Al Meyer ricostruito il naso a un bambino con stampa 3D

I medici dell’Irccs hanno lavorato a fianco degli ingegneri di T3Ddy per “copiare” il naso del gemello. Gli hanno ricostruito il naso progettandolo con l’ausilio della stampa 3D, “copiando” quello del fratellino gemello per ottenere un risultato quanto più possibile naturale.

Il caso clinico

È la storia di un bambino di 5 anni, operato con successo dal team di chirurghi dell’AOU Meyer Irccs, guidato dal dottor Flavio Facchini, specialista in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva.

Nato prematuro alla 28esima settimana di gravidanza, il piccolo era privo della piramide nasale a seguito di una complicanza perinatale: di fatto il suo volto risultava senza nasino, con solo due buchini per respirare.

I genitori si sono rivolti al Meyer per iniziare la ricostruzione il prima possibile, per evitare al bambino la grande sofferenza emotiva e le difficoltà sociali a cui sarebbe andato incontro senza un intervento tempestivo.

Tecnologie utilizzate

Utilizzando le moderne tecnologie di scansione 3D è stato possibile acquisire la geometria del volto del gemello.

La forma del naso è stata utilizzata per progettare e stampare strumenti di ausilio al chirurgo: grazie alla tecnologia 3D sono state stampate delle “sagome” che – proprio come fossero delle dime di taglio – sono servite per prelevare frammenti di cartilagine costale del bambino con altissima precisione, rendendo l’intervento il meno invasivo possibile.

Questi frammenti sono stati assemblati, un po’ come le tessere di un puzzle, per costruire l’impalcatura ossea e cartilaginea della piramide nasale, successivamente ricoperta con lembi cutanei prelevati dalla fronte e dal tessuto mucoso del piccolo.

Maschera trasparente e risultati dell’intervento

Non solo: sempre utilizzando le immagini 3D del volto del fratello, è stata realizzata anche una maschera trasparente sterile in 3D, che durante l’intervento ha consentito di verificare la perfetta corrispondenza delle dimensioni.

Il primo intervento è durato oltre 7 ore, seguito da un secondo di rifinitura: entrambi sono riusciti perfettamente, il piccolo sta bene, è già a casa ed è tornato all’asilo.

Testimonianza della famiglia

Racconta la mamma: “Fin dal primo contatto avuto con il dottor Facchini e il suo team abbiamo avuto la percezione di poterci affidare totalmente al Meyer: abbiamo trovato una disponibilità ed un’umanità incredibili, ci hanno accompagnati all’intervento con incontri periodici, affiancandoci e rispondendo a tutte le nostre domande.

È andato tutto benissimo, questo incontro con il Meyer ha restituito al nostro bambino sicurezza in se stesso e la speranza di una vita normale, come quella del suo gemello: guardandosi adesso dice ‘Ora sono davvero come il mio fratellino e i miei compagni!’”.

Collaborazione e innovazione

Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione tra i chirurghi del Meyer e T3Ddy (www.t3ddy.org), il laboratorio sostenuto dalla Fondazione Meyer, coordinato dalla professoressa Monica Carfagni per l’Unifi e dall’ing. Kathleen McGreevy per il Meyer, dedicato proprio all’introduzione di tecnologie 3D innovative nella pratica clinica.

In sala, insieme al dottor Facchini, c’era la chirurga pediatrica Alessandra Martin, oltre ad anestesisti e infermieri, questi ultimi formati con un corso ad hoc in preparazione agli interventi di questo tipo.

Preparazione Pre-Operatoria

In fase pre-operatoria, ingegneri e medici hanno lavorato fianco a fianco: partendo dalla scansione 3D, gli ingegneri di T3Ddy, guidati dal prof. Yary Volpe, hanno ottimizzato il design della ricostruzione per adattarlo perfettamente alla conformazione specifica del paziente, identica a quella del gemello.

Eseguendo una replica stampata in 3D del volto, è stato possibile simulare l’intero intervento due volte prima dell’esecuzione reale in sala operatoria.

Fonte:

Un farmaco per la rigenerazione dei denti

Un’iniezione per ripristinare i denti a chi li ha persi o non li ha mai avuti. Questa è la promessa di Toregem Biopharma, una start-up giapponese nata quattro anni fa dall’Università di Kyoto, che sta sviluppando un farmaco anticorpale definito come “il primo al mondo per la ricrescita dei denti”.

Sperimentazione clinica al via

Un farmaco per far ricrescere i denti: la sperimentazione clinica inizierà a settembre 2024 e durerà fino ad agosto 2025.

La terapia funziona disattivando una proteina chiamata Usag-1, che inibisce la crescita dei denti.

Nella fase 1 dei test sull’uomo, il farmaco verrà somministrato per via endovenosa a trenta adulti sani di età compresa tra 30 e 64 anni.

Il requisito per l’arruolamento è la mancanza di almeno un dente posteriore.

Fasi successive e target giovani

Una volta confermata la sicurezza del farmaco, si passerà alla fase successiva, con la somministrazione a bambini di età compresa tra 2 e 7 anni ai quali mancano almeno quattro denti dalla nascita.

La carenza congenita di denti interessa circa l’1% della popolazione, mentre circa lo 0,1% soffre di oligodontia, una condizione che comporta l’assenza di 6 o più denti.

I ricercatori sperano di poter far crescere i denti non solo nelle persone con patologie congenite, ma anche in coloro che li hanno persi a causa di carie o lesioni.

Il Team di ricerca

Il medicinale è stato sviluppato grazie agli studi di Katsu Takahashi, del dipartimento di chirurgia orale e maxillo-facciale della Kyoto University.

Takahashi, co-fondatore di Toregem e direttore del dipartimento di odontoiatria e chirurgia orale del Kitano Hospital di Osaka, dichiara: “Vogliamo fare qualcosa per aiutare coloro che soffrono di perdita o assenza di denti.

Sebbene finora non sia disponibile una cura permanente, crediamo che le aspettative delle persone in questo senso siano elevate”.

Esperienza personale della Presidente Kiso

La presidente di Toregem Biopharma, Honoka Kiso, ha condiviso un’esperienza personale sul sito dell’azienda: “Quando ero alle scuole superiori ho perso due denti a causa di una patologia dell’osso mandibolare e ho subito un intervento chirurgico.

Quell’esperienza mi ha spinto a diventare dentista e, durante l’università, mi sono sottoposta a un impianto dentale“.

“Volevo studiare la causa della mia malattia – ha aggiunto Kiso – e capire come rigenerare i denti persi, così ho frequentato la scuola di specializzazione nel 2008 e ho partecipato alle ricerche del dottor Takahashi.

Durante gli studi preclinici, osservando i topi modello di carenza dentale, ai quali il farmaco sperimentale era stato somministrato, ho visto crescere i denti.

Successivamente, l’efficacia è stata confermata nei cani e ora si passerà all’uomo.”

Obiettivi futuri

Voglio assolutamente arrivare a offrire ai pazienti questa terapia“, afferma Kiso.

Un farmaco che “fa crescere i denti con una singola iniezione, in sicurezza”.

Med-Gemini: Il futuro dell’intelligenza artificiale nella sanità

Sviluppato da Google, questo sistema multimodale di intelligenza artificiale combina la potenza di Google Brain e DeepMind per rivoluzionare la pratica clinica. Integrando dati da testo, immagini, audio e video, Med-Gemini offre un supporto decisionale avanzato, migliorando l’accuratezza diagnostica e la qualità delle cure.

Med-Gemini e il ragionamento “Multimodale”

Med-Gemini rappresenta una fusione di Google Brain e DeepMind, creando un’IA in grado di analizzare, sintetizzare e comprendere una vasta gamma di informazioni, tra cui testo, immagini, audio e video.

Questo approccio “multimodale” riflette il complesso processo decisionale dei medici, che integrano dati provenienti da diverse fonti per giungere a una diagnosi accurata e a un piano di trattamento efficace.

Al servizio dei medici: accuratezza ed esempi pratici

In uno studio condotto da Google, Med-Gemini è stato valutato su diversi parametri clinici, dimostrando prestazioni all’avanguardia in numerosi benchmark.

Ad esempio, su un popolare benchmark di domande mediche (MedQA), Med-Gemini ha raggiunto un’accuratezza del 91,1%, superando i modelli precedenti con un ampio margine.

Un esempio concreto dell’applicazione di Med-Gemini è la sua capacità di analizzare una radiografia del torace e generare un referto radiologico dettagliato.

Attraverso un dialogo interattivo con il medico, Med-Gemini fornisce informazioni precise e utili per la valutazione del paziente.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale nella medicina del futuro

L’introduzione dell’IA nella pratica clinica solleva importanti questioni etiche e pratiche.

Mentre i clinici guardano con favore all’introduzione di strumenti AI per migliorare l’efficienza e la precisione delle cure, è essenziale garantire un equilibrio tra l’uso della tecnologia e l’attenzione al rapporto clinico-paziente.

Modelli linguistici multimodali

I modelli linguistici multimodali come Med-Gemini rappresentano una nuova era di possibilità per la sanità e la medicina.

Con la capacità di integrare dati provenienti da diverse fonti e fornire analisi dettagliate e accurate, questi sistemi possono accelerare le scoperte biomediche e migliorare la qualità delle cure.

Tuttavia, è importante affrontare le sfide legate all’affidabilità e alla sicurezza dei sistemi AI, garantendo che il loro utilizzo sia etico e responsabile.

Con una corretta implementazione e integrazione, l’IA può diventare un prezioso alleato nella lotta contro le malattie e nel miglioramento della salute globale.

Conclusioni

Mentre guardiamo al futuro della medicina digitale, è fondamentale mantenere un approccio bilanciato e responsabile all’adozione dell’IA.

L’integrazione di strumenti AI come Med-Gemini può offrire enormi vantaggi per i pazienti e i professionisti della sanità, ma deve essere guidata da principi etici e orientata verso il miglioramento del benessere umano.

Con una collaborazione tra tecnologia e medicina basata sul valore, possiamo sperare in un futuro in cui l’IA diventa un motore di progresso e innovazione nel settore sanitario.

Come ottenere il rimborso del SSN per liste d’attesa sospese: leggi e procedure

Ormai da tanti anni la piaga drammatica delle liste d’attesa troppo lunghe affligge irrimediabilmente il nostro sistema sanitario, costringendo tanti pazienti affetti anche da malattie molto gravi a rivolgersi alla sanità privata per poter effettuare interventi chirurgici ed esami diagnostici.

Il diritto del paziente secondo la legge del 1998

Pochi sanno però che la legge va incontro al cittadino nel caso di mancata osservanza dei tempi massimi previsti per le aziende sanitarie per effettuare una prestazione.

Infatti, nei casi di tempi d’attesa troppo lunghi o di impossibilità di prenotazione, il decreto legislativo 124 del 29 aprile 1998 prevede che il malato possa rivolgersi al privato chiedendo successivamente al SSN il rimborso delle spese effettuate.

Come richiedere il rimborso delle spese

Questo è ciò che dovrebbe sempre accadere quando l’utente si sente rispondere dal Cup che la data per effettuare un esame è molto distante da quella a cui il paziente avrebbe diritto per la patologia di cui si soffre o quando addirittura le liste d’attesa risultano bloccate.

Come ha avuto modo di spiegare recentemente la Federconsumatori, l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero professionale intramoenia e avrà sempre diritto al rimborso delle spese sostenute.

Per poter richiedere il rimborso occorre, secondo quanto previsto dalla normativa in vigore, inviare una apposita richiesta indirizzata al Direttore Generale dell’Azienda di riferimento.

Come presentare la richiesta al Servizio Sanitario Nazionale

Nella richiesta, l’utente dovrà comunicare al Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Territoriale (AST) che provvederà a richiedere ed effettuare la prestazione in regime di attività libero professionale per poi ottenere il rimborso delle spese sostenute, escluso il costo del ticket che in ogni caso l’utente avrebbe dovuto pagare anche se la prestazione fosse stata eseguita a carico del SSN.

In questo modo il costo dell’attività della libera professione intramoenia sarà a carico dell’azienda sanitaria di appartenenza.

La direttiva 2011/24/UE e il diritto alla mobilità sanitaria

È importante sottolineare che i pazienti hanno anche la possibilità di sfruttare la direttiva 2011/24/UE, recepita dall’Italia con il Decreto Legislativo n. 38 del 4 marzo 2014, che garantisce il diritto alla mobilità sanitaria all’interno dell’Unione Europea.

Questo permette ai cittadini di ricevere cure mediche in un altro Stato membro e di ottenere il rimborso delle spese sostenute, secondo le regole del paese di residenza.

Come funziona la direttiva 2011/24/UE

La direttiva consente ai pazienti di accedere a cure mediche in un altro Stato membro dell’UE, anche se non è strettamente necessario per motivi di salute immediati. Il paziente può richiedere il rimborso delle spese sostenute per il trattamento ricevuto all’estero, fino all’importo che sarebbe stato coperto dal sistema sanitario nazionale del proprio paese.

Vantaggi della direttiva

Questo approccio offre ai pazienti una maggiore flessibilità nell’accesso alle cure mediche, riducendo i tempi di attesa e consentendo loro di scegliere il luogo e il momento più adatti per ricevere trattamenti specifici.

Leggi e tutela della salute dei cittadini

Le leggi in questione sono state approvate in ossequio ai dettami costituzionali che prevedono l’esercizio del diritto e della tutela della salute dei cittadini.

L’articolo 32 prevede infatti che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Trattamenti oftalmologici: costi e difficoltà di accesso

Per le malattie dell’occhio, come maculopatia, cataratta e glaucoma, la medicina oggi offre trattamenti sempre più evoluti ed efficaci. Tuttavia, a causa degli alti costi delle terapie e degli investimenti insufficienti, il Servizio Sanitario Nazionale sta rendendo difficile il loro utilizzo..

Maculopatia: una minaccia per la vista

La maculopatia, che colpisce l’area centrale della retina, riguarda un anziano su tre dopo i 75 anni. 

Se non trattata tempestivamente, può provocare la perdita della visione centrale, compromettendo attività quotidiane come il riconoscimento dei volti, la lettura, guardare la TV e guidare.

Iniezioni intravitreali: una soluzione efficace ma poco accessibile

Per rallentare la degenerazione maculare e recuperare parte dell’acuità visiva, sono disponibili iniezioni intravitreali.

Tuttavia, l’Italia si trova all’ultimo posto in Europa per la somministrazione di questa terapia.

Il basso rimborso per la prestazione e i lunghi tempi di attesa ne limitano l’accesso.

Cristallini artificiali: una speranza per i pazienti con cataratta

I cristallini artificiali rappresentano uno strumento di ultima generazione per correggere i difetti visivi durante l’intervento di cataratta.

Tuttavia, il loro elevato costo e il mancato rimborso da parte del SSN ne limitano l’utilizzo, favorendo l’impiego di tecnologie meno avanzate.

Il problema dell'intervento per la cataratta

Il nuovo tariffario per la specialistica ambulatoriale prevede una riduzione del rimborso per l’intervento di cataratta, rendendo difficile per gli ospedali coprire i costi della prestazione.

Questo potrebbe portare ad un allungamento delle liste di attesa, con gravi conseguenze per i pazienti.

Il meccanismo del "copayment" come soluzione

Per affrontare questa situazione, si potrebbe introdurre il meccanismo del “copayment”, permettendo ai cittadini di contribuire ai costi delle prestazioni oculistiche.

Tuttavia, questo potrebbe portare ad un ulteriore aumento delle disuguaglianze nell’accesso alle cure.

Ostacoli organizzativi e normative anacronistiche

Le liste di attesa per le operazioni della cataratta dipendono anche da ostacoli organizzativi e normative anacronistiche.

Test preoperatori eccessivi e la presenza continuativa dell’anestesista durante l’intervento aumentano i costi e le attese, senza fornire benefici significativi per i pazienti.

Sperimentazioni cliniche e accesso alle nuove tecnologie

Nuove tecnologie, come un cristallino artificiale in grado di rilasciare farmaci per il trattamento del glaucoma, offrono speranza per i pazienti.

Tuttavia, l’accesso a queste innovazioni potrebbe essere limitato a causa dei costi elevati e dei limiti di finanziamento.

Fonte:

Maxi piano anti liste di attesa, dal Governo nuove misure

Il governo italiano lancia un piano da 600 milioni l’anno per ridurre le liste d’attesa nella sanità. Fondi assegnati direttamente agli ospedali con code più lunghe, promuovendo unificazione delle prenotazioni e appropriatezza prescrittiva. 

Obiettivo del piano: combattere le liste d'attesa

Il Governo italiano, guidato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, annuncia un piano straordinario fino a 600 milioni l’anno per sconfiggere le liste d’attesa, un grave problema per la sanità nazionale.

Questa iniziativa è parte di un impegno più ampio volto a migliorare l’accesso alle cure mediche per i cittadini italiani, soprattutto dopo l’esperienza della pandemia.

Nuovo approccio nella distribuzione dei fondi

I fondi non saranno più assegnati alle Regioni in modo indiscriminato, bensì il ministero della Salute li distribuirà direttamente alle singole Asl, dove si identificheranno le maggiori necessità tramite un accurato monitoraggio.

Questo cambio di strategia mira a garantire una distribuzione più equa delle risorse e a concentrare gli interventi dove sono più necessari.

Unificazione delle agende prenotazioni

Si mira a unificare le agende delle prenotazioni tra ospedali pubblici e privati convenzionati per migliorare l’efficienza nella gestione delle richieste dei pazienti, un’area ancora carente in molte parti d’Italia.

Questo permetterà di ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili e di ridurre i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie.

Promozione dell'appropriatezza prescrittiva

Si intende contrastare l’iperprescrizione di esami e visite mediche non necessari, che contribuiscono ad intasare il sistema sanitario, attraverso linee guida sviluppate dall’Istituto superiore di Sanità.

Questo approccio mira a garantire che le cure mediche siano appropriate alle reali esigenze dei pazienti, riducendo sprechi e migliorando l’efficienza del sistema.

Intervento legislativo in arrivo

Un decreto legge per il piano sulle liste d’attesa è atteso nelle prossime settimane, con particolare attenzione alle regioni con alta mobilità passiva, dove i pazienti si spostano per ricevere cure, comportando flussi finanziari significativi.

Questo intervento legislativo mira a fornire un quadro normativo chiaro e a incentivare le regioni a adottare politiche volte a ridurre le liste d’attesa.

Monitoraggio e interventi mirati

Un monitoraggio dettagliato verrà condotto a livello ospedaliero per identificare le carenze e indirizzare i finanziamenti ministeriali dove più necessario, supportando gli ospedali con difficoltà nell’assicurare le prestazioni.

Questo approccio mira a garantire che le risorse siano utilizzate in modo efficace e a migliorare l’accesso alle cure per tutti i cittadini.

Ruolo del settore privato

Il settore privato convenzionato è visto come parte integrante del sistema sanitario nazionale, e l’obiettivo è garantire un’offerta adeguata ai cittadini, collaborando con tutti gli attori coinvolti per superare le diseguaglianze presenti nel sistema sanitario.

Questo partenariato tra pubblico e privato è fondamentale per garantire un’ampia disponibilità di servizi sanitari di qualità in tutto il Paese.

Dichiarazioni del ministro Schillaci

Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, conferma l’impegno del Governo nell’abbattere le liste d’attesa, riconoscendo l’importanza del coinvolgimento di tutte le parti interessate e delle Regioni per migliorare l’accesso alle cure mediche.

Le dichiarazioni del Ministro evidenziano la determinazione del Governo nel affrontare le sfide della sanità italiana e nell’assicurare un sistema sanitario efficiente e accessibile per tutti i cittadini.

Liste d’attesa in aumento, la Toscana risponde alle pressioni della Corte dei Conti

La Regione si arrende: “Impossibile mantenere i tempi con queste crescenti percentuali”.  I giudici contabili esamineranno le correzioni entro metà aprile. I cittadini sono furiosi.

Cittadini esasperati di fronte alle lunghe liste d'attesa

La frustrazione dei cittadini toscani di fronte alle lunghe liste d’attesa per visite specialistiche, esami ed interventi chirurgici è palpabile.

Questa realtà riguarda in particolare le aree più densamente popolate della regione, dall’entroterra fino alla costa.

Onda anomala di prescrizioni e tempi di attesa fuori controllo

Uno dei principali fattori che contribuiscono a questa situazione è l’aumento significativo delle prescrizioni mediche.

Nel periodo dal 2019 al 2023, si è verificato un incremento del 34% per le prime visite e del 42,5% per gli esami, con picchi ancora più elevati per test diagnostici come Tac e risonanze magnetiche, che hanno registrato un aumento superiore al 60%.

Anche nel 2024, l’aumento delle richieste continua a un ritmo sostenuto, con un ulteriore incremento del 20% rispetto all’anno precedente nei primi tre mesi.

Le sfide del sistema sanitario pubblico

La Regione Toscana ha riconosciuto l’impatto devastante di questa pressione senza precedenti sul sistema sanitario pubblico.

Tra le cause individuate vi sono errori nella prescrizione medica, la prudenza eccessiva dei nuovi medici di famiglia e problemi nell’assegnazione degli appuntamenti per i controlli specialistici.

Interventi per ridurre le liste d'attesa

Per affrontare questa sfida, la Regione ha adottato diverse misure, tra cui un maggiore coinvolgimento del settore privato convenzionato e l’implementazione dell’attività aggiuntiva del personale sanitario attraverso l’uso del superstraordinario.

È stato anche avviato il progetto sperimentale ‘Clessidra‘, che prevede incentivi finanziari per i medici che effettuano visite aggiuntive.

Criticità nelle visite specialistiche e negli esami

Soprattutto le visite specialistiche in discipline come urologia, otorinolaringoiatria, dermatologia e pneumologia stanno subendo le maggiori difficoltà.

Gli esami più problematici in termini di tempi d’attesa sono la spirometria e l’elettromiografia.

Il richiamo della Corte dei Conti

La situazione è così grave che persino la Corte dei Conti ha dovuto intervenire.

Attraverso un documento di cento pagine inviato alla Regione nel gennaio dell’anno precedente, i magistrati contabili hanno richiesto un intervento urgente per affrontare il problema delle liste d’attesa e gestire in modo più efficace il sistema preliste.

Risposta della Regione e prospettive future

Nonostante gli sforzi e le controdeduzioni inviate alla Corte dei Conti, la situazione rimane critica.

La Regione è pronta ad adottare ulteriori misure se il numero delle richieste continuerà ad aumentare, ma la sfida resta immensa e richiederà un impegno costante e sistematico per trovare soluzioni durature.

Fonte:

Nel 2023, il 42% degli italiani a basso reddito ha dovuto rinunciare alle cure

Il Rapporto “Ospedali & Salute” del 2023 evidenzia che il 42% dei pazienti a basso reddito rinuncia alle cure sanitarie, aumentando con il reddito. Il 16,3% si sposta in altre regioni per cure, principalmente a causa delle lunghe liste d’attesa. Circa il 53,5% affronta tempi di attesa eccessivi

Difficoltà di accesso alle cure sanitarie

Nel 2023, il 42% dei pazienti con redditi più bassi, fino a 15mila euro, è stato costretto a procrastinare o a rinunciare alle cure sanitarie perché nell’impossibilità di accedere al Servizio sanitario nazionale e non potendo sostenere i costi della sanità a pagamento.

Questo emerge dal 21esimo Rapporto “Ospedali & Salute”, promosso da Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) e realizzato in collaborazione con il Censis.

La quota di chi è costretto a procrastinare o rinunciare alle cure diminuisce man mano che si sale nei livelli di reddito: il 32,6% dei redditi tra i 15mila e i 30mila euro, il 22,2% tra i 30mila e i 50mila euro e il 14,7% di quelli oltre i 50mila euro.

Impatto differenziato sulla ricchezza

L’indagine mette in luce anche un fenomeno preoccupante denominato “effetto erosivo” sulla ricchezza, il quale ovviamente colpisce in modo diverso le diverse classi di reddito.

Il 36,9% degli italiani ha rinunciato ad altre spese per sostenere quelle sanitarie, con percentuali più elevate tra i redditi bassi (50,4%) e medio-bassi (40,5%), e percentuali inferiori tra i redditi medio-alti (27,7%) e alti (22,6%).

Mobilità sanitaria e liste d'attesa

Secondo il Rapporto, nel corso degli ultimi 12 mesi, il 16,3% delle persone che hanno necessitato di cure sanitarie si è rivolto a un’altra regione, nell’ambito delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario, escludendo eventuali spostamenti per accedere a prestazioni in regime privatistico.

La motivazione principale di questa mobilità è stata l’eccessiva lunghezza delle liste d’attesa nella propria regione, che ha coinvolto il 31,6% dei migranti sanitari.

Spostamenti e motivazioni

Oltre al 16,3% di pazienti che si spostano in altre regioni, bisogna considerare anche il 19,3% di coloro che, pur rimanendo all’interno del Servizio sanitario regionale di competenza, devono percorrere più di 50 km per accedere alle cure necessarie.

Le motivazioni di questa mobilità regionale includono il desiderio di ottenere un servizio migliore (26,5%), la ricerca di una particolare tipologia di prestazione sanitaria (17,1%), la necessità di un secondo parere (8,7%), e la vicinanza delle strutture fuori regione per coloro che abitano in zone di confine (9,8%).

Tempi di attesa e accesso alle cure

Il Rapporto evidenzia che il 53,5% degli italiani ha dovuto affrontare tempi di attesa eccessivamente lunghi nel corso dell’anno, mentre il 37,4% segnala la presenza di liste d’attesa bloccate o chiuse, nonostante siano formalmente vietate.

Di conseguenza, su ogni 100 tentativi di prenotazione nel Servizio sanitario nazionale, solo il 60,6% delle prestazioni rimane nella Sanità pubblica, mentre il 34,9% si rivolge alla sanità a pagamento, suddiviso nel privato puro, nell’intramoenia, nel privato sociale e nelle polizze assicurative.

Rinvio dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in Italia.

Il rinvio dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) in Italia suscita contestazioni e preoccupazioni. Le nuove prestazioni sanitarie, previste per il 2017, potrebbero rimanere inaccessibili, mentre i tagli alle tariffe mettono a rischio la sostenibilità delle strutture sanitarie.

Rinvio dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea)

Il nomenclatore delle tariffe slitta

Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha indicato un probabile rinvio del nomenclatore che definisce le tariffe dell’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica, previsto per il primo aprile.

Ciò implica un’ulteriore attesa per l’accesso ai nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), approvati nel 2017 ma ancora non disponibili per i cittadini.

Il rinvio è motivato dalla necessità di rivalutare le tariffe per renderle più adeguate alla realtà attuale.

Contestazioni e richieste delle associazioni

Le associazioni di pazienti e cittadini contestano duramente il prolungamento dell’attesa.

Cittadinanzattiva ha richiesto che il decreto sulle tariffe entri in vigore come programmato, senza ulteriori proroghe, garantendo così i diritti dei cittadini su tutto il territorio nazionale.

Prestazioni in attesa di validazione

Le nuove prestazioni incluse nei Lea del 2017 rischiano di rimanere inesigibili a causa del ritardo nella loro implementazione.

Tra queste vi sono la procreazione medicalmente assistita, la diagnosi e monitoraggio della celiachia, gli screening neonatali per alcune patologie, gli ausili informatici e di comunicazione per disabili, e i presidi avanzati per le disabilità motorie.

Necessità di aggiornamento e completamento

Le associazioni sottolineano l’urgenza di completare l’istituzione della Commissione Lea per prevedere un percorso di aggiornamento ulteriore dei Lea e delle relative tariffe.

Questo consentirebbe l’accesso a prestazioni aggiuntive e attese, come i test Ngs per le mutazioni geniche dei tumori, la cura della fibromialgia e l’estensione dello screening neonatale ad altre patologie come la Sma, il test prenatale non invasivo.

Contenuto dei nuovi Lea

I nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) comprendono 2.108 prestazioni, rispetto alle 1702 della versione precedente, con una spesa prevista di 402 milioni di euro.

Sono introdotte numerose nuove procedure diagnostiche e terapeutiche, come l’adroterapia e l’uso di apparecchiature robotizzate per la riabilitazione motoria e l’assistenza protesica avanzata.

Ulteriore rinvio e preoccupazioni

Nonostante il previsto inizio del tariffario per il primo gennaio 2024, è stato già rinviato al 1 aprile e ora si prospetta un ulteriore slittamento.

La questione dei tagli previsti alle tariffe di alcune prestazioni è al centro delle discussioni, suscitando proteste da parte di strutture sanitarie private convenzionate e laboratori di analisi.

L’eventuale riduzione dei rimborsi potrebbe mettere a rischio la sostenibilità delle strutture e causare perdite di posti di lavoro secondo le associazioni di settore.

Fonte:

Il 50% delle famiglie italiane si trova in difficoltà nel pagare le visite mediche.

L’indagine condotta da Altroconsumo dal 2018 ha segnato il peggiore risultato mai registrato. Oltre alle spese sanitarie, anche il riempimento del frigorifero e della dispensa rappresenta un problema diffuso, mettendo in difficoltà 4 italiani su 10.

La crescente difficoltà nelle cure mediche

Uno dei maggiori problemi affrontati dalle famiglie italiane riguarda le spese per la salute, con il 47% delle famiglie che hanno segnalato difficoltà nel 2023, un aumento del 4% rispetto agli anni precedenti.

Questo dato preoccupante è evidenziato soprattutto dalla difficoltà nel sostenere le spese per visite mediche e cure dentistiche.

Inoltre, il declino delle visite specialistiche durante i periodi pandemici ha contribuito a rendere il quadro ancora più oscuro.

È significativo notare che questo problema in Italia è molto più grave rispetto ad altri paesi coinvolti nello studio, con il 47% delle famiglie italiane che rischiano seriamente di avere problemi finanziari dovuti alle cure mediche, in contrasto con il 38% della Spagna, il 36% del Portogallo e il 28% del Belgio.

L'aumento delle difficoltà nell'acquistare cibo

Un altro settore critico riguarda le spese alimentari, con un aumento del 4% nel numero di famiglie italiane che hanno problemi ad affrontare tali spese, passando dal 37% al 41% nel 2023.

Questo riguarda principalmente la difficoltà nell’acquistare carne, pesce e alternative vegane, ma anche frutta e verdura non sono considerati acquisti scontati per il 44% delle famiglie.

Le sfide nel mantenimento della casa

La casa è un ambito che continua a creare grattacapi per le famiglie italiane, con il 51% che segnala difficoltà nel 2023, in aumento del 2% rispetto all’anno precedente.

Le bollette rappresentano una parte significativa di questi problemi, con il 54% delle famiglie che fatica ad affrontare i costi energetici.

Inoltre, imprevisti come manutenzioni o riparazioni aggravano ulteriormente la situazione finanziaria per il 41% delle famiglie.

Le sfide della mobilità

La mobilità continua ad essere un problema, soprattutto per quanto riguarda il possesso e il mantenimento di un’auto privata.

Con il costo del carburante, delle tasse automobilistiche in aumento e le spese di manutenzione, il 61% degli italiani trova difficile affrontare le spese legate alla mobilità.

Le sfide nel tempo libero e nella cultura

Per quasi il 38% delle famiglie italiane, godere del tempo libero e fruire di prodotti culturali rappresenta un lusso.

Le spese per viaggi, vacanze, bar, ristoranti, concerti e serate al cinema sono considerate rischiose per il bilancio familiare.

Aspettative future

Le aspettative per il futuro non sono promettenti, con oltre un terzo degli intervistati (il 32%) che prevede ulteriori difficoltà finanziarie nel 2024.

La metà degli intervistati prevede che la situazione rimarrà invariata, mentre solo il 19% si attende un miglioramento nel 2024.

Queste prospettive dimostrano un diffuso pessimismo riguardo alla situazione economica futura delle famiglie italiane.

Fonte: