Coxalgia o dolore all’anca
Coxalgia o dolore all'anca
Il dolore all’anca, molto frequente, si localizza solitamente ad altezza inguine. Molte volte però si può irradiare anche al gluteo e prendere la coscia fino al ginocchio.
È causato da un processo patologico a livello coxofemorale, l’articolazione tra il femore ed il bacino.
La cosiddetta coxalgia viene quindi avvertita dal paziente caricando o muovendo l’arto. A riposo invece il dolore diminuisce.
Può essere causata da traumi, ma anche da processi degenerativi, o se i tessuti articolari si infiammano.

Quali sono le principali patologie che possono causarla ?
- coxartrosi o artrosi degenerativa dell’anca: la più comune malattia che possa colpire l’anca dell’adulto
- displasia congenita dell’anca: una deformità articolare che ha inizio durante la vita intrauterina del bambino, ma continua a evolvere nei successivi anni di vita
- osteonecrosi della testa del femore: quando una parte della testa del femore ha un’ischemia, quindi un mancato o insufficiente afflusso di sangue. Il tessuto osseo muore e va in necrosi. E’ conosciuta anche come infarto osseo.
Quali gli esami e i trattamenti per individuarne le cause?
Per accertare le cause che hanno portato il paziente a manifestare una coxalgia, la prima indagine da eseguire è una radiografia standard, che permette di evidenziare danni a carico delle strutture ossee, quindi una ecografia per valutare patologie indotte dai tessuti molli periarticolare ed infine esami strumentali più accurati come la RMN e la TAC.
In base alla patologia e allo stadio in cui si trova il paziente, è poi possibile intervenire con terapie mirate di tipo farmacologico, in associazione con terapie fisiche (laser terapia, ultrasuoni, TENS, Tecar terapia, etc.). Quando le terapie fisiche/mediche non avessero efficacia o le condizioni anatomo patologiche fossero fossero particolarmente accentuate, si può ricorrere alla chirurgia:
- intervento di chirurgia protesica di primo impianto e di revisione
- trattamenti biologici di cartilagine con cellule mesenchimali
- infiltrazioni di acido ialuronico
- “core decompression” o micro perforazioni