Veneto in testa, Toscana seconda: la classifica delle Regioni sulla sanità

Le classifiche definitive del “Sistema di garanzia” del ministero della Salute confermano la Toscana al secondo posto e l’Emilia-Romagna al terzo. La valutazione si basa su tre indicatori principali, mentre otto Regioni risultano insufficienti in almeno uno di essi.

Il confronto tra le Regioni

Il Veneto supera la Toscana nella classifica del sistema di valutazione delle Regioni elaborata dal ministero della Salute, noto come “Sistema di garanzia”. La Lombardia, invece, rimane lontana dalle prime cinque posizioni, piazzandosi settima. Questa volta i dati sono definitivi: nel novembre scorso, infatti, il capo della Programmazione del ministero, Americo Cicchetti, aveva anticipato una classifica provvisoria durante un congresso, scatenando polemiche, soprattutto da parte della Lombardia.

Nonostante il ministero sostenga che i numeri non servano per stilare graduatorie, è proprio a queste che le Regioni guardano con attenzione. Anche quest’anno ci si aspetta comunicati ufficiali da parte di coloro che occupano le posizioni migliori.

La classifica ufficiale

Il ministero valuta tre indicatori principali: attività ospedaliera, prevenzione e assistenza distrettuale. A ciascuno di questi viene assegnato un punteggio basato sulla qualità assistenziale della Regione, fino a un massimo di 100 punti. Sommando i voti ottenuti nei tre settori, si ottiene la classifica generale:

  1. Veneto – 287,1
  2. Toscana – 285,6
  3. Provincia di Trento – 277,9
  4. Emilia-Romagna – 277,4
  5. Piemonte – 269,7
  6. Umbria – 258,1
  7. Lombardia – 256,7
  8. Marche – 247,5
  9. Friuli Venezia Giulia – 235,4
  10. Puglia – 227,5
  11. Liguria – 219,3
  12. Lazio – 216,4
  13. Campania – 204,7
  14. Provincia di Bolzano – 201,7
  15. Molise – 192,5
  16. Sardegna – 192,3
  17. Basilicata – 189,3
  18. Abruzzo – 182,3
  19. Sicilia – 172,5
  20. Valle d’Aosta – 165,0
  21. Calabria – 150,2

Rispetto alla bozza circolata nei mesi precedenti, la Lombardia supera solo le Marche, che peggiorano la loro posizione passando dal quinto all’ottavo posto. Il Veneto, invece, conquista la prima posizione, dopo essere stato secondo lo scorso anno, mentre la Toscana avanza al secondo posto. L’Emilia-Romagna, prima nella precedente edizione, scivola in terza posizione.

Gli indicatori di valutazione

Il sistema di valutazione si basa su tre indicatori chiave:

1. Attività ospedaliera

Per quanto riguarda la qualità dell’assistenza ospedaliera, in testa troviamo la Provincia di Trento, seguita da Toscana e Veneto. La Lombardia si posiziona settima, un risultato sorprendente considerando che il sistema ospedaliero lombardo è spesso ritenuto un’eccellenza. Solo la Valle d’Aosta scende sotto i 60 punti in questo indicatore, dimostrando che il comparto ospedaliero, a livello nazionale, regge complessivamente bene.

2. Prevenzione sanitaria

Anche in questo settore è Trento a guidare la classifica, mentre in fondo troviamo Bolzano, Molise, Liguria, Abruzzo, Sicilia e Calabria, che presentano criticità nel garantire adeguati livelli di prevenzione.

3. Assistenza distrettuale e territoriale

Per quanto riguarda l’assistenza sul territorio, il Veneto si conferma al primo posto, seguito dalla Toscana. La Lombardia, invece, scivola fino all’undicesimo posto, segno che la sanità territoriale rappresenta ancora un punto critico per la Regione. Le difficoltà più rilevanti si riscontrano in Basilicata, Abruzzo, Sicilia, Calabria e Valle d’Aosta.

In totale, sono otto le Regioni considerate “insufficienti” in almeno uno degli indicatori, evidenziando così le disparità nel livello di assistenza offerto sul territorio nazionale.

Fonte:

La mobilità sanitaria in Italia: un Nord ricco e un Sud penalizzato

La mobilità sanitaria in Italia evidenzia un divario sempre più ampio tra Nord e Sud, con oltre 5 miliardi di euro che ogni anno finanziano cure fuori Regione.  Questo fenomeno, che inizialmente riguardava cure d’eccellenza, oggi coinvolge anche prestazioni di routine, aggravando le disuguaglianze nell’accesso alla sanità pubblica. 

Un disequilibrio da 5 miliardi di Euro

La bilancia della mobilità sanitaria italiana pende nettamente a favore del Nord, che beneficia di oltre 5 miliardi di euro derivanti dai pazienti del Sud costretti a migrare per ricevere cure adeguate.

Questo flusso, quasi totalmente a senso unico, è determinato dalla presenza di centri d’eccellenza in alcune Regioni settentrionali, mentre il Meridione fatica a garantire servizi sanitari efficienti.

Il divario tra Nord e Sud si sta ampliando, con un impatto significativo sulla qualità dell’assistenza sanitaria nazionale.

Chi guadagna e chi perde nella mobilità sanitaria

Le Regioni settentrionali, in particolare Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, concentrano il 94,1% della mobilità attiva, ossia l’afflusso di pazienti da altre Regioni.

Al contrario, il 78,8% delle risorse perse proviene da Abruzzo, Calabria, Campania, Sicilia, Lazio e Puglia, che registrano un saldo negativo pesante.

Secondo i dati della Fondazione Gimbe, nel 2022 la spesa per la mobilità sanitaria ha raggiunto i 5,04 miliardi di euro, segnando un aumento del 18,6% rispetto ai 4,25 miliardi del 2021.

Un incremento che non può essere attribuito solo agli effetti della pandemia, ma che riflette una crescente disparità nell’offerta dei servizi sanitari regionali.

Non più una scelta, ma una necessità

Secondo il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, la mobilità sanitaria non è più una libera scelta del cittadino, ma una necessità dettata dalle profonde disuguaglianze nell’accesso alle cure.

Sempre più italiani sono costretti a spostarsi per ricevere trattamenti anche di routine, come una frattura di femore, non solo per cure d’avanguardia in centri specializzati.

Questo comporta un peso economico, psicologico e sociale significativo per i pazienti e le loro famiglie.

Sanità Pubblica vs Privata

Oltre la metà delle risorse destinate alla mobilità sanitaria va al settore privato accreditato.

L’indagine Gimbe rivela che 1,879 miliardi di euro (pari al 54,4% della spesa totale) sono stati spesi in strutture private, contro 1,573 miliardi destinati agli ospedali pubblici del Servizio Sanitario Nazionale.

Questo evidenzia come la sanità privata stia intercettando una fetta sempre più rilevante delle cure fuori Regione, aggravando ulteriormente le disparità.

Diritto alla salute a rischio

Le implicazioni di questa situazione sono allarmanti.

La mobilità sanitaria riflette le enormi disparità regionali nel diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione.

Cartabellotta sottolinea la necessità di interventi urgenti per riequilibrare il sistema e garantire a tutti i cittadini italiani cure adeguate, indipendentemente dalla Regione di residenza.

Tuttavia, il rischio di un ulteriore peggioramento è concreto, soprattutto con l’introduzione dell’autonomia differenziata, che potrebbe cristallizzare le disuguaglianze esistenti.

Regioni in attivo e in passivo

Lombardia (22,8%), Emilia-Romagna (17,1%) e Veneto (10,7%) attraggono il maggior numero di pazienti da fuori Regione, seguite da Lazio, Piemonte e Toscana.

Al contrario, le Regioni che registrano i maggiori debiti per cure erogate altrove sono Lazio (11,8%), Campania (9,6%) e Lombardia (8,9%), ciascuna con un saldo negativo superiore ai 400 milioni di euro.

Nel dettaglio:

  • Regioni con saldo positivo:
  • Lombardia (+623,6 milioni),
  • Emilia-Romagna (+525,4 milioni),
  • Veneto (+198,2 milioni).

 

  • Regioni con saldo negativo:
  • Campania (-308,4 milioni),
  • Calabria (-304,8 milioni),
  • Sicilia (-241,8 milioni),
  • Puglia (-230,2 milioni),
  • Lazio (-193,4 milioni),
  • Abruzzo (-104,1 milioni).

La correlazione tra qualità dei servizi e mobilità sanitaria

Dai dati emerge che le Regioni con una mobilità sanitaria attiva più elevata sono anche quelle con migliori performance nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea).

Le prime cinque Regioni per punteggio totale Lea rientrano tra le prime sei per saldo positivo della mobilità sanitaria, mentre quasi tutte le Regioni con un Lea inferiore alla media nazionale registrano saldi negativi.

Questo conferma che la qualità dell’assistenza influisce direttamente sul fenomeno della migrazione sanitaria.

Il Trend rischia di peggiorare

Nonostante i dati analizzati si riferiscano al 2022, la situazione nel 2023 non mostra segnali di miglioramento.

Secondo l’ultimo report di Agenas, solo per i ricoveri ospedalieri la mobilità ha già superato i 3 miliardi di euro.

Le iniziative del Governo, come gli accordi tra Regioni confinanti per limitare la migrazione sanitaria, sono ancora scarse e non producono effetti immediati.

Fattori che aumentano la mobilità sanitaria

Oltre alle differenze nell’offerta sanitaria, vi sono altri fattori che contribuiscono all’aumento della mobilità.

Ad esempio, alcuni specialisti lavorano in Regioni con servizi sanitari più deboli, come la Calabria e la Puglia, per poi spostarsi nei grandi ospedali del Nord, trascinando con sé i pazienti.

Inoltre, la presenza di strutture ambulatoriali al confine tra due Regioni spesso attira pazienti da aree limitrofe, incrementando ulteriormente il flusso di mobilità sanitaria..

Esodo ortopedico dalla Toscana verso l’Emilia

La Toscana sta affrontando un aumento della mobilità passiva, con molti cittadini che si spostano in Emilia-Romagna per cure ortopediche. Questo fenomeno sta sollevando preoccupazioni economiche e organizzative per la sanità regionale, spingendo l’assessorato a cercare soluzioni per trattenere i pazienti e ridurre i costi.

La mobilità ortopedica verso l'Emilia-Romagna

In Toscana, la mobilità passiva per interventi ortopedici è un problema crescente.

Molti cittadini decidono di curarsi fuori regione, in particolare in Emilia-Romagna, per trattamenti come protesi d’anca, interventi al ginocchio e alla spalla.

Sebbene la mobilità passiva, cioè i pazienti in uscita, sia inferiore rispetto a quella attiva (i pazienti in entrata), il fenomeno preoccupa l’assessorato alla sanità.

La regione spende circa 30 milioni di euro all’anno per i cittadini che attraversano l’Appennino per interventi ortopedici.

Il funzionamento della mobilità sanitaria

La mobilità sanitaria è un fenomeno strettamente economico.

Ogni anno, le prestazioni sanitarie erogate per pazienti provenienti da altre regioni vengono contabilizzate e compensate attraverso il Fondo sanitario nazionale.

Ogni prestazione ha un valore economico, e viene calcolato il saldo tra le entrate e le uscite.

Se il saldo è attivo, la quota del fondo sanitario per quella regione aumenta; se è passivo, viene ridotta.

La Toscana è una delle quattro grandi regioni italiane con un saldo attivo, insieme a Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.

Tuttavia, nel 2023, la Toscana ha visto un calo del saldo attivo, passando da +63 milioni a +58 milioni, mentre altre regioni come Lombardia (+579 milioni) ed Emilia-Romagna (+465 milioni) hanno incrementato il proprio saldo.

Le uscite della Toscana, invece, sono aumentate: da 190 milioni nel 2022 a 212 milioni nel 2023.

Le ragioni dello spostamento

Una parte della mobilità sanitaria è fisiologica.

Per chi vive vicino ai confini regionali, è spesso più comodo spostarsi in un’altra regione per determinate cure. Inoltre, c’è la mobilità d’emergenza, per chi si trova lontano da casa per lavoro o vacanza e necessita di assistenza medica.

Tuttavia, esiste anche la mobilità volontaria e programmata, quando i pazienti scelgono consapevolmente di curarsi altrove.

Questo è il caso della maggior parte dei pazienti ortopedici toscani, che preferiscono spostarsi in Emilia-Romagna per cercare cure migliori.

Solo per questo tipo di interventi, la Toscana ha versato circa 30 milioni di euro all’Emilia-Romagna nel 2023.

Il problema dell'ortopedia

Le ragioni di questo esodo ortopedico sono molteplici.

Da un lato, la ricerca di centri di eccellenza, come l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, attira pazienti da tutta Italia.

Tuttavia, molti dei pazienti che si spostano lo fanno per interventi di routine, come le protesi all’anca o al ginocchio, il che indica che le liste d’attesa in Toscana potrebbero essere troppo lunghe o che la fiducia nei confronti delle strutture locali sia ridotta.

Un altro fattore rilevante riguarda i medici stessi. Alcuni ortopedici toscani, che lavorano nel servizio sanitario regionale, propongono ai pazienti di operarsi in cliniche convenzionate in Emilia-Romagna, dove non devono pagare nulla perché la Regione Toscana copre i costi. L’unico onere per i pazienti è affrontare un breve viaggio.

Le soluzioni in discussione

Per affrontare questo problema, l’assessorato alla sanità toscano sta cercando soluzioni per ridurre il numero di pazienti che si spostano fuori regione per interventi ortopedici.

L’obiettivo è aumentare la capacità e l’efficienza delle strutture sanitarie regionali, creando percorsi di cura che trattengano i pazienti.

Tuttavia, per raggiungere questo risultato, saranno necessarie nuove idee e, probabilmente, maggiori risorse.

Fonte:

Dati sanitari finlandesi accessibili in Spagna

A partire dal 23 settembre, i viaggiatori finlandesi che necessitano di assistenza medica in Spagna potranno beneficiare di un nuovo servizio che facilita l’accesso ai loro dati sanitari. Grazie alla collaborazione con i servizi Kanta, gli operatori sanitari di alcune regioni spagnole possono ora visualizzare informazioni essenziali sui pazienti, come prescrizioni, allergie e diagnosi, previa autorizzazione tramite MyKanta.

Disponibilità del servizio nelle principali destinazioni turistiche

Il servizio è attualmente attivo in alcune aree della Spagna, tra cui destinazioni turistiche molto frequentate come la Costa del Sol, le Isole Canarie, la Catalogna e l’area di Madrid.

Questo permette ai cittadini finlandesi di ricevere un’assistenza sanitaria semplificata durante i loro soggiorni all’estero.

Tuttavia, è importante sottolineare che solo i dati essenziali verranno condivisi con gli operatori sanitari, e l’accesso completo alle cartelle cliniche sarà possibile solo con il consenso del paziente.

Un sistema già in uso in altri Paesi Europei

Questa iniziativa segue un modello già implementato in Estonia, che nel giugno 2024 è diventato il primo Paese dell’Unione Europea a permettere l’accesso ai dati dei pazienti finlandesi.

Fino ad oggi, circa 12.000 viaggiatori finlandesi hanno autorizzato la condivisione dei propri dati sanitari con gli operatori sanitari estoni tramite MyKanta.

Prescrizioni elettroniche validate a livello internazionale

Dal 2019, le prescrizioni elettroniche finlandesi sono valide anche all’estero, facilitando l’acquisto di farmaci per i cittadini finlandesi durante i loro viaggi.

Paesi come l’Estonia e la Spagna, tra le mete più visitate dai turisti finlandesi, sono tra i primi a beneficiare di questa innovazione, che contribuisce a rendere i viaggi più sicuri e confortevoli.

Miglioramenti nell'assistenza sanitaria transfrontaliera

La possibilità di condividere dati sanitari oltre confine rappresenta un significativo passo avanti per migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria ai viaggiatori.

In futuro, i professionisti sanitari finlandesi potranno accedere ai dati sanitari provenienti da altri Paesi europei, rendendo più agevole il trattamento dei pazienti stranieri.

Sicurezza dei pazienti e maggiore efficienza

“La condivisione transfrontaliera dei dati dei pazienti semplifica il trattamento per chi viaggia o si trasferisce in Finlandia dall’estero”, afferma Paavo Kauranne, product owner dei servizi Kanta presso Kela.

Un riepilogo tradotto e chiaro delle informazioni mediche del paziente fornisce ai professionisti sanitari una panoramica completa, migliorando le decisioni terapeutiche e aumentando la sicurezza dei pazienti.

Espansione del servizio e prospettive future

Con l’espansione di questo servizio in Europa, si prevede un miglioramento generale della qualità dell’assistenza sanitaria.

L’accesso più rapido a informazioni mediche essenziali contribuirà a trattamenti più sicuri ed efficienti per tutti i pazienti, garantendo un’assistenza sanitaria di qualità superiore in tutto il continente.

Liste d’attesa ospedaliere: 20 milioni di visite da recuperare, straordinari non bastano

Il decreto Schillaci sulle liste d’attesa, in esame al Parlamento, mira a recuperare 20 milioni di prestazioni perse tra il 2019 e il 2021. Tuttavia, le risorse limitate e il personale stremato sollevano dubbi sulla sua efficacia. Guido Quici, presidente della Federazione Cimo-Fesmed, critica la mancanza di interventi strutturali nel provvedimento.

Il decreto Schillaci: un’analisi critica

Il decreto Schillaci sulle liste d’attesa, attualmente all’esame del Parlamento, sembra incompleto.

Considerando gli ultimi anni di sofferenza del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), cerca di affrontare il problema enorme di quasi 20 milioni di prestazioni perse tra il 2019 e il 2021 con le poche risorse disponibili negli ospedali, un personale stremato e risorse insufficienti.

Nonostante le buone intenzioni, ci sono molti aspetti critici nel decreto.

La libera professione intramuraria e altre tematiche

Il decreto punta il dito contro la libera professione intramuraria introducendo interventi coercitivi.

Tuttavia, è evidente che le liste d’attesa sono legate a problemi più ampi, inclusi l’organizzazione delle aziende e del sistema sanitario nel suo complesso, nonché l’assistenza sul territorio, la quale non viene coinvolta adeguatamente.

Critiche del Presidente della Cimo-Fesmed

Guido Quici, presidente della Federazione Cimo-Fesmed (medici ospedalieri), riconosce le buone intenzioni del ministro della Salute ma critica il provvedimento.

Pur approvando misure come il Cup regionale, Quici sottolinea la mancanza di interventi strutturali necessari.

Punti critici del Decreto Legge

Tetto sul personale

Uno dei principali punti critici è il mancato sblocco immediato del tetto sul personale, che sarebbe dovuto avvenire senza attendere il 2025.

Quici auspica che il ministro intervenga con un decreto per permettere assunzioni adeguate.

Fabbisogno di medici e infermieri

Il metodo proposto da Agenas per stimare il fabbisogno di medici e infermieri è considerato troppo complicato e inadeguato.

La stima di 10.000 medici in meno non riflette la realtà delle corsie vuote, dei turni coperti a stento e delle file di pazienti nei Pronto Soccorso.

Inoltre, la medicina è cambiata, aumentando gli standard del fabbisogno di medici.

Incremento delle risorse

Per evitare la fuga di medici all’estero o nel settore privato, è necessario un incremento strutturale delle risorse.

Attualmente, l’unico denaro stanziato dal decreto legge è destinato agli straordinari, una soluzione temporanea che non risolve il problema.

Inadeguatezza delle misure di compensazione

L’aumento della retribuzione per gli straordinari non è sufficiente.

È necessaria un’indennità di specificità adeguata per rendere più attraente il Ssn.

Non è solo un problema di Pronto Soccorso; mancano anche chirurghi, anestesisti, rianimatori, radioterapisti, ecc.

Il nuovo contratto 2022-2024 prevede un incremento insufficiente rispetto all’inflazione.

Domanda inappropriata di prestazioni da medicina difensiva

Il fenomeno della medicina difensiva, che costa 10 miliardi, contribuisce a gonfiare le liste d’attesa.

La commissione istituita dal ministro della Giustizia Nordio non sembra modificare sostanzialmente il problema della colpa medica, lasciando una grande quota di inappropriatezza.

I medici continueranno a richiedere più prestazioni del necessario per timore di cause legali, aumentando costi e liste d’attesa.

Prestazioni perse durante la pandemia

Esecuzione delle prestazioni in ospedale

Circa 19,8 milioni di prestazioni sono state eseguite in meno tra il 2019 e il 2021 a causa della pandemia.

Questo calo significativo denota un gap nell’offerta sanitaria, anche dovuto all’assenza di prevenzione secondaria e terziaria e all’inadeguatezza del territorio nel gestire una parte della domanda.

Gestione delle prestazioni fuori dall’ospedale

Il maggior calo delle prestazioni ha riguardato aree gestibili fuori dall’ospedale, come psichiatria (-37%), oculistica (-21,67%) e dermatologia (-19%).

Non è possibile chiedere ulteriori sforzi ai medici ospedalieri, già sovraccarichi.

Le liste d’attesa devono essere affrontate in modo olistico, considerando l’intero sistema sanitario.

Mastercard e MTA collaborano sui pagamenti sanitari transfrontalieri

La Medical Tourism Association lancerà una piattaforma unica con funzionalità di pagamento Mastercard per offrire maggiore comodità, flessibilità e fiducia al settore del turismo medico.

Risposta alla necessità di semplificazione

In risposta alla crescente necessità di semplificare l’accesso all’assistenza sanitaria globale per i turisti medici, Mastercard e la Medical Tourism Association (MTA) hanno annunciato una partnership esclusiva per modernizzare l’esperienza di assistenza sanitaria end-to-end per pazienti e operatori sanitari in tutto il mondo.

La Medical Tourism Association utilizzerà la tecnologia delle carte virtuali commerciali di Mastercard per andare oltre l’organizzazione dei trattamenti e facilitare pagamenti rapidi e sicuri con gli operatori sanitari.

Innovazione nel settore del turismo medico

Questa è una mossa unica nel suo genere per il settore del turismo medico, che è rimasto in gran parte dipendente da denaro contante e bonifici bancari, portando a una mancanza di trasparenza finanziaria e a opzioni di pagamento limitate per le persone che cercano trattamenti all’estero.

Le intuizioni di un recente sondaggio sui pazienti del turismo medico rivelano che oltre la metà dei pazienti a livello globale ha espresso preoccupazioni sui pagamenti internazionali a causa di costi nascosti, complessità del tasso di cambio e maggiore rischio di frode, dimostrando una chiara necessità di migliorare il processo di pagamento.

Le parole di Mastercard

“Come azienda tecnologica globale, innoviamo costantemente per risolvere i punti critici in più settori e semplificare il modo in cui il denaro fluisce tra persone e aziende”, ha affermato Chad Wallace, responsabile globale delle soluzioni commerciali di Mastercard.

“Stiamo integrando le nostre tecnologie per promuovere esperienze di pagamento più sicure e veloci su larga scala e questa ultima collaborazione sblocca la nostra capacità di estendere ulteriormente i vantaggi delle carte virtuali Mastercard per reinventare l’ecosistema sanitario”.

Facilitazione del processo di pagamento

I pazienti potranno semplicemente prenotare e pagare il loro trattamento utilizzando un metodo di pagamento a loro scelta, e l’MTA gestirà senza problemi il resto sfruttando la tecnologia delle carte virtuali di Mastercard.

Non appena il pagamento viene avviato e convalidato, il partner bancario dell’MTA emetterà una carta virtuale Mastercard per pagare direttamente il fornitore di assistenza sanitaria.

Vantaggi per i fornitori di servizi sanitari

L’introduzione delle carte virtuali porta anche una serie di vantaggi ai fornitori, tra cui una maggiore sicurezza, controlli robusti e dati di rimessa in tempo reale per una riconciliazione più efficiente.

Sviluppo della piattaforma "Better by MTA"

Per andare oltre la risoluzione dei punti dolenti nei pagamenti sanitari, la MTA sta sviluppando “Better by MTA”, una nuova piattaforma user-friendly integrata con le capacità di pagamento di Mastercard che mira a riunire servizi medici e di viaggio.

Dal pagamento e dalla pianificazione di una procedura alla prenotazione di viaggi, trasporti e alloggi corrispondenti, i pazienti saranno in grado di gestire con sicurezza ogni aspetto del loro viaggio all’interno della stessa piattaforma.

Better by MTA ha lo scopo di semplificare le scelte di viaggio, snellire il processo di pagamento e consentire di confrontare senza sforzo le opzioni di assistenza, sostituendo più strumenti di prenotazione con un’esperienza connessa e one-stop per le esigenze di viaggio medico.

La missione della Medical Tourism Association

“Per quasi due decenni, abbiamo svolto un ruolo fondamentale nel fornire un’assistenza sanitaria accessibile, trasparente e di alta qualità, mettendo in contatto i pazienti con un’ampia rete di fornitori fidati e accreditati in tutto il mondo“, ha affermato Jonathan Edelheit, presidente e co-fondatore della Medical Tourism Association.

“Sviluppare un’unica interfaccia con funzionalità e servizi di pagamento Mastercard integrati è un passaggio fondamentale nella nostra missione per rendere l’assistenza sanitaria di qualità sicura e accessibile oltre confine”.

Lancio globale delle nuove funzionalità

Mastercard e MTA stanno inizialmente lanciando queste nuove funzionalità di pagamento con diversi fornitori di servizi sanitari in tutto il mondo e prevedono di estenderle ad altri fornitori a livello globale entro la fine del 2024.

Mezzo milione di malati in fuga verso il Nord per cure migliori

La riforma dell’autonomia differenziata potrebbe aggravare una tendenza già preoccupante. Attualmente, la maggior parte dei malati si sposta per ricevere cure di media complessità. Le regioni più colpite da questo fenomeno sono Calabria, Campania, Sicilia e Puglia.

Viaggi della speranza

Partono con le loro preoccupazioni e il loro desiderio di guarire, spesso insieme a familiari o amici.

Si spostano per curarsi, in molti casi perché cercano centri di eccellenza oppure perché non si fidano dell’assistenza nella loro Regione.

Circa mezzo milione di italiani ogni anno intraprendono quelli che un tempo si chiamavano, con una brutta espressione, viaggi della speranza.

Di solito, il flusso di malati è dal Sud verso il Nord, anche se va ricordato che nel dato generale ci sono anche coloro che si muovono nella Regione confinante alla propria semplicemente perché lì si trovano le strutture sanitarie più vicine a dove abitano.

I timori per l’autonomia differenziata

Certi viaggi si svolgono perché, a ragione o a torto, si ritiene che in certe Regioni le cure siano migliori.

Proprio per questo, il timore di medici, sindacati, e ricercatori è che con la riforma dell’autonomia differenziata, che farà crescere di più le realtà locali già forti e metterà in difficoltà le più deboli, la cosiddetta mobilità sanitaria diventi ancora più frequente.

«Gli spostamenti in sé non sono legati alla ricchezza del bilancio delle Regioni ma più che altro alla efficienza di presa in carico del paziente», dice Francesco Perrone, il presidente dell’Associazione di oncologia medica Aiom, che lavora al Pascale di Napoli ed è stato uno dei 14 firmatari (tra i quali il Nobel Giorgio Parisi) di un appello per il sistema sanitario che ha avuto enorme risonanza.

«Chi è malato non può umanamente reggere liste di attesa troppo lunghe, quindi ha bisogno che la Regione dove vive sia organizzata. Sennò va via. In questo periodo il Meridione sta migliorando, i segnali ci sono».

La riforma potrebbe bloccare la crescita. «I timori riguardano la concorrenza tra vari servizi pubblici per il personale. Se le Regioni ricche pagano un giovane medico il triplo, le povere avranno enormi problemi a reclutare i professionisti, compresi gli infermieri. Questo ricadrebbe pesantemente su tutto il sistema e direttamente sulla salute dei pazienti». Che tra l’altro si sposteranno di più, verso Nord.

Non è preoccupato il ministro alla Salute Orazio Schillaci, che ha spiegato come «l’autonomia differenziata già esiste in sanità. Le Regioni hanno grande autonomia, in questo settore cambierà poco. Ma può essere uno stimolo per migliorare per chi, magari, non è stato particolarmente performante negli ultimi anni».

Dalla Calabria il 50% dei malati

I dati di Agenas, l’Agenzia nazionale sanitaria delle Regioni, sui flussi 2022 smentiscono alcuni luoghi comuni.

La maggior parte di chi si sposta (328 mila malati) lo fa infatti per ricevere cure di media complessità.

Quelle di alta complessità riguardano 94 mila persone.

Poi ci sono 72 mila cittadini che si muovono per prestazioni considerate a rischio inappropriatezza, cioè che potrebbero essere inutili.

In oncologia più di un paziente su dieci, cioè 28 mila su 240 mila, cambia Regione per curarsi.

La realtà più attrattiva, come noto, è la Lombardia, che assiste quasi 8.400 malati di cancro in arrivo da fuori, ai quali dedica il 18% della sua attività in questo campo. Seguono il Veneto con 4.200 (16%), il Lazio con 4 mila (15%), la Toscana con 2.600 (13%) e l’Emilia-Romagna con 2.100 (11%).

Le fughe più significative si hanno da Campania (3.380 e cioè il 18% dei malati), Calabria (3.200 e addirittura il 50% dei malati), Sicilia (2.400 e 16%) e Puglia (2.300 e 14%), che però esercita anche attrazione in entrata e così ha il saldo tra chi esce e chi arriva meno pesante di tutto il Sud.

Perrone a suo tempo si era espresso contro la riforma. «Ora però ci vuole buonsenso, visto che il Parlamento la ha approvata. Vediamo che ruolo avrà il governo, e nel nostro caso il ministero alla Salute, nel mettere in campo contrappesi e misure di garanzia dell’equità.

Qualche segnale c’è.

Noi, come oncologi, siamo pronti a collaborare con tutti».

Fonte:

Come ottenere il rimborso del SSN per liste d’attesa sospese: leggi e procedure

Ormai da tanti anni la piaga drammatica delle liste d’attesa troppo lunghe affligge irrimediabilmente il nostro sistema sanitario, costringendo tanti pazienti affetti anche da malattie molto gravi a rivolgersi alla sanità privata per poter effettuare interventi chirurgici ed esami diagnostici.

Il diritto del paziente secondo la legge del 1998

Pochi sanno però che la legge va incontro al cittadino nel caso di mancata osservanza dei tempi massimi previsti per le aziende sanitarie per effettuare una prestazione.

Infatti, nei casi di tempi d’attesa troppo lunghi o di impossibilità di prenotazione, il decreto legislativo 124 del 29 aprile 1998 prevede che il malato possa rivolgersi al privato chiedendo successivamente al SSN il rimborso delle spese effettuate.

Come richiedere il rimborso delle spese

Questo è ciò che dovrebbe sempre accadere quando l’utente si sente rispondere dal Cup che la data per effettuare un esame è molto distante da quella a cui il paziente avrebbe diritto per la patologia di cui si soffre o quando addirittura le liste d’attesa risultano bloccate.

Come ha avuto modo di spiegare recentemente la Federconsumatori, l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero professionale intramoenia e avrà sempre diritto al rimborso delle spese sostenute.

Per poter richiedere il rimborso occorre, secondo quanto previsto dalla normativa in vigore, inviare una apposita richiesta indirizzata al Direttore Generale dell’Azienda di riferimento.

Come presentare la richiesta al Servizio Sanitario Nazionale

Nella richiesta, l’utente dovrà comunicare al Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Territoriale (AST) che provvederà a richiedere ed effettuare la prestazione in regime di attività libero professionale per poi ottenere il rimborso delle spese sostenute, escluso il costo del ticket che in ogni caso l’utente avrebbe dovuto pagare anche se la prestazione fosse stata eseguita a carico del SSN.

In questo modo il costo dell’attività della libera professione intramoenia sarà a carico dell’azienda sanitaria di appartenenza.

La direttiva 2011/24/UE e il diritto alla mobilità sanitaria

È importante sottolineare che i pazienti hanno anche la possibilità di sfruttare la direttiva 2011/24/UE, recepita dall’Italia con il Decreto Legislativo n. 38 del 4 marzo 2014, che garantisce il diritto alla mobilità sanitaria all’interno dell’Unione Europea.

Questo permette ai cittadini di ricevere cure mediche in un altro Stato membro e di ottenere il rimborso delle spese sostenute, secondo le regole del paese di residenza.

Come funziona la direttiva 2011/24/UE

La direttiva consente ai pazienti di accedere a cure mediche in un altro Stato membro dell’UE, anche se non è strettamente necessario per motivi di salute immediati. Il paziente può richiedere il rimborso delle spese sostenute per il trattamento ricevuto all’estero, fino all’importo che sarebbe stato coperto dal sistema sanitario nazionale del proprio paese.

Vantaggi della direttiva

Questo approccio offre ai pazienti una maggiore flessibilità nell’accesso alle cure mediche, riducendo i tempi di attesa e consentendo loro di scegliere il luogo e il momento più adatti per ricevere trattamenti specifici.

Leggi e tutela della salute dei cittadini

Le leggi in questione sono state approvate in ossequio ai dettami costituzionali che prevedono l’esercizio del diritto e della tutela della salute dei cittadini.

L’articolo 32 prevede infatti che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Cartelle cliniche elettroniche condivise nella UE

Il Parlamento di Strasburgo ha approvato definitivamente l’istituzione dello Spazio europeo dei dati sanitari. Sarà possibile accedere alle proprie informazioni sanitarie anche da uno Stato membro diverso da quello in cui si vive. I dati potranno essere trasmessi in modo sicuro agli operatori sanitari del Paese di destinazione, garantendo ai pazienti di essere informati ogni volta che si accede alla loro documentazione.

Accesso alle proprie informazioni sanitarie in altri Stati membri

Grazie a questo progetto, le cartelle cliniche elettroniche condivise includeranno resoconti sui pazienti, prescrizioni elettroniche, immagini mediche e risultati di laboratorio.

Queste informazioni potranno essere consultate dagli operatori sanitari con il consenso del paziente, anche se si trovano in altri Paesi dell’UE.

Piattaforma MyHealth@EU per il trasferimento sicuro dei dati

Il trasferimento sicuro dei dati sarà garantito dalla piattaforma MyHealth@EU.

Questo consentirà agli operatori sanitari di consultare le informazioni dei pazienti in modo sicuro e conforme alle normative europee, ad esempio quando i cittadini si trasferiscono in un altro Stato membro.

Tutela della privacy

Saranno previste forti tutele della privacy che regolano il trattamento delle informazioni sensibili.

I dati saranno anonimizzati e potranno essere trattati a fini di interesse pubblico, come la ricerca medica, le statistiche e l’elaborazione delle politiche.

Utilizzo dei dati per la ricerca

L’utilizzo dei dati per la ricerca medica potrebbe portare a importanti progressi, ad esempio nella ricerca su malattie rare.

Attualmente, i piccoli set di dati e la frammentazione impediscono spesso di fare progressi significativi nei trattamenti.

Diritti dei pazienti

I pazienti avranno il diritto di limitare l’accesso ai propri dati sanitari e potranno richiedere la correzione di quelli errati.

Potranno anche opporsi all’accesso ai propri dati da parte dei professionisti, ad eccezione di determinati scopi di interesse pubblico, politico o statistico.

Impulso alla ricerca

Tomislav Sokol, correlatore della Commissione per l’ambiente, ha sottolineato l’importanza dello Spazio dei dati sanitari nell’accelerare la ricerca su nuovi trattamenti medici.

Questo progetto consentirà di sfruttare in modo sicuro e protetto i dati sanitari, dando un grande impulso alla ricerca vitale su nuovi trattamenti.

Avanzamento dell'assistenza sanitaria digitale nell'UE

Questo sistema eviterà lacune nelle cure, garantendo agli operatori sanitari l’accesso alle cartelle cliniche dei pazienti anche oltre i confini nazionali.

Allo stesso tempo, garantirà ai pazienti il controllo sui propri dati e la possibilità di opporsi all’accesso da parte dei professionisti.

Risparmio e miglioramento delle cure

Secondo Annalisa Tardino, correlatrice della Commissione per le libertà civili, lo Spazio dei dati sanitari migliorerà l’accesso di tutti all’assistenza sanitaria, permettendo ai medici di accedere alle informazioni dei pazienti in altre regioni o Stati membri dell’UE.

Ciò porterà a un risparmio di denaro e risorse, oltre a fornire cure migliori.

Tempistiche

Nonostante l’accordo sia stato approvato dal Parlamento di Strasburgo, i tempi non sono immediati.

L’accordo dovrà ancora essere formalmente approvato dal Consiglio europeo e pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’UE.

Il regolamento entrerà in vigore due anni dopo, con alcune eccezioni riguardanti l’uso primario e secondario delle categorie di dati.

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Liste d’attesa in aumento, la Toscana risponde alle pressioni della Corte dei Conti

La Regione si arrende: “Impossibile mantenere i tempi con queste crescenti percentuali”.  I giudici contabili esamineranno le correzioni entro metà aprile. I cittadini sono furiosi.

Cittadini esasperati di fronte alle lunghe liste d'attesa

La frustrazione dei cittadini toscani di fronte alle lunghe liste d’attesa per visite specialistiche, esami ed interventi chirurgici è palpabile.

Questa realtà riguarda in particolare le aree più densamente popolate della regione, dall’entroterra fino alla costa.

Onda anomala di prescrizioni e tempi di attesa fuori controllo

Uno dei principali fattori che contribuiscono a questa situazione è l’aumento significativo delle prescrizioni mediche.

Nel periodo dal 2019 al 2023, si è verificato un incremento del 34% per le prime visite e del 42,5% per gli esami, con picchi ancora più elevati per test diagnostici come Tac e risonanze magnetiche, che hanno registrato un aumento superiore al 60%.

Anche nel 2024, l’aumento delle richieste continua a un ritmo sostenuto, con un ulteriore incremento del 20% rispetto all’anno precedente nei primi tre mesi.

Le sfide del sistema sanitario pubblico

La Regione Toscana ha riconosciuto l’impatto devastante di questa pressione senza precedenti sul sistema sanitario pubblico.

Tra le cause individuate vi sono errori nella prescrizione medica, la prudenza eccessiva dei nuovi medici di famiglia e problemi nell’assegnazione degli appuntamenti per i controlli specialistici.

Interventi per ridurre le liste d'attesa

Per affrontare questa sfida, la Regione ha adottato diverse misure, tra cui un maggiore coinvolgimento del settore privato convenzionato e l’implementazione dell’attività aggiuntiva del personale sanitario attraverso l’uso del superstraordinario.

È stato anche avviato il progetto sperimentale ‘Clessidra‘, che prevede incentivi finanziari per i medici che effettuano visite aggiuntive.

Criticità nelle visite specialistiche e negli esami

Soprattutto le visite specialistiche in discipline come urologia, otorinolaringoiatria, dermatologia e pneumologia stanno subendo le maggiori difficoltà.

Gli esami più problematici in termini di tempi d’attesa sono la spirometria e l’elettromiografia.

Il richiamo della Corte dei Conti

La situazione è così grave che persino la Corte dei Conti ha dovuto intervenire.

Attraverso un documento di cento pagine inviato alla Regione nel gennaio dell’anno precedente, i magistrati contabili hanno richiesto un intervento urgente per affrontare il problema delle liste d’attesa e gestire in modo più efficace il sistema preliste.

Risposta della Regione e prospettive future

Nonostante gli sforzi e le controdeduzioni inviate alla Corte dei Conti, la situazione rimane critica.

La Regione è pronta ad adottare ulteriori misure se il numero delle richieste continuerà ad aumentare, ma la sfida resta immensa e richiederà un impegno costante e sistematico per trovare soluzioni durature.

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