Veneto in testa, Toscana seconda: la classifica delle Regioni sulla sanità

Le classifiche definitive del “Sistema di garanzia” del ministero della Salute confermano la Toscana al secondo posto e l’Emilia-Romagna al terzo. La valutazione si basa su tre indicatori principali, mentre otto Regioni risultano insufficienti in almeno uno di essi.

Il confronto tra le Regioni

Il Veneto supera la Toscana nella classifica del sistema di valutazione delle Regioni elaborata dal ministero della Salute, noto come “Sistema di garanzia”. La Lombardia, invece, rimane lontana dalle prime cinque posizioni, piazzandosi settima. Questa volta i dati sono definitivi: nel novembre scorso, infatti, il capo della Programmazione del ministero, Americo Cicchetti, aveva anticipato una classifica provvisoria durante un congresso, scatenando polemiche, soprattutto da parte della Lombardia.

Nonostante il ministero sostenga che i numeri non servano per stilare graduatorie, è proprio a queste che le Regioni guardano con attenzione. Anche quest’anno ci si aspetta comunicati ufficiali da parte di coloro che occupano le posizioni migliori.

La classifica ufficiale

Il ministero valuta tre indicatori principali: attività ospedaliera, prevenzione e assistenza distrettuale. A ciascuno di questi viene assegnato un punteggio basato sulla qualità assistenziale della Regione, fino a un massimo di 100 punti. Sommando i voti ottenuti nei tre settori, si ottiene la classifica generale:

  1. Veneto – 287,1
  2. Toscana – 285,6
  3. Provincia di Trento – 277,9
  4. Emilia-Romagna – 277,4
  5. Piemonte – 269,7
  6. Umbria – 258,1
  7. Lombardia – 256,7
  8. Marche – 247,5
  9. Friuli Venezia Giulia – 235,4
  10. Puglia – 227,5
  11. Liguria – 219,3
  12. Lazio – 216,4
  13. Campania – 204,7
  14. Provincia di Bolzano – 201,7
  15. Molise – 192,5
  16. Sardegna – 192,3
  17. Basilicata – 189,3
  18. Abruzzo – 182,3
  19. Sicilia – 172,5
  20. Valle d’Aosta – 165,0
  21. Calabria – 150,2

Rispetto alla bozza circolata nei mesi precedenti, la Lombardia supera solo le Marche, che peggiorano la loro posizione passando dal quinto all’ottavo posto. Il Veneto, invece, conquista la prima posizione, dopo essere stato secondo lo scorso anno, mentre la Toscana avanza al secondo posto. L’Emilia-Romagna, prima nella precedente edizione, scivola in terza posizione.

Gli indicatori di valutazione

Il sistema di valutazione si basa su tre indicatori chiave:

1. Attività ospedaliera

Per quanto riguarda la qualità dell’assistenza ospedaliera, in testa troviamo la Provincia di Trento, seguita da Toscana e Veneto. La Lombardia si posiziona settima, un risultato sorprendente considerando che il sistema ospedaliero lombardo è spesso ritenuto un’eccellenza. Solo la Valle d’Aosta scende sotto i 60 punti in questo indicatore, dimostrando che il comparto ospedaliero, a livello nazionale, regge complessivamente bene.

2. Prevenzione sanitaria

Anche in questo settore è Trento a guidare la classifica, mentre in fondo troviamo Bolzano, Molise, Liguria, Abruzzo, Sicilia e Calabria, che presentano criticità nel garantire adeguati livelli di prevenzione.

3. Assistenza distrettuale e territoriale

Per quanto riguarda l’assistenza sul territorio, il Veneto si conferma al primo posto, seguito dalla Toscana. La Lombardia, invece, scivola fino all’undicesimo posto, segno che la sanità territoriale rappresenta ancora un punto critico per la Regione. Le difficoltà più rilevanti si riscontrano in Basilicata, Abruzzo, Sicilia, Calabria e Valle d’Aosta.

In totale, sono otto le Regioni considerate “insufficienti” in almeno uno degli indicatori, evidenziando così le disparità nel livello di assistenza offerto sul territorio nazionale.

Fonte:

Chirurgia robotica otologica di precisione all’Aou Senese

All’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena sono stati effettuati i primi interventi in Italia di chirurgia robotica otologica. Grazie a una tecnologia innovativa, è stato possibile eseguire impianti cocleari con estrema precisione e minore invasività, segnando un importante traguardo nel trattamento della sordità profonda.

I primi interventi in Italia

Per la prima volta in Italia, all’Azienda ospedaliero-universitaria senese sono stati effettuati interventi di chirurgia robotica otologica.

Il professor Marco Mandalà, direttore dell’Otorinolaringoiatria presso l’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena, ha condotto tre interventi di impianto cocleare su pazienti affetti da sordità profonda.

Questa nuova tecnica, basata su tecnologie avanzate, rappresenta un passo pionieristico nel campo della chirurgia dell’udito.

La tecnologia innovativa: precisione senza precedenti

La tecnica utilizza due strumenti all’avanguardia:

  • Un braccio meccanico progettato per definire con precisione assoluta la traiettoria degli strumenti chirurgici. Questo dispositivo mantiene costantemente la posizione e l’angolazione desiderata, riducendo il tempo complessivo necessario per l’intervento.
  • Uno strumento otologico altamente sofisticato , fondamentale per preservare le delicate strutture dell’orecchio. Esso consente movimenti lenti e costanti, tra 0,1 e 1,0 mm al secondo, minimizzando i rischi di traumi durante la procedura.

«Questa tecnologia rappresenta un ulteriore passo verso una chirurgia otologica di estrema precisione – afferma il professor Mandalà – e consente di personalizzare l’intervento chirurgico in base alle specifiche esigenze del paziente. Ciò significa ridurre la traumaticità dell’operazione, migliorandone significativamente i risultati».

Risultati incoraggianti per i pazienti

I primi tre pazienti sottoposti a questa innovativa procedura stanno bene.

Gli impianti sono stati già attivati, mostrando risultati estremamente positivi.

Mandalà sottolinea come, grazie alla tecnologia utilizzata, sia stato possibile introdurre l’elettrodo nella pentola con un movimento straordinariamente lento e controllato.

La traiettoria, completamente definita e monitorata, ha consentito un’inserimento altamente atraumatico fino all’apice cocleare.

«Grazie a questa modalità – spiega Mandalà – possiamo offrire ai pazienti una capacità uditiva più naturale, con risultati uditivi più performanti rispetto a quanto possibile con le tecniche tradizionali».

L'impianto cocleare: una rivoluzione sensoriale

Considerata la protesi bionica sensoriale più efficiente mai realizzata, l’impianto cocleare rappresenta una vera rivoluzione per le persone con sordità profonda.

«I primi risultati post-operatori – aggiunge Mandalà – dimostrano una totale preservazione dell’udito residuo nei tre pazienti operati, un fattore determinante per ottenere i migliori risultati possibili con l’impianto. Inoltre, oggi possiamo misurare con precisione la coclea, identificare l’impianto più adatto al singolo paziente e trattare anche sordità monolaterali».

Interventi più rapidi e meno invasivi

Questa tecnologia non solo migliora la qualità degli interventi, ma offre anche vantaggi significativi in ​​termini di invasività e tempi di recupero.

Mandalà spiega che è possibile eseguire l’intervento su pazienti adulti in anestesia locale, con un’attivazione immediata dell’impianto direttamente in sala operatoria.

Questo approccio consente un recupero estremamente rapido dell’udito, riducendo il disagio per i pazienti e garantendo risultati ottimali in tempi molto brevi.

Un primato italiano nel campo della chirurgia otologica

L’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena si conferma un centro d’eccellenza e innovazione, diventando il primo in Italia a utilizzare questa tecnologia avanzata e atraumatica.

«Siamo orgogliosi di poter offrire ai nostri pazienti questa opportunità unica – conclude Mandalà – che segna un nuovo capitolo nella chirurgia otologica e apre la strada ad ulteriori sviluppi nel trattamento delle patologie dell’udito».

Prehab per prepararsi al meglio ad un intervento chirurgico

Il prehab è un nuovo approccio che prepara corpo e mente prima di un intervento chirurgico, riducendo i rischi e migliorando il recupero, soprattutto per i pazienti anziani. Scopriamo come questa preparazione preventiva sta rivoluzionando la chirurgia.

Prepararsi per l'intervento

Affrontare un intervento chirurgico può essere una vera sfida, soprattutto per gli anziani.

Ma cosa accadrebbe se, invece di prepararsi solo dopo, fosse possibile potenziare corpo e mente prima dell’operazione?

Questo è l’obiettivo del prehab , un programma innovativo che sta rivoluzionando la medicina preventiva e riducendo i rischi post-operatori.

Vediamo insieme come questa preparazione mirata può aiutare i pazienti a superare al meglio la prova chirurgica.

La Pre-Riabilitazione o Prehab

La pre-riabilitazione, o prehab, rappresenta un nuovo approccio alla preparazione degli anziani e dei pazienti fragili per interventi chirurgici importanti.

Si tratta di un programma strutturato e multidisciplinare che integra l’esercizio fisico, ottimizzazione nutrizionale e supporto psicologico.

Questo approccio è mirato a migliorare le condizioni generali del paziente prima dell’intervento, facilitando un recupero rapido e riducendo i rischi post-operatori.

A differenza della riabilitazione classica, che si concentra sul recupero post-operatorio, il prehab punta a rendere il corpo e la mente più resistenti prima della grande sfida.

Pazienti più sereni

Mentre la riabilitazione post-operatoria mira a ristabilire funzionalità e forza, il prehab agisce prima, preparando il paziente ad affrontare meglio l’impatto dell’intervento.

Questa preparazione preventiva ha tre obiettivi principali: migliorare la condizione fisica, ottimizzare lo stato nutrizionale e supportare psicologicamente il paziente.

Il risultato è una riduzione delle ansie e paure legate all’operazione imminente.

Con il prehab, il paziente entra in sala operatoria in condizioni fisiche migliori e con una maggiore consapevolezza e serenità.

I benefici per i pazienti anziani

Per gli anziani, un intervento chirurgico maggiore rappresenta una prova fisica e psicologica significativa.

L’età avanzata comporta spesso una minore capacità di recupero e una maggiore fragilità, oltre alla presenza di patologie concomitanti che aumentano i rischi di complicazioni post-operatorie.

Preparare preventivamente questi pazienti non solo rafforza la loro resilienza fisica, ma riduce anche i tempi di degenza e le probabilità di complicanze.

Efficacia del prehab: i risultati della ricerca

Una recente revisione sistematica ha confermato l’efficacia del prehab nei pazienti anziani e fragili sottoposti a intervento di chirurgia addominale. L’analisi ha incluso 16 studi (di cui 6 randomizzati e 10 osservazionali) con un totale di 3.339 pazienti.

I risultati sono promettenti:

  • Riduzione della degenza ospedaliera : il tempo di ricovero si è ridotto in media di 1,07 giorni per i pazienti che hanno seguito il prehab, con un dato statisticamente significativo che evidenzia come questa pratica aiuti a recuperare più velocemente, riducendo i costi e il rischio di complicanze ospedaliere.
  • Minori patologie post-operatorie : nei pazienti che hanno seguito il programma, il rischio di patologie gravi (classificato come Clavien-Dindo ≥ 3) si è ridotto fino al 44%. Questo risultato è cruciale, poiché le gravi complicazioni allungano i tempi di recupero e influenzano negativamente la qualità della vita.
  • Miglioramento della prestazione fisica : i pazienti che hanno seguito il prehab hanno registrato un miglioramento della distanza percorsa nel test della camminata di 6 minuti (6MWT), con un incremento medio di 40,1 metri rispetto ai pazienti non sottoposti al prehab. Questo parametro indica una maggiore resistenza fisica, rendendo il corpo più preparato per affrontare l’intervento.

Verso un nuovo standard di cura

I dati della revisione suggeriscono con forza che il prehab dovrebbe essere integrato come pratica standard per i pazienti anziani e fragili in attesa di interventi importanti.

Questo approccio potenzia la capacità del paziente di tollerare l’operazione, con benefici tangibili per il recupero e la qualità della vita.

In un contesto in cui la popolazione anziana e fragile rappresenta una quota crescente di pazienti chirurgici, il prehab potrebbe diventare un pilastro per una chirurgia più sicura e sostenibile.

Messaggi da portare a casa

  • La pre-riabilitazione ( prehab ) prepara fisico e mente all’intervento, migliorando il recupero post-operatorio.
  • Nei pazienti anziani, il prehab riduce le complicazioni e i tempi di degenza in ospedale.
  • Con esercizio, nutrizione e supporto psicologico, il prehab rende la chirurgia più sicura e sostenibile.

Fonte:

Primo trapianto di rene di maiale su uomo a Boston

Primo trapianto di rene di maiale su uomo a Boston segna una svolta nella medicina. Successo dell’intervento offre speranza a migliaia di pazienti in attesa di trapianto renale, indicando nuove possibilità nel trattamento delle malattie renali.

Una pietra miliare della medicina

Un gruppo di chirurghi di Boston ha eseguito con successo il primo trapianto di rene da maiale geneticamente modificato su un uomo di 62 anni con malattia renale allo stadio terminale, segnalato dal New York Times come un evento epocale nella storia della medicina.

Questo risultato rappresenta un passo significativo verso l’innovazione medica e offre speranza a migliaia di pazienti affetti da malattie renali.

Progressi post-trapianto

Il paziente, ricoverato presso il Massachusetts General Hospital, sta mostrando segni positivi di recupero post-trapianto.

I medici hanno osservato che il nuovo rene ha iniziato a funzionare correttamente poco dopo l’intervento, rimuovendo i prodotti di scarto e i liquidi in eccesso dal sangue.

Inoltre, il paziente è già in grado di camminare nei corridoi dell’ospedale e potrebbe essere dimesso presto.

Questi sviluppi incoraggianti indicano la promessa di una migliore qualità di vita per i pazienti sottoposti a trapianto di organi.

Implicazioni per i pazienti

Il successo di questo trapianto offre speranza a centinaia di migliaia di pazienti in lista d’attesa per un nuovo organo.

La prospettiva di avere una nuova fonte di reni potrebbe risolvere il problema dell’accesso inadeguato ai trapianti per i pazienti delle minoranze, riducendo le disuguaglianze nel sistema sanitario.

Dialisi e il futuro della medicina

Secondo alcuni esperti, se i reni di animali geneticamente modificati potessero essere trapiantati su larga scala, la dialisi potrebbe diventare obsoleta.

Questo aprirebbe nuove frontiere nel trattamento delle malattie renali e migliorerebbe la gestione delle condizioni di salute croniche.

Il caso del paziente Richard Slayman

Il paziente che ha ricevuto il trapianto, Richard Slayman, ha sofferto di diabete e ipertensione per molti anni ed è stato in cura presso il Mass General per oltre un decennio.

Dopo anni di dialisi e un trapianto umano fallito, ha deciso di optare per il trapianto di rene da maiale geneticamente modificato come soluzione alla sua malattia.

La sua storia personale evidenzia le sfide affrontate dai pazienti affetti da malattie renali e l’importanza di opzioni di trattamento innovative.

Commenti degli esperti italiani

Giuseppe Feltrin, direttore del Centro nazionale trapianti in Italia, ha accolto con favore l’innovativo trapianto effettuato a Boston.

Questo evento, insieme alla ricerca in corso in Italia, offre una nuova speranza per i pazienti in lista d’attesa per un trapianto di rene.

L’interesse internazionale per questa procedura sottolinea l’importanza della collaborazione globale nella ricerca medica.

Conclusioni e richiesta di donazioni

Sebbene i progressi nella ricerca siano promettenti, l’importanza delle donazioni di organi rimane fondamentale.

Feltrin sottolinea l’importanza di esprimere la propria volontà di donare gli organi per continuare a salvare vite umane.

È essenziale sensibilizzare sulle donazioni di organi e garantire che le risorse siano disponibili per sostenere la ricerca e l’innovazione nel campo dei trapianti di organi.

Questo trapianto di successo rappresenta un passo avanti significativo nella medicina moderna e offre speranza per un futuro in cui le malattie renali possono essere trattate in modo più efficace e accessibile.

Prima protesi riassorbibile in 3D impiantata al Meyer

Il team di chirurgia pediatrica dell’IRCCS AOU Meyer ha recentemente condotto quattro riusciti interventi utilizzando protesi stampate in 3D in materiale completamente riassorbibile.

Questa innovativa procedura, ideata dal laboratorio T3Ddy, ha dimostrato di essere efficace nella correzione delle malformazioni della gabbia toracica, noto come “petto escavato”.

Tecnica rivoluzionaria in Europa

I quattro interventi segnano la prima volta in Europa in cui è stata utilizzata una protesi sternale completamente riassorbibile.

Ogni protesi è stata stampata in 3D con polycapro-lattone, lo stesso materiale utilizzato per il filo da sutura riassorbibile.

Questo approccio innovativo ha permesso l’innesto di cellule adipose prelevate dalla coscia dell’adolescente, risultando in una completa incorporazione della protesi nell’organismo.

L’intero processo chirurgico, durato meno di 3 ore per ciascun paziente, ha consentito una rapida ripresa, con i pazienti dimessi entro la seconda giornata post-operatoria e il ritorno alla vita normale entro una settimana.

Collaborazione medico-ingegneristica

Il successo di questa procedura è stato reso possibile grazie alla sinergia tra i chirurghi del Meyer, guidati dal dottor Flavio Facchini, specialista in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, e il laboratorio T3Ddy.

Questo laboratorio, sostenuto dalla Fondazione Meyer, ha coordinato gli sforzi tra medici e ingegneri per introdurre tecnologie 3D innovative nella pratica clinica dell’ospedale.

Durante la fase pre-operatoria, ingegneri e medici hanno collaborato per progettare protesi personalizzate ottimizzando la geometria in base alle specifiche condizioni di ciascun paziente.

Trial unico in Europa e prospettive future

Il Meyer ha implementato questa tecnica sperimentale in un trial che coinvolge quattro casi, parte di un più ampio studio in corso presso il Princess Alexandra Hospital di Brisbane, Australia.

Il Comitato Etico Pediatrico della Regione Toscana ha approvato il trial, che prevede un follow-up di due anni per tutti i pazienti coinvolti.

Il dottor Flavio Facchini sottolinea che questa innovativa tecnica rappresenta un notevole passo avanti nella chirurgia ricostruttiva e apre la strada a ulteriori applicazioni, tra cui interventi meno invasivi per altre patologie della parete toracica, come la sindrome di Poland e i tumori dell’area.

Primo Impianto di Elettrodi Intracerebrali per Bambino con Epilessia Farmaco-Resistente

La U.O.C. Neurochirurgia dell’Istituto pediatrico Gaslini ha realizzato il primo impianto di elettrodi intracerebrali secondo la metodologia stereotassica, conosciuta come Stereo-EEG. Questo intervento pionieristico è stato eseguito su un bambino di nove anni affetto da epilessia focale farmaco-resistente.

Nuova tecnica di chirurgia dell'epilessia

Recentemente, presso l’IRCCS Giannina Gaslini, è stata introdotta una nuova tecnica nell’ambito della chirurgia dell’epilessia.

Questi interventi sono mirati a migliorare le condizioni dei pazienti che soffrono di crisi epilettiche “focali“, ossia crisi la cui origine si ipotizza essere localizzata in una specifica regione cerebrale e che sono poco o per nulla sensibili alla terapia medica tradizionale.

Ruolo fondamentale dell'intervento complesso

Il professor Lino Nobili, responsabile U.O.C. Neuropsichiatria dell’IRCCS Gaslini, spiega che l’intervento è estremamente complesso ma fondamentale per pazienti che non rispondono alla terapia farmacologica tradizionale.

L’obiettivo è ottenere indicazioni precise per la prosecuzione dell’iter terapeutico, altrimenti non individuabili.

Successo del trattamento

Gianluca Piatelli, responsabile della U.O.C. Neurochirurgia dell’Istituto pediatrico ligure, aggiunge che grazie all’innovativo impianto, è stato possibile registrare l’origine delle crisi e guarire il bambino.

In alcuni casi, gli elettrodi vengono utilizzati per la coagulazione di piccole porzioni di tessuto cerebrale, realizzando lesioni limitate e precise che possono portare alla soppressione degli episodi critici.

Collaborazione multidisciplinare

Il risultato è il frutto della stretta collaborazione tra diverse specialità dell’ospedale, introducendo l’Istituto come Centro di Terzo Livello internazionale e aprendo nuove frontiere nella ricerca sull’epilessia.

L’intervento multidisciplinare coinvolge un’equipe di esperti altamente preparati, compresi neurochirurghi, neurofisiologi, neuropsichiatri, neurologi, neuroradiologi, tecnici di neurofisiopatologia, neurorianimatori, infermieri e anestesisti del Gaslini.

Stereo-EEG

La Stereo-EEG è una tecnica complessa di diagnosi che mira a localizzare la zona epilettogena, l’area cerebrale da cui originano le crisi focali.

Consiste nell’introdurre elettrodi attraverso la teca cranica nelle potenziali aree di origine delle crisi.

A differenza di tecniche meno accurate, permette di registrare direttamente le modificazioni dell’attività elettrica cerebrale alla fonte.

Procedura post-impianto

Dopo l’impianto, il paziente viene svegliato per iniziare la fase di monitoraggio clinico e neurofisiologico che può protrarsi per alcuni giorni.

Gli elettrodi vengono collegati a un elettrocefalografo per una registrazione diretta dell’attività cerebrale, facilitando l’individuazione del problema.

Lotta all'epilessia

In Italia, circa 500.000 pazienti, tra adulti e bambini, soffrono di epilessia per cui un intervento chirurgico curativo sarebbe ipotizzabile ma di difficile individuazione.

Il programma di chirurgia dell’epilessia presso l’IRCCS Gaslini è attivo dal primo decennio del 2000, grazie alla collaborazione tra la Neurochirurgia e la Neuropsichiatria.

Il Futuro della chirurgia dell'epilessia

Il dottor Alessandro Consales, neurochirurgo specializzato in chirurgia dell’epilessia dell’UOC Neurochirurgia, sottolinea che l’innovativo intervento rappresenta un passo in avanti per l’Istituto, allineandosi alle ultime novità della chirurgia di precisione.

Fonte:

Il primo trapianto di occhio al mondo

Chirurghi presso l’NYU Langone Health hanno recentemente compiuto un passo storico nel campo dei trapianti e del ripristino della vista: il primo trapianto completo di un occhio umano, associato a un trapianto parziale di viso.

Un caso di estrema gravità

Nel maggio dell’anno corrente, un team composto da oltre 140 operatori sanitari ha eseguito un intervento senza precedenti.

Il destinatario di questo straordinario intervento è stato Aaron James, un uomo di 46 anni proveniente dall’Arkansas, gravemente ferito in un incidente sul luogo di lavoro nel 2021.

James, veterano militare e operatore di linee elettriche ad alta tensione, ha subito una forte scossa elettrica che ha causato la perdita del suo occhio sinistro, gran parte del viso e parte del braccio sinistro.

La complessità del trapianto oculare

Trapiantare un occhio rappresenta una sfida unica a causa della connessione diretta con il cervello, introducendo rischi significativi, compresa la possibilità di morte in caso di complicazioni.

Nonostante ciò, il dottor Eduardo Rodriguez e il suo team all’NYU hanno deciso di procedere con questa delicata operazione, cercando di spingere i confini della medicina.

Un donatore unico per volto e occhio

Un unico donatore, un uomo di circa 30 anni, ha fornito sia il volto che l’occhio necessari per il trapianto.

Mentre le speranze erano inizialmente basse riguardo al funzionamento dell’occhio trapiantato, il team di Rodriguez ha voluto esplorare nuove possibilità.

L'utilizzo di cellule staminali

Durante l’operazione di 21 ore, che è stata accuratamente testata più di una dozzina di volte, il team ha utilizzato cellule staminali provenienti dal midollo osseo del donatore.

Questa innovativa tecnica mirava a stimolare la rigenerazione del nervo ottico e a migliorare le probabilità di funzionamento dell’occhio trapiantato.

Benefici cosmetici e miglioramenti funzionali

Nonostante sia ancora presto per determinare se Aaron James riacquisterà la vista nell’occhio trapiantato, sono stati osservati segni di progresso.

Il flusso sanguigno diretto alla retina è un segnale positivo, e la presenza di una pupilla funzionante è un incoraggiante sviluppo.

Il commento di James

James, che conserva la vista nel suo occhio destro, potrebbe non recuperare la vista nell’occhio sinistro e attualmente non può aprire la palpebra.

Tuttavia, considera l’intervento un successo, affermando che quando gli è stata data l’opportunità, ha risposto con un deciso “Certo”.

La sua storia offre una prospettiva unica sull’innovazione medica e la perseveranza umana.

Fonte

time.com

Cisti cerebrale rimossa con tecnica inedita al Meyer di Firenze

Questo caso particolare di patologia cistica cerebrale ha richiesto l’utilizzo di un innovativo percorso endoscopico sviluppato dagli stessi specialisti del Meyer.                La rivista Operative Neurosurgery ha  pubblicato un video-articolo sull’operazione.

La patologia

Il paziente presentava una cisti colloide di dimensioni notevoli, 24 mm, situata in una zona profonda del cervello, nel punto più alto del terzo ventricolo.

Questa condizione gli causava gravi cefalee e richiese una valutazione specialistica presso il Centro di Eccellenza di Neurochirurgia del Meyer.

Gli esperti diagnosticarono una cisti con una posizione anatomica complessa, non raggiungibile tramite l’approccio endoscopico tradizionale e difficile da visualizzare.

L’assenza di trattamento chirurgico avrebbe potuto causare l’ostruzione della circolazione del liquido cerebrospinale, aumentando pericolosamente la pressione endocranica e mettendo a rischio la vita del paziente.

Percorso endoscopico innovativo

Il team guidato dal dottor Lorenzo Genitori ha sviluppato una tecnica endoscopica innovativa.

Utilizzando un piccolo foro di soli 5 mm nell’osso frontale, insieme a strumenti come il neuronavigatore, il mapping preoperatorio e la trattografia in Risonanza Magnetica (RM), il percorso endoscopico è stato tracciato attraverso i ventricoli cerebrali laterali, il setto pellucido e la membrana del setto, raggiungendo la cisti da un angolo più diretto.

Questo approccio garantisce una precisione estrema senza rischi per altre strutture cerebrali.

Rispetto alla chirurgia tradizionale, riduce notevolmente il rischio di recidive.

Team multidisciplinare

In sala operatoria, il dottor Genitori è stato affiancato dai dottori Federico Mussa, Mirko Scagnet, Rina Agushi e Regina Mura, con la preziosa collaborazione della dottoressa Paola Serio in neuroanestesia e del dottor Ludovico D’Incerti, neuroradiologo, per la pianificazione e la simulazione preoperatoria.

Questa straordinaria operazione è stata resa possibile grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Firenze, diretto dalla professoressa Monica Carfagni, che da anni lavora a stretto contatto con il Meyer attraverso il laboratorio congiunto di stampa 3D “T3Ddy”.

Risultato e prospettive

Il paziente è stato dimesso solo tre giorni dopo l’intervento ed è in buone condizioni di salute.

La TAC postoperatoria ha confermato la completa rimozione della cisti senza alcuna complicazione.

Secondo il dottor Lorenzo Genitori, questa nuova tecnica aprirà la strada a trattamenti sempre più conservativi, mini invasivi e con minori complicazioni per i pazienti con lesioni cerebrali profonde nel futuro.

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Fonte

Classifica dei migliori ospedali nel mondo per il 2024

Come ogni anno Newsweek in collaborazione con Statista classifica i migliori ospedali specializzati del mondo.

Questa classifica comprende i primi ospedali in tutto il mondo per cardiologia, oncologia, pediatria, cardiochirurgia, endocrinologia, gastroenterologia, neurologia, neurochirurgia, ortopedia, pneumologia, urologia, ostetricia e ginecologia.

Oncologia

Il MD Anderson Cancer Center di Houston, negli Stati Uniti, è stato classificato come il migliore ospedale al mondo per l’oncologia.

Questo riconoscimento proviene da una lista che comprende ben 300 istituti ospedalieri, di cui l’Europa annovera 122 strutture, con la Germania in testa con 35 ospedali, seguita da Francia (26), Italia (21), Spagna (17), Svizzera (10), Olanda (4), Danimarca (3), Svezia (2), e un rappresentante ciascuno per Austria, Belgio e Norvegia.

Tra gli ospedali italiani, l’IEO – Istituto Europeo di Oncologia a Milano è al 16° posto, seguito dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano al 19° e dal Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma al 34°.

Cardiologia

La Mayo Clinic – Rochester negli Stati Uniti si è posizionata come la migliore struttura al mondo per la cardiologia.

La lista comprende 301 ospedali, di cui 121 europei, con la Germania in testa con 33 ospedali, seguita da Francia (25), Italia (21), Spagna (21), Svizzera (10), Olanda (3), Svezia (3), mentre Finlandia e Danimarca annoverano 2 ospedali ciascuna, e un ospedale in Norvegia.

In Italia, il Centro Cardiologico Monzino di Milano è al 19° posto, seguito dall’Ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato di Milano al 20° e dal Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna al 37°

Endocrinologia

Ancora una volta, la Mayo Clinic – Rochester negli Stati Uniti è stata classificata come la migliore struttura al mondo per l’endocrinologia.

Il gruppo analizzato include 150 cliniche, di cui 48 sono situate in Europa, con la Germania in testa con 13 cliniche, seguita da Francia (10), Spagna (10), Italia (9), Svizzera (3), Danimarca (2), e Svezia (1).

In Italia, l‘Ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato di Milano è al 24° posto, seguito dalle Molinette di Torino al 45° e dal Policlinico Gemelli di Roma al 53°.

Gastroenterologia

La Mayo Clinic – Rochester negli Stati Uniti è stata nuovamente classificata come la migliore struttura al mondo per la gastroenterologia.

La lista include 150 ospedali, con 52 di essi situati in Europa, guidati dalla Germania con 15 ospedali, seguiti dalla Spagna con 11, l’Italia con 9, la Francia con 8, la Svizzera con 3, mentre Belgio e Danimarca hanno 2 ospedali ciascuno, e Olanda e Svezia annoverano una struttura ciascuno.

In Italia, il Policlinico Gemelli di Roma è all’8° posto, seguito dall’Humanitas di Rozzano al 21° e dal Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano al 39°.

Cardiochirurgia

Ancora una volta, la Mayo Clinic – Rochester negli Stati Uniti è stata classificata come la migliore struttura al mondo per la cardiochirurgia.

L’Europa è ben rappresentata in questa lista dei migliori 150 ospedali, con la Germania in testa con 24 strutture, seguita dall’Italia con 12, Spagna con 10, Francia con 9, Olanda con 4, Svizzera con 4, Svezia con 3, e con un rappresentante ciascuno per Austria, Belgio e Danimarca.

In Italia, il Centro Cardiologico Monzino di Milano è al 23° posto, seguito dal Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna al 28°, dall’Ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato di Milano al 47° e dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Sant’Andrea di Roma al 51°.

Neurologia

Anche per la neurologia, la Mayo Clinic – Rochester negli Stati Uniti è stata classificata come la migliore struttura al mondo.

L’Europa annovera 44 cliniche tra le 125 classificate, con la Germania in testa con 15 cliniche, seguita dalla Francia con 9, Spagna con 7, Italia con 5, Svizzera con 4, Svezia con 2, Danimarca con 1, e Olanda con 1.

Tra le strutture italiane, l’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano è al 15° posto, seguito dall’Ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato di Milano al 36°, dal Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma al 41° e dalla Fondazione Istituto Neurologico C. Mondino di Pavia al 52°.

Neurochirurgia

Di nuovo, la Mayo Clinic – Rochester degli Stati Uniti è stata classificata come la migliore struttura al mondo per la neurochirurgia.

In totale, 125 cliniche sono state classificate, di cui 45 sono europee. La Germania vanta 15 cliniche, la Francia 6, l’Italia 5, la Spagna 4, mentre Olanda, Svizzera e Danimarca ne hanno 3 ciascuna. Austria e Svezia presentano 2 cliniche ciascuna, mentre la Finlandia ha una rappresentante.

Tra le strutture italiane, il Carlo Besta di Milano è all’18° posto, seguito dall’Ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato di Milano al 58° e dal Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano al 67°.

Ortopedia

L’Hospital For Special Surgery negli Stati Uniti è stata classificata come la migliore struttura al mondo per l’ortopedia.

Questa lista comprende 125 ospedali, con 46 di essi situati in Europa. La Germania è in testa con 17 ospedali, seguita da Spagna e Francia con 8 ciascuna, Italia con 6, Svizzera con 4, e con un ospedale ciascuno in Finlandia, Norvegia e Svezia.

In Italia, lIstituto Ortopedico Rizzoli di Bologna è all’8° posto, seguito dallIstituto Galeazzi di Milano al 27°, dallAzienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze al 77° e dal Policlinico Gemelli di Roma all’86°.

Pediatria

Il Boston Children’s Hospital degli Stati Uniti è stato classificato come il migliore ospedale al mondo per la pediatria.

Questa lista comprende 250 strutture, con 78 di esse situate in Europa. La Germania è in testa con 32 ospedali, seguita da Spagna con 17, Italia con 13, Francia con 7, Svizzera con 5, e con un rappresentante ciascuno per Austria, Danimarca, Norvegia e Svezia.

Tra le strutture italiane, l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma è al 9° posto, seguito dall’Istituto Giannina Gaslini di Genova al 35° e dall’A.O. Ospedali Riuniti Marche Nord – Presidio San Salvatore Centro di Pesaro al 44°.

Pneumologia

Ancora una volta, la Mayo Clinic – Rochester degli Stati Uniti è stata classificata come la migliore struttura al mondo per la pneumologia.

Questa categoria comprende 125 ospedali, con 34 di essi situati in Europa. La Francia ne conta 13, la Germania 7, la Spagna 6, l’Italia 3, mentre Belgio, Svezia, Svizzera e Olanda presentano una struttura ciascuno. 

In Italia, il Policlinico Gemelli di Roma è al 49° posto, seguito dal Sant’Orsola-Malpighi di Bologna al 68° e dal San Camillo di Roma al 73°.

Urologia

Ancora una volta, la Mayo Clinic – Rochester degli Stati Uniti è stata classificata come la migliore struttura al mondo per l’urologia.

In totale, sono stati classificati 125 ospedali, di cui 41 sono europei. La Francia è in testa con 12 ospedali, seguita da Germania con 10, Italia con 9, e con 6 rappresentanti ciascuna. Svizzera ha 2 ospedali, mentre Austria e Olanda presentano un ospedale ciascuna.

In Italia, l’Azienda Ospedaliera di Padova è al 24° posto, seguita dall’Ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato di Milano al 49° e dalle Molinette di Torino al 58°.

Ginecologia e Ostetricia

Il John Hopkins Hospital negli Stati Uniti è stato classificato come la migliore struttura al mondo per la ginecologia e l’ostetricia.

In questa categoria, sono stati considerati solo 100 ospedali, di cui 32 sono situati in Europa. La Germania è in testa con 12 ospedali, seguita da Francia con 6, Italia e Spagna con 5 ciascuna, Svizzera con 3, e Austria con 1.

Tra le strutture italiane, il Policlinico Gemelli di Roma è al 7° posto, seguito dal Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano al 16° e dall’Istituto Giannina Gaslini di Genova al 46°.

Conclusioni

Questa classifica fornisce un’ampia visione delle eccellenti strutture sanitarie specializzate in varie discipline mediche, riconoscendo il notevole contributo offerto dagli ospedali italiani ed europei.

È un punto di riferimento prezioso per coloro che potrebbero considerare l’opzione della mobilità sanitaria, in linea con la Direttiva 24/2011/UE sulla Sanità transfrontaliera.

Per approfondire ulteriormente le possibilità di cura in queste specialità, ti invitiamo a consultare i link inclusi nell’articolo.

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La rivoluzione nella chirurgia robotica

Il futuro della sanità pubblica promette enormi risparmi grazie alla fine del monopolio robotico.

Un evento prestigioso

In questo contesto, spicca il congresso annuale della Società Europea di Chirurgia Robotica (Erus 2023), in programma presso il centro ospedaliero universitario Careggi.

Si tratta di un evento prestigioso che vedrà la partecipazione di oltre ottocento urologi provenienti da tutto il mondo, insieme a rinomati esperti di chirurgia robotica a livello internazionale.

Interventi in diretta da diverse location

Durante le tre giornate di lavori, verranno trasmessi in diretta ben quarantadue interventi chirurgici da sedi diverse, tra cui Firenze, Milano, Bologna, Alst (Belgio), Pechino e Chicago.

Ventidue di questi interventi saranno eseguiti all’interno delle sale operatorie dell’Urologia dell’azienda ospedaliero universitaria Careggi, utilizzando le due piattaforme robotiche più all’avanguardia: Hugo Ras MedTronic e Da Vinci Intuitive.

La fine del monopolio

La svolta epocale sarà rappresentata dalla fine del monopolio.

In passato, c’era solo Intuitive, ma oggi il mercato vede la presenza del nuovo robot Medtronic e del robot Cmr.

Inoltre, ci sono nuovi robot in attesa di approvazione europea, come il Medicaroid giapponese, mentre nel 2025 arriverà il tanto atteso robot targato Johnson & Johnson.

Un convegno organizzato dai pionieri

Il congresso a Careggi è stato organizzato dal Professor Andrea Minervini, direttore dell’Urologia Oncologica Mininvasiva Robotica e Andrologica, nonché membro del consiglio di Erus, e dal Professor Alberto Breda, presidente di Erus e direttore del reparto di urologia della Fondazione Puigvert di Barcellona.

Firenze si conferma come punto di riferimento costante nella chirurgia robotica a livello italiano ed internazionale, con oltre 1400 interventi eseguiti nell’ultimo anno.

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