La celiachia colpisce milioni di persone nel mondo e, ad oggi, l’unica cura è una rigida dieta priva di glutine. Ma una nuova sperimentazione condotta in Svizzera apre la strada a una possibile rivoluzione terapeutica: cellule T ingegnerizzate potrebbero insegnare al sistema immunitario a tollerare il glutine.

Una nuova frontiera per la celiachia: educare il sistema immunitario al glutine

Istruire’ il sistema immunitario delle persone celiache a tollerare il glutine: è questa l’ambiziosa missione delle cellule T ingegnerizzate, secondo una recente sperimentazione condotta dai ricercatori del Centre Hospitalier Universitaire Vaudois di Losanna e pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine.

Anche se siamo ancora nelle fasi iniziali della ricerca, gli approcci basati sulla terapia cellulare – parte della medicina rigenerativa – potrebbero rappresentare una svolta per una condizione diffusa, debilitante e finora priva di cura definitiva.

Celiachia: una malattia autoimmune in crescita, soprattutto in Italia

La celiachia colpisce circa l’1% della popolazione mondiale e si manifesta quando il sistema immunitario reagisce alle proteine del glutine presenti in alimenti come pane e pasta, provocando infiammazione e danni all’intestino.

In Italia, secondo il Ministero della Salute, i casi diagnosticati sono oltre 224.000, ma si stima che i celiaci non consapevoli della propria condizione siano almeno 350.000.

Il nostro Paese è tra quelli con la più alta prevalenza di celiachia al mondo, con una netta prevalenza tra le donne e un numero significativo di diagnosi anche tra bambini e adolescenti.

Una malattia curabile ma non guaribile

La celiachia è una malattia autoimmune cronica che colpisce soggetti geneticamente predisposti.

Il glutine – presente in cereali come grano, segale e orzo – scatena nei pazienti sintomi come diarrea, malassorbimento, perdita di peso e, nei bambini, ritardi nella crescita.

Non si tratta di un’allergia, ma di un’intolleranza alimentare permanente – spiega Yannick Muller, responsabile del Polo Allergia e Terapie Cellulari del CHUV – attualmente non esistono farmaci o cure in grado di prevenire o guarire la celiachia. L’unica opzione terapeutica è una dieta rigorosa priva di glutine”.

Tuttavia, anche con la dieta, molti pazienti continuano a soffrire e affrontano conseguenze psicologiche e sociali non trascurabili.

La terapia cellulare: una speranza concreta

In questo contesto si inserisce la ricerca di Raphaël Porret e del suo team, che hanno voluto testare se la terapia cellulare – già utilizzata per trattare tumori e rigetto da trapianto – potesse “riprogrammare” la risposta immunitaria al glutine.

“Abbiamo ingegnerizzato cellule T effettrici e cellule T regolatorie prelevate da topi, rendendole capaci di riconoscere il glutine – racconta Muller – poi le abbiamo infuse e osservato se le cellule T regolatorie fossero in grado di inibire l’attivazione delle cellule effettrici”.

Cellule effettrici e regolatorie: come funzionano

Le cellule T effettrici sono quelle che attaccano virus, batteri e cellule infette: sono le “soldatesse” del sistema immunitario. Al contrario, le cellule T regolatorie (Treg) hanno il compito di mantenere l’equilibrio, spegnendo le risposte immunitarie una volta terminata la minaccia.

Nel caso delle malattie autoimmuni – come la celiachia – il sistema immunitario non riconosce il glutine come innocuo, attaccando così il proprio organismo.

L’idea alla base della ricerca è utilizzare cellule Treg ingegnerizzate per spegnere questa risposta, prevenendo i danni.

Risultati promettenti nei modelli animali

Durante l’esperimento, è emerso che in assenza di cellule Treg ingegnerizzate, l’ingestione di glutine induceva le cellule T effettrici a migrare verso l’intestino. Al contrario, quando le cellule regolatorie venivano somministrate insieme a quelle effettrici, la risposta immunitaria si attenuava: le cellule effettrici non migravano e non proliferavano in risposta al glutine.

Questo risultato, pur limitato a modelli animali non perfettamente sovrapponibili all’uomo, rappresenta una solida “prova di concetto” che suggerisce come la tolleranza al glutine potrebbe essere indotta artificialmente.

Le sfide per il futuro: dalla sperimentazione animale all’uomo

Quali ostacoli si frappongono tra questa scoperta e una possibile terapia per l’uomo? Secondo Muller, le principali sfide riguardano la produzione delle cellule Treg e i relativi costi, oltre alla necessità di convincere le autorità sanitarie dell’utilità clinica della terapia, vista l’attuale efficacia della dieta priva di glutine.

“L’eliminazione del glutine funziona – ammette Muller – ma è spesso associata a patologie refrattarie, stress, isolamento, affaticamento cronico e riduzione della qualità della vita”.

I tempi? Si parla di almeno 3-5 anni prima di iniziare sperimentazioni cliniche sull’uomo.

Oltre la celiachia: nuove prospettive per altre malattie autoimmuni

L’approccio con cellule Treg ingegnerizzate potrebbe avere applicazioni anche in altre patologie autoimmuni, come il diabete di tipo 1. “Per la celiachia, la specificità dei recettori (TCRs) per le cellule T è già ben definita – conclude Muller – mentre per altre patologie resta da identificare con precisione”.

I possibili rischi della terapia con cellule Treg

Dal punto di vista della sicurezza, le terapie con cellule regolatorie T ingegnerizzate sembrano promettenti.

Le CAR-Treg sono ben tollerate e non mostrano effetti collaterali gravi – spiega Giuseppe Pantaleo, della Divisione di Immunologia dell’Ospedale Universitario di Losanna – e attualmente non esistono strategie innovative altrettanto efficaci.

Per ora, l’unica opzione resta l’eliminazione del glutine dalla dieta”.

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