per ottimizzare le performance del sistema sanitario nazionale pubblico.

Ha evidenziato la necessità di rivisitare il sistema sanitario pubblico, ormai vecchio di 45 anni, e di introdurre nuovi modelli organizzativi.

Supporto dell'Università alle imprese e alle istituzioni

Il rettore della Libera Università Mediterranea, Antonello Garzoni, ha ringraziato la Regione Puglia per il sostegno allo studio iniziato nel 2017.

Ha enfatizzato il ruolo dell’università nel migliorare le performance delle imprese e delle istituzioni attraverso ricerche sul campo.

Critiche al sistema tariffario attuale

Secondo Francesco Albergo, il sistema tariffario attuale dei Drg (raggruppamento omogeneo di diagnosi) in Italia è inadeguato perché non tiene conto del reale costo della prestazione sanitaria ospedaliera.

Ruolo delle aziende private

Albergo ha ringraziato Novartis per il supporto e la collaborazione, sottolineando l’importanza del coinvolgimento del settore privato nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni innovative per il settore sanitario.

Necessità di rivisitare le tariffe

Vito Montanaro, direttore del Dipartimento Salute della Regione Puglia, ha evidenziato l’importanza di ridefinire le tariffe delle prestazioni sanitarie, soprattutto per le Regioni del Sud, affinché siano coerenti con i costi aggiornati e le componenti produttive.

Conclusioni e prospettive future

L’introduzione di questo nuovo modello di determinazione dei costi delle prestazioni sanitarie offre una straordinaria opportunità di innovazione e sostenibilità per il sistema sanitario italiano.

Si auspica che il Ministero della Salute dia la giusta attenzione a questa ricerca, affinché possa contribuire significativamente a migliorare l’efficienza e la sostenibilità del sistema sanitario nazionale.

Fonte:

Partecipazione ai test oncologici: in Italia solo 11% delle donne

Solo l’11% delle donne in Italia ha eseguito test oncologici nell’ultimo anno, evidenziando problemi nell’assistenza sanitaria femminile. L’analisi sottolinea l’urgenza di promuovere la prevenzione e migliorare l’accesso ai servizi sanitari di qualità per le donne.

Misurare lo stato di salute delle donne nel mondo

L’indagine annuale, ora alla sua terza edizione, è una delle iniziative più complete nel suo genere, coinvolgendo il 97% delle donne e delle ragazze del mondo di età pari o superiore ai 15 anni.

Questo sforzo ha coinvolto oltre 147.000 interviste condotte in 143 Paesi e territori, in più di 140 lingue, grazie alla collaborazione con Gallup, un’azienda leader nel settore dell’analisi e della consulenza.

Obiettivi dell'Hologic Global Women’s Health Index

L’Hologic Global Women’s Health Index si propone di essere un riferimento costante per monitorare i cambiamenti nei comportamenti e negli atteggiamenti che influenzano l’accesso delle donne a un’assistenza sanitaria di qualità in tutto il mondo.

Questo indice fornisce dati e intuizioni utili per alimentare politiche sanitarie innovative e programmi di assistenza mirati a migliorare la vita delle donne.

Dimensioni della salute femminile esplorate

L’analisi comprende cinque dimensioni interconnesse della salute femminile: prevenzione, salute emotiva, opinioni sulla salute e sulla sicurezza, bisogni di base e salute individuale.

Queste dimensioni spiegano più dell’80% della variazione nell’aspettativa di vita delle donne in tutto il mondo.

Sfide nell'assistenza sanitaria in Italia

In Italia, i dati raccolti rivelano una realtà preoccupante.

Solo il 51% degli intervistati si dichiara soddisfatto della disponibilità di un’assistenza sanitaria di qualità nella propria zona, una percentuale che diminuisce ulteriormente per le donne con redditi più bassi (48%).

Questo dato è in netto calo rispetto al 2020, quando la soddisfazione era del 60%, e rispetto alla media globale ed europea (68%).

Partecipazione ai programmi di prevenzione

Le donne italiane risultano essere meno coinvolte nei programmi di prevenzione oncologica e delle malattie sessualmente trasmissibili rispetto alla media europea e mondiale.

Solo l’11% si è sottoposto a un test oncologico negli ultimi 12 mesi e solo il 5% ha fatto lo stesso per le malattie sessualmente trasmissibili.

Salute emotiva e benessere

Anche la salute emotiva delle donne italiane presenta criticità.

Un’alta percentuale (86%) percepisce la violenza domestica come un problema diffuso, e un significativo numero di donne riporta emozioni negative, come preoccupazione, tristezza, stress e rabbia, con tassi superiori alla media europea e mondiale.

La necessità di un'impegno collettivo

L’indice complessivo sulla percezione della salute delle donne in Italia è in declino, posizionando il paese al di sotto della media europea e mondiale.

Questi dati richiamano l’urgenza di un impegno collettivo da parte di imprese, associazioni e istituzioni per garantire un accesso equo e universale all’assistenza sanitaria di qualità per le donne, indipendentemente dalla loro posizione geografica, stato economico o livello di istruzione.

Boom della medicina estetica non chirurgica in Italia

La medicina estetica non chirurgica, guidata da trattamenti iniettabili come la tossina botulinica, registra un aumento in Italia, con preferenza per il ringiovanimento facciale. La popolarità attira anche turisti medici, con l’Italia rinomata globalmente.

Medicina estetica non chirurgica

I dati rilevati da Isaps certificano che l’uso della medicina estetica non chirurgica, in particolare iniettabile, è in aumento.

Sono stati 485.000 gli interventi non-chirurgici in Italia, quasi il doppio di quelli chirurgici, 262.000.

Trattamenti iniettabili

Tra i più utilizzati l’acido ialuronico e la tossina botulinica, mentre per la chirurgia primo posto per l’aumento del seno e il trattamento della palpebra.

Il ruolo della tossina botulinica

Una tendenza fedele agli ottimi risultati garantiti dal botulino, che invoglia sempre più donne a trattare gli inestetismi in maniera non invasiva.

A dirlo è Giovanni Salti, presidente di Aiteb, l’Associazione Italiana Terapia Estetica Botulino.

La popolarità della tossina botulinica

“La tossina botulinica- dice Salti- si conferma un grande strumento per intervenire sulle imperfezioni, al primo posto nella classifica globale con 9 milioni di interventi e oltre 161.000 in Italia.

Fa parte del gruppo degli iniettabili e rappresenta una soluzione sicura ed efficace per i pazienti che non vogliono ricorrere alla chirurgia.

Target demografico e utilizzo

Il target si concentra principalmente sulle donne dai 35 ai 50 anni con 4 milioni di pazienti, ma è ugualmente diffuso tra le altre fasce d’età, con 2 milioni dai 18 ai 34 e altri 2 dai 51 ai 64.

Pratiche cosmetiche in Italia

Le pratiche cosmetiche in Italia, continua il presidente, vertono sul ringiovanimento facciale, con peeling chimici (21.000 interventi) e rassodamenti della pelle (16.000).

Ma anche su altre tipologie di intervento come l’epilazione, 20.000 registrate, e trattamenti anticellulite, 17.000.

Turismo medico e successo internazionale

Un successo anche per la medicina estetica italiana, che si conferma eccellente nel panorama internazionale, attirando su di sé sempre più turismo medico– conclude Salti-.

I pazienti stranieri che si rivolgono alle nostre cliniche arrivano perlopiù dal Brasile, dove l’Italia si colloca al terzo posto, e dalla Romania, dove si colloca prima.

Gli argentini, invece, sono il paese che si sposta di più per interventi medico-estetici; gli italiani sono all’ottavo posto”.

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Crescita esponenziale degli impianti e delle revisioni delle protesi ortopediche in Italia

L’Italia sta vivendo una crescita senza precedenti negli impianti di protesi ortopediche, un fenomeno che riflette sia i cambiamenti demografici che l’evoluzione tecnologica nel settore medico. Tuttavia, di pari passo con questa crescita, emerge una sfida altrettanto significativa: il boom delle operazioni di revisione protesica. 

Aumento dei casi di protesi ortopediche in Italia

Negli ultimi vent’anni, il numero di impianti di protesi ortopediche in Italia è cresciuto notevolmente, passando da circa 80.000 nel 2000 a oltre 220.000 nel 2022.

Questo aumento è stato alimentato sia dall’aumento delle persone sotto i 60 anni che si sottopongono a questi interventi, sia dall’invecchiamento della popolazione, con un crescente numero di anziani che richiedono l’operazione.

Boom delle operazioni di revisione

La popolazione anziana, sempre più longeva, ha portato ad un aumento significativo delle operazioni di revisione delle protesi ortopediche.

Questi dispositivi hanno una durata media di circa 20 anni e richiedono quindi periodicamente un “tagliando”.

Ogni anno in Italia, oltre 20.000 protesi raggiungono la scadenza prevista, rappresentando circa il 10% di quelle impiantate.

Sfide legate alla fisiologia articolare

Nonostante le moderne tecnologie abbiano prodotto protesi di alta qualità, la fisiologia dell’articolazione con protesi è diversa da quella naturale e diversi fattori possono influenzarne il funzionamento.

Problemi come l‘allentamento delle parti mobili, l’utilizzo eccessivo in sovraccarico o le infezioni possono portare a danni alle strutture ossee e legamentose.

Stime sulla durata delle protesi

Anche se non è possibile prevedere con precisione la durata di un impianto protesico per ogni paziente, studi suggeriscono che nel 90% dei casi le protesi rimarranno funzionali per 15-20 anni dall’impianto.

Necessità di revisione delle protesi

Considerando la durata media delle protesi, è evidente che pazienti giovani o anziani che hanno ricevuto l’impianto potrebbero necessitare di una revisione quando la protesi “si consuma”.

Tuttavia, la sostituzione di una protesi è un’operazione complessa e irreversibile, che richiede centri specializzati e chirurghi esperti.

Importanza della competenza

L’affrontare con successo il problema delle protesi ortopediche richiede competenza a tutti i livelli: dalle strutture sanitarie ai chirurghi.

L’esperienza e la pratica sono fondamentali per ridurre i rischi e garantire risultati positivi, soprattutto nelle operazioni di revisione.

Rischio di carenze nell'assistenza

Gli esperti avvertono che una carenza di centri specializzati e chirurghi esperti potrebbe portare a gravi conseguenze, con migliaia di persone disabili in caso di fallimento delle revisioni protesiche.

Ciò comporterebbe importanti oneri per il Servizio sanitario nazionale.

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L’epidemia di obesità raggiunge un nuovo picco, oltre un miliardo di casi nel mondo

In tre decenni, i tassi di obesità sono quadruplicati tra bambini e adolescenti, mentre tra gli adulti si sono raddoppiati nelle donne e triplicati negli uomini.

L'epidemia mondiale di obesità

Il numero di persone affette da obesità nel mondo ha raggiunto un picco senza precedenti nel 2022, superando il miliardo di individui.

Questo aumento significativo, che si è verificato in gran parte a causa della crescita demografica globale, rappresenta un aumento di oltre cinque volte rispetto ai dati del 1990.

Questa tendenza preoccupante è stata rivelata da un’analisi globale pubblicata su The Lancet, condotta dalla NCD Risk Factor Collaboration (NCD-RisC) in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con il coinvolgimento anche del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

La portata dell'obesità nel mondo

Lo studio ha coinvolto la raccolta e l’analisi delle misurazioni di peso e altezza di oltre 220 milioni di persone in più di 190 paesi.

I risultati indicano che nel 2022, circa 159 milioni di bambini e adolescenti e 879 milioni di adulti vivevano con l’obesità.

Crescita esponenziale

La ricerca evidenzia un aumento significativo dei casi di obesità, in particolare tra bambini, adolescenti e adulti.

Tra i giovani, il tasso di obesità è aumentato drasticamente, quadruplicando rispetto al 1990.

Anche tra gli adulti, i tassi di obesità sono più che raddoppiati nelle donne e quasi triplicati negli uomini durante lo stesso periodo.

Contro tendenza

Parallelamente all’aumento dell’obesità, si è osservata una diminuzione significativa della prevalenza di sottopeso, sia tra bambini e adolescenti che tra adulti.

Questa tendenza, sebbene positiva, non bilancia l’urgente necessità di affrontare l’epidemia di obesità che affligge il mondo.

Il contesto italiano

Lo studio fornisce anche una panoramica della situazione in Italia, dove le percentuali di sottopeso sono relativamente basse, ma l’obesità rimane una sfida significativa.

I dati evidenziano la necessità di interventi mirati e strategie preventive per affrontare questa problematica.

Chiamata all'azione

Il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha sottolineato l’importanza di adottare misure preventive e gestionali contro l’obesità sin dalla prima infanzia fino all’età adulta.

Questa lotta richiede un impegno collettivo da parte dei governi, delle comunità e del settore privato, insieme alla promozione di politiche basate sull’evidenza e al sostegno delle agenzie nazionali di sanità pubblica.

Solo attraverso un’azione coordinata e multilaterale sarà possibile invertire la tendenza all’aumento dell’obesità e proteggere la salute delle generazioni future.

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Una rivoluzione nel trattamento dei tumori cerebrali profondi a Cremona

La chirurgia transulcale, una tecnica mininvasiva innovativa, rimuove masse tumorali profonde sfruttando le pieghe naturali dell’organo, garantendo maggiore precisione e minori rischi per i pazienti.

Una tecnica chirurgica innovativa per tumori cerebrali profondi

Nell’ospedale di Cremona, è stata introdotta una nuova tecnica chirurgica mininvasiva per la rimozione di tumori cerebrali profondi.

Questa metodologia, conosciuta come ‘Brain Path’ o chirurgia transulcale, rappresenta un notevole passo avanti nell’ambito della neurochirurgia, consentendo un accesso più preciso e mirato ai tumori attraverso i sentieri naturali del cervello.

L'applicazione della tecnica: sfruttando i solchi cerebrali

Antonio Fioravanti, direttore del dipartimento di Neuroscienze e della Neurochirurgia dell’Asst di Cremona, ha evidenziato l’efficacia di questa tecnica per lesioni cerebrali profonde e difficili da raggiungere.

Si utilizzano i solchi cerebrali, le vie anatomiche che separano i fasci di materia bianca e che sono responsabili di funzioni cruciali come il movimento e il linguaggio, come guida per raggiungere il tumore.

Attraverso uno strumento apposito, dotato di una telecamera, è possibile inserirsi nei solchi cerebrali, spostando delicatamente le porzioni circostanti per raggiungere direttamente la lesione.

Vantaggi e benefici

La chirurgia transulcale offre numerosi vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale.

Oltre alla minore invasività, che comporta minori traumi al cervello, riduce anche la durata complessiva dell’intervento e le complicazioni sia durante che dopo l’operazione.

Grazie alla neuronavigazione, che fornisce una mappatura tridimensionale della lesione e delle aree cerebrali circostanti, è possibile eseguire l’intervento in modo più preciso e mirato.

Questo approccio innovativo permette inoltre tempi di ricovero e recupero postoperatorio più brevi, consentendo ai pazienti di tornare alla loro routine quotidiana in tempi più rapidi.

Il caso del primo paziente

Il primo paziente a beneficiare di questa tecnica è una donna di 60 anni con una storia di tumore alla mammella seguito da metastasi cerebrali.

Nonostante anni di terapie e controlli, la chirurgia transulcale è stata l’unica soluzione possibile per lei.

Attualmente, la paziente si trova in fase di recupero dopo l’intervento e sta pianificando il suo rientro a casa dall’ospedale.

La sua esperienza rappresenta un significativo passo avanti nell’ambito della neurochirurgia, offrendo speranza e nuove prospettive ai pazienti affetti da tumori cerebrali profondi.

Fonte:

Marco Antonio Zappa lascia il SSN

Dopo oltre 40 anni di carriera nel settore medico, Zappa si dimette dalla sua posizione di direttore dell’Uoc di Chirurgia Generale dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano. La sua scelta è motivata dalla delusione verso un sistema che, secondo lui, non riconosce il valore e il merito degli operatori.

Addio al Servizio Sanitario Nazionale

Marco Antonio Zappa, una figura di spicco nella chirurgia addominale a livello mondiale, ha preso una decisione significativa: dire addio al Servizio Sanitario Nazionale (Ssn).

Questo annuncio giunge dopo una lunga e illustre carriera nel settore medico, caratterizzata da gesti di grande umanità e competenza.

È noto soprattutto per aver curato d’urgenza Fedez per il sanguinamento di due ulcere, un atto che ha suscitato gratitudine e ammirazione da parte del rapper e del pubblico.

Stanchezza e delusione

Dopo oltre 40 anni di servizio nel Ssn, Zappa ha deciso di abbandonare il suo ruolo di direttore dell’Uoc di Chirurgia Generale dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano.

Una scelta dettata dalla stanchezza e dalla delusione nei confronti di un sistema pubblico che sembra non apprezzare il suo impegno e il suo contributo.

L’esperienza accumulata in una vita dedicata alla medicina non ha trovato il riconoscimento che meritava.

Alla ricerca di nuove sfide professionali

Tuttavia, questa decisione non segna la fine della sua carriera medica.

Zappa ha chiarito che non smetterà di esercitare la chirurgia, ma cercherà nuove opportunità che soddisfino i suoi sogni e le sue ambizioni professionali.

L’obiettivo è trovare un ambiente di lavoro che valorizzi la sua esperienza e gli offra la possibilità di continuare a crescere e a svilupparsi come professionista.

Un curriculum di eccellenza

Con un curriculum impressionante che comprende migliaia di interventi chirurgici, centinaia di pubblicazioni scientifiche e un ruolo di rilievo nella Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità, Zappa ha dimostrato la sua competenza e dedizione nel campo della chirurgia.

Il suo contributo alla formazione di nuovi chirurghi e alla ricerca scientifica è stato significativo e riconosciuto a livello nazionale e internazionale.

Il futuro

Nonostante la delusione nel sistema pubblico sanitario, Zappa guarda al futuro con ottimismo e determinazione.

Spera di trovare nuove sfide professionali che gli permettano di continuare a praticare la sua professione con passione e dedizione, mantenendo sempre alti standard di qualità e cura per i suoi pazienti.

La sua decisione di lasciare il Ssn è stata matura e riflessiva, e apre le porte a nuove opportunità e possibilità di crescita professionale e personale.

Fonte:

Tredicenne recupera la vista grazie ad una terapia genica in collirio.

Un giovane paziente affetto da epidermolisi bollosa distrofica recessiva recupera la vista grazie a una terapia genica in collirio. Il trattamento topico con B-Vec mostra un notevole miglioramento dell’acuità visiva, offrendo speranza per futuri trattamenti di complicazioni oculari legate alla malattia rara

Restituzione della vista attraverso la terapia genica

Sono bastate alcune gocce di un collirio contenente una terapia genica per restituire la vista a un giovane paziente non vedente a causa di una malattia rara: l’epidermolisi bollosa distrofica recessiva (Deb).

Il trattamento topico con beremagene geperpavec (B-Vec) è stato applicato direttamente all’occhio destro, portando a un notevole miglioramento dell’acuità visiva per il ragazzo legalmente cieco.

Presentazione del caso clinico

Il caso clinico è stato presentato da Arianna Tovar Vetencourt del Bascom Palmer Eye Institute presso la University of Miami Miller School of Medicine e pubblicato sul New England Journal of Medicine.

L'Epidermolisi Bollosa Distrofica Recessiva (Deb)

L’epidermolisi bollosa distrofica recessiva è caratterizzata da pelle che si lacera facilmente e forma vesciche.

In più di un quarto dei pazienti, la malattia colpisce anche gli occhi, il che può portare a ferite o cicatrici che compromettono la vista.

Il primo caso del suo genere

Il caso, il primo del suo genere, è quello di un 13enne colpito dalla malattia rara causata da una mutazione a carico del gene COL7A1, dall’età di 7 anni.

Miglioramento notevole

Il grado di miglioramento osservato è stato notevole, come indicato dagli autori dello studio, che hanno anche sottolineato la necessità di ulteriori indagini e studi più ampi per confermare tali risultati.

Il trattamento con B-Vec

B-Vec utilizza un virus vettore per consegnare alle cellule una versione sana del gene coinvolto.

Inizialmente sviluppato come una formulazione in gel, è stata cercata un’adeguata formulazione per il trattamento delle lesioni oculari.

Passaggio da gel a collirio

Dopo aver ottenuto successo con la terapia genica in gel, gli scienziati hanno adattato la formulazione per creare un collirio, offrendo una soluzione più pratica e duratura per il trattamento degli occhi.

Speranza per altri pazienti

Il caso del ragazzo di 13 anni offre speranza per altri pazienti affetti da complicazioni oculari legate all’epidermolisi bollosa distrofica.

Il successo del trattamento lascia intravedere potenziali applicazioni future per migliorare la vista di altri pazienti affetti dalla stessa condizione.

Fonte:

aboutpharma.com

Diminuzione del 50% dei giorni di ricovero con il protocollo ERAS.

Il protocollo ERAS, noto come “miglior recupero post intervento chirurgico”, è un approccio multidisciplinare fondato sulle più recenti evidenze scientifiche e promosso dalla ERAS Society.

L'IRCCS di Negrar: un'eccellenza nel Protocollo ERAS

Dopo solo un anno dalla certificazione di centro qualificato, l’IRCCS di Negrar ha raggiunto un ulteriore e prestigioso traguardo nell’applicazione del protocollo chirurgico ERAS (Enhanced Recovery After Surgery).

Questo percorso di cure mira alla migliore e più rapida ripresa del paziente dopo l’intervento.

Certificazione ERAS per il dipartimento di Chirurgia Generale

Il Dipartimento di Chirurgia Generale ha ottenuto la certificazione internazionale di centro formatore ERAS per la chirurgia colo-rettale e bariatrica.

Questo riconoscimento consente alle equipe chirurgiche di formare altri centri europei ed italiani sull’applicazione e implementazione del protocollo ERAS.

Riduzione della degenza e delle complicanze

Grazie all’adozione del protocollo ERAS, l’IRCCS di Negrar ha registrato significativi miglioramenti nei tempi di degenza e nelle complicanze post-operatorie.

La degenza media è passata da 8,5 a 4,6 giorni per la chirurgia colo-rettale e da 4 a 2 giorni per quella bariatrica.

Inoltre, le complicanze post-intervento sono diminuite dal 33% al 19,5%.

Focus sui risultati e sul benessere del paziente

Il protocollo ERAS ha portato notevoli miglioramenti anche nel controllo del dolore e della nausea post-operatoria, fondamentali per una rapida ripresa del paziente.

Questi miglioramenti sono stati evidenziati rispettivamente dal passaggio dal 12% al 2% nel controllo del dolore e dal 4% all’1,5% nel controllo della nausea.

Collaborazione multispecialistica per il successo del protocollo

La certificazione di centro formatore è il frutto di un lavoro complesso che coinvolge diversi specialisti, non solo chirurghi.

L’adesione al protocollo ERAS superiore al 95% è stata cruciale per ottenere risultati significativi a vantaggio di tutti i pazienti, specialmente quelli fragili o sottoposti a interventi ad alta complessità.

Implementazione e futuro del Protocollo ERAS

Il prossimo obiettivo dell’IRCCS di Negrar è ottenere il riconoscimento di centro di eccellenza.

Ciò richiederà il mantenimento dei risultati ottenuti e un ulteriore potenziamento del protocollo ERAS con l’implementazione di percorsi virtuosi, come l’attivazione di un centro antifumo e un percorso peri-operatorio dedicato ai pazienti anziani.

Adozione del Protocollo ERAS nelle specialità chirurgiche

Il protocollo ERAS è stato adottato ufficialmente dalla chirurgia colo-rettale nel settembre 2021 e dalla chirurgia bariatrica nel 2021. Attualmente, il numero di pazienti che hanno seguito questo percorso è in costante aumento, testimoniando i benefici tangibili della sua implementazione.

Fasi chiave del Protocollo ERAS

Il protocollo ERAS si basa su tre fasi fondamentali, con particolare attenzione alla fase pre-operatoria che comprende una preparazione ottimale del paziente attraverso un piano nutrizionale e un percorso di preabilitazione. La fase operatoria include non solo interventi chirurgici minimamente invasivi ma anche specifiche procedure anestesiologiche per ridurre le complicanze post-operatorie.

Coinvolgimento attivo del paziente

Il coinvolgimento attivo e consapevole del paziente è essenziale per il successo del protocollo ERAS.

L’uso di un’applicazione dedicata, come l’IColon, aiuta il paziente a seguire il percorso post-operatorio e permette al medico di monitorare il recupero anche a distanza, garantendo un supporto continuo e personalizzato.

Focus speciale sulla chirurgia bariatrica

Nel caso della chirurgia bariatrica, il protocollo ERAS facilita la gestione del paziente, specialmente quelli giovani che desiderano tornare alle attività quotidiane il prima possibile.

Il coinvolgimento attivo del paziente è cruciale, soprattutto per quanto riguarda la gestione dell’alimentazione e dell’attività fisica, elementi fondamentali per il successo dell’intervento e il miglioramento del benessere complessivo del paziente.

Fonte:

Pacemaker che controlla il Parkinson impiantato a Bologna

Una specie di pacemaker impiantato sotto la la fascia del muscolo pettorale, che manda impulsi a due elettrodi che si trovano nel nucleo sub talamico, collegati attraverso un lungo cavo posto nel collo, hanno cambiato la vita del paziente.

Un nuovo approccio alla cura del Parkinson

La malattia di Parkinson, una condizione neurodegenerativa debilitante, ha visto un nuovo raggio di speranza con l’introduzione di un dispositivo innovativo che mira a contrastare i suoi sintomi.

Questo avvenimento segna una svolta significativa nella ricerca e nel trattamento di una delle malattie neurologiche più sfidanti.

Il primo Pacemaker implantato in Italia

L’ospedale Bellaria ha fatto la storia con l’impianto del primo pacemaker contro il Parkinson nel paese.

Questo evento non solo offre una nuova opzione terapeutica per i pazienti italiani, ma rappresenta anche un passo avanti nella lotta globale contro questa malattia.

Un rivoluzionario stimolatore cerebrale

Gabriele Selmi, ex direttore di una banca, è stato uno dei primi a beneficiare di questo stimolatore cerebrale.

Il dispositivo agisce erogando una corrente elettrica attraverso elettrodi collegati ai nuclei profondi del cervello, mirando a ridurre i sintomi motori del Parkinson, come il tremore delle mani.

Il funzionamento del dispositivo

La stimolazione delle aree specifiche del cervello interrompe i segnali nervosi che scatenano i sintomi motori della malattia.

Questo permette ai pazienti di acquisire un maggiore controllo sui loro movimenti corporei, migliorando così la loro qualità di vita.

Personalizzazione della terapia

Una delle caratteristiche chiave di questo pacemaker è la sua capacità di registrare l’attività cerebrale in tempo reale.

Questo consente ai medici di adattare la terapia in base alla risposta individuale di ciascun paziente, ottimizzandola per massimizzare i risultati.

Longevità e comodità del dispositivo

Inoltre, la natura ricaricabile del dispositivo, insieme al sistema di ricarica Bluetooth, garantisce una maggiore longevità e comodità per i pazienti, riducendo la necessità di interventi chirurgici ripetuti per la sostituzione della batteria.

Un intervento che cambia la vita

Gabriele Selmi, il quale è stato sottoposto all’intervento, condivide la sua esperienza positiva.

Il dispositivo ha drasticamente ridotto il suo tremore al braccio destro, consentendogli di riprendere le attività quotidiane con una maggiore fiducia e autonomia.

Una decisione rivolta al futuro

Selmi spiega che la sua decisione di sottoporsi all’intervento non è stata solo per il suo bene, ma anche per alleviare il peso sulla sua famiglia e perseguire i suoi sogni personali nonostante la malattia.

Guardando avanti

Con un nuovo senso di speranza e determinazione, Gabriele Selmi si prepara a sfidare se stesso, puntando a compiere una traversata a nuoto dello Stretto di Messina come simbolo di resilienza e vittoria contro il Parkinson.

La sua storia ispira altri pazienti affetti da questa malattia a non perdere mai la speranza e a continuare a lottare per una vita migliore.