La TAVI: una procedura salvavita ancora poco accessibile in Italia

Nuove raccomandazioni dagli Stati Uniti indicano che la sostituzione transcatetere della valvola aortica (TAVI/TAVR) può ridurre i rischi di morte, ictus e ricovero anche nei pazienti con stenosi grave asintomatica, oggi trattati solo con sorveglianza. In Italia, però, si eseguono appena 220 TAVI per milione di abitanti, contro un fabbisogno stimato di 400.

Una procedura salvavita, ma poco accessibile

Nonostante le evidenze scientifiche a supporto dell’estensione delle indicazioni della TAVI (sostituzione transcatetere di valvola aortica) anche ai pazienti con stenosi aortica asintomatica, in Italia questa procedura mininvasiva soddisfa solo poco più della metà del fabbisogno nazionale.

Ogni anno si eseguono 220 TAVI per milione di abitanti, rispetto a un fabbisogno stimato di 400 per milione.

Focus scientifico e sostenibilità ambientale al congresso GISE

Gli specialisti della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE) hanno acceso i riflettori su nuove opportunità e carenze di accesso alla TAVI durante il 45° congresso nazionale, inaugurato a Milano.

Per la prima volta in Italia, l’evento è interamente “carbon neutral”, con emissioni di carbonio calcolate e compensate.

Oltre ad essere un momento scientifico di rilievo, il congresso si propone come un esempio di responsabilità ambientale.

La rivoluzione della TAVI nella cardiologia interventistica

La TAVI ha trasformato la cardiologia interventistica, offrendo una valida alternativa alla chirurgia a cuore aperto per i pazienti con stenosi aortica – spiega Francesco Saia, presidente GISE.

La stenosi aortica è una grave patologia che ostacola il flusso sanguigno e aumenta il rischio di morte, con una sopravvivenza inferiore al 5% a tre anni dalla diagnosi sintomatica.

Questa procedura minimamente invasiva rappresenta una soluzione innovativa per migliorare la qualità della vita dei pazienti”.

Lo studio EARLY TAVR: i vantaggi dell'intervento precoce

Durante il congresso internazionale Transcatheter Cardiovascolare Therapeutics (TCT) a Washington, è stato presentato lo studio EARLY TAVR, che ha dimostrato i benefici di un intervento precoce nei pazienti con stenosi aortica grave ma asintomatica.

Su 901 pazienti seguiti per 3,8 anni, quelli sottoposti a TAVI precoce hanno mostrato un rischio ridotto del 15% di morte, ictus o ricovero rispetto al gruppo monitorato.

Inoltre, questi pazienti hanno registrato un minore deterioramento della funzione cardiaca.

Alfredo Marchese, responsabile di cardiologia interventistica all’Ospedale S. Maria GVM di Bari, sottolinea che il 70% dei pazienti monitorati ha comunque necessitato della sostituzione della valvola entro due anni, spesso con sintomi gravi. “Non ci sono vantaggi nell’aspettare: i nuovi dati indicano che l’intervento precoce può migliorare in modo significativo gli esiti”.

Italia: tra fabbisogno insoddisfatto e disomogeneità territoriale

Nonostante i progressi scientifici, in Italia l’accesso alla TAVI resta limitato.

“Il numero di pazienti trattati è insufficiente rispetto al fabbisogno – evidenzia Saia – e le differenze geografiche sono significative: si va da 108 a 294 interventi per milione di abitanti nelle diverse regioni, contro un fabbisogno di 350-400″.

GISE sollecita le istituzioni a colmare queste lacune, individuando strumenti per migliorare l’accesso alla procedura e garantire una maggiore uniformità nei trattamenti, al fine di salvaguardare la salute dei pazienti.

Scoperta la cellula ingegnere che crea nuove arterie dopo l’infarto

Dopo un infarto, il cuore può tentare di autoripararsi sviluppando nuovi vasi sanguigni, ma spesso questi non sono sufficienti. Uno studio coordinato da Elena Cano ha identificato una cellula “primordiale” capace di creare arterie, offrendo una nuova speranza per migliorare la circolazione e limitare i danni cardiaci post-infarto.

Il problema della riparazione cardiaca dopo un infarto

Dopo un infarto, le cellule della zona colpita dall’ischemia prolungata muoiono a causa della mancanza di ossigeno e soprattutto di sangue, che normalmente fluisce attraverso piccoli vasi.

In alcuni casi, il miocardio riesce ad autoripararsi sviluppando nuovi vasi sanguigni attorno alla zona danneggiata, ma spesso questi non sono sufficienti.

Ci vorrebbero arterie più grandi e potenti per garantire un nutrimento adeguato al cuore.

Questo è il sogno di molti ricercatori, e grazie a uno studio coordinato da Elena Cano, c’è speranza che diventi realtà.

Le cellule di "punta"

Gli studiosi hanno identificato un particolare tipo di cellula, chiamata “pre-arteriosa”, che svolge un ruolo chiave nella formazione di nuovi vasi sanguigni.

Queste cellule sono considerate precursori di nuove arterie, capaci di rispondere a segnali ambientali e guidare la crescita dei vasi in direzioni specifiche.

Studi condotti su animali hanno rivelato che queste cellule erano già indirizzate a svilupparsi come arterie, contraddicendo l’idea che le arterie si formassero solo in risposta al fluido che le attraversa.

Questo studio ha dimostrato che le cellule pre-arteriose acquisiscono le caratteristiche delle arterie prima ancora che il sangue inizia a fluire al loro interno.

Meccanismi di rigenerazione cardiaca

I ricercatori hanno confrontato il comportamento delle cellule pre-arteriose negli animali e negli esseri umani, utilizzando tessuti cardiaci embrionali umani.

Hanno scoperto che il meccanismo di formazione delle nuove arterie è conservato non solo durante lo sviluppo embrionale, ma anche dopo un infarto.

Questo meccanismo potrebbe essere la chiave per stimolare la rigenerazione delle arterie coronariche, aprendo nuove possibilità terapeutiche per limitare i danni al miocardio e migliorare la circolazione sanguigna nell’area colpita dall’ischemia.

Speranze per il futuro

Nonostante i grandi progressi ottenuti nel ridurre l’estensione degli infarti tecniche attraverso come l’angioplastica, i tentativi di rigenerare il muscolo cardiaco danneggiato hanno avuto esiti deludenti.

La sfida principale è garantire che le cellule staminali possano attaccarsi nel tessuto cicatriziale e ricevere il giusto apporto di sangue e ossigeno.

Le cellule pre-arteriose presenti in questo studio potrebbero essere un passaggio cruciale per la creazione di nuovi vasi sanguigni all’interno del tessuto danneggiato, facilitando così la rigenerazione del muscolo cardiaco e migliorando la qualità della vita dei pazienti.

Fonte:

Torino rivoluziona l’angioplastica con l’Intelligenza Artificiale

Un nuovo strumento basato sull’Intelligenza Artificiale, sviluppato a Torino, potrebbe rivoluzionare il trattamento delle malattie coronariche, semplificando le diagnosi e migliorando l’efficacia delle angioplastiche.

L'intelligenza Artificiale per l'Angioplastica Coronarica

Quando fare l’angioplastica coronarica? Ora lo dice l’Intelligenza Artificiale (IA), “leggendo” una semplice coronarografia.

Parliamo di un nuovo strumento che rivoluzionerà il trattamento delle malattie coronariche, semplificando e migliorando la valutazione delle placche nelle arterie.

Pubblicato sulla rivista European Heart Journal Quality of Care and Cardiovascular Outcomes, questo studio pionieristico è il risultato di una collaborazione tra l’ospedale Molinette di Torino, l’Università degli Studi di Torino e il Dipartimento di Ingegneria Elettronica dell’Università di Catania.

Lavoro di squadra

Guidato dai cardiologi Ovidio De Filippo e Fabrizio D’Ascenzo, della Cardiologia Universitaria delle Molinette (diretta dal professor Gaetano Maria De Ferrari), in collaborazione con i professori Marco Aldinucci (UniTo) e Concetto Spampinato (Catania), il progetto ha coinvolto numerosi Centri cardiologici italiani ed europei, tra cui cinque piemontesi.

L’obiettivo del team è stato affrontare una sfida comune nella cardiologia interventistica.

Per decidere se procedere con un’angioplastica, infatti, le linee guida internazionali raccomandano l’esecuzione di due esami specifici: il Ffr (Fractional Flow Reserve) e l’Ifr (Instantaneous Wave-Free Ratio).

Nella pratica, però, questi esami vengono effettuati molto raramente a causa dei costi, del tempo richiesto e dei rischi associati alla necessità di inserire nella coronaria cateteri aggiuntivi per le misurazioni.

Diagnosi avanzata

Il team ha sviluppato Starflow, uno strumento avanzato di Intelligenza Artificiale capace di stimare i valori di Ffr e Ifr direttamente dalle immagini standard di coronarografia.

Utilizzando una rete neurale profonda multi-task, Starflow analizza due semplici proiezioni angiografiche per fornire una valutazione accurata della rilevanza delle placche, indirizzando i pazienti verso l’angioplastica o la terapia medica.

Primi risultati

I risultati ottenuti sono notevoli: l’applicazione ha raggiunto un’accuratezza quasi pari al 90%, un livello di precisione paragonabile a quello ottenuto con le tecniche invasive tradizionali ma con significativi vantaggi in termini di tempo, riduzione dei rischi per i pazienti e costi.

Le implicazioni future

«Lo sviluppo di Starflow potrebbe avere un impatto significativo sull’accesso dei pazienti a valutazioni fisiologiche precise delle stenosi coronariche», spiega il dottor De Filippo. «Ha il potenziale di migliorare il processo decisionale clinico e ottimizzare i trattamenti per le malattie coronariche».

Aggiunge il professor De Ferrari: «Si tratta di un grandissimo contributo dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in cardiologia e di una dimostrazione della possibilità che l’innovazione tecnologica, associata alle competenze mediche, possa affrontare problemi clinici complessi, migliorando l’efficienza e l’efficacia delle cure mediche».

Presentazione ufficiale

La nuova tecnologia sarà presentata in anteprima durante le 36me Giornate Cardiologiche Torinesi, che si terranno a Torino dal 19 al 21 settembre 2024, presso il Polo Aldo Moro dell’Università degli Studi di Torino (via Sant’Ottavio 18), dirette dai professori Mauro Rinaldi, Gaetano Maria De Ferrari e Fabio Verzini.

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Trattamento della stenosi aortica: l’importanza della TAVI

La stenosi della valvola aortica è una delle malattie cardiache più comuni, soprattutto tra gli anziani. Fortunatamente, grazie alla procedura mini-invasiva TAVI, è possibile trattare questa condizione in modo efficace, evitando interventi chirurgici complessi e migliorando significativamente la qualità della vita dei pazienti. 

L'importanza dell'intervento tempestivo nella stenosi della valvola aortica

In molti casi, la stenosi della valvola aortica, la più comune malattia delle valvole cardiache, può essere trattata con la TAVI (Impianto Transcatetere della Valvola Aortica).

Questa procedura mini-invasiva permette di sostituire la valvola malata, che ostacola il normale flusso sanguigno e affatica il cuore, risalendo fino al cuore con una sonda.

Tuttavia, è fondamentale non sottovalutare i sintomi e intervenire tempestivamente, poiché la stenosi non è un semplice fenomeno legato all’invecchiamento.

Chi è più a rischio e quando intervenire

La stenosi aortica colpisce principalmente le persone over-65, con circa 60.000 casi in Italia.

Per almeno due terzi di questi pazienti, sintomi come affaticamento, palpitazioni, svenimenti e dolori al petto non devono essere ignorati.

La tempestività è cruciale: se non trattata, la stenosi aortica severa può portare alla morte nel 50% dei pazienti sintomatici entro due anni.

Un consulto con il cardiologo è essenziale per valutare la migliore opzione terapeutica, che spesso include l’intervento chirurgico.

Vantaggi della TAVI e l’esperienza del centro di Torino

Il centro diretto da Giuseppe Musumeci, presso l’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino, ha eseguito 264 interventi di TAVI nel 2023, posizionandosi tra i principali centri in Italia.

La TAVI è una procedura mini-invasiva eseguita senza anestesia generale, che permette al paziente di riprendersi più rapidamente rispetto alla chirurgia tradizionale.

Dopo la TAVI, la degenza media è di soli tre giorni e non è necessaria riabilitazione, a differenza degli interventi chirurgici tradizionali che richiedono una degenza più lunga e un periodo di riabilitazione di almeno 30 giorni.

Rispondere alla crescente domanda di interventi

Con l’aumento della domanda per la TAVI, c’è il rischio di liste d’attesa per i pazienti.

Per evitare ritardi che potrebbero compromettere la salute del paziente, è necessario migliorare l’organizzazione dei centri di cardiochirurgia e creare una rete di collaborazione con centri senza cardiochirurgia.

L’obiettivo è abilitare questi centri a eseguire autonomamente la TAVI, aumentando così la capacità complessiva di trattamento.

Come si svolge l’intervento TAVI

La stenosi aortica severa si verifica quando i lembi della valvola aortica diventano rigidi, impedendo il corretto flusso sanguigno.

La TAVI prevede l’inserimento di un catetere nell’arteria femorale tramite una piccola incisione all’inguine, con cui si risale fino al cuore per posizionare la nuova valvola.

L’intervento viene eseguito a cuore battente, con il paziente sveglio o leggermente sedato, riducendo così la necessità di riabilitazione e minimizzando l’impatto sulla vita del paziente e dei suoi familiari.

La necessità di intervento in caso di stenosi aortica severa

L’invecchiamento è il principale fattore di rischio per la stenosi aortica, che può evolversi in una forma severa con una prognosi grave, con una mortalità a un anno del 50%. Tuttavia, come sottolinea Musumeci, oggi è possibile risolvere la stenosi aortica severa grazie a interventi come la TAVI, che offre una valida alternativa alla chirurgia tradizionale.

Fonte:

Impiantata valvola cardiaca attraverso una puntura nella gamba

Nei giorni scorsi, presso l’Ospedale del Cuore di Monasterio a Massa, è stato eseguito un intervento straordinario. Una paziente ha ricevuto un impianto di valvola tricuspide attraverso una semplice “puntura” nella gamba, evitando così procedure più invasive. La valvola tricuspide ha il fondamentale compito di mantenere il corretto flusso del sangue, impedendone il ritorno indietro nel suo percorso.

Un intervento all'avanguardia

L’intervento, realizzato in collaborazione con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana (Aoup), è stato eseguito nell’ambito di uno studio internazionale.

Il team Monasterio, guidato dal dottor Sergio Berti, direttore di Cardiologia Diagnostica e Interventistica, ha eseguito per la prima volta in Toscana un impianto di valvola tricuspide da accesso femorale venoso.

Questo è stato anche il primo intervento al mondo ad essere guidato da ecocardiografia intracardiaca.

La paziente, affetta da grave insufficienza tricuspidale, non avrebbe potuto affrontare un intervento chirurgico tradizionale a causa dei rischi elevati legati al suo stato di salute.

La paziente e lo studio internazionale TARGET

Considerata la sua fragilità, la paziente è stata selezionata per partecipare a uno studio sperimentale chiamato TARGET, che coinvolge Italia, Spagna, Germania e Canada.

L’intervento ha previsto il posizionamento della valvola cardiaca attraverso una vena dell’inguine, evitando così la necessità di aprire il torace, rendendo l’operazione significativamente meno invasiva.

Un team multidisciplinare di eccellenza

L’operazione è stata il risultato di un lavoro sinergico tra diverse specialità mediche.

Il team multidisciplinare era composto da cardiologi clinici, cardiologi interventisti, cardiografisti, cardiochirurghi e anestesisti.

Ogni dettaglio della procedura è stato pianificato con precisione, selezionando accuratamente il paziente ideale per questo tipo di impianto.

L'importanza dell'imaging cardiaco e del supporto anestesiologico

L’elemento chiave che ha reso possibile l’intervento è stato l’elevato livello di imaging cardiaco.

Gli ecocardiografisti, sotto la guida del dottor Massimiliano Mariani, hanno fornito dettagli anatomici essenziali che hanno permesso al cardiologo interventista di posizionare la valvola in modo corretto.

Considerata la delicatezza dell’intervento e la fragilità della paziente, il supporto anestesiologico del team del dottor Paolo Del Sarto si è rivelato fondamentale per il successo dell’operazione.

Fonte:

Primo impianto di un cuore artificiale in titanio

Il Texas Heart Institute e BiVACOR,  hanno annunciato il successo del primo impianto nell’uomo del BiVACOR Total Artificial Heart. Questo cuore artificiale hi-tech è una pompa ematica biventricolare costruita in titanio con una singola parte mobile che utilizza un rotore a levitazione magnetica per pompare il sangue e sostituire entrambi ventricoli di un cuore indebolito.

Obiettivo dello studio clinico

Il primo studio clinico sull’uomo mira a valutare la sicurezza e le prestazioni del BiVACOR Total Artificial Heart.

Questo dispositivo è stato progettato come soluzione ponte al trapianto per pazienti con grave insufficienza cardiaca biventricolare o insufficienza cardiaca univentricolare, nei casi in cui il supporto del dispositivo di assistenza ventricolare sinistra non è raccomandato.

Dopo il primo impianto presso il Baylor St. Luke’s Medical Center del Texas Medical Center, altri quattro pazienti verranno arruolati nello studio.

Dichiarazioni del Texas Heart Institute

Joseph Rogers, presidente e amministratore delegato del Texas Heart Institute e principal Investigator nazionale sulla ricerca, ha dichiarato: “Il Texas Heart Institute è entusiasta del primo impianto rivoluzionario cuore artificiale.

Poiché l’insufficienza cardiaca rimane una delle principali cause di mortalità a livello globale, il dispositivo offre un faro di speranza per innumerevoli pazienti in attesa di un trapianto di cuore.

Siamo orgogliosi di essere in prima linea in questa svolta medica, per trasformare il futuro della terapia dell’insufficienza cardiaca”.

Il problema dell’insufficienza cardiaca

L’insufficienza cardiaca colpisce almeno 26 milioni di persone in tutto il mondo, di cui 6,2 milioni sono adulti solo negli Stati Uniti, e la sua prevalenza è in aumento.

I trapianti di cuore sono riservati ai pazienti con grave insufficienza cardiaca e sono limitati a meno di 6.000 procedure all’anno a livello globale.

Di conseguenza, i National Institutes of Health statunitensi stimano che circa 100.000 pazienti potrebbero beneficiare immediatamente del supporto circolatorio meccanico negli Stati Uniti.

Il ruolo della cardiologia interventistica in Italia

La Cardiologia interventistica si conferma il cardine del trattamento dell’infarto miocardico acuto in Italia, con una rete capillare sul territorio nazionale che garantisce più di 36 mila procedure di angioplastica primaria (“il palloncino” per riaprire le coronarie chiuse, responsabili dell’infarto acuto), raggiungendo da diversi anni gli standard di fabbisogno delineati dall’epidemiologia di questa malattia.

Aumento della diagnostica innovativa

Aumenta la diagnostica con i metodi di imaging più innovativi e con le tecniche per lo studio della funzionalità cardiovascolare, ma siamo ancora lontani dalla media dei Paesi Europei più avanzati.

Crescono fino al 20% le procedure di cardiologia interventistica strutturale (interventi sulle valvole cardiache), ma restano ancora al di sotto del fabbisogno della popolazione e con differenze regionali ancora molto marcate.

Bilancio del report 2023 del GISE

È un bilancio con molte luci ma che ha ancora qualche ombra quello del Report 2023 della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE), l’unica realtà italiana dotata di un Registro dell’attività di 273 Laboratori di emodinamica e cardiologia interventistica del Paese.

I dati sono stati presentati  a Roma durante il congresso GISE Think Heart 2024.

Coronarografie e TAVI

Pur con oltre 300 mila coronarografie eseguite nel 2023, che in circa il 50% dei casi hanno portato all’esecuzione di un’angioplastica coronarica (156mila interventi lo scorso anno, tornando così quasi ai livelli pre-Covid), restano criticità nell’interventistica strutturale sulle valvole cardiache: le TAVI sono aumentate del 13%, ma solo un paziente candidabile su due viene sottoposto alla procedura e oltre 10 mila che ne avrebbero l’indicazione non la ricevono, con differenze regionali consistenti nella possibilità di accesso.

Altri Interventi di cardiologia interventistica

Sono stati circa 1.800 gli interventi di riparazione percutanea della valvola mitralica, in crescita del 20%, ma con un fabbisogno stimato di circa altri 6 mila.

Anche il ricorso alla procedura di chiusura percutanea dell’auricola sinistra, importante per la prevenzione dell’ictus, è aumentato del 20% ma con circa 2.300 interventi nel 2023 siamo lontani dal fabbisogno reale, considerando che sono più di 100mila i pazienti potenzialmente candidabili.

La fotografia della cardiologia interventistica in Italia

“I dati raccolti dal Report GISE, derivanti dall’attività del 93% dei centri di tutto il Paese, consentono di scattare una fotografia molto accurata della cardiologia interventistica in Italia – osserva Francesco Saia, presidente GISE – I risultati mostrano per esempio che l’88% dei centri offre il servizio 24 ore al giorno, 7 giorni su 7: un dato che conferma la distribuzione capillare sul territorio nazionale di un’infrastruttura essenziale per il trattamento tempestivo dell’infarto miocardico acuto e di altre cardiopatie acute, per le quali l’efficacia del trattamento è strettamente tempo-dipendente.

Restano tuttavia alcune criticità, perché, per esempio, sebbene le tecnologie di imaging e di studio funzionale siano in crescita, solo il 20% delle procedure di angioplastica complessivamente è guidato da questi metodi, molto sottoutilizzati rispetto alla media di Paesi europei come Germania, Francia, Spagna, Olanda e BENELUX.

I motivi sono soprattutto i vincoli economici per l’acquisizione degli strumenti necessari e l’assenza di codifica o tracciamento di queste tecniche, che, come GISE, vorremmo diffondere maggiormente in tutto il Paese”.

L'innovazione tecnologica in cardiologia interventistica

“La cardiologia interventistica rappresenta una delle aree in cui il processo di innovazione tecnologica è più rapido.

Per questo – osserva Marco Marchetti, responsabile Health Technology Assessment di AGENAS – un accesso veloce di tali dispositivi non può che essere legato ad un rigoroso e scientifico processo di valutazione HTA.

In proposito, a partire dal gennaio 2026, inizieranno le attività di valutazione HTA a livello europeo (Joint Clinical Assessment) che vedono anche il nostro paese impegnato”.

Il progetto pilota di GISE

Per migliorare ancora la qualità delle cure in Italia, per la prima volta il GISE propone di inserire nel Piano Nazionale Esiti un ‘cruscotto’ di indicatori di outcome che consenta di monitorare e soprattutto valutare le prestazioni di cardiologia interventistica, facilitando l’introduzione di tecnologie innovative e l’abbandono di quelle obsolete ma soprattutto favorendo in tutto il Paese una sempre maggiore appropriatezza, sostenibilità ed equità di accesso alle procedure.

La proposta di GISE per il futuro

Integrare il corrente panel di indicatori in ambito cardiovascolare con ulteriori indicatori di esito clinico e con indicatori che consentano l’identificazione dei principali fattori critici di successo è fondamentale.

Proponiamo per esempio di tenere conto non del singolo episodio di ricovero ma dell’intero flusso di cura, considerando tra gli altri elementi le complicanze o le riospedalizzazioni per recidiva dei sintomi – conclude Saia – O, ancora, proponiamo di inserire indicatori che valutino aspetti organizzativi e di processo per individuare le criticità con un impatto sugli esiti clinici, come le modalità di presa in carico e dimissioni secondo PDTA, e di utilizzare indicatori sull’impiego delle tecnologie per valutarne il contributo sugli esiti.

Tutto ciò consentirà di andare sempre più verso una terapia di valore, centrata sul paziente e che faciliti l’introduzione di tecnologie innovative disincentivando l’utilizzo di quelle obsolete e non più adeguate agli standard di efficacia, sicurezza ed economicità.

La sostenibilità e la resilienza del sistema sanitario passano inevitabilmente dalla capacità di programmare correttamente le risorse, garantire l’utilizzo delle tecnologie che permettono non solo il miglioramento degli outcome clinici ma anche di rispondere ai bisogni del sistema nel suo complesso: una corretta rilevazione di indicatori di processo, organizzativi e di outcome sarà fondamentale per la programmazione delle attività e la valutazione multidisciplinare delle tecnologie che aumentano la capacità del sistema e che saranno fondamentali per vincere le sfide sanitarie di oggi e domani”.

Fonte:

Sostituzione valvola aortica transcatetere senza rischio coronarico

Nei giorni scorsi, presso l’Aoup, nell’ambito della sezione dipartimentale di Emodinamica, è stato eseguito con successo un impianto transcatetere di valvola aortica (Tavi). Il paziente, era già stato sottoposto a un intervento di sostituzione valvolare aortica chirurgica, ma la bioprotesi impiantata si era degenerata.

Tecnica innovativa

L’intervento, ad alta complessità, è stato eseguito dal team guidato dai cardiologi interventisti Marco Angelillis e Giulia Costa, coadiuvati dai cardiologi ecocardiografisti Laura Stazzoni e Matteo Mazzola, dagli anestesisti Silvia Xynelis e Alessandro Isirdi e dal personale infermieristico e tecnico.

Ciò che ha reso innovativo l’intervento è stata l’applicazione della tecnica denominata Basilica (acronimo di bioprosthetic or native aortic scallop intentional laceration to prevent iatrogenic coronary artery obstruction).

La procedura Basilica

La tecnica Basilica prevede il laceramento dei lembi della valvola chirurgica degenerata prima dell’impianto della nuova bioprotesi.

Questo viene eseguito sotto guida fluoroscopica e ecografica transesofagea al fine di ridurre il rischio di occlusione delle arterie coronariche, rischio particolarmente elevato in questo tipo di interventi.

Risultati e dimissioni

Questo è stato il decimo intervento di Basilica eseguito presso l’Aoup da Angelillis e Costa, ma il primo in cui la tecnica è stata applicata sia sul lembo destro che su quello sinistro della bioprotesi degenerata.

Nonostante la complessità dell’intervento, della durata di circa 4 ore, non sono state riscontrate complicanze e il paziente è stato dimesso dopo soli due giorni.

Eccellenza nell'emodinamica

La Sezione dipartimentale di Emodinamica dell’Aoup è l’unico centro in Toscana e uno dei pochi in Italia in cui viene eseguita la procedura Basilica durante i Tavi.

Ciò dimostra l’elevato livello di competenza dell’équipe nel trattamento transcatetere delle patologie valvolari cardiache.

Questo percorso di eccellenza è iniziato nel 2007, facendo dell’Aoup il primo centro in Toscana e il terzo in Italia a offrire questa tipologia di interventi.

Cuore 3.0, nuove strategie contro le minacce cardiovascolari del terzo millennio

In un panorama scientifico in evoluzione, i tradizionali fattori di rischio cardiovascolare sono solo la superficie. La nuova prospettiva dell’esposoma, evidenziata nella recente review su European Heart Journal, ci invita a considerare impatti ambientali, sociali e psicologici sulla salute cardiaca.

Il quadro emergente dell'Esposoma

La cardiopatia ischemica, nonostante gli avanzamenti nei trattamenti dei fattori di rischio tradizionali, rimane la principale causa di morte a livello globale.

Il dottor Montone sottolinea la necessità di considerare l’interazione imprevedibile di nuovi fattori di rischio, enfatizzando il concetto di esposoma.

La review esamina come l’esposizione a lungo termine all’esposoma possa contribuire alla comparsa della cardiopatia ischemica e propone strategie di mitigazione del rischio.

Inquinamento ambientale

L’inquinamento atmosferico, soprattutto da PM2.5, può ridurre l’aspettativa di vita più del fumo di tabacco.

Nel 2019, l’inquinamento causò 7 milioni di decessi nel mondo, principalmente legati a malattie cardiovascolari.

Gli inquinanti atmosferici alterano il colesterolo, aumentano la pressione e promuovono diabete e obesità.

Inoltre, inquinamento acustico, luminoso e stress sociale contribuiscono alla disfunzione endoteliale e ai problemi cardiaci.

Cambiamenti climatici e salute del cuore

I cambiamenti climatici, correlati all’inquinamento, impattano significativamente sulla salute del cuore.

Le ondate di caldo prolungato sono associate a un aumento del rischio di mortalità cardiovascolare.

Salute mentale e cuore

Lo stress cronico, la depressione, l’isolamento sociale sono collegati alle malattie cardiovascolari.

Lo stress attiva il sistema nervoso simpatico, contribuendo all’ipertensione, mentre la produzione di cortisolo promuove insulino-resistenza e obesità.

Anche le infezioni respiratorie, inclusi influenza e COVID-19, aumentano il rischio cardiovascolare attraverso infiammazione e danni diretti alle cellule del cuore.

Affrontare l'esposoma per la salute del cuore

Contrastare l’esposoma richiede azioni più complesse rispetto alle tradizionali cure.

La responsabilità individuale è importante, ma politiche ambientali e mitigazioni sono fondamentali.

Ridurre l’inquinamento richiede transizioni energetiche, politiche per il traffico e città ben progettate.

Anche la sensibilizzazione internazionale, come la settimana ‘DarkSky’, è cruciale.

Prospettive per il futuro

La protezione del cuore richiede un approccio olistico.

Dall’adozione di fonti sostenibili a iniziative di salute mentale, la consapevolezza collettiva è cruciale.

Gli operatori sanitari dovrebbero considerare l’importanza di ridurre l’esposizione a nuovi fattori di rischio cardiovascolare, spingendo per ulteriori ricerche sull’impatto complessivo dell’esposoma sulla salute cardiovascolare.

La strada è lunga, ma la consapevolezza crescente e l’impegno sono passi nella giusta direzione.

Impiantata protesi aortica di ultima generazione al Mauriziano di Torino

La stenosi aortica è una delle patologie più diffuse delle valvole cardiache, interessando il 10% della popolazione italiana con età superiore ai 65 anni.

Leader nell'uso della protesi aortica di ultima generazione

L’Ospedale Mauriziano si conferma come pioniere nella sanità piemontese, classificandosi come il primo in Piemonte e il terzo in Italia per l’utilizzo della protesi aortica di ultima generazione.

Questa protesi è progettata per il trattamento della stenosi valvolare aortica.

Stenosi valvolare aortica in Italia

La stenosi valvolare aortica è una malattia cardiaca comune in Italia, colpendo il 10% della popolazione oltre i 65 anni.

Questa condizione richiede trattamenti avanzati e innovativi per migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Successi recenti con la TAVI

Recentemente, due pazienti dell’Ospedale Mauriziano sono stati trattati con successo attraverso la TAVI (Trascatheter Aortic Valve Implantation), una procedura di impianto transcatetere di valvola aortica di ultima generazione. 

Questi interventi hanno contribuito al primato dell’ospedale nel campo.

Caratteristiche tecniche

La protesi aortica utilizzata dai cardiologi del Mauriziano offre caratteristiche tecniche avanzate che semplificano il posizionamento durante l’intervento.

Questo rende la procedura meno invasiva e più efficiente, con chiari benefici per i pazienti.

Procedura mininvasiva

I cardiologi del Mauriziano eseguono la procedura senza necessità di chirurgia e anestesia generale, attraverso un’arteria della gamba.

Questo approccio mininvasivo consente ai pazienti di essere dimessi entro pochi giorni, a meno che non siano presenti complicazioni.

Alta richiesta di trattamento TAVI in Italia

Il Direttore di Cardiologia del Mauriziano, Giuseppe Musumeci, sottolinea che, nonostante il successo, il numero di pazienti trattati con la TAVI è ancora relativamente basso.

Solo 194 pazienti su un milione vengono trattati in Italia, nonostante la necessità potenziale di 415 pazienti per milione di abitanti.

Mauriziano, leader in Piemonte e terzo in Italia

Nel 2022, l’Ospedale Mauriziano ha registrato 274 interventi TAVI, posizionandosi come il primo centro in Piemonte e il terzo in Italia, seguendo Milano e Bologna.

Questo dimostra la costante leadership nella fornitura di cure avanzate.

Conseguenze positive della TAVI

Musumeci evidenzia le eccezionali conseguenze della TAVI, sottolineando la significativa riduzione della mortalità a 30 giorni, scesa all’0.3%, rispetto al 3% riportato nella letteratura medica degli anni precedenti.

Rete Hub and Spoke

L’Ospedale Mauriziano ha sviluppato una rete Hub and Spoke in collaborazione con la AslTo3 per Torino Ovest, migliorando gli esiti di cura e riducendo la mortalità dei pazienti.

Convenzioni con le cardiologie di Savigliano, Vercelli e Aosta facilitano il flusso di pazienti, con 132 su 274 provenienti da altri ospedali.

Fonte: