Combattere il tumore al seno con il freddo anziché con il bisturi

Evitare la chirurgia invasiva è sicuramente il desiderio delle donne che si ammalano di tumore al seno e sanno di doversi sottoporre a un intervento. A rendere concreta questa possibilità è un nuovo studio clinico condotto dallo Ieo, che sta reclutando 234 pazienti di più di 50 anni con tumore mammario di piccole dimensioni (fino a 15 mm di diametro) a basso rischio.

La scommessa della crioablazione

L’obiettivo è raggiungere un’alta percentuale di pazienti con tumore al seno che riescano a evitare la chirurgia ottenendo lo stesso risultato oncologico grazie al trattamento percutaneo della crioablazione: in pratica il tumore viene aggredito col freddo invece che col bisturi.

Questa è l’ipotesi dello studio clinico Precice, promosso dall’Istituto Europeo di Oncologia e sostenuto dalla Fondazione Veronesi, che sta mobilitando per realizzare lo studio 234 donne ultra 50enni con piccoli tumori mammari a basso rischio.

Percorso terapeutico standard

Le pazienti candidabili alla crioablazione saranno inserite nel percorso terapeutico standard – con radioterapia e chemioterapia adiuvante se necessaria – ma la rimozione del tumore avverrà senza tagli chirurgici, permettendo alle pazienti di tornare a casa il giorno stesso del trattamento senza cicatrici né protesi.

Come funziona la crioablazione

La crioablazione è una tecnica consolidata che usa temperature molto basse per distruggere i tessuti e può essere eseguita con un approccio percutaneo con semplice anestesia locale.

In sintesi, la procedura per il tumore del seno prevede di raggiungere il tumore con una sonda delle dimensioni di un ago (criosonda) sotto guida ecografica; quando il bersaglio viene raggiunto, la sonda rilascia la sua carica refrigerante, che può arrivare a -190 gradi, distruggendo il tumore e i suoi margini.

Studi precedenti e risultati promettenti

Molti studi hanno già confermato la capacità di questa tecnica di ottenere un controllo locale paragonabile alla chirurgia, offrendo un miglior risultato cosmetico, minori complicanze e costi estremamente contenuti.

Recentemente, anche negli Stati Uniti è stata avviata questa sperimentazione che ha riportato risultati significativi.

Il trial, che ha coinvolto donne con tumori di piccole dimensioni e a basso rischio, ha mostrato che la crioablazione è efficace nel controllare il tumore senza necessità di intervento chirurgico.

Il tasso di successo è stato molto promettente, con un’assenza di recidiva di malattia a cinque anni nel 96,4% dei pazienti, indicando che questa tecnica può rappresentare un’alternativa valida e meno invasiva rispetto alla chirurgia tradizionale.

L'opinione degli esperti

“La chirurgia è il trattamento standard per le donne con tumore del seno ed è il caposaldo delle cure per questa malattia.

Negli ultimi 40 anni, tuttavia, l’impegno di tutti i senologi del mondo – e in prima linea qui all’Istituto Europeo di Oncologia – si è concentrato nel ridurre al minimo l’invasività dell’atto chirurgico per ottenere il minore impatto possibile sulla vita della donna a parità di sicurezza oncologica”, spiega Paolo Veronesi, Direttore del Programma Senologia dell’Istituto Europeo di Oncologia e Presidente della Fondazione Veronesi. “I trattamenti percutanei come la crioablazione vanno esattamente in questa direzione e il nostro obiettivo è inserirli nella nostra offerta di cura del tumore del seno in modo che la donna che si presenta a noi con una diagnosi di cancro mammario abbia sempre la consapevolezza rassicurante di ricevere una terapia su misura qualsiasi sia lo stadio e il tipo della sua malattia. In Italia siamo pionieri nella crioablazione e siamo i primi ad eseguirla nell’ambito di uno studio clinico con risultati condivisibili e riproducibili in altri centri”.

Prospettive future

Franco Orsi, Direttore della Radiologia Interventistica Ieo, aggiunge: “Le tecniche percutanee di radiologia interventistica per il tumore del seno, sono oggi in grado di aprire nuove prospettive concrete di trattamento conservativo. A due condizioni: una diagnosi precocissima e strumenti mininvasivi capaci di cogliere il vantaggio di intercettare un tumore estremamente piccolo. Con questo primo studio italiano vogliamo dimostrare che l’uso della crioablazione percutanea nel trattamento del carcinoma mammario a basso rischio non è inferiore rispetto alla chirurgia. L’ipotesi scientifica è che essa in casi selezionati sia la giusta alternativa all’approccio chirurgico perché, a parità di efficacia, assicura alla paziente una migliore qualità di vita (ridotta morbilità, non necessità di anestesia generale, migliori risultati cosmetici) e un conseguente minor impatto psicologico così come un miglior rapporto costo/beneficio”.

Fonte:

Il robot “Cobra” rivoluziona la chirurgia oncologica

L’IRCCS di Candiolo ha recentemente segnato un importante traguardo nella chirurgia oncologica europea. Per la prima volta, è stato utilizzato il robot Da Vinci SP (Single Port), soprannominato “cobra” per la sua straordinaria flessibilità, in un intervento di mastectomia mini-invasiva seguito da ricostruzione plastica immediata. 

Il robot "cobra" e il suo debutto europeo

Lo chiamano robot “cobra” per la sua flessibilità e nei giorni scorsi è stato utilizzato, per la prima volta in Europa, presso l’IRCCS di Candiolo (Torino) per eseguire un intervento di mastectomia mini-invasiva seguito da ricostruzione plastica immediata.

Il robot è stato prodotto negli Stati Uniti e il suo vero nome è Da Vinci SP (Single Port).

L’intervento, che è avvenuto con successo, è stato effettuato lo scorso 18 giugno su una donna di 51 anni con diagnosi di tumore al seno.

La paziente era stata precedentemente sottoposta a chemioterapia ed è stata dimessa dopo 48 ore dall’operazione.

Il braccio robotico

Il primo intervento al mondo di questo tipo è stato eseguito dieci anni fa proprio dal direttore della Chirurgia Senologica dell’IRCCS di Candiolo, Antonio Toesca.

Lo strumento utilizzato allora, racconta Toesca a Salute, non aveva la stessa flessibilità di movimento ed era definito multiport, poiché dotato di quattro braccia: “Da Vinci SP ne possiede uno solo, da cui emergono però 3 strumenti, più la telecamera in grado di muoversi in maniera flessibile, appunto come un ‘cobra’, senza danneggiare i tessuti sani e riducendo al minimo l’impatto della chirurgia demolitiva, con vantaggi sia estetici che funzionali”.

Inoltre, prosegue l’esperto, la flessibilità di movimento della telecamera consente di visualizzare anche strutture che potrebbero altrimenti rimanere nascoste.

Come si è svolto l'intervento

“L’intervento con il nuovo robot è stato eseguito attraverso una singola incisione di 2,5 centimetri sotto l’ascella“, prosegue Toesca: “L’estrema precisione chirurgica ha permesso di conservare la sensibilità del seno, preservare il complesso areola-capezzolo ed il lembo cutaneo e sottocutaneo che contiene i vasi sanguigni superficiali, nonché ridurre al minimo la cicatrice chirurgica, situata oltretutto lontano dalla mammella”.

Come anticipato, si tratta quindi di un intervento mini-invasivo: non in tutte le pazienti può essere eseguito, ma quando possibile dovrebbe migliorare sensibilmente l’impatto estetico e la qualità di vita post-operatoria.

La ricostruzione immediata

Inoltre, racconta ancora Toesca a Salute, questa tecnologia aumenta la probabilità di riuscita dell’intervento di ricostruzione plastica eseguito immediatamente dopo la rimozione del tessuto tumorale: “Gli studi hanno dimostrato che miniaturizzando l’incisione e allontanandola dalla mammella la probabilità di poter mantenere l’impianto a seguito dell’operazione è nettamente più alta”.

Dal punto di vista della durata dell’intervento, conclude il chirurgo, mentre in passato l’utilizzo dei robot allungava nettamente i tempi, oggi non c’è più una differenza significativa fra l’operazione eseguita manualmente e quella eseguita con l’ausilio della nuova tecnologia: “Parliamo di un intervento – conclude Toesca – che durerebbe circa tre ore e mezzo e che con l’utilizzo del robot può durare magari quattro ore, una differenza che non è significativa”.

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