Il social freezing, pratica che consente alle donne di conservare la propria fertilità congelando gli ovuli, ha radici antiche e una crescente diffusione in Italia. Questo fenomeno è caratterizzato da motivazioni, progressi scientifici e sfide legate all’accesso e ai costi della procedura.
La storia e l'evoluzione del Social Freezing
La pratica del social freezing, ossia il congelamento degli ovuli per preservare la propria fertilità, ha radici antiche, risalenti addirittura agli studi di Lazzaro Spallanzani, considerato il “papà” della crioconservazione riproduttiva. È interessante notare che queste radici hanno anche un’origine italiana.
Antonino Guglielmino, socio fondatore della Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU), ha sottolineato come Spallanzani abbia osservato gli effetti della neve sugli spermatozoi animali, gettando le basi per ciò che sarebbe diventato il social freezing.
Il trend in Italia e le motivazioni delle donne
Nel 2020, in Italia, sono nati 11.305 bambini grazie alla procreazione medicalmente assistita (PMA), e sempre più donne scelgono di congelare i propri ovuli.
Contrariamente alla PMA, dove le richieste provengono principalmente da coppie, nel social freezing sono soprattutto le donne a fare richiesta di questa pratica.
La motivazione principale è la volontà di preservare la propria fertilità mentre si concentrano sulla carriera, in attesa di trovare il partner con cui costruire una famiglia.
Progressi scientifici e consapevolezza sociale
Negli ultimi anni, il trend del social freezing è in costante crescita, grazie anche ai progressi scientifici nel campo della crioconservazione.
In passato, il congelamento degli ovuli avveniva attraverso un processo lento, che comportava rischi legati alla formazione di cristalli di ghiaccio dannosi per l’ovocita.
Oggi, grazie alla vitrificazione, un processo più rapido e sicuro, è possibile conservare gli ovuli senza danneggiarli, permettendo di preservare la loro integrità biologica.
Limiti di età e valutazione della fertilità
Se da una parte la pratica del social freezing offre alle donne la possibilità di preservare la propria fertilità, dall’altra è importante considerare alcuni limiti.
Come nel caso della donazione di gameti femminili, anche nel social freezing è opportuno stabilire un limite di età.
Dopo i 35 anni, infatti, diventa difficile ottenere una quantità adeguata di ovuli e le possibilità di successo del trattamento diminuiscono.
Prima di sottoporsi al congelamento degli ovuli, è importante che la donna venga valutata per verificare la sua idoneità al trattamento.
Esistono strumenti, come l’AMH (ormone antimulleriano), che permettono di valutare la fertilità e la funzionalità ovarica.
Una pratica ancora costosa e non coperta dal sistema sanitario
Attualmente, in Italia, il social freezing è accessibile solo a chi può permettersi di sostenere i costi elevati della procedura, che si aggirano tra i 4.000 e i 5.000 euro.
Questi costi includono principalmente l’acquisto dei farmaci necessari per stimolare l’ovaio e produrre più ovuli.
Non esistono programmi o finanziamenti pubblici che supportino il social freezing, rendendo questa pratica accessibile solo a una parte della popolazione.
Le differenze tra Italia, Francia e Spagna
L’Italia è uno dei pochi Paesi europei dove il social freezing non è regolamentato e non è coperto dal sistema sanitario nazionale.
In Francia, invece, è stata approvata una legge che rende gratuito il social freezing per tutte le donne tra i 29 e i 37 anni.
Questa decisione ha portato a un aumento significativo delle richieste di congelamento degli ovuli.
In Spagna, la pratica del social freezing è diffusa da anni e le donne possono accedere facilmente al trattamento sia per motivi medici che non medici.
Il futuro del Social Freezing in Italia
Mentre in altri Paesi europei il social freezing sta diventando sempre più accessibile, in Italia resta ancora un servizio disponibile solo per chi può permettersi di sostenerne i costi elevati.
È necessario che il nostro Paese si doti di una regolamentazione in materia, che permetta di rendere questa pratica accessibile a tutte le donne che ne abbiano bisogno.
Solo così il social freezing potrà diventare un vero e proprio ammortizzatore sociale, permettendo alle donne di preservare la propria fertilità senza dover affrontare costi proibitivi.