Le liste di attesa nella sanità italiana,un problema persistente

Il problema delle liste di attesa non è una novità e affligge da tempo il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano. Tuttavia, negli ultimi anni si è aggravato a causa del grande numero di prestazioni non erogate durante la pandemia da COVID-19. Secondo il Ministero della Salute, nel 2020 rispetto al 2019 sono stati registrati oltre 1,57 milioni di ricoveri programmati in meno, più di 4,1 milioni di inviti agli screening oncologici non effettuati e oltre 112 milioni di prestazioni ambulatoriali saltate, tra visite specialistiche, esami di laboratorio e strumentali.

Sforzi per affrontare il problema

Sono stati stanziati 500 milioni di euro per fronteggiare il problema delle liste di attesa. Nel gennaio 2022, il Ministero della Salute ha individuato tre categorie di prestazioni prioritari da recuperare: ricoveri per interventi chirurgici programmati, inviti e prestazioni per le campagne di screening oncologici e prestazioni ambulatoriali. Ogni regione ha elaborato un Piano Operativo Regionale (POR) per definire strategie e modalità organizzative per il recupero delle prestazioni non erogate durante il periodo pandemico.

Recupero delle prestazioni:

Interventi chirurgici programmati: Le regioni hanno programmato il recupero di oltre 512.000 ricoveri programmati, ma secondo il Ministero della Salute ne sono stati recuperati poco più di 338.000 (66%). La percentuale di recupero varia dal 92% del Piemonte al 14% della Liguria.

Screening oncologici: Le regioni hanno previsto il recupero di oltre 5 milioni di inviti e quasi 2,84 milioni di prestazioni. Si stima che siano stati recuperati circa 4,2 milioni di inviti (82%) e poco più di 1,9 milioni di prestazioni (67%). Le percentuali di recupero variano notevolmente tra le diverse regioni.

Prestazioni ambulatoriali: Complessivamente, le regioni hanno programmato il recupero di quasi 11,9 milioni di prestazioni, ma finora ne sono state recuperate circa 6,8 milioni (57%). Ciò ha avuto un impatto significativo sui tempi di attesa per le nuove prestazioni ambulatoriali, con ancora oltre 5 milioni di prestazioni da recuperare.

Disparità regionali e differenze di performance

Nessuna regione ha raggiunto le quote di recupero previste per tutte le prestazioni, evidenziando una notevole variabilità nelle performance tra le regioni e all’interno di ciascuna regione per diverse tipologie di prestazioni. Alcune regioni, come la Toscana, la Provincia Autonoma di Trento e l’Emilia-Romagna, hanno ottenuto buoni risultati nel recupero, mentre altre, come la Calabria e la Campania, sono rimaste indietro.

Utilizzo delle risorse finanziarie

Nonostante siano state stanziati fondi per il recupero delle prestazioni, l’utilizzo delle risorse non è direttamente correlato al recupero effettivo. La spesa rendicontata al 31 dicembre 2022 ha raggiunto quasi il 70% del totale stanziato, ma con notevoli differenze regionali. Alcune regioni, come l’Emilia-Romagna, il Friuli Venezia Giulia e il Piemonte, hanno superato il 100% di utilizzo delle risorse, probabilmente grazie agli investimenti di risorse proprie. Questo indica che la spesa maggiore non si traduce necessariamente in una riduzione delle liste d’attesa.

Coinvolgimento del settore privato

Le regioni italiane hanno avuto la possibilità di coinvolgere gli erogatori privati accreditati per affrontare il problema delle liste di attesa. Fino a un massimo di 150 milioni di euro su un totale di 500 milioni di euro sono stati destinati alle strutture private. La percentuale di coinvolgimento del settore privato si attesta intorno al 29%, con alcune regioni, come la Puglia, la Lombardia, la Campania, la Sicilia, la Liguria e la Calabria, che superano la media nazionale. Altre regioni, come le Marche e il Molise, non hanno fatto ricorso al settore privato.

Conclusioni

Nonostante gli sforzi e i finanziamenti dedicati al recupero delle prestazioni saltate durante la pandemia, le regioni italiane devono ancora affrontare il 35% delle prestazioni arretrate, corrispondenti a 7,13 milioni di prestazioni. Le differenze regionali e la mancanza di una correlazione tra risorse utilizzate e prestazioni recuperate mettono in evidenza la complessità del problema delle liste di attesa e la necessità di un approccio più efficace per ridurle e garantire cure tempestive ai cittadini italiani.

Estate 2022 e le liste di attesa

estate liste di attesa

Siamo arrivati all’estate 2022, ed il problema del recupero delle liste di attesa non ha ancora una soluzione!

La nostra Sanità continua ad essere alle prese con le liste di Attesa!

Liste di Attesa

In Italia, i tempi medi per una visita sono purtroppo molto lunghi. Le regioni continuano a fare proclami con cifre enormi, che però analizzate per i servizi da recuperare risultano irrisorie.  

Regione Lazio

Il piano della Regione Lazio per il recupero di interventi chirurgici e prestazioni ambulatoriali è stato presentato lo scorso 30 giugno dal Presidente Zingaretti e dall’assessore alla Sanità D’Amato.

Il Piano prevede un impegno straordinario di spesa di € 47.970.518, a favore delle aziende sanitarie e ospedaliere regionali.

Il numero delle prestazioni da recuperare però è enorme! Si tratta di 684.890 prestazioni specialistiche, 18.000 interventi chirurgici e 430.000 screening oncologici. Il budget straordinario ne potrà coprire solo una parte!

I medici a chiamata

Per ovviare alla mancanza di personale vanno indetti nuovi concorsi. Nel frattempo, nell’attesa, le Aziende Sanitarie  ricorrono a medici a chiamata, forniti da cooperative esterne. Soprattutto nei Pronto Soccorso la carenza è drastica, anche perchè i concorrsi vanno deserti!

Sanità privata convenzionata

L’aiuto che potrebbe venire dalla sanità privata viene però limitato dai budget. Infatti, i budget delle strutture private convenzionate rimangono invariati, anche se rimanendo gli stessi spazi e con la carenza di professionisti di supporto (anestesisti) l’aumento avrebbe un impatto limitato.

 

Problema non solo italiano

All’ultimo congresso europeo di Turismo medico EMT è stato evidenziato come le liste di attesa siano un problema di tutti i paesi Europei, in misura minore o maggiore rispetto all’Italia. Ma molti paesi della UE sono riusciti a vedere nella Sanità Trasfrontaliera (con accesso anche a cliniche private)  un potente alleato nella lotta alle liste di attesa. Sono diversi i governi infatti che incentivano i pazienti a cercare una soluzione con la cosiddetta Cross-Border Healthcare!

Nel frattempo molti chirurghi degli stessi paesi, sfruttando un’altra Direttiva UE che sancisce l’equipollenza dei titoli di studio e delle professioni regolamentate, richiedono l’iscrizione per attività medica temporanea  all’Ordine dei Medici del paese prescelto e si accordano con cliniche di primordine per portare i loro pazienti ed eseguire gli interventi in tempi accettabili.

Perchè non sfruttarla ?

La Sanità transfrontaliera è regolata dalla Direttiva 24/2011/UE, recepita dall’Italia nel 2014 con il D.Lgs 38/2014 ma ancora sconosciuta ai più.

Questa amplia i diritti dei cittadini europei in fatto di mobilità sanitaria, allargandola a destinazioni internazionali.

Nel nostro Paese la mobilità sanitaria non è una novità, molti concittadini si spostano da una regione all’altra per curarsi.

Allo stesso modo, molti specialisti hanno ambulatori in diverse regioni italiane.

Oggi le distanze si sono accorciate e grazie all’alta velocità oggi possiamo viaggiare

  • da Napoli a Milano in 4 ore
  • da Roma a Milano in 3 ore
  • da Firenze a Milano in 2 ore

Allo stesso modo possiamo volare in qualsiasi città europea in poco tempo e a prezzi contenuti

  • a Barcellona in 2 ore
  • a Vienna in 1 ora e 45
  • a Parigi in 2 ore e 30
  • a Varsavia in 2 ore e 15
  • a Monaco di Baviera in 2 ore
  • a Bucarest in 2 ore

Come possiamo vedere non si tratta di intraprendere viaggi impossibili verso destinazioni sconosciute e culture molto distanti dalla nostra, magari con costi esorbitanti di viaggio e soggiorno.

Bensì di ampliare di molto le possibilità di cura per i pazienti, e di intervento per i professionisti .

 

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Liste di Attesa quali sono i ritardi in Italia

Un’analisi del problema delle liste di attesa in Italia non solo generale, ma analizzando le problematiche Regione per Regione.

La nostra Sanità continua ad essere alle prese con le liste di Attesa, come evidenziato dai vari studi di settore che abbiamo pubblicato ultimamente nei nostri articoli.

Liste di Attesa

In Italia, i tempi medi per una visita sono purtroppo molto lunghi. Come indicato nel Rapporto civico sulla Salute 2022 di Cittadinanzattiva, appena pubblicato, per esemio per una TAC l’attesa è in media di 12 mesi!

Ci sono Regioni più virtuose ed altre meno, ma purtroppo la situazione generale non è delle più rosee.

Vediamo alcune Regioni in dettaglio.

Emilia Romagna-oltre un anno per smaltire i ritardi

In un’intervista al Resto del Carlino, il direttore generale dell’Irccs Sant’Orsola di Bologna, Chiara Gibertoni, ha dichiarato che il Policlinico ha ripreso a pieno ritmo con gli interventi chirurgici. Purtroppo però, per poter recuperare i ritardi “impegno sarà non lungo quanto la pandemai, 24 mesi; ma sarà un percorso che impegnerà anche l’anno futuro“.

Altro problema non indifferente riguarda i ritardi accumulati nella diagnosi precoce. Molti cittadini hanno abbandonato l’abitudine degli screening, ma nei prossimi mesi sarà necessario riprendere questa attività a pieno ritmo, e cercare di recupeare i tempi lunghi lasciati in eredità dal Covid.

Abruzzo-Liste di attesa oltre 12 mesi

Dalle ultime rilevazioni sui tempi e liste di attesa, dell’aprile 2022, la Asl di Pescara non ottiene un buon risultato.

I tempi medi sono lunghi, ma soprattutto per la classe di priorità “programmata” la situazione è difficile. Infatti il cittadino per poter svolgere una prima visita di chirugia endocrinologa, per esempio, deve attendere una media di 323 giorni!

Per una prima visita oncologica il tempo “si riduce” a 235 giorni, per una visita dermatologica a 217 giorni.

Si deduce che la Asl di Pescara può garantire solo tra il 20% ed il 40% del totale delle prestazioni chieste dai cittadini.

Purtroppo questo porta molti cittadini a rinunciare alle cure. Oppure a rivolgersi a strutture fuori Regione, innescando per la Asl il meccanismo di mobilità passiva.

Friuli Venezia Giulia-Liste di attesa oltre 12 mesi e carenza personale

In soli due mesi, l’associazione Diritti del Malato ha raccolto circa cinquanta denunce. 

Due anni di restrizioni da Covid hanno rallentanto l’attività di routine della Asl di Udine, che aveva già una situazione difficile.

La presidente dell’Associazione Diritti del Malato, Anna Agrizzi, monitora la situazione.

Delle oltre 50 denunce e segnalazioni, circa 20 sono state fatte diventare veri e propri reclami. Che l’associazione ha poi inviato alle strutture sanitarie coinvolte.

Conclusioni

Purtroppo, nonstante il Pngla (Piano nazionale di governo delle liste di attesa), le Regioni e le Asl fanno ancora molta fatica a superare il problema dei tempi di attesa nei confronti dei cittadini.

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Liste di Attesa e il falso meccanismo di controllo

Liste di Attesa e il falso meccanismo di controllo

Esistono dei tempi certi che il SSN dovrebbe garantire sulle sue prestazioni per evitare liste di attesa.

Il nostro Sistema Sanitario nazionale deve (o dovrebbe) garantire le prestazioni entro determinate tempistiche. 72 ore se la prestazione è urgente, 10 giorni se ha il codice “breve”, 30 giorni per una visita e 60 giorni per un esame se è differibile. 120 gg invece solo nel caso siano programmati.

PNGLA

Nel febbraio del 2019 è stato pubblicato il Pngla (Piano nazionale di governo delle liste di attesa).

Il Piano avrebbe dovuto aiutare ad assicurare al cittadino tempi certi per le prenotazioni delle prestazioni mediche. Questo anche per garantire il diritto alla salute, come da Art. 32 della nostra costituzione.

Oltre ai tempi sopra citati, sono stati fissati i tempi massimi per i ricoveri.

  • 30 gg per i casi clinici che possono aggravarsi rapidamente (A)
  • 60 gg con dolore intenso o grave disfunzione (B)
  • 180 gg con dolore minimo (C)
  • 12 mesi se non c’è dolore od urgenza (D).

Meccanismo di controllo

Per monitorare e tenere sotto controllo la situazione, la legge indica anche l’obbligo per le Regioni di pubblicare i dati sui tempi di attesa. Uno strumento di controllo all’insegna della trasparenza per i cittadini. Devono essere resi noti i tempi di attesa per le prime visite specialistiche di 14 prestazioni e per 65 esami diagnostici.

Come però evidenziato dallo studio di Dataroom,  il meccanismo di controllo non funziona!

In alcune regioni, per esempio, viene dichiarato il tempo medio di una risonanza magnetica in 69 giorni. Ma non viene specificato se è una prestazione da garantire subito, entro 10 giorni, o entro 30/60!

Vengono così inseriti tempi di attesa, ma non vengono considerati i codici di priorità.

Oltretutto, non sappiamo se il tempo indicato è «in previsione» (ossia indico oggi quello che è il tempo di attesa previsto) oppure è «a posteriori» (ossia indico quello che in realtà c’è stato da attendere).

Ci sono Regioni che pubblicano i dati solo di alcune Aziende Sanitarie (le migliori, forse?),  falsando i risultati. 
In ben 17 Regioni, poi, si rilevano meno visite ed esami di quelli indicati dal Pngla .

Risultati

Se quindi ci soffermiamo ai dati pubblicati dalle Regioni, sembra che non ci siano problemi sulle liste di attesa.

Ma la realtà è ben diversa! Considerando che, purtroppo, ancora stiamo scontando l’effetto pandemia.

In Italia, per una TAC l’attesa è in media di 12 mesi, come indicato nel Rapporto civico sulla Salute 2022 di Cittadinanzattiva, appena pubblicato.

Per un intervento oncologico i tempi sono di 180 gg, sempre secondo Cittadinanzattiva. Mentre dai dati pubblicati dalle Regioni risultano in media  39 giorni nel 2019 e 23 nel 2020!

Conclusioni

Il Pngla, purtroppo, prevede degli obblighi ben definiti, come il numero di prestazioni da monitorare, MA non prevede sanzioni. Resta quindi compito del cittadino stesso o di associazioni private esterne al SSN di cercare una soluzione al problema delle liste di attesa!

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Rapporto civico sulla Salute 2022

rapporto civico

E’ stato pubblicato e presentato il “Rapporto civico sulla Salute 2022. I diritti dei cittadini ed il federalismo in Sanità”, di Cittadinanzattiva.

Cittadinanzattiva ha presentato con una diretta Zoom lo scorso 5 maggio il suo ultimo rapporto sulla Salute per il 2022.

Rapporto civico Salute

 Il Rapporto di quest’anno si presenta in una veste nuova, diversa da quelle degli anni passati.

Infatti vengono fornite due analisi sulla Sanità vista dai cittadini.

Una segue le 13.748 segnalazioni che sono arrivate a Cittadinanzattiva ed al tribunale del malato, in tutto il 2021.

La seconda cerca di analizzare da un punto di vista civico il federalismo sanitario. Questo per cercare di descrivere le organizzazioni e amministrazioni a livello regionale, e la loro capacità di fornire risposte ai cittadini.

Risultati del Rapporto

I risultati non sono certo confortanti!

Quasi due anni di attesa per una mammografia, un anno per una ecografia o una TAC.

Lo stesso anche per quanto riguarda la chirurgia. Un anno per una intervento ortopedico per esempio!

E così nel 2021 più di un cittadino su dieci è stato costretto al rinunciare alle cure.

E purtroppo anche gli screening oncologici sono coinvolti. In ritardo su oltre la metà delle Regioni.

Cittadinanzattiva

Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, ha così commentato l’attuale situazione.
“Durante la pandemia abbiamo fatto i conti con una assistenza sanitaria che, depauperata di risorse umane ed economiche, si è dovuta concentrare sull’emergenza, costringendo nel contempo le persone a “rinunciare” a programmi di prevenzione e di accesso alle cure ordinarie. Ancora oggi abbiamo la necessità di recuperare milioni di prestazioni e i cittadini devono essere messi nella condizione di tornare a curarsi”. “Allo stesso tempo la pandemia ha evidenziato anche alcune priorità di intervento, prima fra tutte quella relativa alla riorganizzazione dell’assistenza territoriale, oggetto di riforma con il PNRR e di acceso dibattito. Tuttavia, occorrerà una lettura attenta dei contesti territoriali, individuando percorsi e non solo luoghi che favoriscano servizi più accessibili e prossimi ai cittadini, puntando molto sulla domiciliarità come luogo privilegiato delle cure, per avere maggiore attenzione alla qualità della vita. La carenza di servizi, la distanza dai luoghi di cura, tipica di alcune aree del paese, come pure la complessità delle aree urbane e metropolitane impongono un’innovazione dei modelli organizzativi sanitari territoriali”.

Conclusioni

Il problema delle liste di attesa non riesce a trovare una fine! Servono sinergie e collaborazione da parte delle istituzioni, del SSN, e delle iniziative della sanità privata.

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Liste di Attesa: bisogno da latente a palese

Il problema delle Liste di Attesa coinvolge tutti i cittadini, se non ora, lo ha fatto in passato o lo farà in futuro.

Tutti noi abbiamo avuto difficoltà quando abbiamo dovuto prenotare un controllo medico, o abbiamo un amico/parente che attende da mesi di sottoporsi ad un determinato intervento chirurgico. Ed arriva il momento in cui il problema da latente diventa palese!

Liste di Attesa

Le liste di attesa sono sempre state un problema “nascosto” per il cittadino. Si era a conoscenza della loro esistenza, ma fino a che non si era coinvolti direttamente in un problema di salute  sembrava un problema lontanto.

Con l’arrivo del Covid e della pandemia il problema è però salito alle cronache dei giornali, visto il forte impatto che il Covid ha avuto salla Sanità e sulle sue prestazioni.

Ed è diventato un tema di dibattito pubblico, del quale molto si discute, ma per il quale poche soluzioni vengono trovate.

 

Sanità pubblica, sanità privata, o.....

Il cittadino di solito ha in mente due soluzioni al suo problema di salute.

Curarsi attraverso il SSN aspettando tempi
biblici, oppure ricorrere alla sanità privata.

In pochissimi sono a conoscenza della possibilità delle cure in un altro paese dell’Unione e del relativo rimborso, grazie alla Sanità Transfrontaliera. 

Potremmo definirla, come si usa oggi, una scarsa Alfabetizzazione Sanitaria (Health Literacy).

Tenendo conto delle richieste che ci sono pervenute, la pubblicazione dell’articolo di SEF su La Repubblica ha confermato infatti l’esigenza di trovare nuove vie di accesso alle cure, una scarsa conoscenza delle possibilità che attualmente ci sono, e delle considerazioni interessanti che stiamo valutando.

SEF - Surgical European Facilitator

Surgical European Facilitator offre al cittadino la possibilità di trovare la soluzione migliore, che non è necessariamente all’estero, attraverso la sua rete, in costante crescita, di chirurghi italiani e stranieri, di cliniche in Europa. Il tutto supportato dal suo applicativo.

E’ possibile infatti chiedere un consulto ad uno dei nostri specialisti in Telemedicina.

E’ possibile programmare l’ intervento in una clinica europea o in Italia.

Se la tipologia dell’operazione lo permette, è possibile richiedere il rimborso al SSN delle spese per l’intervento effettuato all’estero.

Tutto questo tramite l’applicativo di SEF, che, oltre a semplificare le domande di autorizzazione e rimborso secondo la normativa ed una comunicazione costante con lo specialista prescelto, permette:

  • Visite online a distanza con gli specialisti
  • Consulti per una Second Opinion
  • Valutazioni di referti di esami con visualizzatore di immagini DICOM, certificato Dispositivo Medico CE.

SEF offre un videocollegamento di qualità grazie all’uso dell’applicazione Zoom for Healthcare. 

Garantisce il rispetto della privacy e la protezione dei dati personali e sensibili usando tecnologie certificate per l’applicazione medica.

Conclusioni

Il problema delle liste di attesa per SEF si è trasformato in un’opportunità. Riuscire a creare una rete globale europea a disposizione dei cittadini e della loro salute!

Per saperne di più

Contattaci a info@sef.care o visita il ns sito www.sef.care per avere informazioni sulla sanità transfrontaliera, senza alcun impegno!

Auguri di Buona Pasqua

buona pasqua

Tanti Auguri di Buona Pasqua 

Per Pasqua  il nostro pensiero va a chi è in attesa di un intervento chirurgico programmato da molto tempo

Perché Surgical European Facilitator (SEF)

SEF nasce per aiutare chi    è in difficoltà nel dover aspettare le lunghe liste di attesa per effettuare un intervento chirurgico programmato.

La Sanità Transfrontaliera un'alternativa interessante

La La Direttiva 2011/24/EU del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 Marzo 2011 recepita dall’Italia con il DECRETO LEGISLATIVO 4 marzo 2014, n. 38  codifica molti anni di giurisprudenza della Corte di Giustizia in materia di diritti dei pazienti.

I principi fondamentali sono:

  •  Nel caso un paziente abbia diritto ad una cura nello Stato membro di affiliazione, lo stesso
    paziente ha diritto al rimborso per quella cura laddove prestata in un altro Stato membro (sia che il
    trattamento sia stato programmato o meno).
  • Il livello del rimborso è pari al costo del trattamento nello Stato membro di affiliazione.
  • Per alcuni trattamenti (cure che comportano il ricovero; trattamenti altamente specializzati e
    costosi) gli Stati membri possono prevedere che il paziente richieda un’autorizzazione preventiva.
  •  L’autorizzazione non può essere rifiutata se la cura in questione non può essere prestata al paziente entro un termine giustificabile dal punto di vista clinico.

Che cosa stiamo facendo

Dal 2018 con il nostro Comitato scientifico stiamo lavorando ad una soluzione per il problema delle liste di attesa sia a livello giuridico che pratico. 

Il nostro attuale network ci permette di poter accedere a qualsiasi struttura europea, scelta dal paziente, occupandoci della parte burocratica per la richiesta di autorizzaione e rimborso.

Abbiamo accordi di collaborazione con alcune importanti cliniche in alcuni paesi europei con le quali abbiamo un rapporto preferenziale.

Stiamo coinvolgendo Specialisti italiani molto sensibili ai problemi dei pazienti che impossibilitati ad operarli in Italia a causa degli scarsi spazi si sono resi diponibili ad organizzare sedute operatorie presso le cliniche partner all’estero.

Vademecum ed informazioni

Le lunghe attese per gli interventi chirurgici programmati erano già un problema, la sospensione delle attività chirurgiche a causa della pandemia ha peggiorato la situazione.

Per questo abbiamo deciso, seguendo le linee guida della Commissione Europea di pubblicare un Vademecum,Vademecum assistenza sanitaria transfrontaliera scaricabile qui  contenente informazioni, copie delle domande di autorizzazione e rimborso relative al diritto all’assistenza sanitaria transfrontaliera e ci rendiamo disponibili, senza nessun impegno da parte vostra, per qualsiasi altra informazione a riguardo  

Per saperne di più senza impegno

Contattaci a info@sef.care o visita il ns sito www.sef.care per avere informazioni sulla sanità transfrontaliera.

Giornata mondiale della Salute

sanità transfrontaliera

Si è celebrata lo scoso 7 Aprile l’annuale Giornata Mondiale della Salute.

Tutti gli anni, il 7 aprile, viene celebrata la Giornata Mondiale della Salute, per sensibilizzare il mondo interno alle tematiche che coinvolgono la salute.

Giornata Mondiale della Salute

La Giornata Mondiale della Salute, il World Health Day, viene celebrata nel giorno che corrisponde al 74° anniversario della nascita dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, WHO, agenzia delle Nazioni Unite. 

Il messaggio dell’Organizzazione è quello di “concentrare l’attenzione globale sulle azioni urgenti per mantenere gli essere umani e il piantea in salute. E promuovese un movimento per creare società incentrate sul benessere“.

 

Sanità Transfrontaliera

Tra i vari temi della Salute, finalmente anche la Sanità Transfrontaliera è entrata tra gli argomenti di interesse in questa giornata.

Da quando la Direttiva Europea sulla sanità transfrontaliera è entrata in vigore, nel 2011, non è sempre stato un argomento di punta della Sanità.

La Direttiva 2011/24/UE stabilisce le condizioni alle quali un paziente può recarsi in un altro paese dell’Unione europea per ricevere un’assistenza medica sicura e di qualità. E che possa essere rimborsata dal proprio regime di assistenza sanitaria.

SEF

E’ stato quindi un onore per SEF essere preso come esempio da una delle maggiori testate italiane, La Repubblica, proprio per affrontare l’argomento della Sanità Transfrontaliera.

Un concetto sconosciuto a molti. Eppure una soluzione possibile e vincente di fronte agli eterni tempi di attesa per effettuare un intervento chirurgico di qualunque tipo – operazioni agli occhi, protesizzazioni anca – solo per pescare qualche esempio nel mare infinito dei tempi lunghi della sanità.

Trovate qui il link all’articolo del 7 aprile su La Repubblica

Dato l’interesse suscitato da questo articolo, è stata fatta una seconda pubblicazione ieri, domenica 10 aprile, sul freepress METRO.

Conclusioni

Un riconoscimento al costante impegno da parte di SEF. Dal 2018 si dedica ai pazienti che cercano soluzioni ai loro propblemi di salute, soprattutto per quanto riguarda le liste di attesa.

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Vademecum sanità transfrontaliera

Vademecum assistenza sanitaria transfrontaliera

Vademecum per la sanità transfrontaliera, SEF seguendo le indicazioni della Commissione Europea, ha pubblicato una guida, scaricabile per l’accesso alle cure secondo il Regolamento 883/2004 o la Direttiva 2011/24/UE.

Negli ultimi due anni la Commissione Europea ha pubblicato alcuni manuali operativi sul tema della sanità transfrontaliera e la Direttiva 2011/24/UE.

Sanità transfrontaliera

L’Unione Europea ha sempre dimostrato interesse verso la salute dei suoi cittadini. Da quando la Direttiva sulla sanità transfrontaliera è entrata in vigore, nel 2011, la Commissione Europea monitora i vari Stati Membri per controllare quale sia il livello di applicazione della Direttiva stessa.

La Direttiva 2011/24/UE, infatti, stabilisce le condizioni alle quali un paziente può recarsi in un altro paese dell’Unione europea per ricevere un’assistenza medica sicura e di qualità. E che possa essere rimborsata dal proprio regime di assistenza sanitaria.

I Toolbox

Nell’interesse dei cittadini, la Commissione ha anche pubblicato alcuni manuali, chiamati Toolbox, per agevolare il cittadino ad orientarsi nelle scelte riguardanti la propria salute.

Si possono trovare sul sito della Commissione Europea diversi documenti. Dal classico documento delle FAQ (Freqently Asked Question), cioè un riassunto delle domande standard che vengono normalmente poste dai cittadini. Al documento riservato invece ai NCP (National Contact Point), più incentrato sull’aspetto burocratico.

Toolbox for Cross-Border Healthcare

SEF ha tradotto per i cittadini italiani l’ultima versione del “Toolbox for Cross-Border Healthcare”.

Il manuale riassume i punti salienti della Direttiva 2011/24/UE, e le differenze tra questa Direttiva ed i Regolamenti sulla sicurezza sociale CE 883/2004 e 987/2009. 

Vediamo insieme le principali differenze tra Direttiva e Regolamenti.

Regolamenti CE 883/2004 e 987/2009

Direttiva 2011/24/UE

Conclusioni

L’impegno della Commissione Europea nel divulgare le diverse possibilità di cura per i suoi cittadini continua ad essere costante nel tempo. 

Da parte sua, SEF è a fianco dei cittadini italiani interessati ad alternative di cura in Europa.

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EU: nuova governance sui dati sanitari

medico sanità mondo

La Commissione europea proporrà un nuovo quadro di governance per i dati sanitari, con requisiti di interoperabilità transfrontaliera.

 

Commissione europea

La Commissione europea svolge un ruolo attivo nello sviluppo della strategia generale dell’UE e nella progettazione e attuazione delle sue politiche, che sono oggetto di valutazioni e relazioni periodiche.

In collaborazione con le altre istituzioni dell’UE, la Commissione europea elabora l’orientamento politico e strategico complessivo dell’UE.

La Commissione traduce le priorità in azioni concrete nel suo programma di lavoro annuale.

Governance - significato

Prima di tutto cerchiamo di capire il singificato della parola “governance”. La governance è l’insieme dei principi, delle regole e delle procedure che riguardano la gestione e il governo di una società, di un’istituzione, di un fenomeno collettivo.

Governance dei dati sanitari

La Commissione europea ha proposto un nuovo quadro di governance per i dati sanitari con requisiti di interoperabilità transfrontaliera. Gli obiettivi principali del regolamento sono i seguenti. Rendere il settore sanitario più efficiente, far progredire la ricerca scientifica nell’area della telemedicina e “sbloccare l’economia dei dati sanitari”. Favorendo così lo sviluppo di nuovi servizi e prodotti sanitari digitali.

Per la Commissione, le persone dovrebbero avere il diritto di accedere a una serie minima di dati sanitari “primari”, tra cui vaccinazioni, prescrizioni elettroniche, diagnostica ad immagini, risultati di laboratorio, rapporti di dimissione e altri, utilizzando un servizio di accesso gratuito.

La Commissione spera che questa standardizzazione possa conferire ai pazienti il diritto di controllo sui propri dati sanitari in formato elettronico.

Gruppo di esperti

La Commissione istituirà un gruppo formale di esperti, il Comitato europeo per i dati sanitari e digitali, per garantire la cooperazione tra le autorità competenti. In particolare, la relazione tra l’uso primario e secondario dei dati sanitari elettronici.

Due sottogruppi di esperti del consiglio si occuperanno dei dati sanitari per l’erogazione dell’assistenza sanitaria e dell’applicazione dei dati sanitari a fini di ricerca, innovazione, elaborazione delle politiche e regolamentazione.

Questi organismi gestiranno le richieste di accesso ai dati secondari, riducendo al minimo la quantità di dati condivisi e rendendo anonimi o aggregando i dati quando pertinente.

Interoperabilità transfrontaliera

Un’altra area cruciale è l’interoperabilità dei dati sanitari oltre i confini. Sarà portata avanti la creazione di un’infrastruttura digitale dedicata per lo scambio di dati sanitari tra i fornitori di assistenza sanitaria all’interno dei paesi.

L’interoperabilità con i sistemi di cartelle cliniche elettroniche potrebbe ridurre i test non necessari o duplicati poiché gli operatori sanitari possono accedere facilmente all’anamnesi dei pazienti, con conseguenti risparmi sostanziali per i pazienti e il sistema sanitario.

Lo spazio dei dati sanitari riprende le misure del Data Act, in particolare introducendo limiti ai trasferimenti internazionali di dati sanitari non personali.

Sicurezza dei cittadini

Per garantire la sicurezza dei dati dei cittadini/pazienti europei, la bozza di proposta delinea i requisiti specifici per i sistemi di Fascicolo Sanitario Elettronico, il software utilizzato per l’archiviazione e la condivisione delle cartelle cliniche. Vengono inclusi una serie di requisiti, tra cui l’interoperabilità e la sicurezza, e delineate le specifiche tecniche che questi sistemi dovrebbero soddisfare.

Per saperne di più

Contatta info@sef.care visita il ns sito  www.sef.care per avere informazioni sulla sanità nell’Unione Europea.