Una rivoluzione nel trattamento dei tumori cerebrali profondi a Cremona

La chirurgia transulcale, una tecnica mininvasiva innovativa, rimuove masse tumorali profonde sfruttando le pieghe naturali dell’organo, garantendo maggiore precisione e minori rischi per i pazienti.

Una tecnica chirurgica innovativa per tumori cerebrali profondi

Nell’ospedale di Cremona, è stata introdotta una nuova tecnica chirurgica mininvasiva per la rimozione di tumori cerebrali profondi.

Questa metodologia, conosciuta come ‘Brain Path’ o chirurgia transulcale, rappresenta un notevole passo avanti nell’ambito della neurochirurgia, consentendo un accesso più preciso e mirato ai tumori attraverso i sentieri naturali del cervello.

L'applicazione della tecnica: sfruttando i solchi cerebrali

Antonio Fioravanti, direttore del dipartimento di Neuroscienze e della Neurochirurgia dell’Asst di Cremona, ha evidenziato l’efficacia di questa tecnica per lesioni cerebrali profonde e difficili da raggiungere.

Si utilizzano i solchi cerebrali, le vie anatomiche che separano i fasci di materia bianca e che sono responsabili di funzioni cruciali come il movimento e il linguaggio, come guida per raggiungere il tumore.

Attraverso uno strumento apposito, dotato di una telecamera, è possibile inserirsi nei solchi cerebrali, spostando delicatamente le porzioni circostanti per raggiungere direttamente la lesione.

Vantaggi e benefici

La chirurgia transulcale offre numerosi vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale.

Oltre alla minore invasività, che comporta minori traumi al cervello, riduce anche la durata complessiva dell’intervento e le complicazioni sia durante che dopo l’operazione.

Grazie alla neuronavigazione, che fornisce una mappatura tridimensionale della lesione e delle aree cerebrali circostanti, è possibile eseguire l’intervento in modo più preciso e mirato.

Questo approccio innovativo permette inoltre tempi di ricovero e recupero postoperatorio più brevi, consentendo ai pazienti di tornare alla loro routine quotidiana in tempi più rapidi.

Il caso del primo paziente

Il primo paziente a beneficiare di questa tecnica è una donna di 60 anni con una storia di tumore alla mammella seguito da metastasi cerebrali.

Nonostante anni di terapie e controlli, la chirurgia transulcale è stata l’unica soluzione possibile per lei.

Attualmente, la paziente si trova in fase di recupero dopo l’intervento e sta pianificando il suo rientro a casa dall’ospedale.

La sua esperienza rappresenta un significativo passo avanti nell’ambito della neurochirurgia, offrendo speranza e nuove prospettive ai pazienti affetti da tumori cerebrali profondi.

Fonte:

Traumatologia in evoluzione: Mininvasività e Tecnologia

L’ortopedia moderna si sta orientando sempre più verso l’approccio “dall’esterno”, utilizzando strumenti che vengono introdotti attraverso piccoli fori nella pelle. Questo approccio mira a minimizzare il trauma ai tessuti già compromessi da lesioni precedenti.

Traumatologia: cure mininvasive e tecnologie avanzate

Negli ultimi 10 anni, il campo della traumatologia ha subito una rivoluzione epocale nei metodi di trattamento delle fratture derivanti da incidenti stradali, sportivi e domestici.

Questi progressi hanno reso le cure meno traumatiche e meno dolorose per i pazienti.

In passato, i chirurghi erano soliti effettuare ampie incisioni per raggiungere l’osso fratturato e ripristinarne l’integrità.

Oggi, invece, si preferisce utilizzare il bisturi il meno possibile.

I nuovi approcci prevedono l’introduzione di viti e fissatori dall’esterno, sotto il controllo radiografico o, in strutture all’avanguardia, tramite la Tac.

Inoltre, le piastre vengono posizionate attraverso piccoli fori e fatte scivolare tra i muscoli per garantire una corretta posizionamento.

Minore trauma, maggiore guarigione

Questi avanzamenti hanno l’obiettivo principale di evitare di aggiungere ulteriore trauma al paziente.

Prima, i metodi tradizionali comportavano interventi stressanti, soprattutto per chi non era in ottima salute, con un elevato rischio di infezioni su tessuti già traumatizzati e lacerati.

La guarigione delle ferite chirurgiche richiedeva tempi estesi.

In sintesi, la chirurgia mininvasiva, simile ad altre specialità mediche, ha fatto il suo ingresso in traumatologia, contribuendo a rendere i trattamenti più efficaci e meno invasivi.

L'opinione del dott. Fabrizio Cortese

Il dott. Fabrizio Cortese, Presidente di OTODI (Ortopedici Traumatologi Ospedalieri), spiega come questa rivoluzione abbia avuto origine.

Inizialmente, si agiva dall’esterno solo in artroscopia, per eseguire interventi sui menischi all’interno del ginocchio.

Tuttavia, si è presto capito che queste tecniche potevano essere utilizzate anche per trattare fratture, riducendo al minimo i danni ai tessuti circostanti. Cortese sottolinea l’importanza di evitare infezioni ossee, considerate tra le più complesse da gestire.

L’evoluzione metodologica e tecnologica ha avuto inizio con l’Orthopedic Damage Control, che consiste nella fissazione della frattura con viti e fissatori, seguita dall’intervento chirurgico dopo che i tessuti si sono normalizzati.

Questa evoluzione ha proseguito con l’ARIF, la Fissazione artroscopica assistita, che impiega microtelecamere per monitorare con precisione la ricomposizione dell’osso fratturato.

L'importanza della traumatologia mininvasiva oggi

La traumatologia mininvasiva è diventata indispensabile, poiché gli incidenti odierni sono spesso più gravi e traumatici.

Le motociclette sono più veloci, lo sci moderno e le nuove tecniche, come il carving, causano fratture al ginocchio anziché alla tibia, rendendo le lesioni più complesse da curare e con un maggiore rischio di complicazioni.

Pertanto, la traumatologia mininvasiva è diventata fondamentale per affrontare le sfide attuali.

Specializzazione e attrezzature avanzate

Oggi, l’ortopedia e la traumatologia richiedono attrezzature all’avanguardia e medici altamente specializzati.

I professionisti devono essere preparati per affrontare una vasta gamma di fratture in diverse parti del corpo, considerando che ciascuna richiede un approccio specifico.

La specializzazione è diventata essenziale, poiché non tutti gli ortopedici possono affrontare qualsiasi problema.

La necessità di centri specializzati

Il dott. Cortese sottolinea che l’assistenza deve essere erogata su due livelli.

Il primo livello consiste nel fornire cure di base, come il lavaggio e la fissazione della frattura con fissatori, e stabilizzare il paziente.

Questo dovrebbe essere possibile in qualsiasi ospedale.

Tuttavia, la fase successiva, ovvero l’intervento chirurgico per situazioni complesse, richiede competenze specializzate.

Pertanto, sono necessari centri specializzati in chirurgia per specifiche parti del corpo, come il bacino, la caviglia e il ginocchio, che possano trattare un gran numero di casi con l’approccio più adeguato.

È importante che le autorità sanitarie approfondiscano questa questione per sviluppare una Rete trauma nazionale, garantendo così una migliore assistenza ai pazienti traumatizzati.

In conclusione, la traumatologia ha compiuto notevoli progressi grazie all’adozione di tecniche mininvasive e all’uso di tecnologie avanzate.

Questi sviluppi non solo hanno migliorato la cura dei pazienti ma hanno anche reso necessaria una maggiore specializzazione e l’istituzione di centri specializzati per affrontare le sfide sempre più complesse nel campo della traumatologia.