Inversione nella sanità lombarda, più pazienti vanno altrove, meno ne arrivano da fuori.

La Regione Lombardia è costretta ad incrementare i finanziamenti per il rimborso di coloro che optano per cure in strutture esterne, mentre diminuisce la percentuale di individui che giungono da altre regioni.

Crescita delle spese per cure fuori regione

Un’analisi dettagliata della mobilità sanitaria in Lombardia evidenzia un marcato aumento delle spese sostenute per i pazienti che scelgono cure al di fuori della regione.

In parallelo, si nota una contrazione dell’afflusso di pazienti provenienti da altre regioni, sollevando questioni sul piano finanziario del sistema sanitario lombardo.

Mobilità "Attiva" e "Passiva"

Il sistema di pagamento tra le casse regionali, governato dalla mobilità “attiva” e “passiva”, rivela una intricata struttura finanziaria.

La Lombardia emette fatture per le cure ai pazienti non lombardi, affrontando contestualmente i costi delle terapie fornite ai cittadini lombardi presso strutture di altre regioni.

Andamento stabile del flusso inverso e proiezioni per il 2024

Il flusso inverso, rappresentato dai lombardi che optano per cure al di fuori della regione, mantiene una stabilità tra il 2020 e il 2023, con proiezioni di notevole crescita nel 2024.

Le principali destinazioni, come Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, confermano una costante preferenza per le strutture sanitarie esterne alla Lombardia.

Bilancio aperto per il 2024

Il bilancio del 2024, ancora in fase di definizione, potrebbe subire modifiche prima dell’approvazione entro fine anno.

La pandemia da Covid-19 ha influito significativamente sugli spostamenti tra regioni, generando un impatto rilevante sulla dinamica complessiva della mobilità sanitaria.

Lombardia meta prediletta

Nonostante le sfide connesse alla pandemia, la Lombardia resta una destinazione di elezione per la migrazione sanitaria.

Secondo una ricerca di Doxa Pharma, è scelta dal 29% di chi si sposta, attraendo ogni anno oltre 200.000 pazienti.

L’analisi demografica rivela dettagli interessanti, come il 17% proveniente dalla Campania, sottolineando il ruolo prominente della Lombardia nel panorama sanitario italiano.

Inoltre, la regione attrae pazienti da regioni limitrofe come Veneto ed Emilia Romagna, confermando la sua posizione centrale nel contesto sanitario nazionale.

Classifica Agenas degli ospedali italiani

L’Istituto Humanitas di Rozzano e l’Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche sono stati confermati come i due ospedali che hanno fornito le migliori cure ai cittadini, come emerge dal Piano Nazionale Esiti del 2023 di AGENAS, che ha analizzato l’attività di oltre 1400 ospedali pubblici e privati.

Crescita dei ricoveri Post-Pandemia

I dati del Piano Nazionale Esiti (PNE) 2023 fanno riferimento alle cure somministrate nel 2022 da circa 1400 ospedali pubblici e privati, nonché ai dati relativi al periodo 2015-2022 per valutare i trend temporali.

Il rapporto evidenzia un significativo aumento dell’attività nel 2022, con un aumento dei ricoveri rispetto al 2021 di 328.000 casi.

Nonostante ciò, si registra ancora una riduzione del 10% rispetto al 2019, nonostante il riavvicinamento ai livelli pre-pandemici, soprattutto nell’attività programmata e diurna.

Complessivamente, nel triennio 2020-2022, si è registrata una riduzione di 3,8 milioni di ricoveri rispetto ai volumi del 2019.

Il rapporto analizza 195 indicatori, tra cui quelli relativi all’assistenza ospedaliera, territoriale, e l’accesso improprio al pronto soccorso.

Top Ospedali: Humanitas di Rozzano e Aou delle Marche

Tra le 331 strutture valutate in almeno sei aree cliniche, solo l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano ha ottenuto valutazioni di alta qualità o molto alta in tutte le aree cliniche considerate.

Per quanto riguarda le strutture pubbliche, l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche ha ottenuto le migliori valutazioni in sei aree cliniche, confermando la sua posizione di vertice rispetto al PNE dell’anno precedente.

Importanza del monitoraggio

Il rapporto sottolinea che nella maggior parte degli ospedali, si trovano aree con valutazioni di alta qualità accanto a quelle con valutazioni di bassa qualità.

Il presidente dell’Agenas, Enrico Coscioni, afferma che questo tipo di attività di valutazione è fondamentale per il governo del Sistema Sanitario Nazionale poiché aiuta a individuare criticità nell’assistenza e a sviluppare strategie correttive.

Tempestività nell'intervento per infarto

Il rapporto esamina anche la tempestività dell’accesso all’angioplastica coronarica nei casi di infarto.

La proporzione di interventi eseguiti entro 90 minuti, un indicatore chiave per valutare le performance degli ospedali, è rimasta stabile nel triennio, passando dal 56% nel 2020 al 57% nel 2022.

Tra le strutture che presentano proporzioni più elevate di angioplastica tempestiva, se ne segnalano diverse, inclusi ospedali come Casa di Cura Città di Lecce e il Presidio Ospedaliero Giovanni Paolo II di Sciacca.

Bypass aorto coronarico

Per quanto riguarda il numero di ricoveri per bypass aorto coronarico nel 2022, si è verificato un recupero rispetto al periodo pre-pandemico, ma con una diminuzione del 10%.

Solo 11 strutture superano la soglia standard di almeno 200 interventi all’anno per il bypass aorto coronarico.

Valutazione dell'area cardiovascolare

L’Agenas ha valutato complessivamente l’area cardiovascolare attraverso sei indicatori.

Solo 55 delle 562 strutture valutate hanno ottenuto valutazioni positive su tutti e sei gli indicatori.

L’Aou Careggi di Firenze è l’unica struttura ad aver raggiunto un livello di qualità molto alto in questa area.

Trattamento della frattura del collo del femore

Per quanto riguarda la frattura del collo del femore, si è osservato un leggero miglioramento nella concentrazione dei casi rispetto agli anni precedenti.

Su 418 strutture, il 61% ha raggiunto la soglia standard di almeno 75 interventi all’anno, coprendo il 96% dell’attività chirurgica complessiva.

Cure osteomuscolari di alta qualità

Il rapporto Agenas include anche una valutazione dell’area osteomuscolare attraverso tre indicatori.

Tra le 338 strutture che soddisfano tutti e tre gli indicatori, 28 hanno ottenuto un livello di qualità molto alto.

Chirurgia oncologica

L’area della chirurgia oncologica è stata valutata attraverso tre indicatori.

Solo quattro strutture hanno raggiunto un livello di qualità molto alto in questa area. Altre 28 strutture hanno ottenuto valutazioni di alta qualità.

Analisi dell'area parto

L’analisi dell’area parto rivela che la percentuale di tagli cesarei è in leggera risalita, tornando ai livelli del 2017 (23%).

Le strutture pubbliche sopra la soglia di almeno 1000 parti l’anno eseguono meno tagli cesarei, mentre si osserva una maggiore propensione alla pratica chirurgica da parte delle strutture private.

La maggior parte delle regioni del Sud ha superato il 40% di tagli cesarei, e la proporzione media di parti naturali dopo un cesareo (VBAC) è del 10%.

L’uso dell’episiotomia è in costante diminuzione, con valori tendenzialmente più alti nel Sud dell’Italia.

Conclusioni

Il Piano Nazionale Esiti fornisce un quadro completo delle performance ospedaliere in Italia, evidenziando le aree di eccellenza e le aree in cui sono necessari miglioramenti.

Le strutture che si sono distinte positivamente ricevono riconoscimenti, mentre quelle con margini di miglioramento possono utilizzare questi dati per implementare strategie correttive e migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria.

Sanità pubblica, fiducia minata dalle lunghe liste d’attesa

In Italia, oltre il 50% delle persone attende mesi per visite ed esami medici, mentre il 60% esprime insoddisfazione riguardo agli ospedali del Sud, spingendosi verso strutture private

Crescente insoddisfazione nella sanità pubblica

Dopo il superamento dell’onda iniziale della pandemia di Covid-19, che ha messo in luce le sfide strutturali, come la carenza di posti letto in terapia intensiva, il sistema sanitario pubblico italiano sta vivendo un periodo di crescente sfiducia.

Questa tendenza ha spinto numerosi professionisti sanitari, inclusi medici e infermieri, a cercare opportunità di lavoro presso strutture sanitarie private o all’estero, generando preoccupazioni sulla sostenibilità del sistema pubblico.

Il giudizio degli italiani sul SSN

Attualmente, più del 50% degli italiani non considera soddisfacente il servizio sanitario pubblico nel suo complesso, e quasi il 60% ritiene che si sia deteriorato negli ultimi quattro anni, rispetto al periodo precedente la pandemia.

La principale fonte di preoccupazione per gli italiani è l’organizzazione dei servizi pubblici, più che la qualità delle cure.

Il 47% degli intervistati ritiene che i servizi pubblici siano meno efficienti rispetto a quelli offerti dalle strutture private, mentre solo l’11% li ritiene superiori.

Il problema delle liste d'attesa

Le lunghe liste d’attesa rappresentano uno dei principali motivi di insoddisfazione.

Per le visite specialistiche, il 53% degli italiani deve attendere mesi prima di essere visitato, e un ulteriore 18% deve aspettare almeno un anno.

Per gli esami diagnostici, il 48% dei pazienti deve aspettare mesi, e il 12% deve attendere più di un anno prima di poter accedere ai servizi.

Solo l’8% degli italiani dichiara di essere soddisfatto dei tempi di attesa.

Disparità territoriali

La percezione della qualità dei servizi sanitari varia notevolmente in tutto il paese.

Solo il 14% degli italiani ritiene che l’offerta sanitaria pubblica sia uniformemente di alta qualità in tutte le regioni.

La maggioranza degli italiani (oltre il 60%) ritiene che la performance della sanità pubblica sia migliore nelle regioni settentrionali.

Rivalorizzazione della Sanità Pubblica

L’82% degli italiani condivide l’affermazione del Presidente della Repubblica Mattarella, che ha sottolineato l’importanza della sanità come un “patrimonio prezioso da difendere.”

Questo dimostra una crescente consapevolezza della necessità di rivalutare e rafforzare la sanità pubblica in Italia, non solo come un diritto costituzionale, ma come un elemento fondamentale per il benessere collettivo.

Gli italiani sperano che il governo attribuisca priorità alla rivalorizzazione e all’investimento nella sanità pubblica, riconoscendo la sua importanza vitale per la società nel suo complesso.

Sanità Pubblica e Digitale, una richiesta chiara da parte degli italiani

Gli italiani rimangono fermamente devoti alla sanità pubblica e ritengono che il governo debba rendere la salute una priorità nella pianificazione finanziaria, sottolineando l’urgenza di riforme e investimenti per garantire assistenza di alta qualità a tutti i cittadini.

Liste d'attesa, un ostacolo persistente

Una delle questioni più pressanti che affliggono il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano è la persistente presenza di lunghe liste d’attesa per visite ed esami medici.

Questo problema cruciale impone un onere significativo sui pazienti, spesso costretti a attendere settimane o addirittura mesi prima di ricevere l’assistenza di cui hanno bisogno.

È evidente che migliorare l’accesso rapido e agevole ai servizi sanitari rappresenta una priorità indiscutibile.

Difficoltà nell'accedere a visite ed esami

Un’altra sfida rilevante è la difficoltà che molti italiani incontrano nell’accedere alle visite mediche e agli esami diagnostici.

Questa difficoltà è spesso attribuita a vincoli organizzativi e risorse insufficienti, il che mette in luce la necessità di migliorare l’efficienza del sistema sanitario in termini di erogazione di servizi tempestivi.

Pronto soccorso saturi

I pronto soccorso in Italia sono spesso ingolfati, creando ulteriori disagi per i pazienti in cerca di cure immediate.

Questa situazione mette in evidenza la necessità di un approccio strategico per affrontare l’ingorgo nei pronto soccorso e garantire un accesso adeguato a chiunque ne abbia bisogno.

Operatori stressati e in fuga

Una delle sfide più significative del sistema sanitario italiano riguarda la situazione degli operatori sanitari, in particolare dei medici.

Un numero significativo di medici italiani è sotto pressione costante, e molti valutano seriamente l’opportunità di emigrare all’estero in cerca di condizioni di lavoro migliori.

Questa situazione solleva domande cruciali sulla necessità di preservare la forza lavoro sanitaria in Italia e fornire incentivi adeguati per attirare e trattenere medici altamente qualificati.

La Sanità Pubblica rimane un imperativo

Nonostante le numerose sfide, la stragrande maggioranza degli italiani resta convinta che la sanità debba rimanere di proprietà pubblica.

Questo sostegno alla sanità pubblica è radicato nell’identità nazionale e riflette l’importanza attribuita a un sistema di salute accessibile ed equo.

Le aspettative dei cittadini

La maggior parte dei cittadini ritiene che il governo debba fare della sanità una priorità nella pianificazione finanziaria, sottolineando l’importanza di investire in infrastrutture sanitarie, risorse umane e tecnologie mediche per migliorare l’assistenza sanitaria complessiva.

Per migliorare l’assistenza sanitaria, una significativa percentuale della popolazione suggerisce di concentrarsi sull’incremento del personale medico, sull’aumento dei finanziamenti destinati al settore e sulla riforma delle organizzazioni sanitarie al fine di ottimizzare l’erogazione dei servizi.

Le differenze tra Nord e Sud

L’indagine mette in evidenza notevoli differenze nelle performance della sanità pubblica tra il Nord e il Sud del Paese.

Queste disparità influenzano le opinioni sul miglior modello di sistema sanitario, con i cittadini del Nord che spesso preferiscono un modello regionale, mentre quelli del Sud preferiscono interventi statali.

Tuttavia, la sanità pubblica rimane un comune denominatore, indipendentemente dalla regione.

In sintesi, il sistema sanitario italiano richiede riforme sostanziali per affrontare le sfide attuali e garantire una sanità pubblica efficace, equa e accessibile a tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione di residenza.

Una storia di disuguaglianza nell’accesso alle cure

Il signor Salvatore, pseudonimo per preservare la privacy, evidenzia gravi disuguaglianze nell’accesso alle cure mediche italiane, sollevando preoccupazioni riguardo al sistema sanitario e la necessità di riforme.

Una richiesta urgente

Il signor Salvatore aveva bisogno di prenotare una tomografia ottica su prescrizione del suo medico curante a causa di una condizione che richiedeva un intervento urgente in caso di peggioramento.

Tuttavia, quando ha contattato il call center del Friuli Venezia Giulia per prenotare la sua visita, si è trovato di fronte a una realtà sconcertante.

Call center

L’operatrice del call center gli ha comunicato che non era possibile programmare l’esame in nessuna delle strutture sanitarie nella provincia di Pordenone.

Inoltre, ha scoperto che se avesse optato per la provincia di Udine, avrebbe dovuto attendere fino al 2025.

Una notizia sconvolgente: due anni di attesa per un esame urgente.

La determinazione del signor Salvatore

Nonostante la delusione iniziale, il signor Salvatore non si è arreso.

Ha deciso di tentare un approccio diverso e ha chiamato nuovamente il numero, questa volta selezionando l’opzione per le prestazioni sanitarie in regime di libera professione.

La sorpresa è stata immediata.

L'alternativa a un prezzo

Invece di affrontare una lunga attesa, gli sono state offerte due date entro due giorni lavorativi.

Tuttavia, questa soluzione aveva un costo, come ha sottolineato il signor Salvatore.

La sua esperienza solleva un interrogativo fondamentale sull’equità nell’accesso alle cure mediche in Italia.

L'emergere di una tendenza preoccupante

La situazione del signor Salvatore non è un caso isolato.

Sempre più pazienti si rivolgono a centri sanitari privati per evitare le lunghe attese nel sistema pubblico.

Ciò solleva un importante interrogativo: sono le stesse strutture sanitarie pubbliche a creare una disparità di trattamento che penalizza i meno abbienti?

La denuncia alla Procura della Repubblica

Il signor Salvatore ha deciso di agire e ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica.

Nella sua denuncia, chiede dati oggettivi sulla frequenza di mancate calendarizzazioni per visite specialistiche o esami diagnostici e sui tempi di attesa nel regime pubblico rispetto a quello privato.

Inoltre, si domanda se esista un intervallo di tempo specifico tra le visite per i due regimi.

L'appello del signor Salvatore

Salvatore ha sottolineato che questa indagine potrebbe rivelare non solo una differenza significativa nei tempi di attesa tra i due regimi, ma anche una maggiore attenzione dedicata ai pazienti da parte delle strutture pubbliche per coloro che accedono tramite il regime di libera professione.

Questo solleva gravi preoccupazioni riguardo ai tempi così lunghi che impediscono ai pazienti di essere calendarizzati.

Le ramificazioni su tutta la popolazione

L’esperienza del signor Salvatore non è unica, ma riflette quella di milioni di italiani che, pur desiderando accedere alla sanità pubblica, si trovano costretti a optare per prestazioni in intramoenia a pagamento.

Questa disparità colpisce in particolare le fasce della popolazione con un reddito più basso.

Preoccupazioni sollevate da un rapporto dell'Agenas

Secondo un recente rapporto dell’Agenas, ben quattro medici su dieci impegnati in ambito ospedaliero svolgono attività medica privata al di fuori dell’orario di lavoro.

Questo solleva preoccupazioni sull’equilibrio tra le risorse dedicate all’attività privata e quelle alla sanità pubblica.

La necessità di una scelta libera

Il ricorso alle prestazioni intramoenia in regime di libera professione deve essere una scelta libera del cittadino e non una scorciatoia all’interno del sistema di cure o, peggio ancora, un tappabuchi per le lacune dell’assistenza pubblica.

Un appello alla riflessione

Questa situazione fa sorgere un’importante domanda: dove è finito lo spirito dei nostri Padri Costituenti quando hanno scritto l’articolo 32 della Costituzione?

È ora di riflettere seriamente sulla necessità di garantire un accesso equo e tempestivo alle cure mediche per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro condizione economica.

Classifica dei migliori ospedali nel mondo per il 2024

Come ogni anno Newsweek in collaborazione con Statista classifica i migliori ospedali specializzati del mondo.

Questa classifica comprende i primi ospedali in tutto il mondo per cardiologia, oncologia, pediatria, cardiochirurgia, endocrinologia, gastroenterologia, neurologia, neurochirurgia, ortopedia, pneumologia, urologia, ostetricia e ginecologia.

Oncologia

Il MD Anderson Cancer Center di Houston, negli Stati Uniti, è stato classificato come il migliore ospedale al mondo per l’oncologia.

Questo riconoscimento proviene da una lista che comprende ben 300 istituti ospedalieri, di cui l’Europa annovera 122 strutture, con la Germania in testa con 35 ospedali, seguita da Francia (26), Italia (21), Spagna (17), Svizzera (10), Olanda (4), Danimarca (3), Svezia (2), e un rappresentante ciascuno per Austria, Belgio e Norvegia.

Tra gli ospedali italiani, l’IEO – Istituto Europeo di Oncologia a Milano è al 16° posto, seguito dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano al 19° e dal Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma al 34°.

Cardiologia

La Mayo Clinic – Rochester negli Stati Uniti si è posizionata come la migliore struttura al mondo per la cardiologia.

La lista comprende 301 ospedali, di cui 121 europei, con la Germania in testa con 33 ospedali, seguita da Francia (25), Italia (21), Spagna (21), Svizzera (10), Olanda (3), Svezia (3), mentre Finlandia e Danimarca annoverano 2 ospedali ciascuna, e un ospedale in Norvegia.

In Italia, il Centro Cardiologico Monzino di Milano è al 19° posto, seguito dall’Ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato di Milano al 20° e dal Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna al 37°

Endocrinologia

Ancora una volta, la Mayo Clinic – Rochester negli Stati Uniti è stata classificata come la migliore struttura al mondo per l’endocrinologia.

Il gruppo analizzato include 150 cliniche, di cui 48 sono situate in Europa, con la Germania in testa con 13 cliniche, seguita da Francia (10), Spagna (10), Italia (9), Svizzera (3), Danimarca (2), e Svezia (1).

In Italia, l‘Ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato di Milano è al 24° posto, seguito dalle Molinette di Torino al 45° e dal Policlinico Gemelli di Roma al 53°.

Gastroenterologia

La Mayo Clinic – Rochester negli Stati Uniti è stata nuovamente classificata come la migliore struttura al mondo per la gastroenterologia.

La lista include 150 ospedali, con 52 di essi situati in Europa, guidati dalla Germania con 15 ospedali, seguiti dalla Spagna con 11, l’Italia con 9, la Francia con 8, la Svizzera con 3, mentre Belgio e Danimarca hanno 2 ospedali ciascuno, e Olanda e Svezia annoverano una struttura ciascuno.

In Italia, il Policlinico Gemelli di Roma è all’8° posto, seguito dall’Humanitas di Rozzano al 21° e dal Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano al 39°.

Cardiochirurgia

Ancora una volta, la Mayo Clinic – Rochester negli Stati Uniti è stata classificata come la migliore struttura al mondo per la cardiochirurgia.

L’Europa è ben rappresentata in questa lista dei migliori 150 ospedali, con la Germania in testa con 24 strutture, seguita dall’Italia con 12, Spagna con 10, Francia con 9, Olanda con 4, Svizzera con 4, Svezia con 3, e con un rappresentante ciascuno per Austria, Belgio e Danimarca.

In Italia, il Centro Cardiologico Monzino di Milano è al 23° posto, seguito dal Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna al 28°, dall’Ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato di Milano al 47° e dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Sant’Andrea di Roma al 51°.

Neurologia

Anche per la neurologia, la Mayo Clinic – Rochester negli Stati Uniti è stata classificata come la migliore struttura al mondo.

L’Europa annovera 44 cliniche tra le 125 classificate, con la Germania in testa con 15 cliniche, seguita dalla Francia con 9, Spagna con 7, Italia con 5, Svizzera con 4, Svezia con 2, Danimarca con 1, e Olanda con 1.

Tra le strutture italiane, l’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano è al 15° posto, seguito dall’Ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato di Milano al 36°, dal Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma al 41° e dalla Fondazione Istituto Neurologico C. Mondino di Pavia al 52°.

Neurochirurgia

Di nuovo, la Mayo Clinic – Rochester degli Stati Uniti è stata classificata come la migliore struttura al mondo per la neurochirurgia.

In totale, 125 cliniche sono state classificate, di cui 45 sono europee. La Germania vanta 15 cliniche, la Francia 6, l’Italia 5, la Spagna 4, mentre Olanda, Svizzera e Danimarca ne hanno 3 ciascuna. Austria e Svezia presentano 2 cliniche ciascuna, mentre la Finlandia ha una rappresentante.

Tra le strutture italiane, il Carlo Besta di Milano è all’18° posto, seguito dall’Ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato di Milano al 58° e dal Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano al 67°.

Ortopedia

L’Hospital For Special Surgery negli Stati Uniti è stata classificata come la migliore struttura al mondo per l’ortopedia.

Questa lista comprende 125 ospedali, con 46 di essi situati in Europa. La Germania è in testa con 17 ospedali, seguita da Spagna e Francia con 8 ciascuna, Italia con 6, Svizzera con 4, e con un ospedale ciascuno in Finlandia, Norvegia e Svezia.

In Italia, lIstituto Ortopedico Rizzoli di Bologna è all’8° posto, seguito dallIstituto Galeazzi di Milano al 27°, dallAzienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze al 77° e dal Policlinico Gemelli di Roma all’86°.

Pediatria

Il Boston Children’s Hospital degli Stati Uniti è stato classificato come il migliore ospedale al mondo per la pediatria.

Questa lista comprende 250 strutture, con 78 di esse situate in Europa. La Germania è in testa con 32 ospedali, seguita da Spagna con 17, Italia con 13, Francia con 7, Svizzera con 5, e con un rappresentante ciascuno per Austria, Danimarca, Norvegia e Svezia.

Tra le strutture italiane, l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma è al 9° posto, seguito dall’Istituto Giannina Gaslini di Genova al 35° e dall’A.O. Ospedali Riuniti Marche Nord – Presidio San Salvatore Centro di Pesaro al 44°.

Pneumologia

Ancora una volta, la Mayo Clinic – Rochester degli Stati Uniti è stata classificata come la migliore struttura al mondo per la pneumologia.

Questa categoria comprende 125 ospedali, con 34 di essi situati in Europa. La Francia ne conta 13, la Germania 7, la Spagna 6, l’Italia 3, mentre Belgio, Svezia, Svizzera e Olanda presentano una struttura ciascuno. 

In Italia, il Policlinico Gemelli di Roma è al 49° posto, seguito dal Sant’Orsola-Malpighi di Bologna al 68° e dal San Camillo di Roma al 73°.

Urologia

Ancora una volta, la Mayo Clinic – Rochester degli Stati Uniti è stata classificata come la migliore struttura al mondo per l’urologia.

In totale, sono stati classificati 125 ospedali, di cui 41 sono europei. La Francia è in testa con 12 ospedali, seguita da Germania con 10, Italia con 9, e con 6 rappresentanti ciascuna. Svizzera ha 2 ospedali, mentre Austria e Olanda presentano un ospedale ciascuna.

In Italia, l’Azienda Ospedaliera di Padova è al 24° posto, seguita dall’Ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato di Milano al 49° e dalle Molinette di Torino al 58°.

Ginecologia e Ostetricia

Il John Hopkins Hospital negli Stati Uniti è stato classificato come la migliore struttura al mondo per la ginecologia e l’ostetricia.

In questa categoria, sono stati considerati solo 100 ospedali, di cui 32 sono situati in Europa. La Germania è in testa con 12 ospedali, seguita da Francia con 6, Italia e Spagna con 5 ciascuna, Svizzera con 3, e Austria con 1.

Tra le strutture italiane, il Policlinico Gemelli di Roma è al 7° posto, seguito dal Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano al 16° e dall’Istituto Giannina Gaslini di Genova al 46°.

Conclusioni

Questa classifica fornisce un’ampia visione delle eccellenti strutture sanitarie specializzate in varie discipline mediche, riconoscendo il notevole contributo offerto dagli ospedali italiani ed europei.

È un punto di riferimento prezioso per coloro che potrebbero considerare l’opzione della mobilità sanitaria, in linea con la Direttiva 24/2011/UE sulla Sanità transfrontaliera.

Per approfondire ulteriormente le possibilità di cura in queste specialità, ti invitiamo a consultare i link inclusi nell’articolo.

Fonte

Medici dall’Italia verso i Paesi del Golfo

Oltre 500 professionisti della Sanità si sono dichiarati disponibili negli ultimi tre mesi a lasciare l’Italia, da soli o con le famiglie, per prestare servizio nei Paese Arabi in vista di un’esperienza lavorativa, culturale e di vita.

Il richiamo del Medio Oriente

Un trend che era già iniziato ma che ha visto impennarsi del 40% le richieste in 90 giorni, forse influenzato anche dalla fascinazione del Medio Oriente su “numeri uno” del calcio mondiale come Ronaldo e Neymar o come l’ex Ct della nazionale Roberto Mancini.

Attrattive offerte dai Paesi del Golfo

Di sicuro stipendi che raggiungono anche i 20mila dollari al mese e benefit decisamente allettanti rispetto a quanto offerto dal nostro Ssn hanno un peso nella scelta di medici, infermieri e altre figure sanitarie di considerare mete fino a oggi meno “gettonate” rispetto alle più tradizionali Europa e Usa.

La crescente richiesta

Dall’altra parte, c’è il crescente fabbisogno di cura dei Paesi del Golfo, in cui la popolazione aumenta e sta vivendo un fisiologico processo di invecchiamento e dove, soprattutto, si è scelto di investire circa il 10% del Pil in sanità, servizi e industria sanitaria con ospedali e cliniche private all’avanguardia.

Il profilo dei professionisti italiani

In Arabia Saudita già il 90% dei sanitari sono di origine straniera e oggi anche i nostri, mentre l’Italia apre ai professionisti cubani, guardano al Medio Oriente.

A tracciare il quadro sono l’Associazione dei medici di origine straniera in Italia (Amsi) e l’Unione medica euro mediterranea (Umem): dei 450 professionisti della sanità italiani e dei 50 europei residenti in Italia che nell’ultimo trimestre hanno iniziato a programmare un lavoro nei Paesi del Golfo, 250 sono medici specialisti, 150 sono infermieri e 100 sono medici generici, fisioterapisti, farmacisti, podologi e dietisti.

Le mete preferite

Foad Aodi, presidente Amsi e componente della Commissione Salute globale della Federazione degli Ordini dei medici e degli odontoiatri, entra nel dettaglio del potenziale “win-win” tra domanda e offerta. «I tre Paesi più richiesti sono Arabia Saudita, Emirati Arabi e Qatar, poi c’è il Bahrein. Ovviamente i colleghi puntano ai Paesi dove sono maggiori le chance di essere valorizzati.

Ci sono medici già in pensione ma molti sono giovani che vogliono trasferirsi anche con la famiglia e non tutti guardano solo all’aspetto economico, che pure è una componente importante: si cercano qualità di vita e migliori condizioni di lavoro».

Una via di fuga dalla crisi della sanità pubblica

In tempi di profonda crisi della Sanità pubblica, con i camici bianchi che da anni denunciano un profondo disagio oltre a stipendi contenuti, la fuga avviene quindi non più solo verso il privato e, per chi ne abbia i requisiti, verso la pensione, ma anche in realtà lontane.

Requisiti per lavorare nei Paesi del Golfo

Paradossalmente, però, più facilmente accessibili: «Bastano tre mesi a fronte dell’anno e mezzo di attesa che registriamo in Italia per essere ammessi dalla presentazione della domanda – prosegue Aodi -: con diploma di formazione, specializzazione e certificato di buona condotta del ministero e dell’Ordine professionale alla mano. E ovviamente un ottimo inglese.

Il curriculum minimo varia in base alla professione: gli infermieri devono essere in attività da almeno due anni, i medici specialisti da tre anni e i medici generici da 5 anni».

L'attraente offerta italiana

Arruolare personale medico e sanitario ottimamente formato, come è quello italiano, è una scelta conveniente.

Le specializzazioni più richieste? Dermatologia, chirurgia generale, medicina estetica, ortopedia, gastroenterologia, ginecologia, pediatria, oculistica, emergenza, chirurgia plastica, otorinolaringoiatra, odontoiatria.

Poi, infermieri specializzati, fisioterapisti, farmacisti e dietisti.

Compensi e benefit

I compensi includono servizi e casa, inserimento scolastico per i figli e agevolazioni fiscali: per i medici oscillano da 14mila a 20mila dollari al mese e per gli infermieri da 3mila a 6mila dollari.

In Arabia Saudita i medici più pagati sono neurochirurghi, neurologi, ortopedici, camici bianchi dell’emergenza, chirurghi plastici, ginecologi e pediatri.

Sempre con passaporto europeo.

La rivoluzione nella chirurgia robotica

Il futuro della sanità pubblica promette enormi risparmi grazie alla fine del monopolio robotico.

Un evento prestigioso

In questo contesto, spicca il congresso annuale della Società Europea di Chirurgia Robotica (Erus 2023), in programma presso il centro ospedaliero universitario Careggi.

Si tratta di un evento prestigioso che vedrà la partecipazione di oltre ottocento urologi provenienti da tutto il mondo, insieme a rinomati esperti di chirurgia robotica a livello internazionale.

Interventi in diretta da diverse location

Durante le tre giornate di lavori, verranno trasmessi in diretta ben quarantadue interventi chirurgici da sedi diverse, tra cui Firenze, Milano, Bologna, Alst (Belgio), Pechino e Chicago.

Ventidue di questi interventi saranno eseguiti all’interno delle sale operatorie dell’Urologia dell’azienda ospedaliero universitaria Careggi, utilizzando le due piattaforme robotiche più all’avanguardia: Hugo Ras MedTronic e Da Vinci Intuitive.

La fine del monopolio

La svolta epocale sarà rappresentata dalla fine del monopolio.

In passato, c’era solo Intuitive, ma oggi il mercato vede la presenza del nuovo robot Medtronic e del robot Cmr.

Inoltre, ci sono nuovi robot in attesa di approvazione europea, come il Medicaroid giapponese, mentre nel 2025 arriverà il tanto atteso robot targato Johnson & Johnson.

Un convegno organizzato dai pionieri

Il congresso a Careggi è stato organizzato dal Professor Andrea Minervini, direttore dell’Urologia Oncologica Mininvasiva Robotica e Andrologica, nonché membro del consiglio di Erus, e dal Professor Alberto Breda, presidente di Erus e direttore del reparto di urologia della Fondazione Puigvert di Barcellona.

Firenze si conferma come punto di riferimento costante nella chirurgia robotica a livello italiano ed internazionale, con oltre 1400 interventi eseguiti nell’ultimo anno.

Fonte

Ricostruzione pionieristica di Trachea e Arteria a Roma

Una storia di speranza e innovazione nella medicina: un giovane di 23 anni colpito da un’emorragia fulminante viene salvato da un pionieristico intervento chirurgico a Roma presso l’ospedale Sant’Andrea.

La Storia

Tutto ha avuto inizio quando un giovane di 23 anni è stato trattato in emergenza a Macerata e poi trasferito ad Ancona, dove è stato stabilizzato.

Tuttavia, il suo caso richiedeva un intervento straordinario. È stato quindi trasferito d’urgenza presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea di Roma, dove è stato affidato all’équipe di Chirurgia Toracica, diretta dal rinomato chirurgo Erino Angelo Rendina.

Questa incredibile storia di sopravvivenza è stata possibile grazie alla collaborazione di anestesisti, cardiochirurghi, cardiologi e chirurghi generali.

Un intervento epico

L’intervento di ricostruzione della trachea e dell’arteria anonima è durato cinque ore e mezza, coinvolgendo un team impressionante di 25 operatori altamente specializzati.

Dopo l’operazione, il paziente è stato trasferito in Terapia Intensiva, dove ha mostrato un notevole miglioramento nelle sue condizioni.

Dopo appena due giorni, è stato spostato nel Reparto di Chirurgia Toracica e, sorprendentemente, si è completamente ristabilito, consentendo la sua dimissione.

Intervento innovativo e unico nel suo genere

Ciò che rende questo caso veramente straordinario è che si tratta del primo intervento al mondo di ricostruzione di trachea e arteria anonima.

L’operazione ha coinvolto la rimozione di parte della trachea e dell’intera arteria anonima, seguita dalla loro ricostruzione utilizzando un condotto biologico.

Tutti gli esami postoperatori hanno confermato il successo delle ricostruzioni, portando una luce di speranza in questa incredibile storia di sopravvivenza.

Riconoscimento per l'impresa medica

Il dottor Erino Angelo Rendina, il chirurgo dietro a questo straordinario intervento, ha sottolineato l’importanza del coraggio e delle competenze dei medici di Macerata ed Ancona, senza i quali questa impresa non sarebbe stata possibile.

Ha elogiato la sinergia di ben cinque diverse équipe mediche, unite dalla comune appartenenza all’Università Sapienza e al Sant’Andrea.

Quando la clinica incontra la ricerca

La DG del Sant’Andrea, Daniela Donetti, ha evidenziato come complessi interventi come questo siano possibili solo in centri di eccellenza come il Sant’Andrea, dove si fonde una professionalità eccezionale con un approccio multidisciplinare.

Questo successo è il risultato di un intenso lavoro di squadra del Policlinico Universitario Sant’Andrea, sottolineando l’importanza del dialogo continuo tra l’attività clinica e la ricerca medica e biomedica.

Un trionfo dell'interdisciplinarietà

La rettrice Antonella Polimeni ha sottolineato che interventi complessi come questo dimostrano l’efficacia dell’interdisciplinarietà nella medicina moderna.

Questo eccezionale caso conferma la Chirurgia Toracica della Sapienza come un’eccellenza in cui la regione può essere fiera.

La passione, la generosità e le competenze delle persone coinvolte hanno reso possibile salvare questa giovane vita, dimostrando ancora una volta che la ricerca e la medicina possono collaborare per risultati straordinari.