Nell’intervista al Dott. Giuseppe Caruso, specialista in Medicina Aeronautica e Spaziale, le indicazioni sui comportamenti corretti e le attenzioni utili per viaggiare in serenità e volare dopo un intervento chirurgico
Muoversi per curarsi è una necessità sempre più frequente
Muoversi per curarsi o per sottoporsi a interventi chirurgici è una pratica normale per tanti pazienti italiani, che spesso per queste necessità si spostano in una regione diversa dalla propria, possibilità prevista dal SSN italiano (mobilità sanitaria regionale).
Probabilmente i ritardi delle prestazioni sanitarie e chirurgiche causati dall’emergenza Covid (anche nei centri di eccellenza le liste d’attesa sono schizzate alle stelle e per un intervento chirurgico ortopedico programmato che prevedeva circa 45 giorni di attesa oggi l’attesa prevista è di circa un anno!) renderanno sempre più necessario spostarsi anche in paesi confinanti o in altri paesi europei. Questa possibilità è prevista dall’Unione Europea e regolata dalla Direttiva europea 24/2011 (mobilità sanitaria europea).
Cosa succede se ci si deve spostare in aereo?
Questi spostamenti spesso richiedono di muoversi in aereo. Ma è sicuro prima di e, soprattutto, dopo un intervento chirurgico? Quali sono i rischi a cui si può andare incontro? Quali le attenzioni e le precauzioni che si possono prendere prima di affrontare il viaggio? Sono domande che quasi tutti i pazienti si fanno, perché volare da e verso una destinazione di cure mediche, un consulto o un intervento chirurgico è completamente diverso da volare in condizioni normali.
Per fare chiarezza su questo tema abbiamo interpellato il Dott. Giuseppe Caruso, fisiatra e specialista in Medicina Aeronautica e Spaziale, membro del comitato tecnico-scientifico di SEF e medico certificato ENAC. I pazienti che segue nel suo centro fisioterapico a Pisa sono prevalentemente personale civile degli aerei di linea: piloti, equipaggi di cabina… La sua passione per il volo l’ha portato ad approfondire ogni aspetto della medicina aeronautica e spaziale.
Affrontare un intervento chirurgico lontano da casa. I consigli del medico aeronautico per volare dopo un intervento chirurgico
Dalle sue parole, emerge chiaramente che i maggiori rischi di un volo post-operatorio possono essere a carico dell’apparato cardio-circolatorio.
Ovviamente, i rischi sono molto minori per i voli di corto raggio (2,5-3h). Ma, come raccomanda il manuale IATA (l’associazione internazionale delle compagnie aeree), è sempre necessario fare una valutazione accurata, caso per caso, a monte (funzionalità cardiache, respiratorie, l’età, presenza di infezioni, fumatori…), in particolare per eventuali patologie vascolari.
La cosa più importante da considerare per volare dopo un intervento chirurgico è lo spazio. Banalmente, un ginocchio operato non avrà lo stesso grado di flessione di ginocchio pre operazione. È necessario combattere l’immobilità con semplici esercizi:
- Flettere e ruotare le caviglie
- Stretching del polpaccio
- Alzarsi e camminare, se possibile
E tenere sotto controllo l’idratazione bevendo molto.
Un altro punto chiave è la pre-riabilitazione (prehab): affrontare il viaggio di andata e l’intervento nella condizione fisica migliore possibile, con una preparazione specifica in un centro fisioterapico o riabilitativo per una durata di circa 20-30 giorni.
Volare in sicurezza dipende anche dai professionisti a cui ci affidiamo
Oltre alla durata del viaggio quindi, ci sono tanti aspetti che bisogna tenere in considerazione nel programmare un volo post-operatorio:
- lo stato medico, condizione e mobilità generale e specifica del paziente,
- una storia pregressa di coaguli di sangue e/o di embolia polmonare,
- l’adeguato spazio per le gambe e la reclinabilità del sedile,
- la larghezza del sedile dell’aereo e la posizione e il tipo dei braccioli,
- il posto assegnato: se vicino al finestrino o al corridoio, su quale lato dell’aeromobile,
- il design e la configurazione dei posti a sedere,
- lo spazio per eventuale attrezzatura medica necessaria in volo,
- i servizi di assistenza,
- la complessità di eventuali cambi o coincidenze,
- la distanza dalla destinazione terminale del viaggio e la modalità di arrivo (fly&drive, bus, navetta, auto a noleggio, taxi, servizi di corsa condivisa…),
- gestione dei bagagli.
In conclusione, quando si valuta di sottoporsi a un intervento chirurgico lontano da casa, l’aspetto legato al viaggio aereo non è affatto secondario e deve essere affrontato con l’aiuto di professionisti con esperienza e formazione specifica.
SEF è agenzia certificata per il turismo medico e ha questa speciale attenzione ai requisiti necessari nell’organizzazione dei percorsi di cura, dal punto di vista logistico oltre che dal punto di vista medico.
Giuseppe Caruso è membro del Comitato Tecnico scientifico di SEF.