La Toscana sta affrontando un aumento della mobilità passiva, con molti cittadini che si spostano in Emilia-Romagna per cure ortopediche. Questo fenomeno sta sollevando preoccupazioni economiche e organizzative per la sanità regionale, spingendo l’assessorato a cercare soluzioni per trattenere i pazienti e ridurre i costi.

La mobilità ortopedica verso l'Emilia-Romagna

In Toscana, la mobilità passiva per interventi ortopedici è un problema crescente.

Molti cittadini decidono di curarsi fuori regione, in particolare in Emilia-Romagna, per trattamenti come protesi d’anca, interventi al ginocchio e alla spalla.

Sebbene la mobilità passiva, cioè i pazienti in uscita, sia inferiore rispetto a quella attiva (i pazienti in entrata), il fenomeno preoccupa l’assessorato alla sanità.

La regione spende circa 30 milioni di euro all’anno per i cittadini che attraversano l’Appennino per interventi ortopedici.

Il funzionamento della mobilità sanitaria

La mobilità sanitaria è un fenomeno strettamente economico.

Ogni anno, le prestazioni sanitarie erogate per pazienti provenienti da altre regioni vengono contabilizzate e compensate attraverso il Fondo sanitario nazionale.

Ogni prestazione ha un valore economico, e viene calcolato il saldo tra le entrate e le uscite.

Se il saldo è attivo, la quota del fondo sanitario per quella regione aumenta; se è passivo, viene ridotta.

La Toscana è una delle quattro grandi regioni italiane con un saldo attivo, insieme a Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.

Tuttavia, nel 2023, la Toscana ha visto un calo del saldo attivo, passando da +63 milioni a +58 milioni, mentre altre regioni come Lombardia (+579 milioni) ed Emilia-Romagna (+465 milioni) hanno incrementato il proprio saldo.

Le uscite della Toscana, invece, sono aumentate: da 190 milioni nel 2022 a 212 milioni nel 2023.

Le ragioni dello spostamento

Una parte della mobilità sanitaria è fisiologica.

Per chi vive vicino ai confini regionali, è spesso più comodo spostarsi in un’altra regione per determinate cure. Inoltre, c’è la mobilità d’emergenza, per chi si trova lontano da casa per lavoro o vacanza e necessita di assistenza medica.

Tuttavia, esiste anche la mobilità volontaria e programmata, quando i pazienti scelgono consapevolmente di curarsi altrove.

Questo è il caso della maggior parte dei pazienti ortopedici toscani, che preferiscono spostarsi in Emilia-Romagna per cercare cure migliori.

Solo per questo tipo di interventi, la Toscana ha versato circa 30 milioni di euro all’Emilia-Romagna nel 2023.

Il problema dell'ortopedia

Le ragioni di questo esodo ortopedico sono molteplici.

Da un lato, la ricerca di centri di eccellenza, come l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, attira pazienti da tutta Italia.

Tuttavia, molti dei pazienti che si spostano lo fanno per interventi di routine, come le protesi all’anca o al ginocchio, il che indica che le liste d’attesa in Toscana potrebbero essere troppo lunghe o che la fiducia nei confronti delle strutture locali sia ridotta.

Un altro fattore rilevante riguarda i medici stessi. Alcuni ortopedici toscani, che lavorano nel servizio sanitario regionale, propongono ai pazienti di operarsi in cliniche convenzionate in Emilia-Romagna, dove non devono pagare nulla perché la Regione Toscana copre i costi. L’unico onere per i pazienti è affrontare un breve viaggio.

Le soluzioni in discussione

Per affrontare questo problema, l’assessorato alla sanità toscano sta cercando soluzioni per ridurre il numero di pazienti che si spostano fuori regione per interventi ortopedici.

L’obiettivo è aumentare la capacità e l’efficienza delle strutture sanitarie regionali, creando percorsi di cura che trattengano i pazienti.

Tuttavia, per raggiungere questo risultato, saranno necessarie nuove idee e, probabilmente, maggiori risorse.

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