Centro Cardiologico Monzino impiantati 35 cuori artificiali

Nel Centro Cardiologico Monzino di Milano, sono stati impiantati con successo 35 cuori artificiali, di cui otto dei più avanzati modelli HeartMate 3, considerati il dispositivo di punta a livello internazionale.

Questi dispositivi sfruttano la tecnologia di levitazione magnetica per minimizzare le complicanze e ripristinare il flusso sanguigno.

Pompa del sangue

I cuori artificiali, noti come Vad (Ventricular Assistance Device), svolgono la funzione di una “pompa del sangue” e contribuiscono in tutto o in parte alla funzione ventricolare, in particolare quella sinistra, per distribuire il sangue in tutto l’organismo.

Questi dispositivi, essenzialmente delle mini-pompe miniaturizzate, vengono impiantati nel torace per assistere il cuore nella sua azione propulsiva.

L'avanzata tecnologia dei Vad

Il Prof. Piergiuseppe Agostoni, Direttore della Cardiologia Critica del Monzino e Professore di Cardiologia all’Università degli Studi di Milano, spiega che lo scompenso cardiaco grave, o insufficienza cardiaca, si manifesta come l’incapacità del cuore di contrarsi e dilatarsi in modo sufficiente per eseguire le sue funzioni vitali.

In passato, l’unico trattamento disponibile era il trapianto di cuore, che presentava limiti significativi, come la disponibilità limitata degli organi e la selezione dei pazienti.

Di conseguenza, la ricerca si è focalizzata sui Vad, con modelli attuali come l’HeartMate 3 che sfruttano nuove tecnologie di propulsione sanguigna basate su campi magnetici, garantendo maggiore durata, sicurezza e riducendo il rischio di complicanze trombo-emboliche.

Questi dispositivi sono anche più compatti rispetto ai modelli precedenti e funzionano grazie a batterie portatili indossate come una cintura.

Attualmente, sono in corso sperimentazioni per ricariche wireless, che non richiedono fili o batterie esterne.

L'impegnativo processo di impianto dei Vad

L’impianto di un Vad richiede un approccio multidisciplinare e un lavoro di squadra essenziale, che segue il paziente dalla selezione iniziale al follow-up nel tempo.

Questo gruppo comprende un cardiologo specializzato in scompenso cardiaco avanzato per la selezione e il monitoraggio del paziente, un cardiologo specializzato in imaging ed emodinamica, uno psicologo, un anestesista rianimatore e un cardiochirurgo.

Diverse indicazioni per l'uso dei Vad

Il Prof. Agostoni sottolinea che ci sono molteplici indicazioni per l’utilizzo dei Vad, che vanno da terapie temporanee in attesa di un cuore da trapiantare a situazioni in cui il Vad rappresenta la terapia definitiva, quando un trapianto non è possibile.

Questo è particolarmente rilevante per i pazienti con problemi legati all’età o comorbilità.

Di conseguenza, il Vad non è più considerato solo una “soluzione ponte” verso il trapianto, ma una terapia di destinazione che può sostituirsi al trapianto stesso.

Le performance dei Vad, e quindi i benefici per i pazienti, avanzano parallelamente all’evoluzione tecnologica.

Attualmente, la sopravvivenza media dei pazienti con Vad di lunga durata è di circa 5 anni, rispetto a un’attesa media di 6 mesi.

Tuttavia, i risultati variano in base alle condizioni specifiche di ciascun paziente candidato all’impianto, ma è evidente che con il tempo, questi dati migliorano per tutti.

Rischio scompenso cardiaco nell’invecchiamento.

Un team di ricercatori italiani ha scoperto una connessione tra l’invecchiamento e l’aumento del rischio di sviluppare la “malattia del cuore stanco.”

Questa relazione si basa su un cambiamento disfunzionale nel metabolismo cardiaco, che priva il cuore dell’energia necessaria per il pompaggio efficace del sangue.

Il rilevamento del meccanismo molecolare

La ricerca, condotta in collaborazione con il professor Roberto Papait dell’Università dell’Insubria, è stata pubblicata su Circulation Research.

I ricercatori hanno identificato il meccanismo molecolare alla base dell’esaurimento dell’energia cardiaca e dimostrato, seppur in laboratorio, che è possibile migliorare la funzionalità cardiaca inibendo questo meccanismo.

L'impatto dell'insufficienza cardiaca

L’insufficienza cardiaca è una condizione diffusa e debilitante, con circa 600.000 persone in Italia che ne soffrono, rappresentando una persona su dieci oltre i 65 anni.

Nei paesi industrializzati, questa malattia costituisce la principale causa di disabilità e morte tra gli anziani.

Nonostante siano disponibili diverse terapie per rallentare la progressione dell’insufficienza cardiaca, la ricerca di soluzioni terapeutiche più efficaci rimane una sfida fondamentale in cardiologia.

La ricerca di nuove soluzioni terapeutiche

Il professor Gianluigi Condorelli, direttore del Cardio Center dell’Irccs Humanitas di Rozzano e professore ordinario di Humanitas University, spiega che negli ultimi vent’anni, la comprensione dello scompenso cardiaco è progressivamente evoluta.

Si è dimostrato che l’energia svolge un ruolo cruciale in questa condizione, poiché il cuore affetto è essenzialmente un cuore privo di carburante.

Poiché il cuore è uno degli organi più energivori dell’organismo, il suo normale funzionamento richiede un notevole apporto energetico.

Molti farmaci utilizzati per trattare l’insufficienza cardiaca mirano a consentire al cuore di risparmiare energia e utilizzare in modo più efficiente le risorse energetiche limitate causate dalla malattia.

Il ruolo chiave di p300 nel metabolismo cardiaco

Il nuovo studio ha individuato un regolatore chiave nel bilancio energetico del cuore, noto come p300, un potenziatore genico o co-attivatore trascrizionale.

Questi potenziatori genici influenzano il comportamento delle cellule, aumentando la probabilità di attivare specifici geni.

Il p300, il cui livello di attività aumenta durante l’invecchiamento, altera il metabolismo delle cellule cardiache, simulando una carenza di ossigeno e spostando il fabbisogno energetico verso il consumo di zuccheri, una fonte meno efficiente che priva il cuore dell’energia necessaria, contribuendo all’insorgere dell’insufficienza cardiaca.

Sperimentazione dell'inibizione di p300

Per verificare questa teoria, gli scienziati hanno cercato di “spegnere” l’attività di p300 utilizzando un inibitore e hanno notato un parziale recupero della funzionalità cardiaca.

Anche se questo test è stato condotto solo in modelli di laboratorio della malattia, i risultati ottenuti aprono nuove prospettive nella ricerca per il trattamento dell’insufficienza cardiaca.

La prospettiva futura

Il professor Papait, coordinatore dello studio insieme a Condorelli, sottolinea che, sebbene l’invecchiamento sia la causa primaria dell’insufficienza cardiaca, la spiegazione di questa connessione ha a lungo sfidato medici e ricercatori.

Il nuovo studio fornisce un tassello essenziale per comprendere che, con l’invecchiamento, le cellule cardiache modificano il loro metabolismo energetico in modo sfavorevole.

Questo rappresenta il primo passo per sviluppare nuove terapie atte a ridurre il rischio di insufficienza cardiaca nell’anzianità.

Fonte

Classifica Agenas degli ospedali italiani

L’Istituto Humanitas di Rozzano e l’Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche sono stati confermati come i due ospedali che hanno fornito le migliori cure ai cittadini, come emerge dal Piano Nazionale Esiti del 2023 di AGENAS, che ha analizzato l’attività di oltre 1400 ospedali pubblici e privati.

Crescita dei ricoveri Post-Pandemia

I dati del Piano Nazionale Esiti (PNE) 2023 fanno riferimento alle cure somministrate nel 2022 da circa 1400 ospedali pubblici e privati, nonché ai dati relativi al periodo 2015-2022 per valutare i trend temporali.

Il rapporto evidenzia un significativo aumento dell’attività nel 2022, con un aumento dei ricoveri rispetto al 2021 di 328.000 casi.

Nonostante ciò, si registra ancora una riduzione del 10% rispetto al 2019, nonostante il riavvicinamento ai livelli pre-pandemici, soprattutto nell’attività programmata e diurna.

Complessivamente, nel triennio 2020-2022, si è registrata una riduzione di 3,8 milioni di ricoveri rispetto ai volumi del 2019.

Il rapporto analizza 195 indicatori, tra cui quelli relativi all’assistenza ospedaliera, territoriale, e l’accesso improprio al pronto soccorso.

Top Ospedali: Humanitas di Rozzano e Aou delle Marche

Tra le 331 strutture valutate in almeno sei aree cliniche, solo l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano ha ottenuto valutazioni di alta qualità o molto alta in tutte le aree cliniche considerate.

Per quanto riguarda le strutture pubbliche, l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche ha ottenuto le migliori valutazioni in sei aree cliniche, confermando la sua posizione di vertice rispetto al PNE dell’anno precedente.

Importanza del monitoraggio

Il rapporto sottolinea che nella maggior parte degli ospedali, si trovano aree con valutazioni di alta qualità accanto a quelle con valutazioni di bassa qualità.

Il presidente dell’Agenas, Enrico Coscioni, afferma che questo tipo di attività di valutazione è fondamentale per il governo del Sistema Sanitario Nazionale poiché aiuta a individuare criticità nell’assistenza e a sviluppare strategie correttive.

Tempestività nell'intervento per infarto

Il rapporto esamina anche la tempestività dell’accesso all’angioplastica coronarica nei casi di infarto.

La proporzione di interventi eseguiti entro 90 minuti, un indicatore chiave per valutare le performance degli ospedali, è rimasta stabile nel triennio, passando dal 56% nel 2020 al 57% nel 2022.

Tra le strutture che presentano proporzioni più elevate di angioplastica tempestiva, se ne segnalano diverse, inclusi ospedali come Casa di Cura Città di Lecce e il Presidio Ospedaliero Giovanni Paolo II di Sciacca.

Bypass aorto coronarico

Per quanto riguarda il numero di ricoveri per bypass aorto coronarico nel 2022, si è verificato un recupero rispetto al periodo pre-pandemico, ma con una diminuzione del 10%.

Solo 11 strutture superano la soglia standard di almeno 200 interventi all’anno per il bypass aorto coronarico.

Valutazione dell'area cardiovascolare

L’Agenas ha valutato complessivamente l’area cardiovascolare attraverso sei indicatori.

Solo 55 delle 562 strutture valutate hanno ottenuto valutazioni positive su tutti e sei gli indicatori.

L’Aou Careggi di Firenze è l’unica struttura ad aver raggiunto un livello di qualità molto alto in questa area.

Trattamento della frattura del collo del femore

Per quanto riguarda la frattura del collo del femore, si è osservato un leggero miglioramento nella concentrazione dei casi rispetto agli anni precedenti.

Su 418 strutture, il 61% ha raggiunto la soglia standard di almeno 75 interventi all’anno, coprendo il 96% dell’attività chirurgica complessiva.

Cure osteomuscolari di alta qualità

Il rapporto Agenas include anche una valutazione dell’area osteomuscolare attraverso tre indicatori.

Tra le 338 strutture che soddisfano tutti e tre gli indicatori, 28 hanno ottenuto un livello di qualità molto alto.

Chirurgia oncologica

L’area della chirurgia oncologica è stata valutata attraverso tre indicatori.

Solo quattro strutture hanno raggiunto un livello di qualità molto alto in questa area. Altre 28 strutture hanno ottenuto valutazioni di alta qualità.

Analisi dell'area parto

L’analisi dell’area parto rivela che la percentuale di tagli cesarei è in leggera risalita, tornando ai livelli del 2017 (23%).

Le strutture pubbliche sopra la soglia di almeno 1000 parti l’anno eseguono meno tagli cesarei, mentre si osserva una maggiore propensione alla pratica chirurgica da parte delle strutture private.

La maggior parte delle regioni del Sud ha superato il 40% di tagli cesarei, e la proporzione media di parti naturali dopo un cesareo (VBAC) è del 10%.

L’uso dell’episiotomia è in costante diminuzione, con valori tendenzialmente più alti nel Sud dell’Italia.

Conclusioni

Il Piano Nazionale Esiti fornisce un quadro completo delle performance ospedaliere in Italia, evidenziando le aree di eccellenza e le aree in cui sono necessari miglioramenti.

Le strutture che si sono distinte positivamente ricevono riconoscimenti, mentre quelle con margini di miglioramento possono utilizzare questi dati per implementare strategie correttive e migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria.

Gastroplastica endoscopica (ESG) a Palermo

Eseguito con successo presso l’ospedale Buccheri la Ferla di Palermo un intervento di Gastroplastica Endoscopica (ESG), una procedura mini invasiva altamente efficace per la perdita di peso.

Paziente sottoposto con successo a gastroplastica endoscopica

Il paziente in questione, trattato presso l’Unità Operativa Complessa di Chirurgia dell’ospedale Buccheri la Ferla di Palermo Fatebenefratelli, ha recentemente ricevuto con successo una procedura di gastroplastica endoscopica, una tecnica mini invasiva di crescente importanza nel campo della chirurgia bariatrica.

Questo intervento, noto come “endosleeve”, è stato eseguito da un team medico esperto, diretto dal dott. Cosimo Callari.

La Gastroplastica Endoscopica (ESG) per il trattamento dell'obesità

Il dott. Antonino Granata, responsabile dell’unità operativa di endoscopia interventistica dell’ospedale, spiega che la gastroplastica endoscopica è una procedura finalizzata a ridurre le dimensioni dello stomaco del paziente, contribuendo significativamente alla perdita di peso.

Questa tecnica è sicura sia a breve che a lungo termine, come dimostrato dalle ultime evidenze scientifiche.

L’ESG è particolarmente adatta per le persone con un Indice di Massa Corporea (BMI) superiore a 30 che non hanno riscontrato successo con modifiche dello stile di vita o che non desiderano sottoporsi a una chirurgia bariatrica tradizionale.

I vantaggi dell'ESG

L’ESG è considerata una procedura minimamente invasiva che richiede circa 90 minuti per essere completata.

Un punto importante è che non comporta il taglio o la rimozione dello stomaco, ed è anche reversibile.

Durante l’intervento, viene utilizzata l’anestesia generale e l’aiuto di un endoscopista esperto che, con una suturatrice endoscopica, piega e cuce le pareti dello stomaco per ridurne le dimensioni, creando un manicotto simile a un tubo.

L’obiettivo principale di questa procedura è la riduzione del volume dello stomaco, limitando così la quantità di cibo che il paziente può consumare in una sola volta, contribuendo a farli sentire sazi più rapidamente.

La sinergia per la gestione dell'obesità

Il dott. Cosimo Callari sottolinea che presso l’ospedale Buccheri La Ferla è stato istituito un team multidisciplinare per garantire la gestione ottimale dei pazienti bariatrici.

Questo team comprende chirurghi, endoscopisti, nutrizionisti e psicologi, lavorando insieme per affrontare l’obesità e gestire eventuali complicanze, sebbene rare, legate alla chirurgia bariatrica.

La sinergia tra chirurgia e endoscopia svolge un ruolo fondamentale in questo contesto, garantendo un trattamento completo e personalizzato per i pazienti con obesità.

Impiantate due protesi nello stesso cuore battente alle Molinette

Nel reparto di cardiochirurgia dell’Ospedale Molinette di Torino, è stato eseguito un intervento cardiochirurgico mai sperimentato prima in Italia e tra i primi al mondo. Questo intervento ha comportato l’impianto simultaneo di due protesi cardiache: una protesi aortica e una mitralica, eseguite mentre il cuore del paziente batteva.

Il paziente e le sue condizioni

Il paziente coinvolto in questa avventura medica è un uomo di 66 anni proveniente dalla provincia di Asti.

Era affetto da una grave malattia che coinvolgeva due delle sue valvole cardiache: la valvola aortica e la valvola mitralica.

Questa condizione richiedeva un intervento cardiochirurgico urgente, poiché il suo cuore era sempre più affaticato, impedendogli di condurre una vita normale.

Purtroppo, il quadro polmonare del paziente era così compromesso da rendere l’intervento tradizionale, a cuore aperto, un’opzione impossibile.

L'intuizione dei medici

Il cardiochirurgo  professor Stefano Salizzoni, noto per le sue capacità innovative, è stato determinante nella ricerca di una soluzione per il paziente.

La sua intuizione lo ha portato a considerare l’impianto di due protesi cardiache mentre il cuore del paziente batteva.

Questa procedura medica estremamente complessa aveva solo due casi documentati in tutto il mondo e non era mai stata eseguita in Italia.

Per trasformare questa visione in realtà, il primario del reparto, il professor Mauro Rinaldi, ha deciso di coinvolgere ingegneri medici nella simulazione dell’intervento.

Il ruolo cruciale degli ingegneri

Sebbene l’impianto di una protesi aortica a cuore battente fosse diventato un intervento di routine, e l’impianto di protesi mitraliche fosse stato effettuato su numerosi pazienti, la combinazione delle due procedure rappresentava una sfida significativa.

Le due protesi, interagendo tra loro, potevano causare gravi complicazioni.

Per valutare la fattibilità dell’intervento, sono state effettuate ecocardiografie dal dottor Gianluca Alunni e una tomografia computerizzata dal professor Riccardo Faletti presso la radiologia universitaria, diretta dal professor Paolo Fonio.

Le immagini risultanti sono state elaborate da un team di ingegneri medici, tra cui i professori Umberto Morbiducci e Diego Gallo del dipartimento di ingegneria meccanica e aerospaziale del Politecnico di Torino.

La collaborazione con il gruppo CompMech dell’Università di Pavia, diretto dai professori Michele Conti e Ferdinando Auricchio, e con il laboratorio 3D4Med del Policlinico San Matteo di Pavia, guidato dall’ingegnere Stefania Marconi, ha portato alla realizzazione di una stampa 3D del cuore del paziente, su cui sono stati impiantati fac-simile delle due protesi cardiache.

L'intervento

L’intervento, eseguito dal professor Stefano Salizzoni con il supporto dei dottori Antonio Montefusco e Michele La Torre, è stato guidato dalla sorveglianza ecocardiografica del dottor Alessandro Vairo e dall’attenta anestesia del dottor Tommaso Pierani.

L’operazione è durata circa due ore ed è stata un successo perfetto.

Il paziente è stato dimesso dal reparto in pochi giorni, avviando il percorso di recupero.

Un esempio di eccellenza medica

L’azienda ospedaliera ha dichiarato con orgoglio che l’Ospedale Molinette continua a distinguersi per la sua capacità di compiere interventi innovativi a livello mondiale.

La collaborazione con gli ingegneri del Politecnico di Torino è stata fondamentale e rappresenta un passo avanti nella ricerca medica.

Questi successi aprono nuove strade per la medicina cardiochirurgica e promettono di salvare vite che in passato sembravano impossibili da curare.

Sanità pubblica, fiducia minata dalle lunghe liste d’attesa

In Italia, oltre il 50% delle persone attende mesi per visite ed esami medici, mentre il 60% esprime insoddisfazione riguardo agli ospedali del Sud, spingendosi verso strutture private

Crescente insoddisfazione nella sanità pubblica

Dopo il superamento dell’onda iniziale della pandemia di Covid-19, che ha messo in luce le sfide strutturali, come la carenza di posti letto in terapia intensiva, il sistema sanitario pubblico italiano sta vivendo un periodo di crescente sfiducia.

Questa tendenza ha spinto numerosi professionisti sanitari, inclusi medici e infermieri, a cercare opportunità di lavoro presso strutture sanitarie private o all’estero, generando preoccupazioni sulla sostenibilità del sistema pubblico.

Il giudizio degli italiani sul SSN

Attualmente, più del 50% degli italiani non considera soddisfacente il servizio sanitario pubblico nel suo complesso, e quasi il 60% ritiene che si sia deteriorato negli ultimi quattro anni, rispetto al periodo precedente la pandemia.

La principale fonte di preoccupazione per gli italiani è l’organizzazione dei servizi pubblici, più che la qualità delle cure.

Il 47% degli intervistati ritiene che i servizi pubblici siano meno efficienti rispetto a quelli offerti dalle strutture private, mentre solo l’11% li ritiene superiori.

Il problema delle liste d'attesa

Le lunghe liste d’attesa rappresentano uno dei principali motivi di insoddisfazione.

Per le visite specialistiche, il 53% degli italiani deve attendere mesi prima di essere visitato, e un ulteriore 18% deve aspettare almeno un anno.

Per gli esami diagnostici, il 48% dei pazienti deve aspettare mesi, e il 12% deve attendere più di un anno prima di poter accedere ai servizi.

Solo l’8% degli italiani dichiara di essere soddisfatto dei tempi di attesa.

Disparità territoriali

La percezione della qualità dei servizi sanitari varia notevolmente in tutto il paese.

Solo il 14% degli italiani ritiene che l’offerta sanitaria pubblica sia uniformemente di alta qualità in tutte le regioni.

La maggioranza degli italiani (oltre il 60%) ritiene che la performance della sanità pubblica sia migliore nelle regioni settentrionali.

Rivalorizzazione della Sanità Pubblica

L’82% degli italiani condivide l’affermazione del Presidente della Repubblica Mattarella, che ha sottolineato l’importanza della sanità come un “patrimonio prezioso da difendere.”

Questo dimostra una crescente consapevolezza della necessità di rivalutare e rafforzare la sanità pubblica in Italia, non solo come un diritto costituzionale, ma come un elemento fondamentale per il benessere collettivo.

Gli italiani sperano che il governo attribuisca priorità alla rivalorizzazione e all’investimento nella sanità pubblica, riconoscendo la sua importanza vitale per la società nel suo complesso.

Sanità Pubblica e Digitale, una richiesta chiara da parte degli italiani

Gli italiani rimangono fermamente devoti alla sanità pubblica e ritengono che il governo debba rendere la salute una priorità nella pianificazione finanziaria, sottolineando l’urgenza di riforme e investimenti per garantire assistenza di alta qualità a tutti i cittadini.

Liste d'attesa, un ostacolo persistente

Una delle questioni più pressanti che affliggono il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano è la persistente presenza di lunghe liste d’attesa per visite ed esami medici.

Questo problema cruciale impone un onere significativo sui pazienti, spesso costretti a attendere settimane o addirittura mesi prima di ricevere l’assistenza di cui hanno bisogno.

È evidente che migliorare l’accesso rapido e agevole ai servizi sanitari rappresenta una priorità indiscutibile.

Difficoltà nell'accedere a visite ed esami

Un’altra sfida rilevante è la difficoltà che molti italiani incontrano nell’accedere alle visite mediche e agli esami diagnostici.

Questa difficoltà è spesso attribuita a vincoli organizzativi e risorse insufficienti, il che mette in luce la necessità di migliorare l’efficienza del sistema sanitario in termini di erogazione di servizi tempestivi.

Pronto soccorso saturi

I pronto soccorso in Italia sono spesso ingolfati, creando ulteriori disagi per i pazienti in cerca di cure immediate.

Questa situazione mette in evidenza la necessità di un approccio strategico per affrontare l’ingorgo nei pronto soccorso e garantire un accesso adeguato a chiunque ne abbia bisogno.

Operatori stressati e in fuga

Una delle sfide più significative del sistema sanitario italiano riguarda la situazione degli operatori sanitari, in particolare dei medici.

Un numero significativo di medici italiani è sotto pressione costante, e molti valutano seriamente l’opportunità di emigrare all’estero in cerca di condizioni di lavoro migliori.

Questa situazione solleva domande cruciali sulla necessità di preservare la forza lavoro sanitaria in Italia e fornire incentivi adeguati per attirare e trattenere medici altamente qualificati.

La Sanità Pubblica rimane un imperativo

Nonostante le numerose sfide, la stragrande maggioranza degli italiani resta convinta che la sanità debba rimanere di proprietà pubblica.

Questo sostegno alla sanità pubblica è radicato nell’identità nazionale e riflette l’importanza attribuita a un sistema di salute accessibile ed equo.

Le aspettative dei cittadini

La maggior parte dei cittadini ritiene che il governo debba fare della sanità una priorità nella pianificazione finanziaria, sottolineando l’importanza di investire in infrastrutture sanitarie, risorse umane e tecnologie mediche per migliorare l’assistenza sanitaria complessiva.

Per migliorare l’assistenza sanitaria, una significativa percentuale della popolazione suggerisce di concentrarsi sull’incremento del personale medico, sull’aumento dei finanziamenti destinati al settore e sulla riforma delle organizzazioni sanitarie al fine di ottimizzare l’erogazione dei servizi.

Le differenze tra Nord e Sud

L’indagine mette in evidenza notevoli differenze nelle performance della sanità pubblica tra il Nord e il Sud del Paese.

Queste disparità influenzano le opinioni sul miglior modello di sistema sanitario, con i cittadini del Nord che spesso preferiscono un modello regionale, mentre quelli del Sud preferiscono interventi statali.

Tuttavia, la sanità pubblica rimane un comune denominatore, indipendentemente dalla regione.

In sintesi, il sistema sanitario italiano richiede riforme sostanziali per affrontare le sfide attuali e garantire una sanità pubblica efficace, equa e accessibile a tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione di residenza.

Mano Bionica. Integrazione naturale con il sistema nervoso e scheletrico

Una avanzata interfaccia uomo-macchina impiantata direttamente nelle ossa, nervi e muscoli residui è stata utilizzata con successo per oltre tre anni da una donna svedese. Il controllo è agevole e i dolori legati all’arto fantasma si sono notevolmente ridotti, grazie a un progetto guidato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Karin e la sua straordinaria storia

Karin, una donna svedese, ha perso la sua mano destra in un tragico incidente in un’azienda agricola due decenni fa.

Tuttavia, oggi è in grado di svolgere attività quotidiane come afferrare oggetti, premere pulsanti e compiere movimenti precisi con una protesi bionica all’avanguardia.

L'incredibile durata e funzionalità della protesi

Questa protesi bionica, parte del progetto DeTOP finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020 e coordinato da Christian Cipriani della Scuola Sant’Anna, Pisa, è stata utilizzata da Karin in modo intensivo per tre anni ed è ancora perfettamente funzionante.

Soluzione alle sfide delle protesi tradizionali

Nel campo delle protesi, ingegneri e professionisti della salute devono costantemente affrontare sfide, come la necessità di collegare l’arto artificiale all’arto naturale in modo semplice ed efficace, garantendo un controllo preciso dei movimenti.

Spesso, le persone che hanno subito amputazioni rinunciano a protesi meccaniche a causa di problemi legati all’aggancio e al controllo.

Innovazione osteointegrativa

La protesi utilizzata da Karin si basa su un’interfaccia uomo-macchina basata sull’osteointegrazione, che coinvolge l’impianto del supporto protesico direttamente nell’osso residuo.

Questo metodo consente connessioni elettriche con il sistema nervoso tramite elettrodi impiantati nei nervi e nei muscoli.

Successo e sollievo dal dolore

Oltre all’eccezionale funzionalità, l’integrazione della mano bionica con le parti rimaste dell’arto ha portato notevole sollievo a Karin dalla “sindrome dell’arto fantasma” e le ha permesso di ridurre l’uso di farmaci.

Questi risultati rappresentano un passo significativo nell’ambito delle protesi.

Testimonianza di successo

Max Ortiz Catalan, capo della ricerca sulle protesi neurali presso il Bionics Institute in Australia e fondatore del Center for Bionics and Pain Research in Svezia, ha sottolineato che Karin è stata la prima persona a ricevere questa nuova mano bionica altamente integrata e che la sua esperienza dimostra il potenziale di questa tecnologia nel cambiare la vita delle persone amputate.

Integrazione biologica e connessioni avanzate

L’integrazione biologica dell’impianto in titanio nell’osso residuo è fondamentale per migliorare la qualità di vita degli amputati.

Combina l’osteointegrazione con la chirurgia ricostruttiva, gli elettrodi impiantati e l’intelligenza artificiale, creando un efficace sistema di protesi.

Il futuro delle protesi bioniche

Questo approccio integrato tra chirurgia e ingegneria apre nuove prospettive per il futuro delle protesi.

Le persone che soffrono di perdita degli arti possono ora scegliere tra soluzioni personalizzate, che includono protesi neuromuscoloscheletriche altamente avanzate, con l’obiettivo di migliorare significativamente la loro qualità di vita.

Nuova terapia genica contro le metastasi del fegato

Le cellule tumorali, durante la progressione, possono colonizzare il fegato, formando metastasi resistenti alle terapie, incluso l’immunoterapia. La resistenza alle terapie farmacologiche nelle metastasi epatiche è strettamente legata alla scarsa attivazione delle cellule immunitarie presenti nel fegato.

Una nuova strategia di terapia genica

Un gruppo di ricercatori dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica (SR-Tiget) ha sviluppato, in modelli sperimentali, una promettente strategia di terapia genica.

Questa strategia mira a ingegnerizzare in vivo alcune cellule immunitarie del fegato, chiamate macrofagi epatici o cellule di Kupffer, con l’obiettivo di riattivare le loro risposte immunitarie.

Questa innovativa approccio ha dimostrato di prevenire la tossicità sistemica e di trasformare il microambiente tumorale da immunosoppressivo a immunostimolante, portando all’inibizione della crescita delle metastasi.

I risultati pubblicati su Cancer Cell

I risultati di questa ricerca rivoluzionaria sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista “Cancer Cell”.

Lo studio è stato coordinato dal professor Luigi Naldini, direttore del San Raffaele Telethon Institute for Gene Therapy (SR-Tiget) e professore all’Università Vita-Salute San Raffaele, insieme a Mario Leonardo Squadrito, project leader dell’Unità Targeted Cancer Gene Therapy.

Questi risultati gettano le basi per lo sviluppo clinico di una nuova strategia genica per i pazienti affetti da metastasi al fegato.

Autori chiave dello studio

I primi autori di questo studio pionieristico sono Thomas Kerzel e Giovanna Giacca, che hanno partecipato alla ricerca per il conseguimento del dottorato di ricerca.

La ricerca è stata principalmente sostenuta dal programma “5 per mille” della Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro e dalla Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica.

Le sfide delle metastasi epatiche

La presenza di metastasi epatiche, specialmente da tumori gastrointestinali come il carcinoma del colon-retto e l’adenocarcinoma duttale del pancreas, rappresenta un grave fattore prognostico negativo.

Nonostante i progressi nei trattamenti farmacologici, come l’immunoterapia, l’opzione terapeutica più efficace rimane la resezione chirurgica, sebbene non sia applicabile a tutti i pazienti e spesso ottenuta solo con successo parziale.

L’alta incidenza di metastasi epatiche è in parte attribuita al microambiente tumorale immunosoppressivo del fegato, che sopprime le risposte immunitarie protettive e promuove meccanismi favorevoli alla crescita tumorale.

L'approccio della terapia genica

Il team di ricercatori del San Raffaele ha sviluppato una nuova piattaforma di terapia genica basata su vettori lentivirali.

Questa piattaforma permette di ingegnerizzare selettivamente i macrofagi epatici, che svolgono un ruolo chiave nella regolazione delle risposte immunitarie.

Questi macrofagi, quando sono attratti vicino a un tumore, possono svolgere un ruolo immunosoppressivo, favorendo la crescita del tumore.

Il ruolo dei macrofagi modificati geneticamente

I macrofagi modificati geneticamente rilasciano molecole immunostimolanti, in particolare l’interferone di tipo I (IFNα).

Questa molecola svolge un ruolo fondamentale nel risvegliare il sistema di difesa del nostro corpo, stimolando i linfociti T, che sono in grado di riconoscere e uccidere le cellule tumorali.

L’approccio del team consente di riorientare il microambiente tumorale verso una risposta immunitaria attiva.

Tuttavia, i ricercatori hanno notato che alcuni meccanismi nel fegato tendono a sopprimere le risposte immunitarie, anche all’IFNα.

Per affrontare questa sfida, hanno combinato il rilascio di IFNα con un’immunoterapia già utilizzata per altri tumori, basata sul blocco di recettori inibitori dei linfociti, rinforzando ulteriormente la risposta immunitaria contro le metastasi.

Successi terapeutici nei topi di laboratorio

Grazie a un microambiente più favorevole, instaurato dopo l’ingegnerizzazione dei macrofagi, l’immunoterapia ha dimostrato un notevole successo terapeutico nei topi di laboratorio affetti da metastasi epatiche da cancro al colon e al pancreas.

Prospettive future

Sebbene lo studio sia finora limitato a studi sperimentali di laboratorio, i risultati ottenuti dai ricercatori del San Raffaele indicano una possibile rivoluzione nella terapia delle metastasi epatiche.

Questi risultati gettano le basi per lo sviluppo clinico di una nuova strategia di terapia genica per i pazienti affetti da metastasi epatiche.

Tuttavia, ulteriori studi sono necessari per valutarne la sicurezza e la compatibilità per l’utilizzo negli esseri umani.

In conclusione, questa innovativa ricerca offre nuove speranze per i pazienti con metastasi epatiche, aprendo la strada a trattamenti più efficaci e mirati in futuro.

Fonte

Salute senza confini, AIP Clinic è il primo ospedale digitale internazionale

AIP Clinic è il primo ospedale digitale internazionale a operare a livello dell’Unione Europea, rivoluzionando l’assistenza sanitaria attraverso soluzioni dermatologiche guidate dall’intelligenza artificiale. 

Un'ospedale digitale senza confini

Nel mondo dei servizi globali come Amazon e Netflix, l’assistenza sanitaria è stata spesso intralciata dai confini nazionali.

Tuttavia, AIP Clinic sta cambiando il gioco come il primo grande ospedale digitale internazionale che offre servizi medici in tutta l’Unione Europea e oltre.

Una risposta globale alle necessità sanitarie

In un’epoca di globalizzazione e interconnessione, la richiesta di soluzioni sanitarie transfrontaliere efficienti è cresciuta in modo esponenziale.

AIP Clinic mira a creare un ospedale digitale paneuropeo che affronti problemi dermatologici a distanza, accessibile a cittadini europei.

La Direttiva UE sull’assistenza sanitaria transfrontaliera consente ora a tutti i cittadini di ricevere cure mediche in un altro Stato membro, inclusa la prescrizione elettronica.

L'Innovazione di AIP Clinic

AIP Clinic è originariamente un’azienda di sviluppo di intelligenza artificiale che ora offre assistenza sanitaria digitale completa.

La loro soluzione principale è AIPDerm, un ospedale digitale dermatologico guidato dall’intelligenza artificiale che ha già aiutato oltre 30.000 pazienti.

Diagnosi dermatologica efficientemente potenziata

AIPDerm consente diagnosi e trattamenti dermatologici professionali basati su foto inviate da pazienti a un ospedale digitale online.

L’intelligenza artificiale assiste nella diagnosi e gestione, semplificando il lavoro amministrativo e accelerando l’efficienza dei medici.

Impatto positivo sull'efficienza medica

L’efficienza aumenta notevolmente grazie all’IA, con un dermatologo in grado di gestire 40 casi all’ora, rispetto ai precedenti 4, affrontando così la carenza globale di medici e riducendo i tempi di attesa per gli appuntamenti.

Accesso migliorato e costi ridotti

AIP Clinic offre cure dermatologiche complete a un prezzo inferiore rispetto al mercato, aumentando l’accesso alle cure specializzate e riducendo le liste di attesa.

Missione sociale e ambizioni future

AIP Clinic non si limita a offrire assistenza sanitaria digitale avanzata ma cerca anche di affrontare la questione dell’accesso all’assistenza sanitaria attraverso iniziative sociali e collaborazioni benefiche.

Sfide e prospettive nell'assistenza sanitaria digitale

Mentre l’assistenza sanitaria digitale apre nuove opportunità, il team di AIP Clinic sottolinea che le tecnologie digitali da sole non risolveranno tutte le sfide del settore sanitario.

È necessaria un’organizzazione olistica, compresa la sicurezza dei dati dei pazienti e la compatibilità tra le soluzioni, per affrontare con successo i problemi critici come la carenza di personale, l’interoperabilità dei sistemi e l’equità nell’accesso alle cure.

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