Presso l’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma è stato eseguito un intervento cardiologico mai documentato prima in letteratura: un impianto di TAVI in TAVI su una paziente affetta dalla rarissima Sindrome di Morquio.
Un intervento senza precedenti
Un evento di portata storica si è verificato presso l’ospedale San Camillo Forlanini: per la prima volta in letteratura medica è stato eseguito un intervento di TAVI in TAVI, ovvero l’impianto di una nuova bioprotesi aortica all’interno di una precedente bioprotesi danneggiata, tramite accesso dall’arteria femorale. Il caso riguardava una paziente affetta dalla rarissima Sindrome di Morquio, per la quale questa procedura rappresentava l’unica opzione terapeutica possibile.
L’intervento, perfettamente riuscito, è stato eseguito dal dottor Francesco De Felice e dalla dottoressa Diana Chin dell’équipe di Cardiologia interventistica.
Che cos’è la Sindrome di Morquio
La Sindrome di Morquio, o mucopolisaccaridosi di tipo IV, è una rara malattia genetica che colpisce circa una persona su 300.000. È causata dall’accumulo di glicosaminoglicani (zuccheri complessi) nei tessuti del corpo, portando a gravi problemi muscoloscheletrici, tra cui bassa statura, e a disfunzioni degli organi vitali come cuore e polmoni.
Nel caso specifico, la paziente – di soli 53 anni – era già stata sottoposta a numerosi interventi ortopedici e, nel 2017, aveva ricevuto un primo impianto TAVI per trattare una stenosi aortica severa. Nel 2023, a seguito di un peggioramento, era stata trattata con una valvuloplastica aortica. Tuttavia, le sue condizioni cliniche la rendevano ad altissimo rischio per un nuovo intervento chirurgico o un ulteriore TAVI.
Il ricovero d’urgenza al San Camillo
A seguito di un improvviso peggioramento, la paziente è stata ricoverata al pronto soccorso del San Camillo per un episodio di scompenso cardiaco acuto. La dottoressa Vania Chianta, cardiologa, ha effettuato una rapida diagnosi ecocardiografica, rilevando la disfunzione della protesi valvolare aortica con grave stenosi e insufficienza cardiaca.
Stabilizzata la paziente, la radiologia diretta dal dottor Vitaliano Buffa ha confermato, mediante una TAC, la fattibilità tecnica dell’intervento TAVI in TAVI tramite accesso transfemorale. L’Heart Team multidisciplinare ha unanimemente considerato questa l’unica strada percorribile, poiché un trattamento medico isolato sarebbe stato inefficace.
Un lavoro di squadra altamente specializzato
L’intervento è stato eseguito dall’équipe dell’Unità operativa semplice di Cardiologia interventistica, parte dell’Unità operativa complessa di Cardiologia diretta dal professor Domenico Gabrielli. Il supporto anestesiologico è stato fornito dalla UOC di Cardioanestesia, guidata dal professor Elio D’Avino.
Per minimizzare i rischi, la procedura è stata condotta in anestesia locale con accesso transfemorale, sotto costante monitoraggio da parte del dottor Davide Cristofani. Fondamentale il contributo del personale infermieristico (Dario Lolli, Diego Roviti, Mauro Ruscito) e tecnico (Sabrina Saraceni). La procedura si è conclusa con successo e senza complicanze, e la paziente è stata assistita dall’équipe dell’UTIC (Unità di Terapia Intensiva Cardiologica) fino alla dimissione, avvenuta dopo pochi giorni.
Una procedura rara e complessa
Dal San Camillo sottolineano che, sebbene la sostituzione percutanea della valvola aortica (TAVI) sia oggi sempre più diffusa, gli interventi di TAVI in TAVI restano complessi e rari, richiedendo alta specializzazione tecnica e una pianificazione meticolosa.