Maxi piano anti liste di attesa, dal Governo nuove misure

Il governo italiano lancia un piano da 600 milioni l’anno per ridurre le liste d’attesa nella sanità. Fondi assegnati direttamente agli ospedali con code più lunghe, promuovendo unificazione delle prenotazioni e appropriatezza prescrittiva. 

Obiettivo del piano: combattere le liste d'attesa

Il Governo italiano, guidato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, annuncia un piano straordinario fino a 600 milioni l’anno per sconfiggere le liste d’attesa, un grave problema per la sanità nazionale.

Questa iniziativa è parte di un impegno più ampio volto a migliorare l’accesso alle cure mediche per i cittadini italiani, soprattutto dopo l’esperienza della pandemia.

Nuovo approccio nella distribuzione dei fondi

I fondi non saranno più assegnati alle Regioni in modo indiscriminato, bensì il ministero della Salute li distribuirà direttamente alle singole Asl, dove si identificheranno le maggiori necessità tramite un accurato monitoraggio.

Questo cambio di strategia mira a garantire una distribuzione più equa delle risorse e a concentrare gli interventi dove sono più necessari.

Unificazione delle agende prenotazioni

Si mira a unificare le agende delle prenotazioni tra ospedali pubblici e privati convenzionati per migliorare l’efficienza nella gestione delle richieste dei pazienti, un’area ancora carente in molte parti d’Italia.

Questo permetterà di ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili e di ridurre i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie.

Promozione dell'appropriatezza prescrittiva

Si intende contrastare l’iperprescrizione di esami e visite mediche non necessari, che contribuiscono ad intasare il sistema sanitario, attraverso linee guida sviluppate dall’Istituto superiore di Sanità.

Questo approccio mira a garantire che le cure mediche siano appropriate alle reali esigenze dei pazienti, riducendo sprechi e migliorando l’efficienza del sistema.

Intervento legislativo in arrivo

Un decreto legge per il piano sulle liste d’attesa è atteso nelle prossime settimane, con particolare attenzione alle regioni con alta mobilità passiva, dove i pazienti si spostano per ricevere cure, comportando flussi finanziari significativi.

Questo intervento legislativo mira a fornire un quadro normativo chiaro e a incentivare le regioni a adottare politiche volte a ridurre le liste d’attesa.

Monitoraggio e interventi mirati

Un monitoraggio dettagliato verrà condotto a livello ospedaliero per identificare le carenze e indirizzare i finanziamenti ministeriali dove più necessario, supportando gli ospedali con difficoltà nell’assicurare le prestazioni.

Questo approccio mira a garantire che le risorse siano utilizzate in modo efficace e a migliorare l’accesso alle cure per tutti i cittadini.

Ruolo del settore privato

Il settore privato convenzionato è visto come parte integrante del sistema sanitario nazionale, e l’obiettivo è garantire un’offerta adeguata ai cittadini, collaborando con tutti gli attori coinvolti per superare le diseguaglianze presenti nel sistema sanitario.

Questo partenariato tra pubblico e privato è fondamentale per garantire un’ampia disponibilità di servizi sanitari di qualità in tutto il Paese.

Dichiarazioni del ministro Schillaci

Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, conferma l’impegno del Governo nell’abbattere le liste d’attesa, riconoscendo l’importanza del coinvolgimento di tutte le parti interessate e delle Regioni per migliorare l’accesso alle cure mediche.

Le dichiarazioni del Ministro evidenziano la determinazione del Governo nel affrontare le sfide della sanità italiana e nell’assicurare un sistema sanitario efficiente e accessibile per tutti i cittadini.

Liste d’attesa in aumento, la Toscana risponde alle pressioni della Corte dei Conti

La Regione si arrende: “Impossibile mantenere i tempi con queste crescenti percentuali”.  I giudici contabili esamineranno le correzioni entro metà aprile. I cittadini sono furiosi.

Cittadini esasperati di fronte alle lunghe liste d'attesa

La frustrazione dei cittadini toscani di fronte alle lunghe liste d’attesa per visite specialistiche, esami ed interventi chirurgici è palpabile.

Questa realtà riguarda in particolare le aree più densamente popolate della regione, dall’entroterra fino alla costa.

Onda anomala di prescrizioni e tempi di attesa fuori controllo

Uno dei principali fattori che contribuiscono a questa situazione è l’aumento significativo delle prescrizioni mediche.

Nel periodo dal 2019 al 2023, si è verificato un incremento del 34% per le prime visite e del 42,5% per gli esami, con picchi ancora più elevati per test diagnostici come Tac e risonanze magnetiche, che hanno registrato un aumento superiore al 60%.

Anche nel 2024, l’aumento delle richieste continua a un ritmo sostenuto, con un ulteriore incremento del 20% rispetto all’anno precedente nei primi tre mesi.

Le sfide del sistema sanitario pubblico

La Regione Toscana ha riconosciuto l’impatto devastante di questa pressione senza precedenti sul sistema sanitario pubblico.

Tra le cause individuate vi sono errori nella prescrizione medica, la prudenza eccessiva dei nuovi medici di famiglia e problemi nell’assegnazione degli appuntamenti per i controlli specialistici.

Interventi per ridurre le liste d'attesa

Per affrontare questa sfida, la Regione ha adottato diverse misure, tra cui un maggiore coinvolgimento del settore privato convenzionato e l’implementazione dell’attività aggiuntiva del personale sanitario attraverso l’uso del superstraordinario.

È stato anche avviato il progetto sperimentale ‘Clessidra‘, che prevede incentivi finanziari per i medici che effettuano visite aggiuntive.

Criticità nelle visite specialistiche e negli esami

Soprattutto le visite specialistiche in discipline come urologia, otorinolaringoiatria, dermatologia e pneumologia stanno subendo le maggiori difficoltà.

Gli esami più problematici in termini di tempi d’attesa sono la spirometria e l’elettromiografia.

Il richiamo della Corte dei Conti

La situazione è così grave che persino la Corte dei Conti ha dovuto intervenire.

Attraverso un documento di cento pagine inviato alla Regione nel gennaio dell’anno precedente, i magistrati contabili hanno richiesto un intervento urgente per affrontare il problema delle liste d’attesa e gestire in modo più efficace il sistema preliste.

Risposta della Regione e prospettive future

Nonostante gli sforzi e le controdeduzioni inviate alla Corte dei Conti, la situazione rimane critica.

La Regione è pronta ad adottare ulteriori misure se il numero delle richieste continuerà ad aumentare, ma la sfida resta immensa e richiederà un impegno costante e sistematico per trovare soluzioni durature.

Fonte:

Nel 2023, il 42% degli italiani a basso reddito ha dovuto rinunciare alle cure

Il Rapporto “Ospedali & Salute” del 2023 evidenzia che il 42% dei pazienti a basso reddito rinuncia alle cure sanitarie, aumentando con il reddito. Il 16,3% si sposta in altre regioni per cure, principalmente a causa delle lunghe liste d’attesa. Circa il 53,5% affronta tempi di attesa eccessivi

Difficoltà di accesso alle cure sanitarie

Nel 2023, il 42% dei pazienti con redditi più bassi, fino a 15mila euro, è stato costretto a procrastinare o a rinunciare alle cure sanitarie perché nell’impossibilità di accedere al Servizio sanitario nazionale e non potendo sostenere i costi della sanità a pagamento.

Questo emerge dal 21esimo Rapporto “Ospedali & Salute”, promosso da Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) e realizzato in collaborazione con il Censis.

La quota di chi è costretto a procrastinare o rinunciare alle cure diminuisce man mano che si sale nei livelli di reddito: il 32,6% dei redditi tra i 15mila e i 30mila euro, il 22,2% tra i 30mila e i 50mila euro e il 14,7% di quelli oltre i 50mila euro.

Impatto differenziato sulla ricchezza

L’indagine mette in luce anche un fenomeno preoccupante denominato “effetto erosivo” sulla ricchezza, il quale ovviamente colpisce in modo diverso le diverse classi di reddito.

Il 36,9% degli italiani ha rinunciato ad altre spese per sostenere quelle sanitarie, con percentuali più elevate tra i redditi bassi (50,4%) e medio-bassi (40,5%), e percentuali inferiori tra i redditi medio-alti (27,7%) e alti (22,6%).

Mobilità sanitaria e liste d'attesa

Secondo il Rapporto, nel corso degli ultimi 12 mesi, il 16,3% delle persone che hanno necessitato di cure sanitarie si è rivolto a un’altra regione, nell’ambito delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario, escludendo eventuali spostamenti per accedere a prestazioni in regime privatistico.

La motivazione principale di questa mobilità è stata l’eccessiva lunghezza delle liste d’attesa nella propria regione, che ha coinvolto il 31,6% dei migranti sanitari.

Spostamenti e motivazioni

Oltre al 16,3% di pazienti che si spostano in altre regioni, bisogna considerare anche il 19,3% di coloro che, pur rimanendo all’interno del Servizio sanitario regionale di competenza, devono percorrere più di 50 km per accedere alle cure necessarie.

Le motivazioni di questa mobilità regionale includono il desiderio di ottenere un servizio migliore (26,5%), la ricerca di una particolare tipologia di prestazione sanitaria (17,1%), la necessità di un secondo parere (8,7%), e la vicinanza delle strutture fuori regione per coloro che abitano in zone di confine (9,8%).

Tempi di attesa e accesso alle cure

Il Rapporto evidenzia che il 53,5% degli italiani ha dovuto affrontare tempi di attesa eccessivamente lunghi nel corso dell’anno, mentre il 37,4% segnala la presenza di liste d’attesa bloccate o chiuse, nonostante siano formalmente vietate.

Di conseguenza, su ogni 100 tentativi di prenotazione nel Servizio sanitario nazionale, solo il 60,6% delle prestazioni rimane nella Sanità pubblica, mentre il 34,9% si rivolge alla sanità a pagamento, suddiviso nel privato puro, nell’intramoenia, nel privato sociale e nelle polizze assicurative.

Rinvio dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in Italia.

Il rinvio dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) in Italia suscita contestazioni e preoccupazioni. Le nuove prestazioni sanitarie, previste per il 2017, potrebbero rimanere inaccessibili, mentre i tagli alle tariffe mettono a rischio la sostenibilità delle strutture sanitarie.

Rinvio dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea)

Il nomenclatore delle tariffe slitta

Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha indicato un probabile rinvio del nomenclatore che definisce le tariffe dell’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica, previsto per il primo aprile.

Ciò implica un’ulteriore attesa per l’accesso ai nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), approvati nel 2017 ma ancora non disponibili per i cittadini.

Il rinvio è motivato dalla necessità di rivalutare le tariffe per renderle più adeguate alla realtà attuale.

Contestazioni e richieste delle associazioni

Le associazioni di pazienti e cittadini contestano duramente il prolungamento dell’attesa.

Cittadinanzattiva ha richiesto che il decreto sulle tariffe entri in vigore come programmato, senza ulteriori proroghe, garantendo così i diritti dei cittadini su tutto il territorio nazionale.

Prestazioni in attesa di validazione

Le nuove prestazioni incluse nei Lea del 2017 rischiano di rimanere inesigibili a causa del ritardo nella loro implementazione.

Tra queste vi sono la procreazione medicalmente assistita, la diagnosi e monitoraggio della celiachia, gli screening neonatali per alcune patologie, gli ausili informatici e di comunicazione per disabili, e i presidi avanzati per le disabilità motorie.

Necessità di aggiornamento e completamento

Le associazioni sottolineano l’urgenza di completare l’istituzione della Commissione Lea per prevedere un percorso di aggiornamento ulteriore dei Lea e delle relative tariffe.

Questo consentirebbe l’accesso a prestazioni aggiuntive e attese, come i test Ngs per le mutazioni geniche dei tumori, la cura della fibromialgia e l’estensione dello screening neonatale ad altre patologie come la Sma, il test prenatale non invasivo.

Contenuto dei nuovi Lea

I nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) comprendono 2.108 prestazioni, rispetto alle 1702 della versione precedente, con una spesa prevista di 402 milioni di euro.

Sono introdotte numerose nuove procedure diagnostiche e terapeutiche, come l’adroterapia e l’uso di apparecchiature robotizzate per la riabilitazione motoria e l’assistenza protesica avanzata.

Ulteriore rinvio e preoccupazioni

Nonostante il previsto inizio del tariffario per il primo gennaio 2024, è stato già rinviato al 1 aprile e ora si prospetta un ulteriore slittamento.

La questione dei tagli previsti alle tariffe di alcune prestazioni è al centro delle discussioni, suscitando proteste da parte di strutture sanitarie private convenzionate e laboratori di analisi.

L’eventuale riduzione dei rimborsi potrebbe mettere a rischio la sostenibilità delle strutture e causare perdite di posti di lavoro secondo le associazioni di settore.

Fonte:

Il 50% delle famiglie italiane si trova in difficoltà nel pagare le visite mediche.

L’indagine condotta da Altroconsumo dal 2018 ha segnato il peggiore risultato mai registrato. Oltre alle spese sanitarie, anche il riempimento del frigorifero e della dispensa rappresenta un problema diffuso, mettendo in difficoltà 4 italiani su 10.

La crescente difficoltà nelle cure mediche

Uno dei maggiori problemi affrontati dalle famiglie italiane riguarda le spese per la salute, con il 47% delle famiglie che hanno segnalato difficoltà nel 2023, un aumento del 4% rispetto agli anni precedenti.

Questo dato preoccupante è evidenziato soprattutto dalla difficoltà nel sostenere le spese per visite mediche e cure dentistiche.

Inoltre, il declino delle visite specialistiche durante i periodi pandemici ha contribuito a rendere il quadro ancora più oscuro.

È significativo notare che questo problema in Italia è molto più grave rispetto ad altri paesi coinvolti nello studio, con il 47% delle famiglie italiane che rischiano seriamente di avere problemi finanziari dovuti alle cure mediche, in contrasto con il 38% della Spagna, il 36% del Portogallo e il 28% del Belgio.

L'aumento delle difficoltà nell'acquistare cibo

Un altro settore critico riguarda le spese alimentari, con un aumento del 4% nel numero di famiglie italiane che hanno problemi ad affrontare tali spese, passando dal 37% al 41% nel 2023.

Questo riguarda principalmente la difficoltà nell’acquistare carne, pesce e alternative vegane, ma anche frutta e verdura non sono considerati acquisti scontati per il 44% delle famiglie.

Le sfide nel mantenimento della casa

La casa è un ambito che continua a creare grattacapi per le famiglie italiane, con il 51% che segnala difficoltà nel 2023, in aumento del 2% rispetto all’anno precedente.

Le bollette rappresentano una parte significativa di questi problemi, con il 54% delle famiglie che fatica ad affrontare i costi energetici.

Inoltre, imprevisti come manutenzioni o riparazioni aggravano ulteriormente la situazione finanziaria per il 41% delle famiglie.

Le sfide della mobilità

La mobilità continua ad essere un problema, soprattutto per quanto riguarda il possesso e il mantenimento di un’auto privata.

Con il costo del carburante, delle tasse automobilistiche in aumento e le spese di manutenzione, il 61% degli italiani trova difficile affrontare le spese legate alla mobilità.

Le sfide nel tempo libero e nella cultura

Per quasi il 38% delle famiglie italiane, godere del tempo libero e fruire di prodotti culturali rappresenta un lusso.

Le spese per viaggi, vacanze, bar, ristoranti, concerti e serate al cinema sono considerate rischiose per il bilancio familiare.

Aspettative future

Le aspettative per il futuro non sono promettenti, con oltre un terzo degli intervistati (il 32%) che prevede ulteriori difficoltà finanziarie nel 2024.

La metà degli intervistati prevede che la situazione rimarrà invariata, mentre solo il 19% si attende un miglioramento nel 2024.

Queste prospettive dimostrano un diffuso pessimismo riguardo alla situazione economica futura delle famiglie italiane.

Fonte:

L’epidemia di obesità raggiunge un nuovo picco, oltre un miliardo di casi nel mondo

In tre decenni, i tassi di obesità sono quadruplicati tra bambini e adolescenti, mentre tra gli adulti si sono raddoppiati nelle donne e triplicati negli uomini.

L'epidemia mondiale di obesità

Il numero di persone affette da obesità nel mondo ha raggiunto un picco senza precedenti nel 2022, superando il miliardo di individui.

Questo aumento significativo, che si è verificato in gran parte a causa della crescita demografica globale, rappresenta un aumento di oltre cinque volte rispetto ai dati del 1990.

Questa tendenza preoccupante è stata rivelata da un’analisi globale pubblicata su The Lancet, condotta dalla NCD Risk Factor Collaboration (NCD-RisC) in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con il coinvolgimento anche del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

La portata dell'obesità nel mondo

Lo studio ha coinvolto la raccolta e l’analisi delle misurazioni di peso e altezza di oltre 220 milioni di persone in più di 190 paesi.

I risultati indicano che nel 2022, circa 159 milioni di bambini e adolescenti e 879 milioni di adulti vivevano con l’obesità.

Crescita esponenziale

La ricerca evidenzia un aumento significativo dei casi di obesità, in particolare tra bambini, adolescenti e adulti.

Tra i giovani, il tasso di obesità è aumentato drasticamente, quadruplicando rispetto al 1990.

Anche tra gli adulti, i tassi di obesità sono più che raddoppiati nelle donne e quasi triplicati negli uomini durante lo stesso periodo.

Contro tendenza

Parallelamente all’aumento dell’obesità, si è osservata una diminuzione significativa della prevalenza di sottopeso, sia tra bambini e adolescenti che tra adulti.

Questa tendenza, sebbene positiva, non bilancia l’urgente necessità di affrontare l’epidemia di obesità che affligge il mondo.

Il contesto italiano

Lo studio fornisce anche una panoramica della situazione in Italia, dove le percentuali di sottopeso sono relativamente basse, ma l’obesità rimane una sfida significativa.

I dati evidenziano la necessità di interventi mirati e strategie preventive per affrontare questa problematica.

Chiamata all'azione

Il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha sottolineato l’importanza di adottare misure preventive e gestionali contro l’obesità sin dalla prima infanzia fino all’età adulta.

Questa lotta richiede un impegno collettivo da parte dei governi, delle comunità e del settore privato, insieme alla promozione di politiche basate sull’evidenza e al sostegno delle agenzie nazionali di sanità pubblica.

Solo attraverso un’azione coordinata e multilaterale sarà possibile invertire la tendenza all’aumento dell’obesità e proteggere la salute delle generazioni future.

Fonte:

Una rivoluzione nel trattamento dei tumori cerebrali profondi a Cremona

La chirurgia transulcale, una tecnica mininvasiva innovativa, rimuove masse tumorali profonde sfruttando le pieghe naturali dell’organo, garantendo maggiore precisione e minori rischi per i pazienti.

Una tecnica chirurgica innovativa per tumori cerebrali profondi

Nell’ospedale di Cremona, è stata introdotta una nuova tecnica chirurgica mininvasiva per la rimozione di tumori cerebrali profondi.

Questa metodologia, conosciuta come ‘Brain Path’ o chirurgia transulcale, rappresenta un notevole passo avanti nell’ambito della neurochirurgia, consentendo un accesso più preciso e mirato ai tumori attraverso i sentieri naturali del cervello.

L'applicazione della tecnica: sfruttando i solchi cerebrali

Antonio Fioravanti, direttore del dipartimento di Neuroscienze e della Neurochirurgia dell’Asst di Cremona, ha evidenziato l’efficacia di questa tecnica per lesioni cerebrali profonde e difficili da raggiungere.

Si utilizzano i solchi cerebrali, le vie anatomiche che separano i fasci di materia bianca e che sono responsabili di funzioni cruciali come il movimento e il linguaggio, come guida per raggiungere il tumore.

Attraverso uno strumento apposito, dotato di una telecamera, è possibile inserirsi nei solchi cerebrali, spostando delicatamente le porzioni circostanti per raggiungere direttamente la lesione.

Vantaggi e benefici

La chirurgia transulcale offre numerosi vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale.

Oltre alla minore invasività, che comporta minori traumi al cervello, riduce anche la durata complessiva dell’intervento e le complicazioni sia durante che dopo l’operazione.

Grazie alla neuronavigazione, che fornisce una mappatura tridimensionale della lesione e delle aree cerebrali circostanti, è possibile eseguire l’intervento in modo più preciso e mirato.

Questo approccio innovativo permette inoltre tempi di ricovero e recupero postoperatorio più brevi, consentendo ai pazienti di tornare alla loro routine quotidiana in tempi più rapidi.

Il caso del primo paziente

Il primo paziente a beneficiare di questa tecnica è una donna di 60 anni con una storia di tumore alla mammella seguito da metastasi cerebrali.

Nonostante anni di terapie e controlli, la chirurgia transulcale è stata l’unica soluzione possibile per lei.

Attualmente, la paziente si trova in fase di recupero dopo l’intervento e sta pianificando il suo rientro a casa dall’ospedale.

La sua esperienza rappresenta un significativo passo avanti nell’ambito della neurochirurgia, offrendo speranza e nuove prospettive ai pazienti affetti da tumori cerebrali profondi.

Fonte:

Marco Antonio Zappa lascia il SSN

Dopo oltre 40 anni di carriera nel settore medico, Zappa si dimette dalla sua posizione di direttore dell’Uoc di Chirurgia Generale dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano. La sua scelta è motivata dalla delusione verso un sistema che, secondo lui, non riconosce il valore e il merito degli operatori.

Addio al Servizio Sanitario Nazionale

Marco Antonio Zappa, una figura di spicco nella chirurgia addominale a livello mondiale, ha preso una decisione significativa: dire addio al Servizio Sanitario Nazionale (Ssn).

Questo annuncio giunge dopo una lunga e illustre carriera nel settore medico, caratterizzata da gesti di grande umanità e competenza.

È noto soprattutto per aver curato d’urgenza Fedez per il sanguinamento di due ulcere, un atto che ha suscitato gratitudine e ammirazione da parte del rapper e del pubblico.

Stanchezza e delusione

Dopo oltre 40 anni di servizio nel Ssn, Zappa ha deciso di abbandonare il suo ruolo di direttore dell’Uoc di Chirurgia Generale dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano.

Una scelta dettata dalla stanchezza e dalla delusione nei confronti di un sistema pubblico che sembra non apprezzare il suo impegno e il suo contributo.

L’esperienza accumulata in una vita dedicata alla medicina non ha trovato il riconoscimento che meritava.

Alla ricerca di nuove sfide professionali

Tuttavia, questa decisione non segna la fine della sua carriera medica.

Zappa ha chiarito che non smetterà di esercitare la chirurgia, ma cercherà nuove opportunità che soddisfino i suoi sogni e le sue ambizioni professionali.

L’obiettivo è trovare un ambiente di lavoro che valorizzi la sua esperienza e gli offra la possibilità di continuare a crescere e a svilupparsi come professionista.

Un curriculum di eccellenza

Con un curriculum impressionante che comprende migliaia di interventi chirurgici, centinaia di pubblicazioni scientifiche e un ruolo di rilievo nella Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità, Zappa ha dimostrato la sua competenza e dedizione nel campo della chirurgia.

Il suo contributo alla formazione di nuovi chirurghi e alla ricerca scientifica è stato significativo e riconosciuto a livello nazionale e internazionale.

Il futuro

Nonostante la delusione nel sistema pubblico sanitario, Zappa guarda al futuro con ottimismo e determinazione.

Spera di trovare nuove sfide professionali che gli permettano di continuare a praticare la sua professione con passione e dedizione, mantenendo sempre alti standard di qualità e cura per i suoi pazienti.

La sua decisione di lasciare il Ssn è stata matura e riflessiva, e apre le porte a nuove opportunità e possibilità di crescita professionale e personale.

Fonte:

Diminuzione del 50% dei giorni di ricovero con il protocollo ERAS.

Il protocollo ERAS, noto come “miglior recupero post intervento chirurgico”, è un approccio multidisciplinare fondato sulle più recenti evidenze scientifiche e promosso dalla ERAS Society.

L'IRCCS di Negrar: un'eccellenza nel Protocollo ERAS

Dopo solo un anno dalla certificazione di centro qualificato, l’IRCCS di Negrar ha raggiunto un ulteriore e prestigioso traguardo nell’applicazione del protocollo chirurgico ERAS (Enhanced Recovery After Surgery).

Questo percorso di cure mira alla migliore e più rapida ripresa del paziente dopo l’intervento.

Certificazione ERAS per il dipartimento di Chirurgia Generale

Il Dipartimento di Chirurgia Generale ha ottenuto la certificazione internazionale di centro formatore ERAS per la chirurgia colo-rettale e bariatrica.

Questo riconoscimento consente alle equipe chirurgiche di formare altri centri europei ed italiani sull’applicazione e implementazione del protocollo ERAS.

Riduzione della degenza e delle complicanze

Grazie all’adozione del protocollo ERAS, l’IRCCS di Negrar ha registrato significativi miglioramenti nei tempi di degenza e nelle complicanze post-operatorie.

La degenza media è passata da 8,5 a 4,6 giorni per la chirurgia colo-rettale e da 4 a 2 giorni per quella bariatrica.

Inoltre, le complicanze post-intervento sono diminuite dal 33% al 19,5%.

Focus sui risultati e sul benessere del paziente

Il protocollo ERAS ha portato notevoli miglioramenti anche nel controllo del dolore e della nausea post-operatoria, fondamentali per una rapida ripresa del paziente.

Questi miglioramenti sono stati evidenziati rispettivamente dal passaggio dal 12% al 2% nel controllo del dolore e dal 4% all’1,5% nel controllo della nausea.

Collaborazione multispecialistica per il successo del protocollo

La certificazione di centro formatore è il frutto di un lavoro complesso che coinvolge diversi specialisti, non solo chirurghi.

L’adesione al protocollo ERAS superiore al 95% è stata cruciale per ottenere risultati significativi a vantaggio di tutti i pazienti, specialmente quelli fragili o sottoposti a interventi ad alta complessità.

Implementazione e futuro del Protocollo ERAS

Il prossimo obiettivo dell’IRCCS di Negrar è ottenere il riconoscimento di centro di eccellenza.

Ciò richiederà il mantenimento dei risultati ottenuti e un ulteriore potenziamento del protocollo ERAS con l’implementazione di percorsi virtuosi, come l’attivazione di un centro antifumo e un percorso peri-operatorio dedicato ai pazienti anziani.

Adozione del Protocollo ERAS nelle specialità chirurgiche

Il protocollo ERAS è stato adottato ufficialmente dalla chirurgia colo-rettale nel settembre 2021 e dalla chirurgia bariatrica nel 2021. Attualmente, il numero di pazienti che hanno seguito questo percorso è in costante aumento, testimoniando i benefici tangibili della sua implementazione.

Fasi chiave del Protocollo ERAS

Il protocollo ERAS si basa su tre fasi fondamentali, con particolare attenzione alla fase pre-operatoria che comprende una preparazione ottimale del paziente attraverso un piano nutrizionale e un percorso di preabilitazione. La fase operatoria include non solo interventi chirurgici minimamente invasivi ma anche specifiche procedure anestesiologiche per ridurre le complicanze post-operatorie.

Coinvolgimento attivo del paziente

Il coinvolgimento attivo e consapevole del paziente è essenziale per il successo del protocollo ERAS.

L’uso di un’applicazione dedicata, come l’IColon, aiuta il paziente a seguire il percorso post-operatorio e permette al medico di monitorare il recupero anche a distanza, garantendo un supporto continuo e personalizzato.

Focus speciale sulla chirurgia bariatrica

Nel caso della chirurgia bariatrica, il protocollo ERAS facilita la gestione del paziente, specialmente quelli giovani che desiderano tornare alle attività quotidiane il prima possibile.

Il coinvolgimento attivo del paziente è cruciale, soprattutto per quanto riguarda la gestione dell’alimentazione e dell’attività fisica, elementi fondamentali per il successo dell’intervento e il miglioramento del benessere complessivo del paziente.

Fonte:

Pacemaker che controlla il Parkinson impiantato a Bologna

Una specie di pacemaker impiantato sotto la la fascia del muscolo pettorale, che manda impulsi a due elettrodi che si trovano nel nucleo sub talamico, collegati attraverso un lungo cavo posto nel collo, hanno cambiato la vita del paziente.

Un nuovo approccio alla cura del Parkinson

La malattia di Parkinson, una condizione neurodegenerativa debilitante, ha visto un nuovo raggio di speranza con l’introduzione di un dispositivo innovativo che mira a contrastare i suoi sintomi.

Questo avvenimento segna una svolta significativa nella ricerca e nel trattamento di una delle malattie neurologiche più sfidanti.

Il primo Pacemaker implantato in Italia

L’ospedale Bellaria ha fatto la storia con l’impianto del primo pacemaker contro il Parkinson nel paese.

Questo evento non solo offre una nuova opzione terapeutica per i pazienti italiani, ma rappresenta anche un passo avanti nella lotta globale contro questa malattia.

Un rivoluzionario stimolatore cerebrale

Gabriele Selmi, ex direttore di una banca, è stato uno dei primi a beneficiare di questo stimolatore cerebrale.

Il dispositivo agisce erogando una corrente elettrica attraverso elettrodi collegati ai nuclei profondi del cervello, mirando a ridurre i sintomi motori del Parkinson, come il tremore delle mani.

Il funzionamento del dispositivo

La stimolazione delle aree specifiche del cervello interrompe i segnali nervosi che scatenano i sintomi motori della malattia.

Questo permette ai pazienti di acquisire un maggiore controllo sui loro movimenti corporei, migliorando così la loro qualità di vita.

Personalizzazione della terapia

Una delle caratteristiche chiave di questo pacemaker è la sua capacità di registrare l’attività cerebrale in tempo reale.

Questo consente ai medici di adattare la terapia in base alla risposta individuale di ciascun paziente, ottimizzandola per massimizzare i risultati.

Longevità e comodità del dispositivo

Inoltre, la natura ricaricabile del dispositivo, insieme al sistema di ricarica Bluetooth, garantisce una maggiore longevità e comodità per i pazienti, riducendo la necessità di interventi chirurgici ripetuti per la sostituzione della batteria.

Un intervento che cambia la vita

Gabriele Selmi, il quale è stato sottoposto all’intervento, condivide la sua esperienza positiva.

Il dispositivo ha drasticamente ridotto il suo tremore al braccio destro, consentendogli di riprendere le attività quotidiane con una maggiore fiducia e autonomia.

Una decisione rivolta al futuro

Selmi spiega che la sua decisione di sottoporsi all’intervento non è stata solo per il suo bene, ma anche per alleviare il peso sulla sua famiglia e perseguire i suoi sogni personali nonostante la malattia.

Guardando avanti

Con un nuovo senso di speranza e determinazione, Gabriele Selmi si prepara a sfidare se stesso, puntando a compiere una traversata a nuoto dello Stretto di Messina come simbolo di resilienza e vittoria contro il Parkinson.

La sua storia ispira altri pazienti affetti da questa malattia a non perdere mai la speranza e a continuare a lottare per una vita migliore.