Congresso SIOT 2024 tra innovazione e tecnologica

Il 107° Congresso Nazionale della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT) riunisce a Roma esperti italiani e internazionali per discutere le ultime innovazioni in ortopedia, tra cui intelligenza artificiale, chirurgia robotica e protesi personalizzate. L’evento prevede la partecipazione di specialisti da tutto il mondo e due Guest Nation, Brasile e Colombia, per arricchire il giorno

Innovazioni in ortopedia al Congresso SIOT 2024

L’edizione 2024 del Congresso Nazionale della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT) si terrà a Roma dal 29 al 31 ottobre, con un focus su temi all’avanguardia in ortopedia e traumatologia.

Tra gli argomenti trattati: intelligenza artificiale, chirurgia robotica, ortobiologia, medicina rigenerativa, e ritorno all’attività sportiva dopo lesioni legamentose al ginocchio.

L’evento accoglie illustri esperti italiani e internazionali, nonché società scientifiche di rilievo come l’American Academy of Orthopaedic Surgeons e l’European Federation of National Associations of Orthopaedics and Traumatology.

Novità dell'edizione: Guest Nation e SIOT 24 Experience

Quest’anno, per la prima volta, il Congresso SIOT ospiterà le “Guest Nation”, rappresentate da Brasile e Colombia. “Abbiamo voluto arricchire il Congresso con il contributo di relatori internazionali”, spiegano Francesco Benazzo e Pietro Cavaliere, Presidenti del Congresso, sottolineando l’importanza del confronto globale per una crescita reciproca.

Inoltre, è stata introdotta la “SIOT 24 Experience”: un programma educativo dedicato a oltre 50 specializzandi, selezionati dalle principali scuole di ortopedia. Questo percorso formativo, che durerà tutti i tre giorni del Congresso, consentirà ai giovani medici di seguire dibattiti e sessioni pensate appositamente per loro.

Cerimonia inaugurale e Lectio Magistralis

La cerimonia inaugurale del Congresso si aprirà con una Lectio Magistralis intitolata “ITALIA: IL NUOVO MELTING POT IN EUROPA? Il futuro dell’ortopedia nella nuova società italiana”.

La sessione vedrà la partecipazione di Javad Pavizi, rinomato ortopedico e migrante dall’Iran, e di Vincenzo Denaro, Direttore Scientifico della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico.

L’intervento sarà un’opportunità per esplorare le sfide e le opportunità della nuova società italiana in ambito ortopedico.

Obiettivi del Congresso SIOT 2024

Il Congresso SIOT è un’occasione unica di confronto tra esperti e di scambio di studi ed esperienze. “Questo evento è un momento di sintesi sulle tematiche più rilevanti in ortopedia e traumatologia”, spiega Alberto Momoli, Presidente SIOT. Anche Pietro Randelli, Vice Presidente SIOT, evidenzia come il Congresso sarà incentrato sulle nuove tecnologie e sul ruolo crescente della precisione in sala operatoria, con un focus su chirurgia robotica e protesi personalizzate.

Focus sulle protesi della caviglia

Secondo Bruno Magnan, Direttore UOC Ortopedia e Traumatologia di Verona, gli interventi di protesi di caviglia stanno crescendo in Italia, ma sono ancora limitati rispetto ad altre protesi articolari.

Le innovazioni includono strumentazioni specifiche per il paziente (PSI) e protesi su misura, ideali per casi complessi, come perdite ossee post-traumatiche o tumorali.

Le protesi rappresentano un passo verso la precisione chirurgica personalizzata e la robotica.

Il ruolo dell'intelligenza artificiale in ortopedia

L’Intelligenza Artificiale (AI) sta rivoluzionando l’ortopedia, come evidenziato da Erika Maria Viola, UOC Ortopedia e Traumatologia di Cremona.

L’AI supporta i medici con analisi predittive, diagnosi avanzate e tecniche innovative per il trattamento delle patologie muscolo-scheletriche.

L’uso dell’AI permette di personalizzare i percorsi di guarigione e monitorare i risultati in modo oggettivo, contribuendo ad elevare gli standard di cura attraverso decisioni basate su esperienze condivise e tecnologie all’avanguardia.

La protesi di caviglia: un intervento in crescita

L’intervento di protesi della caviglia sta diventando sempre più comune per trattare gravi artrosi causate da traumi, distorsioni ripetute o artriti auto-infiammatorie. Al Policlinico Gemelli, il CIPEC si propone come punto di riferimento per il centro-sud Italia.

Quando consultare un ortopedico per il dolore alla caviglia

Se la tua caviglia diventa progressivamente più dolorosa, soprattutto dopo attività fisiche leggere, oppure inizia a irrigidirsi e a perdere mobilità, è importante prestare attenzione.

Il dolore cronico, il gonfiore frequente e l’eventuale deformità dell’articolazione sono segnali che non devono essere ignorati.

Questi sintomi indicano che qualcosa non va e potrebbe essere il momento di consultare un ortopedico specializzato in patologie della caviglia.

Questi segni, se trascurati, possono peggiorare, compromettendo la qualità della vita e limitando le normali attività quotidiane.

Causa dell'artrosi alla caviglia

A differenza dell’artrosi che si sviluppa in altre articolazioni come l’anca o il ginocchio, che è solitamente di natura degenerativa legata all’invecchiamento, l’artrosi della caviglia ha spesso origini diverse.

Nell’80% dei casi, infatti, l’artrosi alla caviglia è di tipo “secondario”, cioè causata da traumi precedenti.

Il dottor Gianluca Falcone, Responsabile del CIPEC (Centro Integrato per il trattamento delle Patologie del Piede e della Caviglia) della Fondazione Policlinico Gemelli, spiega che questa forma di artrosi è spesso una conseguenza di fratture malleolari, interventi chirurgici che non hanno avuto un esito ottimale o ripetuti traumi distorsivi.

Nel caso delle fratture, l’articolazione può deformarsi, mentre nei traumi distorsivi frequenti, i legamenti della caviglia vengono compromessi, causando instabilità cronica.

Queste problematiche, se non trattate correttamente, possono portare al danneggiamento progressivo delle strutture articolari, contribuendo all’insorgenza dell’artrosi.

Protesi di caviglia: quando è necessaria?

Quando l’artrosi alla caviglia è causata da fratture o traumi distorsivi ripetuti, o nei casi di malattie reumatiche infiammatorie come l’artrite reumatoide e psoriasica, può essere necessario un intervento chirurgico per la sostituzione dell’articolazione.

L’intervento di protesi della caviglia rappresenta una soluzione efficace per ridurre il dolore e ripristinare la mobilità articolare.

La decisione di optare per una protesi dipende dall’entità del danno articolare e dalla risposta del paziente ai trattamenti conservativi.

Sintomi dell'artrosi alla caviglia

L’artrosi della caviglia presenta sintomi caratteristici che non dovrebbero essere sottovalutati.

Tra questi ci sono il gonfiore persistente, che può variare d’intensità durante la giornata, e un dolore cronico che tende a peggiorare con il tempo (ingravescente).

A questi si aggiunge l’impotenza funzionale, che si manifesta con una progressiva difficoltà nel camminare (claudicatio), fino al punto di compromettere seriamente la deambulazione.

Il professor Ezio Adriani, Direttore della UOC di Traumatologia dello Sport e Chirurgia Articolare alla Fondazione Policlinico Gemelli, ricorda quanto questa condizione possa diventare estremamente dolorosa.

Un esempio noto è quello dell’ex calciatore argentino Gabriel Batistuta, il quale, a causa di dolori insopportabili alle caviglie, ha dovuto sottoporsi a un intervento di protesizzazione bilaterale.

I dolori erano talmente intensi che Batistuta aveva persino considerato l’amputazione delle gambe pur di trovare sollievo.

Diagnosi dell'artrosi alla caviglia

La diagnosi dell’artrosi alla caviglia inizia con una valutazione clinica da parte di un ortopedico esperto.

“Molto importante – spiega il dottor Falcone – sono le radiografie comparative e sotto carico delle caviglie”, poiché consentono di valutare lo stato delle ossa in condizioni di normale carico corporeo.

A differenza di altre articolazioni, per cui la risonanza magnetica (RMN) può essere utile, nell’artrosi della caviglia è fondamentale integrare l’esame con una radiografia, in quanto il problema è principalmente di natura ossea.

Nei casi in cui sia necessaria una migliore definizione del danno articolare, si può ricorrere anche a una TAC, utile per programmare l’intervento chirurgico.

Trattamenti conservativi nelle fasi iniziali

Nelle fasi iniziali dell’artrosi alla caviglia, il trattamento è di tipo conservativo, come accade per altre articolazioni colpite da artrosi.

Secondo il professor Adriani, il trattamento prevede farmaci antidolorifici, dispositivi ortopedici come plantari e tutori, e infiltrazioni con cortisonici o ortobiologici, come acido ialuronico, PRP (plasma ricco di piastrine) o tessuto adiposo.

In queste fasi, la fisioterapia può avere un ruolo limitato, ma rimane parte integrante del percorso terapeutico.

Se il paziente non ottiene miglioramenti significativi entro 6 mesi, diventa necessario valutare un’opzione chirurgica, come la sostituzione della protesica dell’articolazione.

Intervento di protesizzazione della caviglia

Le prime protesi di caviglia sono state introdotte circa vent’anni fa, ma è solo grazie ai recenti progressi nei biomateriali e nelle tecniche chirurgiche che questo intervento ha iniziato ad affermarsi con successo.

Le protesi di ultima generazione sono progettate per risparmiare l’osso (bone-sparing) e si limitano a ricreare la superficie articolare danneggiata, anziché sostituirla completamente.

L’intervento consiste nella sostituzione della superficie cartilaginea della tibia e dell’astragalo con componenti protesiche in titanio, tra le quali si interpone un cuscinetto di polietilene, un materiale plastico speciale che garantisce la congruenza tra le superfici metalliche.

L’operazione dura circa un’ora e il paziente rimane in ospedale per un paio di giorni.

Tuttavia, nei casi in cui l’artrosi sia dovuta a traumi complessi, l’intervento può includere anche procedure aggiuntive, come la riparazione dei legamenti o le osteotomie, per correggere eventuali deformità residue.

Riabilitazione Post-Intervento

Il processo di riabilitazione dipende dalla complessità dell’intervento.

Se la protesizzazione è stata semplice, la riabilitazione inizia subito, con movimenti passivi della caviglia e un carico immediato.

Al contrario, se sono state necessarie procedure aggiuntive, come la ricostruzione dei legamenti o l’esecuzione dell’osteotomia, è necessario attendere circa un mese prima di poter caricare il peso sulla caviglia.

In questi casi, il paziente dovrà utilizzare bastoni canadesi per un mese e seguire un percorso di fisioterapia per due o tre mesi.

Il ritorno alle normali attività quotidiane avviene in circa tre mesi, mentre la ripresa dell’attività sportiva richiede solitamente sei mesi.

Le innovazioni tecnologiche nella chirurgia della caviglia

La chirurgia della caviglia sta diventando sempre più precisa e personalizzata.

Il professore Adriani sottolinea come l’uso della robotica e della navigazione assistita dall’intelligenza artificiale rappresenti il ​​futuro anche per l’intervento di protesi di caviglia.

Queste tecnologie consentiranno di migliorare ulteriormente l’accuratezza e la sicurezza degli interventi, riducendo i rischi e migliorando i risultati a lungo termine per i pazienti.

Esodo ortopedico dalla Toscana verso l’Emilia

La Toscana sta affrontando un aumento della mobilità passiva, con molti cittadini che si spostano in Emilia-Romagna per cure ortopediche. Questo fenomeno sta sollevando preoccupazioni economiche e organizzative per la sanità regionale, spingendo l’assessorato a cercare soluzioni per trattenere i pazienti e ridurre i costi.

La mobilità ortopedica verso l'Emilia-Romagna

In Toscana, la mobilità passiva per interventi ortopedici è un problema crescente.

Molti cittadini decidono di curarsi fuori regione, in particolare in Emilia-Romagna, per trattamenti come protesi d’anca, interventi al ginocchio e alla spalla.

Sebbene la mobilità passiva, cioè i pazienti in uscita, sia inferiore rispetto a quella attiva (i pazienti in entrata), il fenomeno preoccupa l’assessorato alla sanità.

La regione spende circa 30 milioni di euro all’anno per i cittadini che attraversano l’Appennino per interventi ortopedici.

Il funzionamento della mobilità sanitaria

La mobilità sanitaria è un fenomeno strettamente economico.

Ogni anno, le prestazioni sanitarie erogate per pazienti provenienti da altre regioni vengono contabilizzate e compensate attraverso il Fondo sanitario nazionale.

Ogni prestazione ha un valore economico, e viene calcolato il saldo tra le entrate e le uscite.

Se il saldo è attivo, la quota del fondo sanitario per quella regione aumenta; se è passivo, viene ridotta.

La Toscana è una delle quattro grandi regioni italiane con un saldo attivo, insieme a Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.

Tuttavia, nel 2023, la Toscana ha visto un calo del saldo attivo, passando da +63 milioni a +58 milioni, mentre altre regioni come Lombardia (+579 milioni) ed Emilia-Romagna (+465 milioni) hanno incrementato il proprio saldo.

Le uscite della Toscana, invece, sono aumentate: da 190 milioni nel 2022 a 212 milioni nel 2023.

Le ragioni dello spostamento

Una parte della mobilità sanitaria è fisiologica.

Per chi vive vicino ai confini regionali, è spesso più comodo spostarsi in un’altra regione per determinate cure. Inoltre, c’è la mobilità d’emergenza, per chi si trova lontano da casa per lavoro o vacanza e necessita di assistenza medica.

Tuttavia, esiste anche la mobilità volontaria e programmata, quando i pazienti scelgono consapevolmente di curarsi altrove.

Questo è il caso della maggior parte dei pazienti ortopedici toscani, che preferiscono spostarsi in Emilia-Romagna per cercare cure migliori.

Solo per questo tipo di interventi, la Toscana ha versato circa 30 milioni di euro all’Emilia-Romagna nel 2023.

Il problema dell'ortopedia

Le ragioni di questo esodo ortopedico sono molteplici.

Da un lato, la ricerca di centri di eccellenza, come l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, attira pazienti da tutta Italia.

Tuttavia, molti dei pazienti che si spostano lo fanno per interventi di routine, come le protesi all’anca o al ginocchio, il che indica che le liste d’attesa in Toscana potrebbero essere troppo lunghe o che la fiducia nei confronti delle strutture locali sia ridotta.

Un altro fattore rilevante riguarda i medici stessi. Alcuni ortopedici toscani, che lavorano nel servizio sanitario regionale, propongono ai pazienti di operarsi in cliniche convenzionate in Emilia-Romagna, dove non devono pagare nulla perché la Regione Toscana copre i costi. L’unico onere per i pazienti è affrontare un breve viaggio.

Le soluzioni in discussione

Per affrontare questo problema, l’assessorato alla sanità toscano sta cercando soluzioni per ridurre il numero di pazienti che si spostano fuori regione per interventi ortopedici.

L’obiettivo è aumentare la capacità e l’efficienza delle strutture sanitarie regionali, creando percorsi di cura che trattengano i pazienti.

Tuttavia, per raggiungere questo risultato, saranno necessarie nuove idee e, probabilmente, maggiori risorse.

Fonte:

Cause e trattamento della scoliosi nell’adolescenza

La scoliosi è una deformità della colonna vertebrale caratterizzata da una curvatura tridimensionale che si sviluppa nei tre piani dello spazio: frontale, laterale e orizzontale. Queste alterazioni tridimensionali influenzano sia l’estetica che la postura del corpo. Anche piccole asimmetrie corporee possono rappresentare segnali di una scoliosi in fase iniziale, per cui è importante prestare attenzione.

Evoluzione e trattamento

Senza un trattamento adeguato, la scoliosi può progredire nel tempo, fino a richiedere un intervento chirurgico nei casi più gravi.

Riconoscere la scoliosi nelle fasi iniziali consente di intervenire con un approccio conservativo, evitando così la chirurgia.

Questo tipo di intervento prevede l’uso di corsetti e di esercizi specifici, adattati alle esigenze del singolo paziente e alla particolare curvatura della sua scoliosi.

Cause della scoliosi nei bambini e adolescenti

Secondo la dott.ssa Maria Petruzzi, Ortopedico Vertebrale presso Humanitas Mater Domini, le cause della scoliosi in età evolutiva possono essere suddivise in due categorie principali:

  • Scoliosi idiopatica: rappresenta circa l’80% dei casi. La sua causa esatta non è ancora nota, ma si ritiene che sia multifattoriale.
  • Scoliosi secondaria: riguarda il 20% dei casi ed è legata a patologie preesistenti come malformazioni vertebrali, malattie neurologiche o sindromi congenite.

La scoliosi idiopatica può manifestarsi in diversi momenti della vita, soprattutto durante fasi di rapida crescita, come tra i 6 e 24 mesi, tra i 5 e gli 8 anni, e durante la pubertà.

Dopo questi periodi, l’evoluzione della scoliosi tende a rallentare fino a stabilizzarsi al termine della crescita ossea.

Diagnosi della scoliosi

La diagnosi di scoliosi avviene durante una visita ortopedica, quando vengono rilevate delle asimmetrie corporee sospette.

In questi casi, lo specialista richiede una radiografia della colonna vertebrale in posizione eretta (ortostasi) per determinare la presenza di scoliosi o di un semplice atteggiamento scoliotico.

È importante distinguere tra scoliosi e atteggiamento scoliotico.

Quest’ultimo può simulare la scoliosi, ma non presenta la rotazione delle vertebre ed è meno grave poiché non tende a peggiorare nel tempo, a differenza della scoliosi vera e propria.

I corsetti ortopedici

I corsetti sono dispositivi ortopedici utilizzati per guidare la crescita della colonna vertebrale nella direzione corretta.

Essi aiutano a ridurre la curvatura della scoliosi e a migliorare l’estetica del corpo.

Esistono vari tipi di corsetti, e la scelta del tipo più adatto dipende da fattori come l’età del paziente, il grado di maturazione ossea, l’entità e la rigidità della curva scoliotica.

Efficacia dei corsetti nel trattamento della scoliosi

I primi corsetti avevano la funzione di mantenere stabile la curvatura della scoliosi, ma senza correggerla.

Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato l’efficacia dei nuovi corsetti non solo nel mantenimento, ma anche nella correzione della scoliosi.

Se la scoliosi viene diagnosticata precocemente, è possibile ridurre significativamente la curvatura, soprattutto se questa è ancora flessibile al momento della diagnosi.

Di conseguenza, una diagnosi tempestiva è essenziale per evitare l’aggravarsi della condizione.

Protesi di spalla con l’aiuto dell’Intelligenza artificiale

Al San Luigi Gonzaga di Orbassano, un team di esperti ha utilizzato tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e la stampa 3D per realizzare una protesi di spalla personalizzata per una paziente di 70 anni. 

Introduzione alla medicina di precisione e tecnologia

La medicina di precisione sfrutta l’intelligenza artificiale, la stampa in 3D e le più recenti tecnologie a disposizione della chirurgia, in particolare della protesica.

Questi sono gli ingredienti per un’operazione di successo di una protesi di spalla studiata e costruita su misura per una paziente di 70 anni.

Questa paziente era reduce da un precedente impianto che non era andato a buon fine in un’altra struttura e necessitava di revisione chirurgica.

L’intervento è stato condotto la scorsa settimana dalla équipe guidata da Filippo Castoldi, direttore dell’Ortopedia e Traumatologia del San Luigi di Orbassano, professore di Ortopedia dell’Università degli Studi di Torino e past president della Società Italiana di Chirurgia di Spalla e del Gomito.

L'eccellenza dell'ortopedia del San Luigi

L’ortopedia del San Luigi impianta oltre 100 protesi di spalla all’anno, un numero importante fra le aziende ospedaliere piemontesi.

Questa expertise consente alla struttura di essere un punto di riferimento regionale per la chirurgia della spalla e del gomito, anche in ottica di chirurgia di revisione rispetto a casi complicati che arrivano da un iter di cura iniziato altrove.

La complessità del caso

La paziente presentava una situazione patologica determinata da pregressa artrosi e da una protesi impiantata in un altro ospedale un anno e mezzo fa, che aveva ceduto a causa dello scarso spessore osseo del soggetto.

La protesi parziale impiantata poggiava ormai sul torace, provocando un deficit di funzione e forte dolore.

La soluzione personalizzata

Un fattore, lo scarso spessore osseo, a cui l’equipe del San Luigi ha ovviato studiando le caratteristiche specifiche morfologiche e cliniche della paziente.

Questo è stato fatto con l’indagine delle immagini TAC tramite intelligenza artificiale e con l’elaborazione dei dati estratti per un modello in 3D.

Su questo modello è stata costruita una protesi personalizzata custom made in titanio, ottenuta con una metodica particolare da polvere di titanio, che ha consentito di colmare il difetto osseo iniziale e il successo dell’impianto della nuova protesi.

La nuova frontiera della tecnologia ricostruttiva 3D

“La tecnologia ricostruttiva 3D è una nuova frontiera in particolare per l’ortopedia,” spiega Filippo Castoldi, “che trattando un tessuto rigido come l’osso si presta a questo impiego.

Offre risultati particolarmente brillanti in termini di precisione del modello e buona riuscita dell’intervento, anche in casi particolarmente complicati.

Dallo studio TC del segmento scheletrico affetto da patologia si possono riprodurre modelli tridimensionali in resina che permettono di progettare in ogni dettaglio l’area interessata e lo stesso intervento chirurgico.

Si possono pianificare gli step chirurgici, produrre strumenti dedicati che si adattano perfettamente al difetto patologico dell’anatomia del paziente e che guidano il chirurgo a riprodurre con precisione l’intervento pianificato in sala operatoria.

Con lo stesso principio possono essere prodotti impianti protesici customizzati, cioè costruiti apposta per il caso specifico.”

Per evitare le lunghe liste d’attesa in Irlanda, l’attore Dermot O’Neill ha sfruttato la direttiva 24/2011/UE.

La direttiva 24/2011/UE, emanata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea, ha lo scopo di facilitare l’accesso a servizi sanitari di alta qualità per i cittadini dell’UE in tutti gli Stati membri. Questa normativa permette ai pazienti di ricevere cure mediche in un altro paese dell’Unione e di ottenere il rimborso delle spese sanitarie, secondo le condizioni previste dal proprio sistema sanitario nazionale

La propensione degli anglosassoni a sfruttare le cure mediche transfrontaliere

I cittadini anglosassoni, particolarmente quelli dell’Irlanda e del Regno Unito, hanno dimostrato una spiccata propensione a sfruttare questa opportunità per ridurre i tempi di attesa e accedere a trattamenti medici di alta qualità all’estero.

Questo atteggiamento pragmatico si riflette nella crescente tendenza a rivolgersi a cliniche e ospedali in altri paesi dell’UE per interventi chirurgici e cure specialistiche, sfruttando i vantaggi offerti dalla direttiva.

Un esempio di questo fenomeno è la storia di Dermot O’Neill, star di Mrs. Brown’s Boys, che ha deciso di sottoporsi a un intervento all’anca in Spagna per evitare le lunghe liste d’attesa in Irlanda.

Dermot O'Neill si rivolge all'estero per un intervento all'anca

Dermot O’Neill, star di Mrs. Brown’s Boys, ha parlato apertamente della possibilità di sottoporsi a un intervento chirurgico all’anca all’estero, dopo essersi stancato delle lunghe liste d’attesa in Irlanda.

Intervento in Spagna

Il popolare attore, che interpreta il nonno nella pluripremiata serie comica, è stato sottoposto all’intervento con l’aiuto di Healthcare Abroad in un ospedale di Denia, vicino a Benidorm, evitando così un lungo periodo in lista d’attesa in Irlanda.

Esperienza positiva

Parlando del suo intervento chirurgico che gli ha cambiato la vita, Dermot ha detto: “Il loro servizio è 12 su 10 e tutti coloro che aspettano con dolore un intervento chirurgico dovrebbero collaborare con Healthcare Abroad per il trattamento.

Voglio che tutti sappiano di non essere nervosi per andare avanti e chiamarli perché non ve ne pentirete.”

Diffidenza iniziale

Il 71enne dublinese ha ammesso di aver inizialmente pensato che la compagnia fosse una truffa quando gli è stata proposta per la prima volta, ma il suo amico Willie Redmond lo ha convinto a iscriversi. “Quando ho sentito parlare per la prima volta di Healthcare Abroad, ho pensato che dovesse trattarsi di una truffa, ma ho chiamato il mio amico Wille Redmond che aveva già subito con loro un’operazione riuscita.

Con il suo appoggio ho pensato perché non chiamarli e sono così felice di averlo fatto.”

Condivisione dell'esperienza

Willie è venuto nello stesso momento per farsi operare al ginocchio, quindi è stato bello condividere insieme qualche risata curativa. “Credimi quando dico che tutto, durante l’intero processo, è stato brillante.”

Healthcare Abroad

Healthcare Abroad è un’agenzia logistica sanitaria irlandese che aiuta le persone a evitare i lunghi tempi di attesa per le cure in Irlanda, permettendo loro di ricevere cure all’avanguardia nei paesi dell’UE ai sensi della direttiva UE sull’assistenza sanitaria transfrontaliera.

L’agenzia mette in contatto i pazienti irlandesi con i migliori consulenti in 85 ospedali privati ​​in Spagna, Portogallo e Paesi Bassi.

A seconda della procedura, la maggior parte o tutti i costi vengono rimborsati completamente entro tre o quattro mesi.

Costi e rimborsi

La star della sitcom ha aggiunto: “Fin da quella prima telefonata hanno aiutato a coordinare tutto.

I costi dell’intervento sono rimborsabili e tutto ciò che devi coprire è il volo e il soggiorno in hotel.

La maggior parte delle cooperative di credito lavorerà con te per i fondi nel caso avessi bisogno di seguire questa strada.”

Cura completa

“Il team di Healthcare Abroad si è preso cura di me e di Chicki così bene dal momento in cui siamo atterrati fino al nostro ritorno a casa, e non possiamo dire abbastanza cose positive dell’intera esperienza.

Grazie a Healthcare Abroad ora posso godermi di nuovo la vita con la mia famiglia, lavorare senza dolori e magari riportare il mio handicap nel golf allo stato in cui era.”

L'intervento

“Tutto è andato liscio all’ospedale HCB di Denia, dove sono stato operato da un uomo adorabile, il dottor Henkel.

La fisioterapia post-operatoria in ospedale è stata splendida.

Usano la tecnologia per avviare il processo di guarigione praticamente senza dolore e tu sei in piedi e in movimento prima che tu te ne accorga.”

Difficoltà passate

Dermot aveva precedentemente raccontato di come la produzione di Mrs Brown’s Boys abbia dovuto montare una tenda a lato del palco perché non poteva più salire le scale fino al suo camerino.

“Hanno dovuto montare una piccola tenda nel backstage di tutti gli ultimi spettacoli dal vivo della signora Brown per farmi cambiare, perché non potevo salire le scale per raggiungere i camerini.

Quindi ogni notte stavo nella mia piccola tenda in attesa di partire.

Cause dei problemi all'anca

Dermot ha individuato i suoi problemi all’anca nel lavoro che svolgeva prima di unirsi alla squadra dei Mrs. Brown’s Boys.

Ha detto: “Ho lavorato come lavavetri per 20 anni prima di fare la signora Brown.

Un sacco le scale da salire.

Pulivo tutte le finestre di Temple Bar quando lì non c’erano altro che autobus.

Cellule staminali mesenchimali, una promessa per tendiniti e artrosi

Le infiltrazioni con cellule staminali mesenchimali rappresentano una delle strategie promettenti nell’ambito dell’ortobiologia, il campo dei trattamenti non invasivi che sfruttano il potere rigenerativo delle cellule del corpo per affrontare disturbi ortopedici come tendiniti e artrosi lievi. Tuttavia, secondo gli esperti della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT), questa terapia rimane ancora oggetto di studio.

Ruolo delle staminali mesenchimali in ortopedia

Le staminali mesenchimali sono un tipo speciale di cellule staminali che possono essere estratte dal midollo osseo o dal grasso sottocutaneo.

Queste cellule sono interessanti per la loro capacità rigenerativa, in quanto possono differenziarsi in diversi tipi cellulari, come fibroblasti, osteoblasti, condrociti o cellule muscolari.

Tuttavia, il loro potenziale in ortopedia riguarda principalmente le loro capacità di azione indiretta.

Effetto paracrino delle staminali mesenchimali

Le staminali mesenchimali rilasciano sostanze che possono istruire le cellule circostanti del tessuto bersaglio, attivando così un’azione rigenerativa.

Ad esempio, se utilizzate contro le lesioni della cartilagine, stimolano i condrociti e le staminali residenti della cartilagine, promuovendo la rigenerazione del tessuto danneggiato.

Procedura di iniezione delle staminali mesenchimali

La procedura prevede la raccolta di un numero limitato di staminali, solitamente dal grasso sottocutaneo del paziente.

Queste cellule vengono quindi lavorate e iniettate nei siti di interesse.

Finora, l’efficacia di questa terapia è stata dimostrata soprattutto nel trattamento di disturbi tendinei, come quelli che colpiscono la cuffia dei rotatori della spalla.

Tuttavia, sono in corso studi sperimentali anche per il trattamento dei primi stadi di artrosi al ginocchio, all’anca e alla spalla.

È importante notare che, sebbene alcuni pazienti sembrino trarre beneficio da questo trattamento, mancano dati incontrovertibili sull’efficacia di questa terapia rispetto ad altre pratiche ortobiologiche più consolidate, come l’utilizzo di acido ialuronico o plasma arricchito di piastrine.

Limiti e considerazioni

Anche quando l’efficacia delle staminali mesenchimali è stata dimostrata, ci sono diversi fattori che limitano la loro applicazione pratica.

Ad esempio, per utilizzare le cellule mesenchimali prelevate dal grasso sottocutaneo, è necessario eseguire un intervento aggiuntivo sul paziente, il che potrebbe non essere possibile per tutti i pazienti.

Inoltre, questa terapia non è adatta a tutte le lesioni della cuffia dei rotatori, ma viene utilizzata principalmente nei casi di interventi di revisione, dove i tessuti tendono a rompersi nuovamente dopo l’operazione.

Utilizzo delle staminali mesenchimali contro l'artrosi

Nel caso dell’artrosi, l’impiego delle staminali mesenchimali è riservato principalmente ai casi lievi in pazienti giovani, al fine di ritardare eventuali interventi chirurgici.

Tuttavia, questa procedura è ancora in fase di valutazione e richiede ulteriori prove di efficacia.

È importante considerare che, oltre alle iniezioni articolari, modifiche dello stile di vita come la riduzione del peso e l’esercizio fisico possono portare benefici significativi, come evidenziato dalle recenti linee guida per l’artrosi del ginocchio pubblicate sul Journal of Orthopaedics and Traumatology.

Fonte:

Crescita esponenziale degli impianti e delle revisioni delle protesi ortopediche in Italia

L’Italia sta vivendo una crescita senza precedenti negli impianti di protesi ortopediche, un fenomeno che riflette sia i cambiamenti demografici che l’evoluzione tecnologica nel settore medico. Tuttavia, di pari passo con questa crescita, emerge una sfida altrettanto significativa: il boom delle operazioni di revisione protesica. 

Aumento dei casi di protesi ortopediche in Italia

Negli ultimi vent’anni, il numero di impianti di protesi ortopediche in Italia è cresciuto notevolmente, passando da circa 80.000 nel 2000 a oltre 220.000 nel 2022.

Questo aumento è stato alimentato sia dall’aumento delle persone sotto i 60 anni che si sottopongono a questi interventi, sia dall’invecchiamento della popolazione, con un crescente numero di anziani che richiedono l’operazione.

Boom delle operazioni di revisione

La popolazione anziana, sempre più longeva, ha portato ad un aumento significativo delle operazioni di revisione delle protesi ortopediche.

Questi dispositivi hanno una durata media di circa 20 anni e richiedono quindi periodicamente un “tagliando”.

Ogni anno in Italia, oltre 20.000 protesi raggiungono la scadenza prevista, rappresentando circa il 10% di quelle impiantate.

Sfide legate alla fisiologia articolare

Nonostante le moderne tecnologie abbiano prodotto protesi di alta qualità, la fisiologia dell’articolazione con protesi è diversa da quella naturale e diversi fattori possono influenzarne il funzionamento.

Problemi come l‘allentamento delle parti mobili, l’utilizzo eccessivo in sovraccarico o le infezioni possono portare a danni alle strutture ossee e legamentose.

Stime sulla durata delle protesi

Anche se non è possibile prevedere con precisione la durata di un impianto protesico per ogni paziente, studi suggeriscono che nel 90% dei casi le protesi rimarranno funzionali per 15-20 anni dall’impianto.

Necessità di revisione delle protesi

Considerando la durata media delle protesi, è evidente che pazienti giovani o anziani che hanno ricevuto l’impianto potrebbero necessitare di una revisione quando la protesi “si consuma”.

Tuttavia, la sostituzione di una protesi è un’operazione complessa e irreversibile, che richiede centri specializzati e chirurghi esperti.

Importanza della competenza

L’affrontare con successo il problema delle protesi ortopediche richiede competenza a tutti i livelli: dalle strutture sanitarie ai chirurghi.

L’esperienza e la pratica sono fondamentali per ridurre i rischi e garantire risultati positivi, soprattutto nelle operazioni di revisione.

Rischio di carenze nell'assistenza

Gli esperti avvertono che una carenza di centri specializzati e chirurghi esperti potrebbe portare a gravi conseguenze, con migliaia di persone disabili in caso di fallimento delle revisioni protesiche.

Ciò comporterebbe importanti oneri per il Servizio sanitario nazionale.

Fonte:

Medicina rigenerativa made in Italy contro l’osteoartrosi

Attualmente, la protesi d’anca o di ginocchio è l’unica soluzione per l’osteoartrosi.

Per trovare un’alternativa meno invasiva, i ricercatori, guidati da Leonardo Ricotti, hanno creato un biomateriale innovativo che incapsula le cellule staminali derivate dal tessuto adiposo del paziente.

Concentrazione sulla cartilagine

Gli scienziati della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Irccs Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna hanno compiuto un significativo passo avanti nella medicina rigenerativa, focalizzandosi sulla rigenerazione della cartilagine articolare.

Questa innovativa ricerca si è concentrata sull’utilizzo di ultrasuoni e biomateriali iniettabili per incapsulare cellule staminali, ottenendo promettenti risultati.

Paradigma terapeutico efficace in vitro

Leonardo Ricotti, responsabile del ‘Regenerative Technologies Lab’ dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, sottolinea l’efficacia del paradigma terapeutico in vitro.

L’utilizzo di cellule umane e l’approccio preclinico hanno dimostrato la sicurezza di questa metodologia.

Osteoartrosi: Un risultato chiave per milioni di persone nel mondo

L’osteoartrosi, causa di problemi nel movimento, dolore cronico e riduzione della qualità della vita, attualmente non dispone di cure efficaci.

L’innovativo studio pubblicato su ACS Nano fa parte del progetto ADMAIORA, finanziato dal programma Horizon 2020 dell’Unione Europea.

Biomateriale 'smart' per il trattamento

Il team ha sviluppato un biomateriale in grado di incapsulare cellule staminali adipose prelevate minimamente invasivamente attraverso una liposuzione.

Questo biomateriale, facilmente iniettabile nelle articolazioni, contiene nanomateriali reattivi agli ultrasuoni.

Ultrasuoni per il differenziamento delle cellule staminali

Gli ultrasuoni stimolano i nanomateriali, indolore, sviluppando cariche elettriche che promuovono il differenziamento delle cellule staminali in tessuto cartilagineo maturo.

Questo processo abbassa significativamente i livelli infiammatori, cruciale nell’osteoartrosi dove l’infiammazione cronica è centrale.

Test preclinici in corso e prospettive future

Gli scienziati stanno attualmente conducendo test preclinici di efficacia, che si concluderanno nei prossimi mesi.

Dopo di ciò, il focus sarà sulla traslazione della tecnologia su pazienti.

Questo promettente risultato è frutto della collaborazione tra competenze biologico-cliniche e ingegneristiche, con una costante condivisione di informazioni.

Prossimi passi: fondi e speranze per i pazienti

Nonostante il successo in laboratorio, la ricerca necessita di ulteriori finanziamenti per progredire.

Leonardo Ricotti sottolinea l’importanza di garantire fondi futuri per continuare questo percorso e offrire una nuova possibilità di cura ai pazienti affetti da osteoartrosi.

Prima protesi riassorbibile in 3D impiantata al Meyer

Il team di chirurgia pediatrica dell’IRCCS AOU Meyer ha recentemente condotto quattro riusciti interventi utilizzando protesi stampate in 3D in materiale completamente riassorbibile.

Questa innovativa procedura, ideata dal laboratorio T3Ddy, ha dimostrato di essere efficace nella correzione delle malformazioni della gabbia toracica, noto come “petto escavato”.

Tecnica rivoluzionaria in Europa

I quattro interventi segnano la prima volta in Europa in cui è stata utilizzata una protesi sternale completamente riassorbibile.

Ogni protesi è stata stampata in 3D con polycapro-lattone, lo stesso materiale utilizzato per il filo da sutura riassorbibile.

Questo approccio innovativo ha permesso l’innesto di cellule adipose prelevate dalla coscia dell’adolescente, risultando in una completa incorporazione della protesi nell’organismo.

L’intero processo chirurgico, durato meno di 3 ore per ciascun paziente, ha consentito una rapida ripresa, con i pazienti dimessi entro la seconda giornata post-operatoria e il ritorno alla vita normale entro una settimana.

Collaborazione medico-ingegneristica

Il successo di questa procedura è stato reso possibile grazie alla sinergia tra i chirurghi del Meyer, guidati dal dottor Flavio Facchini, specialista in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, e il laboratorio T3Ddy.

Questo laboratorio, sostenuto dalla Fondazione Meyer, ha coordinato gli sforzi tra medici e ingegneri per introdurre tecnologie 3D innovative nella pratica clinica dell’ospedale.

Durante la fase pre-operatoria, ingegneri e medici hanno collaborato per progettare protesi personalizzate ottimizzando la geometria in base alle specifiche condizioni di ciascun paziente.

Trial unico in Europa e prospettive future

Il Meyer ha implementato questa tecnica sperimentale in un trial che coinvolge quattro casi, parte di un più ampio studio in corso presso il Princess Alexandra Hospital di Brisbane, Australia.

Il Comitato Etico Pediatrico della Regione Toscana ha approvato il trial, che prevede un follow-up di due anni per tutti i pazienti coinvolti.

Il dottor Flavio Facchini sottolinea che questa innovativa tecnica rappresenta un notevole passo avanti nella chirurgia ricostruttiva e apre la strada a ulteriori applicazioni, tra cui interventi meno invasivi per altre patologie della parete toracica, come la sindrome di Poland e i tumori dell’area.