Liste d’attesa ospedaliere: 20 milioni di visite da recuperare, straordinari non bastano

Il decreto Schillaci sulle liste d’attesa, in esame al Parlamento, mira a recuperare 20 milioni di prestazioni perse tra il 2019 e il 2021. Tuttavia, le risorse limitate e il personale stremato sollevano dubbi sulla sua efficacia. Guido Quici, presidente della Federazione Cimo-Fesmed, critica la mancanza di interventi strutturali nel provvedimento.

Il decreto Schillaci: un’analisi critica

Il decreto Schillaci sulle liste d’attesa, attualmente all’esame del Parlamento, sembra incompleto.

Considerando gli ultimi anni di sofferenza del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), cerca di affrontare il problema enorme di quasi 20 milioni di prestazioni perse tra il 2019 e il 2021 con le poche risorse disponibili negli ospedali, un personale stremato e risorse insufficienti.

Nonostante le buone intenzioni, ci sono molti aspetti critici nel decreto.

La libera professione intramuraria e altre tematiche

Il decreto punta il dito contro la libera professione intramuraria introducendo interventi coercitivi.

Tuttavia, è evidente che le liste d’attesa sono legate a problemi più ampi, inclusi l’organizzazione delle aziende e del sistema sanitario nel suo complesso, nonché l’assistenza sul territorio, la quale non viene coinvolta adeguatamente.

Critiche del Presidente della Cimo-Fesmed

Guido Quici, presidente della Federazione Cimo-Fesmed (medici ospedalieri), riconosce le buone intenzioni del ministro della Salute ma critica il provvedimento.

Pur approvando misure come il Cup regionale, Quici sottolinea la mancanza di interventi strutturali necessari.

Punti critici del Decreto Legge

Tetto sul personale

Uno dei principali punti critici è il mancato sblocco immediato del tetto sul personale, che sarebbe dovuto avvenire senza attendere il 2025.

Quici auspica che il ministro intervenga con un decreto per permettere assunzioni adeguate.

Fabbisogno di medici e infermieri

Il metodo proposto da Agenas per stimare il fabbisogno di medici e infermieri è considerato troppo complicato e inadeguato.

La stima di 10.000 medici in meno non riflette la realtà delle corsie vuote, dei turni coperti a stento e delle file di pazienti nei Pronto Soccorso.

Inoltre, la medicina è cambiata, aumentando gli standard del fabbisogno di medici.

Incremento delle risorse

Per evitare la fuga di medici all’estero o nel settore privato, è necessario un incremento strutturale delle risorse.

Attualmente, l’unico denaro stanziato dal decreto legge è destinato agli straordinari, una soluzione temporanea che non risolve il problema.

Inadeguatezza delle misure di compensazione

L’aumento della retribuzione per gli straordinari non è sufficiente.

È necessaria un’indennità di specificità adeguata per rendere più attraente il Ssn.

Non è solo un problema di Pronto Soccorso; mancano anche chirurghi, anestesisti, rianimatori, radioterapisti, ecc.

Il nuovo contratto 2022-2024 prevede un incremento insufficiente rispetto all’inflazione.

Domanda inappropriata di prestazioni da medicina difensiva

Il fenomeno della medicina difensiva, che costa 10 miliardi, contribuisce a gonfiare le liste d’attesa.

La commissione istituita dal ministro della Giustizia Nordio non sembra modificare sostanzialmente il problema della colpa medica, lasciando una grande quota di inappropriatezza.

I medici continueranno a richiedere più prestazioni del necessario per timore di cause legali, aumentando costi e liste d’attesa.

Prestazioni perse durante la pandemia

Esecuzione delle prestazioni in ospedale

Circa 19,8 milioni di prestazioni sono state eseguite in meno tra il 2019 e il 2021 a causa della pandemia.

Questo calo significativo denota un gap nell’offerta sanitaria, anche dovuto all’assenza di prevenzione secondaria e terziaria e all’inadeguatezza del territorio nel gestire una parte della domanda.

Gestione delle prestazioni fuori dall’ospedale

Il maggior calo delle prestazioni ha riguardato aree gestibili fuori dall’ospedale, come psichiatria (-37%), oculistica (-21,67%) e dermatologia (-19%).

Non è possibile chiedere ulteriori sforzi ai medici ospedalieri, già sovraccarichi.

Le liste d’attesa devono essere affrontate in modo olistico, considerando l’intero sistema sanitario.

Mastercard e MTA collaborano sui pagamenti sanitari transfrontalieri

La Medical Tourism Association lancerà una piattaforma unica con funzionalità di pagamento Mastercard per offrire maggiore comodità, flessibilità e fiducia al settore del turismo medico.

Risposta alla necessità di semplificazione

In risposta alla crescente necessità di semplificare l’accesso all’assistenza sanitaria globale per i turisti medici, Mastercard e la Medical Tourism Association (MTA) hanno annunciato una partnership esclusiva per modernizzare l’esperienza di assistenza sanitaria end-to-end per pazienti e operatori sanitari in tutto il mondo.

La Medical Tourism Association utilizzerà la tecnologia delle carte virtuali commerciali di Mastercard per andare oltre l’organizzazione dei trattamenti e facilitare pagamenti rapidi e sicuri con gli operatori sanitari.

Innovazione nel settore del turismo medico

Questa è una mossa unica nel suo genere per il settore del turismo medico, che è rimasto in gran parte dipendente da denaro contante e bonifici bancari, portando a una mancanza di trasparenza finanziaria e a opzioni di pagamento limitate per le persone che cercano trattamenti all’estero.

Le intuizioni di un recente sondaggio sui pazienti del turismo medico rivelano che oltre la metà dei pazienti a livello globale ha espresso preoccupazioni sui pagamenti internazionali a causa di costi nascosti, complessità del tasso di cambio e maggiore rischio di frode, dimostrando una chiara necessità di migliorare il processo di pagamento.

Le parole di Mastercard

“Come azienda tecnologica globale, innoviamo costantemente per risolvere i punti critici in più settori e semplificare il modo in cui il denaro fluisce tra persone e aziende”, ha affermato Chad Wallace, responsabile globale delle soluzioni commerciali di Mastercard.

“Stiamo integrando le nostre tecnologie per promuovere esperienze di pagamento più sicure e veloci su larga scala e questa ultima collaborazione sblocca la nostra capacità di estendere ulteriormente i vantaggi delle carte virtuali Mastercard per reinventare l’ecosistema sanitario”.

Facilitazione del processo di pagamento

I pazienti potranno semplicemente prenotare e pagare il loro trattamento utilizzando un metodo di pagamento a loro scelta, e l’MTA gestirà senza problemi il resto sfruttando la tecnologia delle carte virtuali di Mastercard.

Non appena il pagamento viene avviato e convalidato, il partner bancario dell’MTA emetterà una carta virtuale Mastercard per pagare direttamente il fornitore di assistenza sanitaria.

Vantaggi per i fornitori di servizi sanitari

L’introduzione delle carte virtuali porta anche una serie di vantaggi ai fornitori, tra cui una maggiore sicurezza, controlli robusti e dati di rimessa in tempo reale per una riconciliazione più efficiente.

Sviluppo della piattaforma "Better by MTA"

Per andare oltre la risoluzione dei punti dolenti nei pagamenti sanitari, la MTA sta sviluppando “Better by MTA”, una nuova piattaforma user-friendly integrata con le capacità di pagamento di Mastercard che mira a riunire servizi medici e di viaggio.

Dal pagamento e dalla pianificazione di una procedura alla prenotazione di viaggi, trasporti e alloggi corrispondenti, i pazienti saranno in grado di gestire con sicurezza ogni aspetto del loro viaggio all’interno della stessa piattaforma.

Better by MTA ha lo scopo di semplificare le scelte di viaggio, snellire il processo di pagamento e consentire di confrontare senza sforzo le opzioni di assistenza, sostituendo più strumenti di prenotazione con un’esperienza connessa e one-stop per le esigenze di viaggio medico.

La missione della Medical Tourism Association

“Per quasi due decenni, abbiamo svolto un ruolo fondamentale nel fornire un’assistenza sanitaria accessibile, trasparente e di alta qualità, mettendo in contatto i pazienti con un’ampia rete di fornitori fidati e accreditati in tutto il mondo“, ha affermato Jonathan Edelheit, presidente e co-fondatore della Medical Tourism Association.

“Sviluppare un’unica interfaccia con funzionalità e servizi di pagamento Mastercard integrati è un passaggio fondamentale nella nostra missione per rendere l’assistenza sanitaria di qualità sicura e accessibile oltre confine”.

Lancio globale delle nuove funzionalità

Mastercard e MTA stanno inizialmente lanciando queste nuove funzionalità di pagamento con diversi fornitori di servizi sanitari in tutto il mondo e prevedono di estenderle ad altri fornitori a livello globale entro la fine del 2024.

Ripristinata la mobilità del braccio con una clavicola 3D

In un evento pionieristico per la medicina italiana, un uomo ha recuperato la mobilità del braccio grazie a un intervento che ha coinvolto l’uso di una clavicola personalizzata in 3D e un trapianto di tendine.

Un'intervento pionieristico in Italia

Per la prima volta in Italia, un uomo ha ripreso a muovere il braccio grazie ad una clavicola personalizzata in 3D e ad un trapianto di tendine.

È la seconda operazione al mondo di questo genere realizzata con successo.

Il paziente e la sua storia

L’intervento è stato realizzato dai sanitari dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino su un uomo di 52 anni, un ex pugile amatoriale.

Da anni, il cinquantaduenne soffriva di una lussazione cronica della clavicola destra, causata da un trauma sportivo durante un allenamento.

L’uomo era abituato a frequentare le palestre e a vivere con energia e vitalità, ma si è trovato improvvisamente costretto a rinunciare alla sua passione ed alla sua routine quotidiana.

Un dolore persistente e apparentemente senza soluzione

Nonostante le numerose sedute di fisioterapia e i numerosi esami diagnostici, la sua condizione sembrava senza via d’uscita.

Era bloccato in una morsa di dolore e di immobilità che comprometteva anche la normale funzionalità respiratoria.

La svolta è arrivata dopo una visita presso l’ospedale Molinette di Torino, dove i sanitari hanno ritenuto di sottoporre l’uomo a un intervento innovativo e rivoluzionario.

Una tecnica innovativa e rivoluzionaria

L’équipe di Chirurgia toracica, diretta dal professor Enrico Ruffini, ha effettuato un intervento straordinario utilizzando la stampa 3D in titanio.

I medici hanno creato un modello identico all’articolazione e lo hanno utilizzato come guida per forare con precisione sia la clavicola sia lo sterno del paziente, garantendo il perfetto riallineamento delle ossa.

Collaborazione con l'azienda Osteobionix

Osteobionix è l’azienda che ha sviluppato il dispositivo in titanio utilizzato per l’operazione.

Il tutto è stato eseguito con sicurezza, precisione ed accuratezza.

L’intervento, durato circa 5 ore, ha inoltre incluso l’uso di un tendine donato dalla Banca dei Tessuti Muscolo Scheletrici dell’ospedale CTO, per garantire la stabilità dell’articolazione e sostenere il riallineamento delle strutture articolari.

Ruolo cruciale dei chirurghi toracici

I chirurghi toracici sono stati fondamentali nell’operazione perché la porzione articolare interessata era quella che si collega con lo sterno, richiedendo una competenza specifica per intervenire sulla parete toracica.

Risultati eccezionali nel periodo post-operatorio

Il periodo post-operatorio ha fatto raggiungere risultati eccezionali.

Il paziente ha riacquistato la completa mobilità del braccio, permettendogli di tornare alle normali attività quotidiane senza i dolori e le limitazioni del periodo precedente l’intervento.

Un team di professionisti altamente qualificati

L’operazione eseguita all’ospedale Molinette di Torino ha cambiato per sempre la vita del paziente e ha aperto nuove prospettive per il trattamento di patologie simili.

Questo successo è il risultato dell’efficace lavoro di un team di professionisti altamente qualificati, tra cui i chirurghi toraco-polmonari Francesco Guerrera, Paolo Lausi, Stefano Ganio e Paraskevas Lyberis, l’anestesista Giulio Luca Rosboch ed il personale infermieristico dedicato.

Mezzo milione di malati in fuga verso il Nord per cure migliori

La riforma dell’autonomia differenziata potrebbe aggravare una tendenza già preoccupante. Attualmente, la maggior parte dei malati si sposta per ricevere cure di media complessità. Le regioni più colpite da questo fenomeno sono Calabria, Campania, Sicilia e Puglia.

Viaggi della speranza

Partono con le loro preoccupazioni e il loro desiderio di guarire, spesso insieme a familiari o amici.

Si spostano per curarsi, in molti casi perché cercano centri di eccellenza oppure perché non si fidano dell’assistenza nella loro Regione.

Circa mezzo milione di italiani ogni anno intraprendono quelli che un tempo si chiamavano, con una brutta espressione, viaggi della speranza.

Di solito, il flusso di malati è dal Sud verso il Nord, anche se va ricordato che nel dato generale ci sono anche coloro che si muovono nella Regione confinante alla propria semplicemente perché lì si trovano le strutture sanitarie più vicine a dove abitano.

I timori per l’autonomia differenziata

Certi viaggi si svolgono perché, a ragione o a torto, si ritiene che in certe Regioni le cure siano migliori.

Proprio per questo, il timore di medici, sindacati, e ricercatori è che con la riforma dell’autonomia differenziata, che farà crescere di più le realtà locali già forti e metterà in difficoltà le più deboli, la cosiddetta mobilità sanitaria diventi ancora più frequente.

«Gli spostamenti in sé non sono legati alla ricchezza del bilancio delle Regioni ma più che altro alla efficienza di presa in carico del paziente», dice Francesco Perrone, il presidente dell’Associazione di oncologia medica Aiom, che lavora al Pascale di Napoli ed è stato uno dei 14 firmatari (tra i quali il Nobel Giorgio Parisi) di un appello per il sistema sanitario che ha avuto enorme risonanza.

«Chi è malato non può umanamente reggere liste di attesa troppo lunghe, quindi ha bisogno che la Regione dove vive sia organizzata. Sennò va via. In questo periodo il Meridione sta migliorando, i segnali ci sono».

La riforma potrebbe bloccare la crescita. «I timori riguardano la concorrenza tra vari servizi pubblici per il personale. Se le Regioni ricche pagano un giovane medico il triplo, le povere avranno enormi problemi a reclutare i professionisti, compresi gli infermieri. Questo ricadrebbe pesantemente su tutto il sistema e direttamente sulla salute dei pazienti». Che tra l’altro si sposteranno di più, verso Nord.

Non è preoccupato il ministro alla Salute Orazio Schillaci, che ha spiegato come «l’autonomia differenziata già esiste in sanità. Le Regioni hanno grande autonomia, in questo settore cambierà poco. Ma può essere uno stimolo per migliorare per chi, magari, non è stato particolarmente performante negli ultimi anni».

Dalla Calabria il 50% dei malati

I dati di Agenas, l’Agenzia nazionale sanitaria delle Regioni, sui flussi 2022 smentiscono alcuni luoghi comuni.

La maggior parte di chi si sposta (328 mila malati) lo fa infatti per ricevere cure di media complessità.

Quelle di alta complessità riguardano 94 mila persone.

Poi ci sono 72 mila cittadini che si muovono per prestazioni considerate a rischio inappropriatezza, cioè che potrebbero essere inutili.

In oncologia più di un paziente su dieci, cioè 28 mila su 240 mila, cambia Regione per curarsi.

La realtà più attrattiva, come noto, è la Lombardia, che assiste quasi 8.400 malati di cancro in arrivo da fuori, ai quali dedica il 18% della sua attività in questo campo. Seguono il Veneto con 4.200 (16%), il Lazio con 4 mila (15%), la Toscana con 2.600 (13%) e l’Emilia-Romagna con 2.100 (11%).

Le fughe più significative si hanno da Campania (3.380 e cioè il 18% dei malati), Calabria (3.200 e addirittura il 50% dei malati), Sicilia (2.400 e 16%) e Puglia (2.300 e 14%), che però esercita anche attrazione in entrata e così ha il saldo tra chi esce e chi arriva meno pesante di tutto il Sud.

Perrone a suo tempo si era espresso contro la riforma. «Ora però ci vuole buonsenso, visto che il Parlamento la ha approvata. Vediamo che ruolo avrà il governo, e nel nostro caso il ministero alla Salute, nel mettere in campo contrappesi e misure di garanzia dell’equità.

Qualche segnale c’è.

Noi, come oncologi, siamo pronti a collaborare con tutti».

Fonte:

Corsa alla chirurgia estetica lascia ospedali senza medici

Specializzazioni in chirurgia estetica al completo, mentre quelle in oncologia e toracica restano vacanti. “Un intervento estetico può fruttare quanto uno stipendio mensile di un medico ospedaliero.”

Le preferenze dei giovani medici

Quando si tratta di scegliere se impugnare un bisturi, i giovani laureati in medicina hanno le idee molto chiare.

Preferiscono tirare fuori dallo sterilizzatore gli strumenti necessari per gli interventi estetici piuttosto che quelli che si usano per curare tumori o altri problemi più o meno gravi.

A dirlo sono i risultati degli ultimi bandi per le scuole di specializzazione universitarie, quelli assegnati a fine anno scorso (in questi giorni iniziano le selezioni per il 2024).

La popolarità della chirurgia estetica

Se ci fossero ancora più borse in chirurgia plastica ed estetica rispetto alle 119 messe a disposizione, sicuramente verrebbero tutte prese.

Il 97% dei posti, cioè 116, nel 2023 è infatti stato occupato.

Tre sono rimasti vacanti solo perché i dottori che li avevano ottenuti hanno poi cambiato idea e si sono spostati in altre specializzazioni.

La scarsa attrattiva della chirurgia generale

Le altre discipline chirurgiche, invece, sono in affanno e restano ben distanti dall’occupare tutti i posti.

Il caso più eclatante è quello della chirurgia generale, dove di 686 borse ne sono state assegnate 260, cioè appena il 38%.

«La nostra specialità è sempre meno attrattiva — spiega Vincenzo Bottino, presidente di Acoi, l’associazione dei chirurghi ospedalieri — Il problema sono i contenziosi medico-legali, sempre più diffusi, e il fatto che ci occupiamo spesso di emergenza.

I chirurghi plastici rischiano il contenzioso pure loro ma generalmente i loro sono interventi più semplici».

La tendenza verso il privato

Inoltre, la chirurgia plastica viene svolta principalmente nel settore privato.

Quel tipo di chirurgia, infatti, spinge i professionisti verso ambulatori e cliniche dove, vista la richiesta di ritocchi di vario genere, anche da parte di ragazze che chiedono ai genitori come regalo le protesi al seno, fanno ottimi affari.

Nel settore pubblico restano quelli che si occupano di patologie oncologiche, come il melanoma e gli altri tumori della pelle, o di ricostruzioni dopo traumi e malattie.

La difficoltà di reclutamento

«Abbiamo difficoltà a trovare colleghi che lavorino con noi in ospedale — spiega Lorenzo Borgognoni, che coordina il gruppo chirurgico nazionale dell’Imi, l’Intergruppo melanoma italiano, e dirige la chirurgia plastica e ricostruttiva e centro di riferimento toscano per il melanoma, all’ospedale di Ponte a Niccheri a Firenze — Molti professionisti percorrono la strada privata.

Pochi scelgono la chirurgia ricostruttiva, ad esempio la chirurgia plastica oncologica.

Con i colleghi degli altri ospedali ci confrontiamo spesso perché constatiamo la carenza di candidati nei concorsi per dirigente medico in ambito nazionale».

L'educazione nelle scuole

Gran parte degli specializzati sceglie la chirurgia estetica. «È comunque un settore con una sua dignità — dice Borgognoni — ed è importante che ad occuparsene siano persone preparate, specialisti ben formati.

Scelgono in tanti quella strada perché con un intervento guadagnano quanto prende un ospedaliero in un mese di lavoro».

Poco conta se chi sta nel pubblico si occupa di casi più gravi.

Per far comprendere gli aspetti positivi del lavoro all’interno dell’ospedale, Acoi, spiega ancora Bottino, sta preparando «una campagna educativa nelle scuole, anche tra chi è iscritto ai primi anni di medicina.

I giovani sono spaventati dalla chirurgia, vedono ostacoli e difficoltà mentre la gratificazione che dà salvare la vita delle persone oggi sembra sia secondaria».

Le sfide della chirurgia toracica

La specialità che assegna meno borse di specializzazione, 28 e cioè appena il 30% del totale, è la chirurgia toracica, un’altra disciplina prettamente pubblica.

Del resto, i privati non sono interessati a fare interventi complessi come quelli sul tumore al polmone.

Mario Nosotti è ordinario e presidente eletto della società scientifica della chirurgia toracica. «Per noi, intanto, c’è un problema di accesso alla specialità. Prima che il concorso fosse unico e nazionale, ogni settore faceva i suoi bandi. E così gli studenti di medicina venivano prima a vedere come si lavora in chirurgia toracica. Adesso la nostra branca è diventata di nicchia, poco conosciuta. Inoltre, il lavoro è impegnativo, richiede dedizione e infatti qualcuno dopo aver visto per un anno come funziona cambia».

Migliorare le condizioni dei medici

Per Nosotti, infine, c’è un tema più generale: «I medici devono essere pagati meglio, recuperare un ruolo che hanno perso, e se ci facessero fare meno burocrazia potremmo dedicarci di più al lavoro, cosa che ci farebbe diventare più attrattivi per i giovani colleghi e al contempo ridurrebbe le carenze degli organici».

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Chirurgia robotica, a Candiolo debutta il nuovo sistema hi-tech monobraccio

Al chirurgo-robot oggi basta un solo ‘accesso’ per operare prostata e rene. Con il nuovo sistema robotico ‘monobraccio’ non servono più le classiche quattro incisioni nella parete addominale per inserire i bracci robotici operatori. Ora è sufficiente una sola incisione, delle dimensioni massime di una moneta. Questo riduce il recupero post-operatorio al minimo indispensabile e in futuro permetterà ai pazienti di tornare a casa dopo poche ore dall’intervento.

Disponibilità e prime applicazioni

L’innovativa tecnologia è da oggi disponibile all’Irccs di Candiolo (Torino), dove sono stati operati i primi due pazienti con il nuovo metodo.

In futuro, l’intervento di rimozione di un tumore alla prostata diventerà una procedura rapida, con un ricovero di 24-48 ore. Il nuovo robot Da Vinci SP, acquisito con il contributo della Fondazione Piemontese per la ricerca sul Cancro Onlus, rappresenta un sistema di ultimissima generazione.

Caratteristiche del Robot Da Vinci SP

Il sistema robotico Da Vinci SP è dotato di un unico braccio robotico che permette di eseguire interventi chirurgici complessi attraverso un unico accesso, sfruttando, dove possibile, orifizi naturali per raggiungere gli organi senza ledere la parete muscolare.

Il braccio è equipaggiato con tre strumenti chirurgici avanzati che offrono una mobilità superiore rispetto alla mano umana e con un endoscopio super-flessibile e orientabile per una visione in alta definizione del campo operatorio, tutti controllati direttamente dal chirurgo.

Benefici per i pazienti

Una volta inserito, il sistema consente una grande capacità di manovra in spazi anatomici molto ristretti, richiedendo un adattamento a nuove modalità operative.

Questo rende l’intervento ultra-preciso e mininvasivo grazie al singolo accesso di circa 3 cm.

Per i pazienti, questo si traduce in una riduzione del trauma e dell’infiammazione locali, diminuendo notevolmente il dolore post-operatorio e accorciando i tempi di recupero, con benefici estetici e psicologici.

Diffusione internazionale

Già utilizzato negli Stati Uniti, dove è stato introdotto nel 2018, l’uso del robot cresce del 38% annuo, con 9000 interventi eseguiti solo nel 2023.

Da un paio di mesi ha ricevuto il marchio CE ed è stato introdotto in Germania e Regno Unito.

In Italia, Candiolo è il quarto centro, unico in Piemonte, a dotarsi dell’innovativa tecnologia, la più avanzata piattaforma robotica attualmente disponibile.

Indicazioni e utilizzo clinico

Il robot monobraccio non è adatto a tutti i pazienti.

Le prime indicazioni per il suo uso naturale si trovano nella chirurgia urologica, che negli USA rappresenta il 73% degli interventi, prevalentemente nel trattamento del tumore del rene e della prostata.

In questi casi, il sistema consente di operare al di fuori della cavità addominale con una minore invasività, senza compromettere la qualità chirurgica e riducendo del 30% i tempi di degenza grazie a una rapida ripresa e una significativa riduzione del dolore post-operatorio.

Prospettive future

Dei circa 500 interventi di chirurgia robotica programmati a Candiolo nel 2024, oltre un centinaio saranno eseguiti con il robot ‘monobraccio’.

L’obiettivo dell’Irccs di Candiolo, grazie all’adozione di questa innovativa tecnologia, è offrire a ciascun paziente una chirurgia sempre più precisa e personalizzata, senza compromettere l’efficacia oncologica e massimizzando i risultati funzionali e la rapida ripresa della vita quotidiana, grazie al minimo impatto dell’intervento.

Per evitare le lunghe liste d’attesa in Irlanda, l’attore Dermot O’Neill ha sfruttato la direttiva 24/2011/UE.

La direttiva 24/2011/UE, emanata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea, ha lo scopo di facilitare l’accesso a servizi sanitari di alta qualità per i cittadini dell’UE in tutti gli Stati membri. Questa normativa permette ai pazienti di ricevere cure mediche in un altro paese dell’Unione e di ottenere il rimborso delle spese sanitarie, secondo le condizioni previste dal proprio sistema sanitario nazionale

La propensione degli anglosassoni a sfruttare le cure mediche transfrontaliere

I cittadini anglosassoni, particolarmente quelli dell’Irlanda e del Regno Unito, hanno dimostrato una spiccata propensione a sfruttare questa opportunità per ridurre i tempi di attesa e accedere a trattamenti medici di alta qualità all’estero.

Questo atteggiamento pragmatico si riflette nella crescente tendenza a rivolgersi a cliniche e ospedali in altri paesi dell’UE per interventi chirurgici e cure specialistiche, sfruttando i vantaggi offerti dalla direttiva.

Un esempio di questo fenomeno è la storia di Dermot O’Neill, star di Mrs. Brown’s Boys, che ha deciso di sottoporsi a un intervento all’anca in Spagna per evitare le lunghe liste d’attesa in Irlanda.

Dermot O'Neill si rivolge all'estero per un intervento all'anca

Dermot O’Neill, star di Mrs. Brown’s Boys, ha parlato apertamente della possibilità di sottoporsi a un intervento chirurgico all’anca all’estero, dopo essersi stancato delle lunghe liste d’attesa in Irlanda.

Intervento in Spagna

Il popolare attore, che interpreta il nonno nella pluripremiata serie comica, è stato sottoposto all’intervento con l’aiuto di Healthcare Abroad in un ospedale di Denia, vicino a Benidorm, evitando così un lungo periodo in lista d’attesa in Irlanda.

Esperienza positiva

Parlando del suo intervento chirurgico che gli ha cambiato la vita, Dermot ha detto: “Il loro servizio è 12 su 10 e tutti coloro che aspettano con dolore un intervento chirurgico dovrebbero collaborare con Healthcare Abroad per il trattamento.

Voglio che tutti sappiano di non essere nervosi per andare avanti e chiamarli perché non ve ne pentirete.”

Diffidenza iniziale

Il 71enne dublinese ha ammesso di aver inizialmente pensato che la compagnia fosse una truffa quando gli è stata proposta per la prima volta, ma il suo amico Willie Redmond lo ha convinto a iscriversi. “Quando ho sentito parlare per la prima volta di Healthcare Abroad, ho pensato che dovesse trattarsi di una truffa, ma ho chiamato il mio amico Wille Redmond che aveva già subito con loro un’operazione riuscita.

Con il suo appoggio ho pensato perché non chiamarli e sono così felice di averlo fatto.”

Condivisione dell'esperienza

Willie è venuto nello stesso momento per farsi operare al ginocchio, quindi è stato bello condividere insieme qualche risata curativa. “Credimi quando dico che tutto, durante l’intero processo, è stato brillante.”

Healthcare Abroad

Healthcare Abroad è un’agenzia logistica sanitaria irlandese che aiuta le persone a evitare i lunghi tempi di attesa per le cure in Irlanda, permettendo loro di ricevere cure all’avanguardia nei paesi dell’UE ai sensi della direttiva UE sull’assistenza sanitaria transfrontaliera.

L’agenzia mette in contatto i pazienti irlandesi con i migliori consulenti in 85 ospedali privati ​​in Spagna, Portogallo e Paesi Bassi.

A seconda della procedura, la maggior parte o tutti i costi vengono rimborsati completamente entro tre o quattro mesi.

Costi e rimborsi

La star della sitcom ha aggiunto: “Fin da quella prima telefonata hanno aiutato a coordinare tutto.

I costi dell’intervento sono rimborsabili e tutto ciò che devi coprire è il volo e il soggiorno in hotel.

La maggior parte delle cooperative di credito lavorerà con te per i fondi nel caso avessi bisogno di seguire questa strada.”

Cura completa

“Il team di Healthcare Abroad si è preso cura di me e di Chicki così bene dal momento in cui siamo atterrati fino al nostro ritorno a casa, e non possiamo dire abbastanza cose positive dell’intera esperienza.

Grazie a Healthcare Abroad ora posso godermi di nuovo la vita con la mia famiglia, lavorare senza dolori e magari riportare il mio handicap nel golf allo stato in cui era.”

L'intervento

“Tutto è andato liscio all’ospedale HCB di Denia, dove sono stato operato da un uomo adorabile, il dottor Henkel.

La fisioterapia post-operatoria in ospedale è stata splendida.

Usano la tecnologia per avviare il processo di guarigione praticamente senza dolore e tu sei in piedi e in movimento prima che tu te ne accorga.”

Difficoltà passate

Dermot aveva precedentemente raccontato di come la produzione di Mrs Brown’s Boys abbia dovuto montare una tenda a lato del palco perché non poteva più salire le scale fino al suo camerino.

“Hanno dovuto montare una piccola tenda nel backstage di tutti gli ultimi spettacoli dal vivo della signora Brown per farmi cambiare, perché non potevo salire le scale per raggiungere i camerini.

Quindi ogni notte stavo nella mia piccola tenda in attesa di partire.

Cause dei problemi all'anca

Dermot ha individuato i suoi problemi all’anca nel lavoro che svolgeva prima di unirsi alla squadra dei Mrs. Brown’s Boys.

Ha detto: “Ho lavorato come lavavetri per 20 anni prima di fare la signora Brown.

Un sacco le scale da salire.

Pulivo tutte le finestre di Temple Bar quando lì non c’erano altro che autobus.

Una svolta per la vitiligine, approvato nuovo farmaco

L’approvazione dell’AIFA del primo trattamento per la vitiligine segna un traguardo significativo. Con oltre 330 mila persone colpite solo in Italia, la vitiligine è una sfida medica e sociale. Il nuovo farmaco promette di migliorare la vita dei pazienti.

Approvata la rimborsabilità del primo trattamento per la vitiligine

L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha recentemente approvato la rimborsabilità del primo e unico principio attivo in grado di agire sul meccanismo alla base della vitiligine, una malattia autoimmune della pelle.

Questo farmaco permette la repigmentazione della pelle sia sul viso che sul corpo, fornendo una nuova speranza a oltre 330 mila persone in Italia colpite da questa condizione.

Impatto sociale, psicologico ed emotivo della vitiligine

La vitiligine, caratterizzata da macchie bianche evidenti sulla pelle, non solo influisce sulla salute fisica ma anche sulla qualità della vita dei pazienti.

In Italia, oltre alla visibilità delle macchie, la malattia si associa spesso ad altre problematiche come le malattie tiroidee, le malattie infiammatorie croniche intestinali, il diabete e l’alopecia areata.

Questo rende l’approvazione di un trattamento specifico un importante passo avanti nella gestione della vitiligine.

Il ruolo della molecola Ruxolitinib 15 mg/g

La molecola Ruxolitinib 15 mg/g, commercializzata con il nome di Opzelura, appartiene alla categoria dei JAK inibitori, già utilizzati con successo in oncologia e in diverse malattie dermatologiche.

Gli studi clinici di fase III hanno dimostrato la sua efficacia e sicurezza nel migliorare la repigmentazione della pelle nei pazienti affetti da vitiligine non segmentale, a partire dai 12 anni di età.

Prescrizione e distribuzione del farmaco

Il farmaco, prodotto da Incyte, è soggetto a prescrizione medica limitativa e sarà disponibile per l’acquisto solo attraverso prescrizioni emesse da centri ospedalieri o specialisti dermatologi.

È il primo trattamento approvato nell’Unione Europea che consente la repigmentazione in pazienti idonei con vitiligine non segmentale, la forma più comune della malattia.

Efficacia e sicurezza della crema Ruxolitinib

Gli studi clinici hanno evidenziato che la crema Ruxolitinib è efficace nel raggiungere gli obiettivi di repigmentazione della pelle, con risultati significativamente superiori rispetto alle terapie non medicate.

La sua tollerabilità è stata confermata, con il principale evento avverso riportato come una reazione acneica.

Rivoluzione nel panorama dei trattamenti per la vitiligine

Prima dell’arrivo di Ruxolitinib, i trattamenti disponibili per la vitiligine erano limitati e non sempre soddisfacenti, con frequenti eventi avversi.

Questo nuovo approccio terapeutico offre ai pazienti un beneficio clinico significativo e duraturo, promettendo di migliorare notevolmente la loro qualità di vita.

Impatto emotivo e sociale della disponibilità di un trattamento specifico

L’approvazione di un trattamento specifico per la vitiligine rappresenta una svolta fondamentale per migliaia di pazienti e le loro famiglie.

Fornire loro una prospettiva di cura concreta può ridurre l’ansia e la depressione associate alla malattia, offrendo loro una nuova speranza e un senso di fiducia nel futuro.

Fonte:

UE approva la prima insulina settimanale per il trattamento del diabete negli adulti

La Commissione Europea ha recentemente approvato Awiqli, la prima insulina settimanale al mondo, per il trattamento del diabete negli adulti. Questa innovazione, sviluppata da Novo Nordisk, promette di rivoluzionare la gestione della malattia diabetica, migliorando la qualità della vita dei pazienti e offrendo vantaggi ambientali significativi.

Autorizzazione della Commissione Europea

La Commissione Europea (CE) ha concesso l’autorizzazione per l’insulina settimanale, Awiqli di Novo Nordisk, la prima al mondo indicata per il trattamento del diabete negli adulti.

“Il farmaco – spiega una nota – è progettato per coprire il fabbisogno di insulina basale per un’intera settimana con una singola iniezione sottocutanea ed è stato approvato per gli adulti con diabete mellito”.

Novo Nordisk ha inoltre ricevuto le approvazioni normative per Awiqli in Svizzera e Canada per il trattamento sia del diabete di tipo 1 che del diabete di tipo 2 negli adulti.

Impatto della terapia insulinica quotidiana

Oggi la terapia insulinica prevede che il paziente si somministri l’insulina almeno una volta al giorno, con un impatto che va dalla gestione della terapia stessa alla sfera sociale, lavorativa e psicologica della persona e delle loro famiglie.

Questo è legato in particolare alla necessità di dover monitorare e gestire la malattia quotidianamente e di dover programmare l’intera giornata in base a questo.

Il numero di iniezioni può rappresentare un ostacolo importante in termini di qualità di vita e di aderenza alla terapia: i dati mostrano che il 50% delle persone con diabete, che necessitano di terapia insulinica, ritardano di oltre due anni l’inizio del trattamento, con ripercussioni sulla gestione della malattia e delle sue complicanze.

Efficacia clinica dell’insulina settimanale

Negli studi clinici di fase 3, l’insulina settimanale ha permesso una riduzione della glicemia (misurata come variazione dell’HbA1c) rispetto all’insulina basale giornaliera, favorendo il controllo glicemico nelle persone con diabete di tipo 2.

Vantaggi ambientali e sociali

“Le malattie croniche non trasmissibili sono collegate agli stili di vita e al contesto in cui si vive, con un impatto anche sulla qualità delle relazioni sociali.

L’ambiente è ormai considerato a tutti gli effetti un determinante di salute soprattutto quando si parla di cronicità – continua la nota.

Anche in quest’ottica, una terapia che passa da una somministrazione giornaliera ad una settimanale, con un considerevole risparmio del numero di penne utilizzate, offre una risposta concreta in tema di sostenibilità ambientale, favorendo la riduzione delle emissioni di CO2”.

Rigenerazione del midollo spinale: un’innovazione italiana con staminali ed elettrodi flessibili

Numerosi team nel mondo stanno cercando di rigenerare il midollo spinale dopo traumi o incidenti. Un settore in cui l’Italia gioca un ruolo importante con un nuovo dispositivo che utilizza mini-scosse di un elettrodo innovativo e cellule staminali. Questo progetto europeo coinvolge molte giovani ricercatrici e potrebbe rivoluzionare il trattamento delle lesioni spinali.

Lavori in corso

Di che si tratta? Parliamo di una struttura elettrificata biocompatibile e flessibile (detta scaffold) per trattare le lesioni del midollo spinale.

Il dispositivo si basa sul trapianto di cellule staminali e la rigenerazione del tessuto lesionato grazie a impulsi elettrici che favoriscono la trasformazione in neuroni.

Gli scienziati di Riseup, un progetto europeo guidato da Enea, lavorano con partner italiani, spagnoli e francesi. Il gruppo è caratterizzato da una significativa partecipazione di giovani ricercatrici.

“Attualmente – precisa Claudia Consales, coordinatrice del progetto e ricercatrice Enea – non esistono cure efficaci per le lesioni al midollo spinale che causano paralisi e disabilità permanenti.

Tuttavia, la ricerca sulle cellule staminali ha aperto nuove prospettive ed è in continuo sviluppo”.

Il dispositivo

Lo scaffold elettrificato si adatta alla curvatura del midollo spinale grazie a un metallo poroso che mantiene la conducibilità elettrica anche quando è piegato o deformato.

“Questa nuova tecnologia – spiega Consales – potrebbe rivoluzionare il settore delle apparecchiature biomedicali.

La flessibilità e la capacità di rilasciare correnti di diversa intensità e durata rendono questo dispositivo adatto a trattamenti di patologie neurologiche, controllo del dolore e monitoraggio dei segnali bioelettrici del corpo”.

Prospettive future

Attualmente lo scaffold è in fase di test su staminali coltivate in vitro e in un modello in vivo di lesione del midollo spinale. “Gli esperimenti, basati su un approccio multidisciplinare, stanno dando risultati preliminari incoraggianti”, conclude Consales.

La ricerca è avanzata e la speranza è che questi studi portino a soluzioni concrete per migliorare la vita delle persone con lesioni spinali.