Coxartrosi o artosi dell’anca è una patologia degenerativa che colpisce l’articolazione dell’anca (o articolazione coxofemorale), causando dolore, (tipicamente localizzato all’inguine e spesso irradiato lungo la faccia anteriore della coscia, fino al ginocchio) e nelle fasi più avanzate, limitazione funzionale, fino ad una vera e propria “zoppia” nella deambulazione.
La patologia insorge nella maggior parte dei casi in età avanzata (dopo i 60 anni); tuttavia possono verificarsi quadri molto più precoci (intorno ai 40 anni), secondari a patologie infantili dell’articolazione dell’anca, non diagnosticate o non trattate, come la “displasia congenita dell’anca”.
Diagnosi
La diagnosi poggia essenzialmente sulla raccolta della anamnesi (la storia del paziente), sulla valutazione clinica e trova conferma in un semplice esame radiografico. Solo in casi particolari occorrono approfondimenti diagnostici quali TAC o Risonanza Magnetica Nucleare.
La sede di insorgenza del dolore (regione inguinale), può creare a volte qualche imbarazzo diagnostico, essendo quel particolare distretto teatro di altre patologie, quali: ernia inguinale; pubalgia; lombocruralgia; varicocele (solo nei maschi), etc.
Trattamento conservativo
L’approccio terapeutico, nelle forme iniziali, prevede l’impiego di terapie conservative (fisiokinesiterapia; terapie strumentali quali laserterapia, tecarterapia, magnetoterapia etc.), associate a terapie farmacologiche (antinfiammatori ed eventualmente ricostituenti della cartilagine) e a misure di carattere generale, quali il controllo del peso ed una corretta attività fisica.
INFORMAZIONI UTILI SULL’INTERVENTO CHIRURGICO
Caratteristiche dell'intervento:
Nei casi resistenti al trattamento conservativo o in quei pazienti che giungono alla osservazione già in fase avanzata. la soluzione consicte nell’intervento di “sostituzione protesica dell’articolazione dell’anca.
La protesi d’anca
L’intervento consiste nel sostituire l’articolazione degenerata in tutte le sue componenti: stelo femorale; testa femorale; cavità acetabolare del bacino. In questo modo si ricrea una anatomia articolare tale da eliminare il dolore e da ripristinare la mobilità dell’articolazione e di tutto l’arto inferiore.
Lo stelo protesico femorale e la componente acetabolare sono costituiti da leghe di metalli (cromo/cobalto; nichel; titanio etc.). La testina della componente femorale può essere in metallo o ceramica, mentre il rivestimento della componente acetabolare è in polietilene.
La via di accesso più utilizzata è quella “postero-laterale” con paziente in decubito laterale.
L’anestesia è epidurale e la durata dell’intervento è in genere inferiore ad 1 ora.
Tipologia dell'intervento:
Sostituzione protesica
Degenza:
Ricovero ospedaliero
Durata dell'intervento
inferiore a 1 ora
Anestesia:
Epidurale
Decorso post operatorio:
Fase riabilitativa inzia 48 ore dopo l’intervento e richiede mediamente 2-3 settimane di ricovero
Riabilitazione:
La fase riabilitativa inzia già 48 ore dopo l’intervento e richiede mediamente 2-3 settimane di ricovero, durante le quali il paziente viene sottoposto a due sedute giornaliere di lavoro in palestra, assistito dal Fisioterapista.
La ripresa della deambulazione è pressoché immediata. In terza giornata il paziente incomincia a deambulare con l’ausilio di due bastoni.
Ad un mese e mezzo dall’intervento viene eliminato un bastone e generalmente a due o tre mesi dall’atto chirurgico, il soggetto riprende una deambulazione autonoma.
Nel post- operatorio vengono eseguiti controlli clinici e radiologici mensili, fino a 4/6 mesi dall’intervento.
Fonte : www.ortopedicomilano.it
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