I migliori ospedali d’Italia a Milano, Firenze e Ancona

L’Agenas ha pubblicato la classifica dei migliori ospedali in Italia, valutati sulla base di criteri di eccellenza come il volume di interventi, la qualità dell’assistenza e la velocità di risposta.

I migliori ospedali d'Italia

I tre migliori ospedali italiani sono il Careggi di Firenze, l’Azienda Ospedaliera delle Marche di Ancona e l’Humanitas di Milano.

Le tre strutture sono praticamente a pari merito su sei aree di attività, come cardiologia e ortopedia, ma il Careggi si distingue per una settima area, offrendo assistenza materno-infantile con sala parto e neonatologia, rendendo la sua copertura teoricamente più completa.

A riconoscere questa eccellenza è il Piano Nazionale Esiti (PNE) di Agenas, l’agenzia sanitaria nazionale delle Regioni, che valuta le strutture sulla base di indicatori come la sopravvivenza post-operatoria, il numero di casi trattati e la rapidità di risposta alle emergenze

Aumento dei ricoveri e angioplastiche in crescita

Secondo Agenas, nel 2023 le ospedalizzazioni sono aumentate raggiungendo quasi 8 milioni, con 312.000 ricoveri in più rispetto al 2022, avvicinandosi ai numeri pre-pandemia.

Nell’area cardiovascolare, la differenza di qualità tra Nord e Sud sembra attenuarsi, specialmente nella tempestività delle angioplastiche coronariche.

Gli interventi effettuati entro 90 minuti dall’infarto sono aumentati al 63% nel 2023, contro il 57% dell’anno precedente.

Strutture come il Barone Romeo di Patti (Messina), l’Ospedale di Treviso e il Pasquinucci di Massa-Carrara hanno eccelso, con oltre l’85% dei pazienti trattati tempestivamente.

Tuttavia, alcuni ospedali con un numero significativo di casi, come il Giaccone di Palermo e il San Giuliano di Napoli, registrano percentuali significativamente basse.

Interventi di Bypass e mortalità cardiaca

In cardiochirurgia, i ricoveri per bypass sono aumentati, anche se ancora 750 in meno rispetto al 2019.

Diciotto strutture in Italia soddisfano le soglie minime richieste, con l’azienda ospedaliera di Pisa, Cattinara e Maggiore di Trieste, e l’ospedale di Mestre che si distinguono per la bassa mortalità, rispettivamente dello 0,18%, 0,21% e 0,34%.

Tuttavia, il Gaspare Rodolico di Catania e altre strutture presentano tassi di mortalità più elevati.

Tumore alla mammella

Nel 2023, gli interventi per il tumore alla mammella sono stati 66.532, con 168 ospedali che superano i 150 interventi annui, coprendo l’85% della casistica totale.

Tuttavia, 201 strutture continuano a svolgere meno di 50 interventi annui, evidenziando la necessità di concentrare i casi nelle strutture con volumi maggiori per garantire una migliore qualità.

Gli ospedali IEO di Milano, Gemelli di Roma, Careggi di Firenze e Humanitas di Milano sono tra quelli che effettuano il maggior numero di interventi.

Tumore al colon

Con 26.154 operazioni di tumore al colon eseguite nel 2023, il 28% è stato trattato in ospedali con meno di 45 interventi annui, mentre il 66% è stato realizzato in strutture con oltre 50 interventi annui.

Tra i principali centri per il trattamento di questa patologia figurano il Gemelli di Roma, l’ospedale di Pisa e il Sant’Orsola di Bologna.

Tumore alla prostata

Nel 2023, l’80% dei 23.650 interventi per tumore alla prostata sono stati eseguiti in 143 strutture con volumi superiori a 50 operazioni all’anno. tuttavia, il 16% degli interventi è ancora svolto in strutture con un volume di attività insufficiente.

Tumore al polmone

Per il tumore al polmone, dei 14.336 interventi effettuati, il 74% è stato eseguito in ospedali che realizzano almeno 96 operazioni all’anno,

 Careggi, IEO e San Raffaele sono tra gli ospedali con il più alto numero di interventi.

Tumore al pancreas

Per gli interventi al pancreas, una patologia che richiede grande esperienza, solo 10 strutture in Italia raggiungono o superano i 50 interventi annui, rappresentando il 45% della casistica.

Tra i migliori centri per questi interventi complessi figurano l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona, il San Raffaele di Milano e l’ospedale di Pisa.

Tuttavia, il 42% dei casi è ancora trattato in strutture con volumi troppo bassi.

Il calo delle nascite e la diffusione dei parti cesarei

Nel 2023 i parti in Italia sono stati 381.766, in calo rispetto all’anno precedente, con un numero crescente di punti nascita che gestiscono meno di 500 parti all’anno.

L’incidenza delle parti cesarei è leggermente scesa al 22,7%, ma resta elevata soprattutto nelle strutture private e al Sud.

Frattura del femore: tempistica e performance regionale

Operare rapidamente, entro 48 ore, le fratture del femore è cruciale per gli anziani, e il 59% degli interventi del 2023 è avvenuto entro questo termine.

Tuttavia, regioni come Calabria, Liguria e Sardegna restano sotto la soglia del 60%.

Gli ospedali Umberto I di Siracusa e Monopoli di Bari si distinguono per l’efficienza, mentre strutture come quella di Matera presentano percentuali molto basse di tempestività.

Questi dati evidenziano come i migliori ospedali italiani si distinguono non solo per la qualità delle cure ma anche per la capacità di trattare un elevato numero di casi, un aspetto cruciale per mantenere elevati standard di assistenza e garantire un’efficace risposta sanitaria su tutto il territorio

Fonte:

Come ottenere il rimborso del SSN per liste d’attesa sospese: leggi e procedure

Ormai da tanti anni la piaga drammatica delle liste d’attesa troppo lunghe affligge irrimediabilmente il nostro sistema sanitario, costringendo tanti pazienti affetti anche da malattie molto gravi a rivolgersi alla sanità privata per poter effettuare interventi chirurgici ed esami diagnostici.

Il diritto del paziente secondo la legge del 1998

Pochi sanno però che la legge va incontro al cittadino nel caso di mancata osservanza dei tempi massimi previsti per le aziende sanitarie per effettuare una prestazione.

Infatti, nei casi di tempi d’attesa troppo lunghi o di impossibilità di prenotazione, il decreto legislativo 124 del 29 aprile 1998 prevede che il malato possa rivolgersi al privato chiedendo successivamente al SSN il rimborso delle spese effettuate.

Come richiedere il rimborso delle spese

Questo è ciò che dovrebbe sempre accadere quando l’utente si sente rispondere dal Cup che la data per effettuare un esame è molto distante da quella a cui il paziente avrebbe diritto per la patologia di cui si soffre o quando addirittura le liste d’attesa risultano bloccate.

Come ha avuto modo di spiegare recentemente la Federconsumatori, l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero professionale intramoenia e avrà sempre diritto al rimborso delle spese sostenute.

Per poter richiedere il rimborso occorre, secondo quanto previsto dalla normativa in vigore, inviare una apposita richiesta indirizzata al Direttore Generale dell’Azienda di riferimento.

Come presentare la richiesta al Servizio Sanitario Nazionale

Nella richiesta, l’utente dovrà comunicare al Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Territoriale (AST) che provvederà a richiedere ed effettuare la prestazione in regime di attività libero professionale per poi ottenere il rimborso delle spese sostenute, escluso il costo del ticket che in ogni caso l’utente avrebbe dovuto pagare anche se la prestazione fosse stata eseguita a carico del SSN.

In questo modo il costo dell’attività della libera professione intramoenia sarà a carico dell’azienda sanitaria di appartenenza.

La direttiva 2011/24/UE e il diritto alla mobilità sanitaria

È importante sottolineare che i pazienti hanno anche la possibilità di sfruttare la direttiva 2011/24/UE, recepita dall’Italia con il Decreto Legislativo n. 38 del 4 marzo 2014, che garantisce il diritto alla mobilità sanitaria all’interno dell’Unione Europea.

Questo permette ai cittadini di ricevere cure mediche in un altro Stato membro e di ottenere il rimborso delle spese sostenute, secondo le regole del paese di residenza.

Come funziona la direttiva 2011/24/UE

La direttiva consente ai pazienti di accedere a cure mediche in un altro Stato membro dell’UE, anche se non è strettamente necessario per motivi di salute immediati. Il paziente può richiedere il rimborso delle spese sostenute per il trattamento ricevuto all’estero, fino all’importo che sarebbe stato coperto dal sistema sanitario nazionale del proprio paese.

Vantaggi della direttiva

Questo approccio offre ai pazienti una maggiore flessibilità nell’accesso alle cure mediche, riducendo i tempi di attesa e consentendo loro di scegliere il luogo e il momento più adatti per ricevere trattamenti specifici.

Leggi e tutela della salute dei cittadini

Le leggi in questione sono state approvate in ossequio ai dettami costituzionali che prevedono l’esercizio del diritto e della tutela della salute dei cittadini.

L’articolo 32 prevede infatti che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Preservare la fertilità, il Social Freezing tra Italia, Spagna e Francia

Il social freezing, pratica che consente alle donne di conservare la propria fertilità congelando gli ovuli, ha radici antiche e una crescente diffusione in Italia. Questo fenomeno è caratterizzato da motivazioni, progressi scientifici e sfide legate all’accesso e ai costi della procedura. 

La storia e l'evoluzione del Social Freezing

La pratica del social freezing, ossia il congelamento degli ovuli per preservare la propria fertilità, ha radici antiche, risalenti addirittura agli studi di Lazzaro Spallanzani, considerato il “papà” della crioconservazione riproduttiva. È interessante notare che queste radici hanno anche un’origine italiana.

Antonino Guglielmino, socio fondatore della Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU), ha sottolineato come Spallanzani abbia osservato gli effetti della neve sugli spermatozoi animali, gettando le basi per ciò che sarebbe diventato il social freezing.

Il trend in Italia e le motivazioni delle donne

Nel 2020, in Italia, sono nati 11.305 bambini grazie alla procreazione medicalmente assistita (PMA), e sempre più donne scelgono di congelare i propri ovuli.

Contrariamente alla PMA, dove le richieste provengono principalmente da coppie, nel social freezing sono soprattutto le donne a fare richiesta di questa pratica.

La motivazione principale è la volontà di preservare la propria fertilità mentre si concentrano sulla carriera, in attesa di trovare il partner con cui costruire una famiglia.

Progressi scientifici e consapevolezza sociale

Negli ultimi anni, il trend del social freezing è in costante crescita, grazie anche ai progressi scientifici nel campo della crioconservazione.

In passato, il congelamento degli ovuli avveniva attraverso un processo lento, che comportava rischi legati alla formazione di cristalli di ghiaccio dannosi per l’ovocita.

Oggi, grazie alla vitrificazione, un processo più rapido e sicuro, è possibile conservare gli ovuli senza danneggiarli, permettendo di preservare la loro integrità biologica.

Limiti di età e valutazione della fertilità

Se da una parte la pratica del social freezing offre alle donne la possibilità di preservare la propria fertilità, dall’altra è importante considerare alcuni limiti.

Come nel caso della donazione di gameti femminili, anche nel social freezing è opportuno stabilire un limite di età.

Dopo i 35 anni, infatti, diventa difficile ottenere una quantità adeguata di ovuli e le possibilità di successo del trattamento diminuiscono.

Prima di sottoporsi al congelamento degli ovuli, è importante che la donna venga valutata per verificare la sua idoneità al trattamento.

Esistono strumenti, come l’AMH (ormone antimulleriano), che permettono di valutare la fertilità e la funzionalità ovarica.

Una pratica ancora costosa e non coperta dal sistema sanitario

Attualmente, in Italia, il social freezing è accessibile solo a chi può permettersi di sostenere i costi elevati della procedura, che si aggirano tra i 4.000 e i 5.000 euro.

Questi costi includono principalmente l’acquisto dei farmaci necessari per stimolare l’ovaio e produrre più ovuli.

Non esistono programmi o finanziamenti pubblici che supportino il social freezing, rendendo questa pratica accessibile solo a una parte della popolazione.

Le differenze tra Italia, Francia e Spagna

L’Italia è uno dei pochi Paesi europei dove il social freezing non è regolamentato e non è coperto dal sistema sanitario nazionale.

In Francia, invece, è stata approvata una legge che rende gratuito il social freezing per tutte le donne tra i 29 e i 37 anni.

Questa decisione ha portato a un aumento significativo delle richieste di congelamento degli ovuli.

In Spagna, la pratica del social freezing è diffusa da anni e le donne possono accedere facilmente al trattamento sia per motivi medici che non medici.

Il futuro del Social Freezing in Italia

Mentre in altri Paesi europei il social freezing sta diventando sempre più accessibile, in Italia resta ancora un servizio disponibile solo per chi può permettersi di sostenerne i costi elevati.

È necessario che il nostro Paese si doti di una regolamentazione in materia, che permetta di rendere questa pratica accessibile a tutte le donne che ne abbiano bisogno.

Solo così il social freezing potrà diventare un vero e proprio ammortizzatore sociale, permettendo alle donne di preservare la propria fertilità senza dover affrontare costi proibitivi.

Omceo Milano pronto a ricorrere al Tar contro il Decreto sull’appropriatezza

Il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, critica il decreto sull’appropriatezza del Ministero della Salute. Il decreto rischia di aumentare il carico burocratico dei medici e di esporli a errori a causa della complessità dei codici specifici. Rossi non esclude un ricorso legale contro il provvedimento.

Il parere dell'Ordine dei Medici di Milano

Il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, esprime preoccupazione riguardo al decreto sull’appropriatezza in fase di elaborazione da parte del Ministero della Salute.

Rossi avverte che questo decreto potrebbe non solo aumentare il carico burocratico dei medici, ma anche esporli a errori a causa della complessità dei codici specifici.

La storia dell'appropriatezza prescrittiva

Rossi ricorda che il concetto di appropriatezza prescrittiva è discusso da decenni e già negli anni Novanta è diventato oggetto di approfondimento universitario.

Sottolinea che i medici del Servizio Sanitario Nazionale, sia di base che specialisti, sono già molto familiari con queste regole.

Contesta quindi l’idea che i medici debbano ancora “familiarizzare” con tale logica.

Il decreto Lorenzin e la sua sostituzione

Il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano fa un parallelo con il decreto sull’appropriatezza predisposto nel 2016 dal Ministro Beatrice Lorenzin.

Questo decreto, secondo Rossi, aveva un approccio esclusivamente economico, presentava molte carenze e non era stato condiviso con gli Ordini dei Medici o le associazioni di categoria.

Tuttavia, Rossi ricorda che il decreto Lorenzin venne successivamente sostituito dal decreto sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), il quale corresse le mancanze del precedente, ottenendo il consenso degli Ordini dei Medici.

Il problema delle liste d'attesa

Rossi critica l’idea che un decreto possa ridurre le liste d’attesa attraverso la regolamentazione delle prescrizioni mediche.

Afferma che questa è una contraddizione di termini e sottolinea che l’obiettivo principale sembra essere sempre di natura economica.

Inoltre, Rossi evidenzia che il decreto proposto aumenterebbe notevolmente il carico burocratico dei medici, aumentando così il rischio di errori dovuti alla complessità dei codici specifici.

Appropriatezza prescrittiva e educazione sanitaria

Il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano ritiene che il problema delle liste d’attesa sia principalmente legato a una questione educativa.

Sostiene che è necessario educare i cittadini sull’uso corretto del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e accettare le indicazioni dei medici riguardo alla necessità di determinati esami.

Rossi sottolinea l’importanza di proteggere i medici dalle azioni legali ingiustificate e di includere l’educazione sanitaria dei cittadini su questo punto.

Insoddisfazione degli Italiani riguardo al SSN a causa delle liste di attesa con tempi insostenibili e preoccupanti

Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano affronta una crescente insoddisfazione tra la popolazione, soprattutto a causa dei tempi di attesa e delle difficoltà nell’accesso alle visite specialistiche e agli interventi chirurgici.

Difficoltà di accesso a specialisti

Una quota significativa degli italiani trova complesso reperire uno specialista quando necessario e lamenta di non sempre incontrare medici competenti durante le proprie esperienze sanitarie.

Percezione divergente sulla fiducia nel SSN

La fiducia nel SSN è oggetto di divisione, con quasi la metà della popolazione che esprime mancanza di fiducia nel sistema. Inoltre, molti cittadini esprimono critiche riguardo alla qualità sia del sistema sanitario regionale che di quello nazionale.

Check-Up sulla salute degli Italiani

I dati raccolti da EngageMinds Hub dell’Università Cattolica indicano che la maggioranza degli italiani si considera in buona salute.

Tuttavia, emerge una discrepanza tra le aspettative dei cittadini e la capacità del SSN di soddisfarle in modo adeguato.

Percezione sulla competenza dei medici

Le opinioni sulla competenza dei medici variano tra i diversi gruppi demografici, con le donne, coloro che si identificano politicamente a destra e chi ha una bassa fiducia nel SSN che manifestano maggiore criticità rispetto a questo aspetto.

Gestione individuale della salute

Nonostante la maggior parte degli italiani ritenga di essere in grado di gestire efficacemente la propria salute, solo una minoranza discute con i medici eventuali sintomi o preoccupazioni sulla propria condizione di salute.

Crescita dell'importanza della collaborazione con il personale sanitario

Nonostante le difficoltà riscontrate, si osserva un aumento dell’importanza attribuita alla collaborazione con il personale sanitario, suggerendo una maggiore consapevolezza dei cittadini riguardo alla propria salute e al ruolo del sistema sanitario nel promuoverla.

Richiesta di investimenti nel Sistema Sanitario Pubblico

La maggioranza degli italiani ritiene che il governo debba destinare maggiori risorse al sistema sanitario pubblico, piuttosto che al settore privato, indicando una preferenza per un SSN rinnovato e potenziato.

Dubbi sull'impatto del PNRR sul Sistema Sanitario

C’è diffusa sfiducia riguardo all’efficacia del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) nel promuovere riforme significative nel settore sanitario, sollevando dubbi sulla reale capacità di miglioramento del sistema.

Necessità di promuovere un engagement consapevole

Infine, si sottolinea l’importanza di promuovere un coinvolgimento consapevole dei cittadini nel sistema sanitario nazionale, al fine di valorizzarne la dimensione di bene comune e garantirne efficienza e sostenibilità nel lungo periodo, attraverso investimenti mirati e una maggiore partecipazione della comunità.

Fonte:

8mila pazienti in attesa di trapianti

Le donazioni e i trapianti continuano a incrementare, tuttavia, persiste un numero significativo di pazienti in attesa di un organo, che si attesta intorno agli 8.000. Questo dato, purtroppo, sembra rimanere stabile nel tempo, nonostante i progressi della ricerca.

La situazione attuale delle liste d'attesa

Attualmente, il Ministero della Salute e il Centro Nazionale Trapianti riportano che circa 6.000 pazienti sono in lista d’attesa per un rene, mentre poco meno di 1.000 pazienti aspettano un fegato.

La necessità di cuori e polmoni si attesta rispettivamente intorno ai 700 e ai 200, con una quantità simile per i trapianti di pancreas.

I successi dei trapianti e la mano tesa della solidarietà

Nonostante i numeri, ci sono storie di successo che alimentano la speranza.

Come quella di un uomo di 49 anni, vincitore di una medaglia d’oro ai Mondiali di sci dei trapianti a Bormio, dopo aver ricevuto un trapianto cinque mesi prima.

L'Importanza della donazione

Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, sottolinea che donare gli organi è una scelta naturale e un gesto che può salvare vite.

Nonostante l’Italia abbia un sistema trapianti all’avanguardia, il numero di organi disponibili non è ancora sufficiente per coprire tutte le necessità.

La necessità di informazione e consapevolezza

Giuseppe Feltrin, direttore del Centro Nazionale Trapianti, evidenzia che, nonostante l’innovazione nel campo dei trapianti, la scelta della donazione rimane fondamentale.

Tuttavia, la reticenza di alcuni cittadini nel prestare il consenso al prelievo è ancora un ostacolo da superare, spesso dovuto a una mancanza di conoscenza sull’argomento.

Iniziative per promuovere la donazione

Per promuovere una maggiore consapevolezza sulla donazione degli organi, il Ministero della Salute e il Centro Nazionale Trapianti annunciano l’invio di materiale informativo a circa 900 uffici anagrafe dei 500 comuni più popolosi d’Italia entro aprile.

Questo materiale fornirà informazioni accurate sulla donazione agli individui in procinto di rinnovare il proprio documento d’identità, facilitando una decisione informata.

Prossimi passi e copertura territoriale

L’iniziativa di sensibilizzazione proseguirà nei mesi successivi, con l’obiettivo di raggiungere entro la fine dell’anno oltre 1.500 sedi anagrafiche e più di 1.100 comuni, coprendo quasi 40 milioni di cittadini residenti.

Il sostegno alla donazione può essere dichiarato tramite l’AIDO o presso gli sportelli delle ASL, promuovendo così una cultura della solidarietà e dell’aiuto reciproco.

L’ictus, una malattia che coinvolge anche i giovani.

In Italia, l’ictus non è più considerato solo una malattia degli anziani. Ogni anno, circa 12.000 persone sotto i 55 anni sono colpite da questa patologia, rappresentando circa il 10% del totale nazionale di 120.000 casi. Sorprendentemente, il 25% di questi casi avviene prima dei 65 anni.

Un problema di salute pubblica

L’ictus è classificato tra le prime tre cause di morte nel paese e la principale causa di disabilità.

Circa 45.000 dei sopravvissuti a questo evento acuto sono colpiti da disabilità.

Questi numeri indicano l’urgente necessità di aumentare l’attenzione sui casi di ictus nei pazienti sotto i 55 anni.

Progetto di sensibilizzazione e screening

Per affrontare questa crescente preoccupazione, l’Isa-AII (Italian Stroke Association – Società Italiana Ictus) ha lanciato un progetto di formazione e screening. In collaborazione con l’Ispettorato per gli istituti di istruzione della Guardia di Finanza, mira a sensibilizzare la popolazione e a individuare precocemente i potenziali rischi legati all’ictus.

Impegno per la prevenzione primaria

Mauro Silvestrini, presidente dell’Isa-AII, sottolinea l’importanza della prevenzione primaria.

Gli stili di vita scorretti, come il consumo di alcol, il fumo, il sovrappeso e la sedentarietà, contribuiscono all’aumento dei casi di ictus anche tra i giovani.

Pertanto, investire in prevenzione è fondamentale per contrastare questa tendenza.

Ruolo della Società Scientifica

Paola Santalucia, presidente eletta dell’Isa-AII, ribadisce l’impegno della società scientifica nella prevenzione dell’ictus.

Questa malattia non solo influisce sulla salute individuale, ma ha anche un impatto significativo sul benessere dell’intera popolazione, con conseguenze socio-economiche stimati in Europa a oltre 60 miliardi di euro.

Iniziative di sensibilizzazione e screening

Durante il X Congresso nazionale della Società a L’Aquila, sono state presentate diverse attività di prevenzione e trattamenti innovativi per l’ictus.

Tra queste, si è svolta un’iniziativa pubblica nel parco del Castello il 13 aprile, dedicata alla valutazione del rischio individuale cardiovascolare e di ictus.

I partecipanti hanno avuto l’opportunità di compilare le “Carte del rischio cardiovascolare” e di misurare la pressione arteriosa e la circonferenza addominale.

Promuovere la consapevolezza e l'intervento tempestivo

Queste iniziative non solo mirano a individuare precocemente i potenziali rischi di ictus, ma anche a educare e informare sulla corretta identificazione dei segni precoci della malattia.

Un intervento rapido e appropriato può ridurre le conseguenze dell’ictus e migliorare significativamente l’esito clinico per i pazienti.

Fonte:

Nuovo microscopio operatorio per trapianti di cornea al Sant’Orsola di Bologna

Il nuovo microscopio per chirurgia oftalmica dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola offre un’opportunità senza precedenti. Grazie alla sua integrazione completa con un sistema di scansione tissutale OCT ad alta definizione, consente di visualizzare una porzione della sezione verticale del bulbo oculare durante un intervento chirurgico. 

Innovazione nella visione chirurgica

Il Professor Luigi Fontana, direttore dell’Oftalmologia dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola, sottolinea che questo dispositivo rappresenta un notevole passo avanti rispetto ai microscopi precedenti.

La sua capacità di visualizzare lo spessore dei tessuti durante un’operazione sarà particolarmente utile nella chirurgia dei trapianti di cornea, consentendo interventi più precisi e sicuri.

Crescita dell'attività chirurgica

Dopo un 2023 da record, l’attività chirurgica dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola è destinata a rafforzarsi ulteriormente.

Nel corso dell’anno precedente sono stati eseguiti 317 trapianti di cornea, il che rappresenta un aumento significativo rispetto all’anno precedente.

Questo elevato numero di interventi posiziona l’IRCCS tra i leader nella classifica degli ospedali nazionali.

Dettagli del nuovo microscopio

Il nuovo microscopio operatorio della ditta Leica Microsystem è stato recentemente introdotto presso l’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola.

Questo dispositivo, frutto di un investimento aziendale significativo, offre una risoluzione assiale fino a 4 micrometri, consentendo agli operatori di osservare anche i dettagli più minuti durante l’intervento.

Il trapianto di cornea

La cornea, la parte più esterna e superficiale dell’occhio, è cruciale per una corretta visione.

Le malattie che compromettono la sua integrità possono richiedere un trapianto di cornea, durante il quale una parte o l’intera membrana malata viene sostituita con un segmento proveniente da un donatore.

Malattie che richiedono trapianto di cornea

Condizioni come il cheratocono, le distrofie corneali o le patologie post-infettive della cornea possono richiedere un trapianto.

Queste malattie, spesso associate all’invecchiamento, portano a un aumento della domanda di trapianti di cornea.

Richiesta proveniente da fuori regione

Il Professor Fontana evidenzia che circa il 30% dei pazienti sottoposti a trapianto di cornea presso l’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola proviene da fuori regione, il che sottolinea la reputazione e l’expertise dell’istituto in questo campo.

Dalla Lum un algoritmo innovativo per l’analisi dei costi delle prestazioni sanitarie

L’algoritmo, frutto di un’indagine condotta dal 2017 in Puglia, mira a ottimizzare il sistema sanitario nazionale e richiede una revisione delle tariffe per garantire equità e sostenibilità.

Metodologia per determinare il costo della prestazione sanitaria

Un team di ricercatori della Libera Università Mediterranea ‘Giuseppe De Gennaro’, guidato da Francesco Albergo, ha sviluppato un algoritmo innovativo per analizzare il costo delle prestazioni sanitarie.

Questo strumento è stato presentato durante un evento presso l’Auditorium del Ministero della Salute, alla presenza di figure istituzionali di rilievo nel settore sanitario.

Indagine sulle tariffe attuali

L’algoritmo è il risultato di un’indagine condotta dal 2017 su circa 50 patologie in quattro Aziende Sanitarie Locali e due Policlinici della Puglia.

Dai risultati emersi è evidente che le tariffe attualmente in vigore non sono equilibrate.

Equilibrio economico e tariffe sanitarie

Le aziende sanitarie sono consapevoli dell’importanza di mantenere un equilibrio economico.

L’algoritmo si propone di lavorare sui minuti di assistenza, dalla fase pre-ricovero all’intervento stesso, al fine di stabilire tariffe più adeguate e sostenibili.

Importanza dell'algoritmo per la programmazione sanitaria

Il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, ha sottolineato l’importanza del nuovo algoritmo come strumento per una corretta programmazione e per ottimizzare le performance del sistema sanitario nazionale pubblico.

Ha evidenziato la necessità di rivisitare il sistema sanitario pubblico, ormai vecchio di 45 anni, e di introdurre nuovi modelli organizzativi.

Supporto dell'Università alle imprese e alle istituzioni

Il rettore della Libera Università Mediterranea, Antonello Garzoni, ha ringraziato la Regione Puglia per il sostegno allo studio iniziato nel 2017.

Ha enfatizzato il ruolo dell’università nel migliorare le performance delle imprese e delle istituzioni attraverso ricerche sul campo.

Critiche al sistema tariffario attuale

Secondo Francesco Albergo, il sistema tariffario attuale dei Drg (raggruppamento omogeneo di diagnosi) in Italia è inadeguato perché non tiene conto del reale costo della prestazione sanitaria ospedaliera.

Ruolo delle aziende private

Albergo ha ringraziato Novartis per il supporto e la collaborazione, sottolineando l’importanza del coinvolgimento del settore privato nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni innovative per il settore sanitario.

Necessità di rivisitare le tariffe

Vito Montanaro, direttore del Dipartimento Salute della Regione Puglia, ha evidenziato l’importanza di ridefinire le tariffe delle prestazioni sanitarie, soprattutto per le Regioni del Sud, affinché siano coerenti con i costi aggiornati e le componenti produttive.

Conclusioni e prospettive future

L’introduzione di questo nuovo modello di determinazione dei costi delle prestazioni sanitarie offre una straordinaria opportunità di innovazione e sostenibilità per il sistema sanitario italiano.

Si auspica che il Ministero della Salute dia la giusta attenzione a questa ricerca, affinché possa contribuire significativamente a migliorare l’efficienza e la sostenibilità del sistema sanitario nazionale.

Fonte:

Marco Antonio Zappa lascia il SSN

Dopo oltre 40 anni di carriera nel settore medico, Zappa si dimette dalla sua posizione di direttore dell’Uoc di Chirurgia Generale dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano. La sua scelta è motivata dalla delusione verso un sistema che, secondo lui, non riconosce il valore e il merito degli operatori.

Addio al Servizio Sanitario Nazionale

Marco Antonio Zappa, una figura di spicco nella chirurgia addominale a livello mondiale, ha preso una decisione significativa: dire addio al Servizio Sanitario Nazionale (Ssn).

Questo annuncio giunge dopo una lunga e illustre carriera nel settore medico, caratterizzata da gesti di grande umanità e competenza.

È noto soprattutto per aver curato d’urgenza Fedez per il sanguinamento di due ulcere, un atto che ha suscitato gratitudine e ammirazione da parte del rapper e del pubblico.

Stanchezza e delusione

Dopo oltre 40 anni di servizio nel Ssn, Zappa ha deciso di abbandonare il suo ruolo di direttore dell’Uoc di Chirurgia Generale dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano.

Una scelta dettata dalla stanchezza e dalla delusione nei confronti di un sistema pubblico che sembra non apprezzare il suo impegno e il suo contributo.

L’esperienza accumulata in una vita dedicata alla medicina non ha trovato il riconoscimento che meritava.

Alla ricerca di nuove sfide professionali

Tuttavia, questa decisione non segna la fine della sua carriera medica.

Zappa ha chiarito che non smetterà di esercitare la chirurgia, ma cercherà nuove opportunità che soddisfino i suoi sogni e le sue ambizioni professionali.

L’obiettivo è trovare un ambiente di lavoro che valorizzi la sua esperienza e gli offra la possibilità di continuare a crescere e a svilupparsi come professionista.

Un curriculum di eccellenza

Con un curriculum impressionante che comprende migliaia di interventi chirurgici, centinaia di pubblicazioni scientifiche e un ruolo di rilievo nella Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità, Zappa ha dimostrato la sua competenza e dedizione nel campo della chirurgia.

Il suo contributo alla formazione di nuovi chirurghi e alla ricerca scientifica è stato significativo e riconosciuto a livello nazionale e internazionale.

Il futuro

Nonostante la delusione nel sistema pubblico sanitario, Zappa guarda al futuro con ottimismo e determinazione.

Spera di trovare nuove sfide professionali che gli permettano di continuare a praticare la sua professione con passione e dedizione, mantenendo sempre alti standard di qualità e cura per i suoi pazienti.

La sua decisione di lasciare il Ssn è stata matura e riflessiva, e apre le porte a nuove opportunità e possibilità di crescita professionale e personale.

Fonte: