Innovazioni oftalmologiche: ecco i farmaci del futuro

Le ultime frontiere dell’oculistica: inibitori C5 per la maculopatia, terapie long-acting, lenti innovative e realtà virtuale in sala operatoria.

Inibitori del complemento C5 per trattare la maculopatia atrofica

La maculopatia, con le sue forme ‘secca’ ed ‘umida’, rappresenta una seria minaccia per la vista, in particolare per la popolazione occidentale.

Il professor Stanislao Rizzo, Direttore del Dipartimento di Oculistica di Fondazione Policlinico Agostino Gemelli IRCCS e Ordinario di Oculistica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sottolinea che queste malattie sono la causa più frequente di ipovisione e disabilità visiva dopo i 50 anni.

La maculopatia atrofica, una forma legata all’età, colpisce circa 1 milione di italiani.

Fino a pochi mesi fa, non c’erano trattamenti disponibili, ma recentemente sono stati introdotti farmaci negli Stati Uniti che agiscono contro questa forma di maculopatia.

Questi inibitori del complemento C5, come pegcetacoplan e avacincaptad pegol, hanno dimostrato di rallentare l’evoluzione della malattia nel 30% dei pazienti, segnando un significativo progresso.

Nuove terapie intravitreali per la maculopatia 'Umida'

Le terapie intravitreali sono efficaci contro le forme ‘umide’ della maculopatia, ma la necessità di iniezioni mensili in sala operatoria rappresenta una sfida.

Tuttavia, nuovi trattamenti intravitreali, come il farmaco Faricimab, un anticorpo bispecifico contro il VEGF e l’angiopoietina-2, e una nuova formulazione di Aflibercept, stanno emergendo.

Inoltre, la sperimentazione di uno speciale ‘serbatoio’ ricaricabile impiantato sulla parete dell’occhio, che rilascia gradualmente il farmaco anti-VEGF, potrebbe consentire intervalli di trattamento più lunghi, fino a un anno.

La prospettiva di una terapia genica per insegnare alle cellule della retina a produrre autonomamente farmaci anti-angiogenici rappresenta un’altra promettente direzione di ricerca.

Sfide e innovazioni nella gestione della miopia

La miopia, un’emergenza a livello mondiale che colpisce 2,6 miliardi di persone, è al centro dell’attenzione.

Con il previsto aumento del 50% della popolazione mondiale miope, il rischio di distacco della retina è in aumento.

Recenti studi hanno dimostrato l’efficacia di colliri a bassissima concentrazione di atropina e lenti a defocalizzazione periferica nel rallentare la progressione della miopia.

Nuove terapie, come lenti a contatto a defocalizzazione periferica, sono attese nel prossimo futuro.

Realtà virtuale in sala operatoria e progressi in chirurgia oculistica

Un altro aspetto affrontato al congresso è l’integrazione del metaverso e della realtà virtuale in chirurgia oculistica.

La simulazione in realtà virtuale sta diventando un elemento chiave nella formazione dei giovani oculisti, offrendo un ambiente sicuro per praticare interventi delicati.

L’utilizzo di microscopi digitali che proiettano immagini 3D in sala operatoria, insieme all’adozione di nuovi strumenti e tecniche, contribuisce a migliorare i risultati nei pazienti.

Terapia genica in oculistica

La terapia genica sta guadagnando terreno nella cura di malattie rare, come la retinite pigmentosa.

Studi e trial clinici sono in corso per trattare forme specifiche, e in futuro, la terapia genica potrebbe estendersi a patologie più comuni, come la maculopatia ‘umida’ e la retinopatia diabetica.

Le aziende farmaceutiche stanno investendo considerevolmente in questa promettente area di ricerca.

Innovazioni live e chirurgia oculistica

Il congresso ha ospitato interventi live dal Gemelli e da Gemelli Isola, durante i quali chirurghi provenienti da diverse parti del mondo hanno presentato nuove tecniche operatorie e strumenti avanzati, inclusi microscopi completamente digitali.

Questi progressi mirano a ottenere risultati sempre migliori nei pazienti, segnando ulteriori sviluppi nell’ambito della chirurgia oculistica.

Rigenerazione della vista pediatrica al Meyer con la genetica oculare

Il Meyer, ospedale pediatrico di eccellenza, offre un servizio di alta specialità attraverso il suo ambulatorio integrato di genetica oculare. Questo servizio è dedicato a oltre 900 bambini affetti da malattie rare degli occhi, fornendo un supporto multidisciplinare con la collaborazione di genetisti ed oculisti.

Malattie trattate

L’ambulatorio si occupa di bambini con malattie ereditarie rare o ultra-rare che coinvolgono gli occhi, come le distrofie retiniche, la cataratta congenita, il glaucoma congenito e giovanile, e le forme associate a malattie metaboliche.

I pazienti provengono da tutta Italia, rendendo cruciale la possibilità di concentrare le visite in un’unica seduta.

Il percorso diagnostico

Il percorso inizia con la diagnosi, coinvolgendo un approccio completo che comprende valutazioni genetiche e oculari. Il team di medici genetisti, guidato dalla dottoressa Sara Bargiacchi e coordinato dalla professoressa Angela Peron, si occupa della valutazione genetica.

Contestualmente, gli oculisti e ortottisti dell’Oftalmologia pediatrica del Meyer, sotto la guida del dottor Roberto Caputo e del dottor Giacomo Bacci, iniziano l’indagine oculistica.

Esami genetici e strumentali

Al termine della valutazione congiunta, se necessario, vengono proposti esami genetici specifici eseguiti dai biologi genetisti del laboratorio della SOC Genetica Medica del Meyer.

In casi particolarmente complessi, si possono programmare esami strumentali avanzati con l’uso di tecnologie come l’SD-OCT ad alta risoluzione.

Trattamento e consulti internazionali

Completata la parte diagnostica, i pazienti vengono seguiti nel percorso terapeutico con la consulenza delle diverse professionalità dell’ambulatorio.

Nei casi più complessi, si attivano consulti internazionali con esperti di rara patologia.

Un caso esemplare riguarda un paziente con maculopatia di Best, trattato tempestivamente grazie alla collaborazione con esperti internazionali.

Rete internazionale

L’ambulatorio è parte di un consorzio scientifico, con Careggi come capofila.

Questo consorzio unico coinvolge adulti e bambini, con strutture specializzate come Careggi e il Meyer, inserendosi nella rete internazionale Ern-Eye dedicata alle malattie oculari rare.

Il Meyer, con il coordinatore dell’ambulatorio dottor Giacomo Bacci, partecipa attivamente a progetti di ricerca e collaborazioni clinico-scientifiche all’interno di questa prestigiosa rete europea.

Fonte:

European Medical Tourism (EMT) 2023 a Chianciano Terme

L’EMT 2023 si è rivelato un evento unico a livello internazionale, fungendo da punto di incontro tra domanda e offerta nel settore del turismo medicale e termale sanitario.

La chiara vocazione di Chianciano Terme in questo ambito risale a oltre un secolo fa, rendendo la città un luogo emblematico per questo tipo di eventi.

Luoghi e partecipanti

L’evento si è svolto presso il Parco Fucoli di Chianciano Terme, il PalaMontepaschi e il nuovo edificio Meet @Chianciano.

Le oltre 100 postazioni espositive all’interno del PalaMontepaschi hanno attirato l’attenzione di più di 150 buyer internazionali.

Durante i pomeriggi del 16 e del 17 novembre, sono stati organizzati incontri business-to-business con l’obiettivo di facilitare contratti di incoming e outgoing.

Partecipazione internazionale

Rappresentanti provenienti dagli Stati Uniti, dall’Asia, dall’Africa e dall’Europa, con particolare attenzione alle regioni settentrionali e orientali, si sono riuniti a Chianciano Terme.

Numerosi paesi stranieri hanno partecipato come acquirenti ed espositori, coprendo una vasta gamma di settori sanitari, tra cui tutte le specializzazioni della chirurgia maggiore, l’oncologia, la riabilitazione, la chirurgia estetica, le cure termali e gli stili di vita.

È stato notevole l’interesse suscitato dal coinvolgimento attivo del circuito nazionale delle parafarmacie, le quali, in risposta alle richieste della propria clientela, hanno progressivamente assunto un ruolo di crescente centralità nella gestione delle richieste di cure mirate.

Programma di convegni

Il ricco programma di 20 workshop e masterclass, guidati da figure di riconosciuto prestigio a livello internazionale, ha esaminato lo stato dell’arte, le trasformazioni e le tendenze del settore, con particolare attenzione alle nuove frontiere del turismo sanitario, come l’intelligenza artificiale e il metaverso.

Le presentazioni di gruppi internazionali, quali Humanitas (Italia), Quironsalud (Spagna), Ars Biomedica (Italia), Regina Maria (Romania), Memorial Hospitals Group (Turchia), insieme alle relazioni di esperti di spicco come Ilan Geva e Christina de Moraes dagli Stati Uniti, Anna Weegen dalla Germania, Sandeep Sharma dagli Emirati Arabi Uniti, Reza Jamili dall’Iran e Prem Jagyasi dall’India, hanno caratterizzato i momenti salienti dell’evento.

Serata di gala

La serata del 16 novembre si è aperta con un buffet che ha offerto i prodotti tipici della Valdichiana e della Val d’Orcia, in collaborazione con Toscana Promozione, sottolineando l’importanza del territorio anche dal punto di vista enogastronomico.

Il momento clou dell’evento è stato rappresentato dalla consegna degli Award 2023 nelle 23 categorie valutate dalla giuria internazionale composta da 12 esperti del settore.

Crescita del Turismo Medico in Italia

I flussi di turismo medico coinvolgono numerose nazioni e continenti, evolvendosi costantemente in sintonia con le dinamiche economiche e geopolitiche globali.

Anche in Italia, questo settore sta attraversando una fase di continua crescita, posizionando il paese come un potenziale hub per cure mediche di alta qualità, attraendo pazienti provenienti da tutta Europa e oltre. 

All’interno di questo contesto, il sistema sanitario italiano, supportato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ha sempre garantito un’assistenza generalizzata finanziata attraverso risorse provenienti dalla fiscalità generale. Per la chiara vocazione sociale dell’assistenza sanitaria, il turismo medico è stato a lungo sottovalutato, con un’eccessiva focalizzazione sulle strutture nazionali.

Le sfide emergenti, come le lunghe liste d’attesa accentuate dalla recente pandemia, stanno rendendo praticamente impossibile per i cittadini accedere alle cure in tempi ragionevoli, una situazione che non si discosta da quanto sperimentato in altri paesi. Di conseguenza, sempre più individui stanno considerando l’opzione di rivolgersi alla sanità privata, sia in Italia che all’estero, dove i costi potrebbero essere più accessibili.

La presenza significativa dei principali gruppi ospedalieri privati all’EMT 2023, tra cui Humanitas, Gruppo Villa Maria, Gruppo Garofalo, Gruppo Guarnieri, Gruppo Giomi, riflette la crescente consapevolezza di questa tendenza.

È interessante notare anche la presenza di chirurghi specialisti alla ricerca di soluzioni per le liste d’attesa bloccate in Italia per i loro pazienti, optando per interventi all’estero e sfruttando la poco conosciuta Direttiva Europea 24/2011/UE “Concernente l’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera”. Questa direttiva apre nuove opportunità per coloro che cercano cure mediche tempestive e accessibili in qualsiasi stato dell’Unione Europea.

Organizzazione e prospettive

La nostra società, SEF Surgical European Facilitator Srl, desidera esprimere la propria gratitudine all’organizzatore, BookingsMed Italia, membro di World Fine Selections con oltre vent’anni di esperienza nel turismo termale sanitario e medicale internazionale.

Ci sentiamo onorati di aver fatto parte della giuria degli Award e riconosciamo l’eccellente organizzazione dell’evento e delle attività circostanti.

L’atmosfera amichevole ed informale, sapientemente creata da BookingsMed Italia, ha favorito l’interazione tra i partecipanti provenienti da diverse parti del mondo.

Questo contesto ha agevolato lo scambio di esperienze e ha generato nuove collaborazioni che avranno un impatto significativo sulla semplificazione dell’accesso alle cure per i pazienti.

Come si suol dire, “davanti a un buon bicchiere di vino o durante un bagno nella piscina termale è più facile costruire un rapporto”.

Tumore dell’ovaio, l’IA prevede le risposte alla terapia

Sviluppato un Tool basato sull’Intelligenza Artificiale, denominato IRON, per la predizione del successo della terapia nei tumori ovarici

IRON, precisione nell'80% dei casi

Recentemente è stato sviluppato un tool innovativo basato sull’intelligenza artificiale, noto come IRON (Integrated Radiogenomics for Ovarian Neoadjuvant therapy), capace di predire l‘efficacia della terapia nell’80% delle pazienti affette da tumori ovarici.

La riduzione volumetrica delle lesioni tumorali è stata valutata con un’accuratezza dell’80%, superando notevolmente i metodi attualmente impiegati in ambito clinico.

Studio coordinato dalla Prof.ssa Evis Sala e Università di Cambridge

Lo studio è stato coordinato dalla Professoressa Evis Sala, Ordinario di Diagnostica per immagini e radioterapia presso la Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e Direttrice del Centro Avanzato di Radiologia, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS. La ricerca è stata portata avanti in collaborazione con l’Università di Cambridge.

Elevato impatto e difficoltà diagnostiche

Il tumore dell’ovaio colpisce annualmente oltre cinquemila donne in Italia, unite alle oltre trentamila in trattamento terapeutico.

La diagnosi spesso avviene quando la malattia è già in uno stadio avanzato, poiché nelle fasi precoci non manifesta sintomi specifici.

Il carcinoma ovarico sieroso di alto grado, responsabile del 70-80% dei tumori ovarici, è particolarmente aggressivo e mostra resistenza ai trattamenti chemioterapici.

Attualmente, la previsione della risposta alle terapie è possibile solo con un’accuratezza massima del 50%.

Limiti dei biomarcatori clinici

Per questa forma tumorale, caratterizzata da elevata eterogeneità, sono noti pochi biomarcatori clinicamente utilizzabili.

Ciò ha motivato lo sviluppo di un tool basato sull’intelligenza artificiale per predire l’efficacia della chemioterapia.

Lo Studio: Dati e Analisi

Lo studio ha coinvolto 134 pazienti con tumore ovarico di alto grado, suddivisi in due set di dati indipendenti.

L’analisi comprendeva dati clinici, biomarcatori nel sangue come CA-125 e DNA tumorale circolante, nonché caratteristiche quantitative dedotte dalle immagini della TAC.

Risultati e Correlazioni

Le localizzazioni omentali e pelviche/ovariche rappresentavano la maggior parte del carico di malattia.

Le risposte alla terapia neoadiuvante variavano significativamente tra queste localizzazioni.

Sono state identificate correlazioni tra mutazioni tumorali, marcatori come CA-125, carico complessivo della malattia e risposta alla terapia.

Sottogruppi e Analisi avanzata delle Immagini

L’analisi avanzata delle immagini TAC ha identificato sei sottogruppi di pazienti con caratteristiche biologiche e cliniche distinte, rilevanti per la risposta alla terapia.

Tutte queste informazioni sono state utilizzate come dati di input per gli algoritmi di intelligenza artificiale che compongono il tool IRON.

Prospettive future

Il tool IRON si propone come un’innovativa risorsa clinica, affrontando la necessità di identificare precocemente le pazienti non responsive alla terapia neoadiuvante.

La Professoressa Sala sottolinea il potenziale utilizzo del tool anche in future ricerche cliniche in collaborazione con il Professor Giovanni Scambia, Ordinario di Ginecologia e ostetricia presso l’Università Cattolica e Direttore Scientifico della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.

Nobel per la medicina, la rivoluzione dell’Rna messaggero

“Grazie a loro milioni di vite sono state salvate e il mondo è tornato a riaprirsi” è la motivazione dell’Assemblea Nobel che ha assegnato il premio. Il loro lavoro ci ha permesso di superare “una delle peggiori minacce alla salute umana dei tempi moderni”.

Una vita di determinazione e sacrificio

Karikó ha una storia difficile alle spalle.

Nata in Ungheria nel 1955, è cresciuta in estrema povertà.

Nel 1985 ha lasciato il suo paese per seguire un dottorato negli Stati Uniti, scappando in auto oltre la cortina di ferro e nascondendo tutti i suoi risparmi nell’orsetto di peluche della figlia.

All’inizio, anche negli Usa, nessuno credeva al valore dei suoi studi sull’Rna.

Più volte fu vicina alla rinuncia, visto che nessuno voleva finanziarla.

Molte richieste di fondi furono respinte, fino a quando Karikó non incontrò Weissman in fila alla fotocopiatrice all’università della Pennsylvania, nel 1990.

Il collega, che stava lavorando a un possibile vaccino contro l’Aids, le diede un’idea per rendere l’Rna più stabile, quindi utilizzabile per scopi di salute.

Il ruolo chiave dell'Rna Messaggero nella pandemia

Oggi Weissman insegna ricerca nel campo dei vaccini all’università della Pennsylvania e Karikó, che mantiene una cattedra in quell’ateneo, è anche professoressa all’università ungherese di Szeged.

Resta consulente dell’azienda tedesca BioNTech che ha prodotto uno dei vaccini a Rna contro il Covid in collaborazione con Pfizer, somministrandone 1,5 miliardi di dosi.

Secondo l’Ema, Agenzia Europea per i medicinali, tutti i vaccini contro il Covid hanno salvato attorno ai 20 milioni di vite in tutto il mondo.

L'innovazione dell'Rna nei vaccini

L’Rna messaggero è la molecola usata nei vaccini contro il Covid.

La pandemia è stata il vero banco di prova di questo metodo, che pure veniva studiato dagli anni ‘80.

Nel vaccino contro Sars-Cov2 è stata usata la sequenza di Rna corrispondente a una parte del virus riconoscibile dal nostro sistema immunitario: la proteina spike.

Iniettato il vaccino, l’Rna penetra nelle nostre cellule e fornisce loro le istruzioni per assemblare la proteina spike.

Una volta in circolo nel nostro organismo, la spike viene riconosciuta dal sistema immunitario, che inizia a produrre anticorpi e sviluppa una memoria contro il virus.

L'ampliamento dell'uso dell'Rna nei vaccini

Rispetto ai metodi tradizionali – uso di virus inattivati o con la sequenza della spike inserita nel genoma, oppure uso di proteine spike già pronte – un vaccino a Rna può essere messo a punto in modo molto rapido.

A questa innovazione è stata attribuita buona parte del merito per la velocità con cui è partita la campagna vaccinale.

Dopo la prova di maturità della pandemia, i vaccini a Rna sono allo studio per molte malattie diverse, dall’influenza all’Aids fino ai tumori.

Delle sperimentazioni stanno valutando l’efficacia di questo metodo, ad esempio contro il melanoma.

Un tributo emotivo alla madre di Karikó

Il primo pensiero di Karikó è andato alla mamma: “Da dieci anni, quando non avevo nemmeno una cattedra, mi diceva: può darsi che il tuo nome venga pronunciato, e io sarò lì ad ascoltarlo”.

Sfortunatamente la mamma di Karikó è morta 5 anni fa, a 89 anni. “Può darsi che oggi mi ascolti dal cielo” ha detto commossa la scienziata.

Il Premio Nobel: un riconoscimento meritato

Il premio Nobel è assegnato con un appannaggio di 11 milioni di corone svedesi (un milione di euro), da dividere tra i vincitori.

Un milione di corone è stato aggiunto quest’anno, a causa dell’inflazione e della svalutazione della corona.

Martedì verranno nominati i vincitori per la Fisica, mercoledì per la Chimica. Giovedì toccherà alla Letteratura, venerdì alla Pace e lunedì 9 ottobre all’Economia.

Il Premio è nato nel 1901 per volontà di Alfred Nobel, chimico e ingegnere svedese che nel 1867 brevettò la dinamite. In precedenza, a causa di un’esplosione, Nobel aveva perso il fratello Emil.

Nel 1888, dopo la morte dell’altro fratello Ludvig, un quotidiano francese per errore pubblicò il necrologio di Alfred: “Il mercante di morte è morto”.

Alfred Nobel restò scosso e decise di istituire un premio destinato “a chi avesse offerto i più grandi benefici all’umanità”.

Eredità scientifiche del Nobel per la Medicina

L’anno scorso il Nobel per la Medicina è stato vinto da Svante Paabo, uno scienziato svedese che ha svelato i segreti del passato dell’uomo studiando il Dna dei primitivi, soprattutto dei Neanderthal.

A scegliere i vincitori per la Medicina è ogni anno l’Istituto Karolinska di Stoccolma.

I 50 membri dell’Assemblea dei Nobel del prestigioso istituto di medicina svedese invitano un gruppo ristretto di esperti del settore, inclusi i Nobel degli anni precedenti, a candidare dei nomi.

Sarà poi l’Assemblea a scegliere all’interno della rosa.

I vincitori saranno invitati a Stoccolma per una fastosa cerimonia alla presenza del re di Svezia il 10 dicembre, anniversario della morte di Alfred Nobel nel 1896.

Malattie reumatiche, il tempo è cruciale.

La Sanità in ambito reumatologico sta vivendo una vera e propria rivoluzione grazie alle innovazioni diagnostiche e terapie sempre più avanzate. Questo progresso è reso possibile grazie a strumenti sofisticati come la biopsia sinoviale e l’utilizzo di strumenti di imaging come l’ecografia articolare e la capillaroscopia.

Diagnosi precoce e Terapie personalizzate

Grazie a questi avanzamenti, la diagnosi precoce delle malattie reumatiche è ora una realtà, consentendo l’implementazione di terapie mirate e personalizzate.

Questo non solo migliora la qualità di vita dei pazienti ma può persino portare alla remissione della malattia.

Tuttavia, il fattore critico rimane il tempismo nella diagnosi e la gestione multidisciplinare da parte di un team di specialisti.

La Campania all'avanguardia

La regione della Campania è in prima linea nella gestione delle malattie reumatiche, un problema che colpisce almeno 5,5 milioni di italiani, spesso costretti ad attendere anni per una diagnosi accurata.

Secondo la Società Italiana di Reumatologia, i pazienti possono attendere fino a sette anni per una diagnosi di malattie come l’Artrite psoriasica, la Spondilite anchilosante e la Fibromialgia, circa tre anni per la Sclerosi Sistemica e circa due anni per l’Artrite Reumatoide.

Il ruolo del Prof. Enrico Tirri

Il Prof. Enrico Tirri, Direttore dell’Unità Operativa di Reumatologia dell’Ospedale San Giovanni Bosco e dell’Ospedale del Mare, sta contribuendo significativamente a migliorare la situazione.

Come Docente della Scuola di Specializzazione di Reumatologia dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e Consigliere Nazionale della Società Italiana di Reumatologia, il suo impegno è di fondamentale importanza.

Impatto delle malattie reumatiche

Le malattie reumatiche causano dolori diffusi e danni articolari, che se non trattati adeguatamente possono portare all’invalidità permanente.

Inoltre, possono avere gravi ripercussioni sull’umore del paziente, portandolo all’isolamento sociale e all’assenza dal lavoro.

Una sfida per il Sistema Sanitario

Contrariamente a quanto si possa pensare, queste malattie, in particolare le malattie reumatiche autoimmuni, colpiscono spesso una popolazione giovane in età lavorativa (30-50 anni).

Sono la condizione clinica cronica più diffusa in Italia e rappresentano la prima causa di assenza dal lavoro e la seconda per invalidità, con costi elevati per il Sistema Sanitario Nazionale.

Disparità di genere nelle malattie reumatiche

Esiste una notevole disparità di genere nelle malattie reumatiche, con un predominio delle donne in alcune malattie autoimmuni come il Lupus eritematoso sistemico, la Sclerosi Sistemica e la Sindrome di Sjogren.

Al contrario, l‘Artrite Reumatoide colpisce più frequentemente le donne, mentre la Spondilite Anchilosante è più comune negli uomini.

Diagnosi precoce come chiave per la cura

La diagnosi precoce rimane fondamentale per la gestione delle malattie reumatiche.

Tra le nuove tecniche diagnostiche, la biopsia sinoviale svolge un ruolo cruciale.

La sinovia, la membrana che riveste le articolazioni, è soggetta al processo infiammatorio immunomediato e l’esame istologico della sinovia può aiutare a indirizzare il trattamento in modo mirato ed evitare cure inutili e costose.

Ruolo della capillaroscopia

La capillaroscopia è un altro strumento diagnostico importante che consente di valutare le alterazioni della microcircolazione, come il “Fenomeno di Raynaud”.

Questo esame può rivelare patologie autoimmuni del tessuto connettivo e facilitare la diagnosi precoce.

Importanza dei medici di Medicina Generale

Anche i medici di medicina generale svolgono un ruolo essenziale nella diagnosi precoce delle malattie reumatiche, in quanto possono indirizzare rapidamente i pazienti agli specialisti reumatologi.

La formazione dei medici di medicina generale è fondamentale per garantire un’assistenza tempestiva.

Terapie avanzate

Oltre ai farmaci biotecnologici sottocutanei, i Jak inibitori somministrati per via orale rappresentano un’opzione terapeutica importante.

Questi farmaci sono efficaci nell’Artrite Reumatoide, nell’Artrite Psoriasica e nella Spondilite Anchilosante.

Monitoraggio continuo e nuove tecnologie

Il follow-up dei pazienti reumatici beneficia delle nuove tecnologie, come l’ecografia articolare.

Questo esame non invasivo fornisce informazioni dettagliate sull’infiammazione articolare e supporta le decisioni terapeutiche.

L’ASL Napoli 1 Centro sta anche lavorando per migliorare ulteriormente la gestione delle malattie reumatiche trasferendo l’Unità Operativa di Reumatologia all’Ospedale del Mare, dove saranno possibili collaborazioni interdisciplinari.

Fibromialgia: una priorità di ricerca

Anche la Fibromialgia è oggetto di attenzione, con sforzi per riconoscerla tra le patologie invalidanti e per creare un Registro Italiano della Fibromialgia.

Questo sforzo di ricerca mira a quantificare il numero reale di pazienti affetti da questa condizione, che rappresenta una sfida significativa per la regione della Campania.

La “rete reumatologica” coinvolge specialisti e medici di medicina generale per garantire una gestione efficace dei pazienti affetti da malattie reumatiche.

Una storia di disuguaglianza nell’accesso alle cure

Il signor Salvatore, pseudonimo per preservare la privacy, evidenzia gravi disuguaglianze nell’accesso alle cure mediche italiane, sollevando preoccupazioni riguardo al sistema sanitario e la necessità di riforme.

Una richiesta urgente

Il signor Salvatore aveva bisogno di prenotare una tomografia ottica su prescrizione del suo medico curante a causa di una condizione che richiedeva un intervento urgente in caso di peggioramento.

Tuttavia, quando ha contattato il call center del Friuli Venezia Giulia per prenotare la sua visita, si è trovato di fronte a una realtà sconcertante.

Call center

L’operatrice del call center gli ha comunicato che non era possibile programmare l’esame in nessuna delle strutture sanitarie nella provincia di Pordenone.

Inoltre, ha scoperto che se avesse optato per la provincia di Udine, avrebbe dovuto attendere fino al 2025.

Una notizia sconvolgente: due anni di attesa per un esame urgente.

La determinazione del signor Salvatore

Nonostante la delusione iniziale, il signor Salvatore non si è arreso.

Ha deciso di tentare un approccio diverso e ha chiamato nuovamente il numero, questa volta selezionando l’opzione per le prestazioni sanitarie in regime di libera professione.

La sorpresa è stata immediata.

L'alternativa a un prezzo

Invece di affrontare una lunga attesa, gli sono state offerte due date entro due giorni lavorativi.

Tuttavia, questa soluzione aveva un costo, come ha sottolineato il signor Salvatore.

La sua esperienza solleva un interrogativo fondamentale sull’equità nell’accesso alle cure mediche in Italia.

L'emergere di una tendenza preoccupante

La situazione del signor Salvatore non è un caso isolato.

Sempre più pazienti si rivolgono a centri sanitari privati per evitare le lunghe attese nel sistema pubblico.

Ciò solleva un importante interrogativo: sono le stesse strutture sanitarie pubbliche a creare una disparità di trattamento che penalizza i meno abbienti?

La denuncia alla Procura della Repubblica

Il signor Salvatore ha deciso di agire e ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica.

Nella sua denuncia, chiede dati oggettivi sulla frequenza di mancate calendarizzazioni per visite specialistiche o esami diagnostici e sui tempi di attesa nel regime pubblico rispetto a quello privato.

Inoltre, si domanda se esista un intervallo di tempo specifico tra le visite per i due regimi.

L'appello del signor Salvatore

Salvatore ha sottolineato che questa indagine potrebbe rivelare non solo una differenza significativa nei tempi di attesa tra i due regimi, ma anche una maggiore attenzione dedicata ai pazienti da parte delle strutture pubbliche per coloro che accedono tramite il regime di libera professione.

Questo solleva gravi preoccupazioni riguardo ai tempi così lunghi che impediscono ai pazienti di essere calendarizzati.

Le ramificazioni su tutta la popolazione

L’esperienza del signor Salvatore non è unica, ma riflette quella di milioni di italiani che, pur desiderando accedere alla sanità pubblica, si trovano costretti a optare per prestazioni in intramoenia a pagamento.

Questa disparità colpisce in particolare le fasce della popolazione con un reddito più basso.

Preoccupazioni sollevate da un rapporto dell'Agenas

Secondo un recente rapporto dell’Agenas, ben quattro medici su dieci impegnati in ambito ospedaliero svolgono attività medica privata al di fuori dell’orario di lavoro.

Questo solleva preoccupazioni sull’equilibrio tra le risorse dedicate all’attività privata e quelle alla sanità pubblica.

La necessità di una scelta libera

Il ricorso alle prestazioni intramoenia in regime di libera professione deve essere una scelta libera del cittadino e non una scorciatoia all’interno del sistema di cure o, peggio ancora, un tappabuchi per le lacune dell’assistenza pubblica.

Un appello alla riflessione

Questa situazione fa sorgere un’importante domanda: dove è finito lo spirito dei nostri Padri Costituenti quando hanno scritto l’articolo 32 della Costituzione?

È ora di riflettere seriamente sulla necessità di garantire un accesso equo e tempestivo alle cure mediche per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro condizione economica.

Cure mediche all’estero: un’opportunità spesso ignorata

Nonostante l’Unione Europea abbia introdotto la Direttiva UE n. 24/2011 con l’intento di agevolare l’accesso alle cure mediche al di là dei confini nazionali, sembra che in Italia la maggior parte dei cittadini non sia al corrente di tale opportunità. Questa situazione è ancor più frustrante dato che molti individui rimangono vincolati alle lunghe liste d’attesa del sistema sanitario nazionale.

Turismo sanitario e cure mediche

Ogni anno, oltre 350,000 italiani scelgono l’estero per interventi estetici a costi contenuti.

Tuttavia, pochi sanno che le cure mediche per gravi patologie sono possibili nello stesso contesto, usufruendo del Sistema Sanitario Nazionale.

È una direttiva ancora poco conosciuta

Tessera TEAM

La Tessera Europea Assistenza Malattie (TEAM) svolge un ruolo cruciale nell’agevolare l’accesso alle prestazioni sanitarie  durante il soggiorno temporaneo in uno dei 27 paesi dell’UE.

Con essa, hai il privilegio di accedere direttamente ai servizi medici e alle strutture sanitarie pubbliche o convenzionate.

Presentando la tua TEAM, acquisisci il diritto di ricevere cure alle medesime condizioni garantite ai cittadini del paese ospitante.

Questa forma di assistenza viene erogata senza intermediazioni finanziarie, ad eccezione dell’eventuale contributo personale noto come ticket, il quale rimane a carico del beneficiario e non è soggetto a rimborso..

Autorizzazione preventiva cure programmate

Relativamente alle cure programmate all’estero, è fondamentale ottenere un’autorizzazione preventiva dall’Azienda Territoriale Sanitaria.

Puoi scegliere se preferire un’assistenza diretta presso strutture pubbliche o convenzionate (in base al Regolamento CE 883/2004) oppure un’assistenza indiretta, anticipando personalmente i costi (come previsto dalla Direttiva 24/2011/UE), anche presso strutture private, e successivamente richiedere il rimborso.

Direttiva UE n. 24/2011: Guida per le Cure Transfrontaliere

La Direttiva UE n. 24 del 09.03.2011, il decreto legislativo 38 del 4 marzo 2014, noto come “Schengen Sanitaria e le Linee Guida del Decreto Ministero Salute n. 50 del 16/4/2018 regolamentano le cure transfrontaliere e consentono ai cittadini europei di ricevere cure all’estero con l’autorizzazione preventiva del SSN rivolgendosi anche a strutture private.

L’autorizzazione preventiva è connessa ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).

Conoscenza e implementazione

In Italia, l’implementazione dell’assistenza sanitaria transfrontaliera secondo la Direttiva 2011/24/UE è meno avanzata rispetto ad altri paesi dell’UE.

Questa situazione sembra derivare da una limitata conoscenza dei diritti dei pazienti, dalla mancanza di informazioni chiare e dalla presenza di possibili ostacoli burocratici.

È necessario che le autorità lavorino per sensibilizzare i cittadini riguardo alla direttiva e semplificare le procedure, allo scopo di favorire un utilizzo più efficace dell’assistenza sanitaria transfrontaliera in Italia.

Le liste di attesa nella sanità italiana,un problema persistente

Il problema delle liste di attesa non è una novità e affligge da tempo il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano. Tuttavia, negli ultimi anni si è aggravato a causa del grande numero di prestazioni non erogate durante la pandemia da COVID-19. Secondo il Ministero della Salute, nel 2020 rispetto al 2019 sono stati registrati oltre 1,57 milioni di ricoveri programmati in meno, più di 4,1 milioni di inviti agli screening oncologici non effettuati e oltre 112 milioni di prestazioni ambulatoriali saltate, tra visite specialistiche, esami di laboratorio e strumentali.

Sforzi per affrontare il problema

Sono stati stanziati 500 milioni di euro per fronteggiare il problema delle liste di attesa. Nel gennaio 2022, il Ministero della Salute ha individuato tre categorie di prestazioni prioritari da recuperare: ricoveri per interventi chirurgici programmati, inviti e prestazioni per le campagne di screening oncologici e prestazioni ambulatoriali. Ogni regione ha elaborato un Piano Operativo Regionale (POR) per definire strategie e modalità organizzative per il recupero delle prestazioni non erogate durante il periodo pandemico.

Recupero delle prestazioni:

Interventi chirurgici programmati: Le regioni hanno programmato il recupero di oltre 512.000 ricoveri programmati, ma secondo il Ministero della Salute ne sono stati recuperati poco più di 338.000 (66%). La percentuale di recupero varia dal 92% del Piemonte al 14% della Liguria.

Screening oncologici: Le regioni hanno previsto il recupero di oltre 5 milioni di inviti e quasi 2,84 milioni di prestazioni. Si stima che siano stati recuperati circa 4,2 milioni di inviti (82%) e poco più di 1,9 milioni di prestazioni (67%). Le percentuali di recupero variano notevolmente tra le diverse regioni.

Prestazioni ambulatoriali: Complessivamente, le regioni hanno programmato il recupero di quasi 11,9 milioni di prestazioni, ma finora ne sono state recuperate circa 6,8 milioni (57%). Ciò ha avuto un impatto significativo sui tempi di attesa per le nuove prestazioni ambulatoriali, con ancora oltre 5 milioni di prestazioni da recuperare.

Disparità regionali e differenze di performance

Nessuna regione ha raggiunto le quote di recupero previste per tutte le prestazioni, evidenziando una notevole variabilità nelle performance tra le regioni e all’interno di ciascuna regione per diverse tipologie di prestazioni. Alcune regioni, come la Toscana, la Provincia Autonoma di Trento e l’Emilia-Romagna, hanno ottenuto buoni risultati nel recupero, mentre altre, come la Calabria e la Campania, sono rimaste indietro.

Utilizzo delle risorse finanziarie

Nonostante siano state stanziati fondi per il recupero delle prestazioni, l’utilizzo delle risorse non è direttamente correlato al recupero effettivo. La spesa rendicontata al 31 dicembre 2022 ha raggiunto quasi il 70% del totale stanziato, ma con notevoli differenze regionali. Alcune regioni, come l’Emilia-Romagna, il Friuli Venezia Giulia e il Piemonte, hanno superato il 100% di utilizzo delle risorse, probabilmente grazie agli investimenti di risorse proprie. Questo indica che la spesa maggiore non si traduce necessariamente in una riduzione delle liste d’attesa.

Coinvolgimento del settore privato

Le regioni italiane hanno avuto la possibilità di coinvolgere gli erogatori privati accreditati per affrontare il problema delle liste di attesa. Fino a un massimo di 150 milioni di euro su un totale di 500 milioni di euro sono stati destinati alle strutture private. La percentuale di coinvolgimento del settore privato si attesta intorno al 29%, con alcune regioni, come la Puglia, la Lombardia, la Campania, la Sicilia, la Liguria e la Calabria, che superano la media nazionale. Altre regioni, come le Marche e il Molise, non hanno fatto ricorso al settore privato.

Conclusioni

Nonostante gli sforzi e i finanziamenti dedicati al recupero delle prestazioni saltate durante la pandemia, le regioni italiane devono ancora affrontare il 35% delle prestazioni arretrate, corrispondenti a 7,13 milioni di prestazioni. Le differenze regionali e la mancanza di una correlazione tra risorse utilizzate e prestazioni recuperate mettono in evidenza la complessità del problema delle liste di attesa e la necessità di un approccio più efficace per ridurle e garantire cure tempestive ai cittadini italiani.

Sanador e la prima sala operatoria digitalizzata in Romania

Sanador Clinical Hospital inaugura la prima sala operatoria in Romania completamente digitalizzata.

I nostri partner: cliniche private con i più alti standard di qualità

In questi ultimi anni SEF ha instaurato partnership e collaborazione con alcune delle più importanti cliniche private di Bucarest.

Una tra queste è proprio la Clinica Sanador, protagonista in Romania di questa grande innovazione.

Nuova sala operatoria e terapia intensiva

Sanador Clinical Hospital di Bucarest ha inaugurato solo pochi giorni fa il secondo blocco operatorio con la prima sala operatoria completamente digitalizzata e  la prima sala mobile ibrida della Romania. Nello stesso momento, è stata aperta la prima unità di terapia intensiva digitalizzata di chirurgia vascolare, dove ogni posto letto gode di completa autonomia.

Le nuove attrezzatura e le nuove tecnologie, completamente all’avanguardia sia in sala operatoria che in terapia intensiva, sono un primato assoluto in Romania.

La digitalizzazione

Tutte le tecnologie più avanzate, a disposizione in sala operatoria, sono tutte integrate e digitalizzate, per rendere gli interventi chirurgici più efficienti e più sicuri per il paziente.

Secondo quanto dichiarato dalla Dottoressa Doris Andronescu, Direttore Generale di Sanador, “la prima sala ibrida mobile in Romania aiuterà i complessi interventi di cardiochirurgia, offrendo ai pazienti tutte le opzioni di trattamento disponibili. Attraverso questo investimento vogliamo confermare che Sanador è un importante riferimento per tutta la sanità in Romania, e la qualità resta l’obiettivo principale della nostra struttura.”

 

Come funziona una sala operatoria digitalizzata

Ognuna delle due nuove sale operatorie è dotata di grandi monitor mobili, una consolle di comando vicino al tavolo operatorio, ed un sistema centrale fisso con un grande monitor. 

Su ogni schermo può essere proiettata qualsiasi immagine richiesta dal chirurgo: un’immagine 4K ripresa dalla telecamera sulla lampada principale, o dalla telecamera sul soffitto, o dalla telecamera del videoendoscopio operatorio.

Inoltre, le informazioni sulla cartella elettronica del paziente possono essere proiettate su qualsiasi monitor, come anche radiografie precedenti, angiografie, immagini da monitor di terapia intensiva.

Ma non solo. Ognuna di queste immagini può essere trasmessa da remoto, con la possibilità di annotarla e contrassegnarla direttamente sullo schermo. Lo staff operatorio può ricevere feedback audio e video in tempo reale, anche da remoto. 

In questo modo è anche facile poter interagire con specialisti che risiedono in altre parti del mondo.

 

Centro di eccellenza in cardiochirurgia

Con l’inaugurazione delle nuove sale è stata inaugurata anche la nuova terapia intensiva cardiovascolare. Verrà così aumentato non solo il numero degli interventi, ma anche la loro complessità.

Ogni letto dispone di tutte le attrezzature necessarie per una completa autonomia per un paziente in condizioni critiche. Si va dai sistemi di monitoraggio avanzati, ai materassi antidecubito con sensori di peso, ventilazione automatica, cartella clinica collagata elettronicamente.

Ogni letto inoltre è videomonitorato attraverso un sistema intelligente, che consente di osservare ogni dettaglio sull’evoluzione del paziente.

Terapia intensiva

Contattaci per informazioni relative ai percorsi di cura in Romania.

Oppure consulta le nostre destinazioni.