Necrosi avascolare o osteonecrosi del ginocchio
Osteonecrosi del ginocchio : cos’è e come si cura
Quando una parte più o meno estesa del ginocchio non riceve più un’adeguata perfusione sanguigna ha luogo un’ischemia che conduce alla morte dell’osso ed in seguito si possono verificare fratture locali e nei casi più gravi il collasso dell’osso.
Stiamo parlando della necrosi avascolare del ginocchio o osteonecrosi del ginocchio o necrosi asettica ed è una malattia molto simile all’infarto miocardico.
Quali sono i principali sintomi
-
Il sintomo principale dell’osteonecrosi è un dolore intenso che aumenta quando il paziente muove l’articolazione ma molto spesso è presente anche a riposo
Non si segnalano limitazioni nei movimenti dell’articolazione nella fase iniziale della malattia ma nelle fasi successive si verificano, quando purtroppo insorge un’artrosi secondaria del ginocchio. Al contrario delle malattie degenerative al solito questa patologia ha un esordio brusco e principalmente ad essere interessato è il condilo femorale mediale.
Quali sono le cause
La patologia si distingue tra primaria e secondaria ed i motivi che portano a questa condizione non sono ancora del tutto noti.
Osteonecrosi spontanea di ginocchio o necrosi senza causa nota
Di solito questa condizione insorge senza che siano presenti motivi noti tuttavia però esistono dei fattori a rischio che possono sicuramente facilitare l’insorgere della malatta e sono:
- abuso di alcol
- sovrappeso
- iperuricemia ( nel sangue è presente un’elevata concentrazione plasmatica di acido urico )
- dislipidemie ( colesterolo e trigliceridi alti )
- diabete mellito
Osteonecrosi secondaria
Nel caso do osteonecrosi secondaria quest’ultima insorge a causa di una condizione morbosa preesistente
- una lesione del ginocchio
- una terapia cortisonica protratta
- una radioterapia locale ad alte dosi
- un’embolia gassosa, che è una malattia da decompressione
Un’età ed un sesso a maggiore incidenza non è possibile indentificarli in quanto, al pari dell’osteonecrosi della testa femorale che interessa l’anca, i fattori alla base delle forme secondarie della necrosi avascolare del ginocchio (emidemiologia ) sono in grande varietà
Quali esami sono necessari per diagnosticarla
Una radiografia standard è senza dubbio il primo esame da eseguire per escludere molteplici diagnosi però purtroppo nelle fasi iniziali della patologia la radiografia tradizionale può essere perfettamente negativa.
Questo può succedere perché ancora non si sono manifestate quelle alterazioni morfologiche che caratterizzano gli ultimi stadi della malattia.
In conclusione se un paziente accusa dolore al ginocchio ma ha una “lastra” normale rientra nelle categorie “ a rischio” e l’ortopedico sicuramente richiederà una risonanza magnetica la quale sarà in grado di identificare la lesione necrotica prima che determini le alterazioni morfologiche visibili sulla radiografia.
Essendo un esame costoso è meglio eseguirlo solo nei pazienti in cui la radiografia non risulti conclusiva, mentre è perfettamente inutile nelle necrosi avanzate: la lastra tradizionale in questi casi è più che sufficiente.
Come si cura l’osteonecrosi
Quando l’osso subisce un processo ischemico purtroppo le possibilità di guarigione si assottigliano con il progredire della malattia.
Ed è per questo che solo la necrosi iniziale offre speranze di guarigione.
Quando la malattia è nella fase iniziale si eseguono principalmente interventi di core decompression ( o microperforazioni ) il cui scopo è quello di facilitare il drenaggio e rivitalizzare l’osso necrotico.
L’intervento consiste nel praticare un foro nell’osso per estrarre l’area danneggiata cosi che si possa migliorare la vascolarizzazione e la formazione di un nuovo osso.
Purtroppo si tratta di un intervento che non può garantire la guarigione ma la tempestività nell’eseguirlo fa si che le probabilità di riuscita aumentino.
Invece quando l’osteonecrosi del ginocchio evolve irrimediabilmente verso la gonartrosi ( cioè negli stadi finali della malattia )che, essendo una malattia degenerativa può essere solo trattata con cure palliative o l’impianto di una protesi.